AL DI LA’ DEL «TEMPO»

A. – L’insieme delle dottrine che voi avete in Terra sono convenzionali, sono relative, non hanno nulla di assoluto. E’ logico che esse servano esclusivamente alla razza umana, ed anche attraverso la storia si modificano, via via che si modifica appunto la razza umana, con tutto il suo patrimonio di civiltà, di progresso e di conoscenza. Quindi, già il corpo della dottrina umana non ha alcun valore assoluto, essendo, non soltanto modificabile col trascorrere dei secoli, ma in realtà già modificato entro una stessa epoca, a seconda della zona in cui va ad esplicarsi. Così, il corpo dottrinario, filosofico, economico, politico e religioso dell’Oriente è diverso da quello dell’Occidente: l’indù ha una visione del mondo diversa da quella del cristiano, quindi non esiste in Terra una verità che possa essere assoluta. Per poter però trovare alcuni canoni che presentino certi caratteri universali evidentemente non si può fare altro che ricorrere, umanamente, a certe idee elementari semplici, perché nel fondo di ciascuna dottrina ci sono elementi comuni a tutte le dottrine. Per esempio, l’esistenza stessa della Realtà, che è indubbiamente una di quelle concezioni, di quegli elementi di una dialettica, che si trovano senza alcuna difficoltà su tutta la Terra, ed anche fuori della Terra. Sicché è pensabile da parte vostra che si tratti di un Principio universale e, infatti, il Principio della Realtà è un principio universale. Naturalmente, per potersi impadronire della conoscenza di questa realtà non è sempre necessaria l’intuizione, cioè a dire: la stessa realtà si presenta con una doppia faccia: una parte, che ha la possibilità di essere percorribile sul piano della logica umana, ed un’altra che abbisogna magari dell’intuizione, ma, l’uomo, del concetto di realtà può tranquillamente, direi psicologicamente impadronirsene, perché appunto non presenta difficoltà. Ora, continuando di questo passo, possiamo trovare altri elementi semplici, ma ovviamente essi non formano un corpo dottrinario, inquantoché si tratta appunto di presenze, come la Realtà, che sono un po’ «stampate», direi, nell’Universo. Cioè a dire, esse hanno dei caratteri propri, non presentano un movimento dinamico, sono definibili di per sé, mentre tutte le altre cose, cioè i concetti dottrinari, risalgono a questo Principio. Ora, i concetti dottrinari, la dottrina vera e propria, quella che dà corpo alle religioni, alle teosofie ecc. sono convenzionali. La difficoltà di superare la barriera della convenzione di cui io parlavo l’altra volta, è una difficoltà che è data soprattutto dell’elemento «tempo». Voi siete abituati a discutere secondo una progressione, secondo uno svolgersi. Ora, lo svolgimento implica un tempo, come implica uno spazio. Spazio e tempo sono dunque per voi realtà che hanno un peso enorme, sono per voi realtà assolute, direi. Dal punto di vista umano, il tempo passa perché voi nascete e morite, invecchiate; perché c’è l’usura delle cose, una usura la quale è stata catalogata, è stata schedata, e sono stati trovati certi elementi che ne costituiscono il tempo. La vita impiega a scorrere novanta o trenta anni, ogni anno è costituito da tanti giorni, tante ore, minuti e secondi. In realtà, a ciascuno di questo elemento che passa (il secondo, il minuto, l’ora, il giorno ecc.) corrisponde una reale usura delle cose, sicché la vostra idea del tempo non è indubbiamente sbagliata quando si riferisce alla Terra, ma la vostra misura del tempo (e voi siete soggetti a questa misura perché siete soggetti ad usura) non tien conto di una cosa e cioè che il tempo si applica alla materia. Applicandosi alla materia e alle cose legate alla materia, il tempo finisce con l’acquisire il valore stesso della materia e cioè a dire l’essere relativo. La materia di per sé non ha valore assoluto, essa non è l’elemento assoluto dell’Universo ma è, dell’Universo, un elemento relativo. E, dunque, la caduta della materia come principio assoluto e la sua trasformazione in principio relativo, fa cadere anche l’assolutezza del tempo. Ora, sembrerebbe che le cose potessero rimanere così, ma quale possibilità ha l’uomo di superare questa barriera della materia, questa barriera del tempo umano?

    Le sue possibilità, dicevo, sono abbastanza scarse, inquantoché l’unica valida sarebbe appunto l’annullamento della materia in sé. In altri termini, la possibilità di porsi su di un piano di superamento della percezione stessa; la possibilità, insomma, di poter valicare questo limite interiore, di eliminare i condizionamenti materiali, quelli soprattutto legati agli schemi psicofisici, i condizionamenti che fanno di voi stessi, internamente, dei soggetti legati ad una successione cronologica. Dunque, superamento di questa fase per poter giungere ad uno stadio di pura contemplazione, di contemplatività. D’altra parte, questa è una condizione non solo spirituale ma, direi, essenzialmente psicologica. Voi non siete legati al tempo solo perché invecchiate ma anche perché, dentro di voi, vi è l’idea corrispondente di questa successione. Esiste cioè in voi un condizionamento di natura psichica che è un ostacolo per una liberazione di siffatta portata. La prova che si tratta soprattutto di un condizionamento psichico — come alcuni sanno — l’avete durante il sonno. Durante il sonno il tempo si annulla, a tal punto che si ingenera effettivamente una confusione: voi tutti l’avete provato. Potete svegliarvi durante la notte ma non sapete più orientarvi, non sapete più quanto tempo sia passato. Il che significa che il passare del tempo, oltre ad un condizionamento psicologico puro, implica un condizionamento sussidiario; cioè a dire, il vostro condizionamento è legato alla visione. La visione interiore, quella che avviene a mezzo dei segnali che transitano dall’esterno all’interno della corteccia cerebrale. E’ cioè necessario che la visione avvenga ad occhi aperti, che vi sia cioè una percezione a livello sensoriale. Questa percezione si trasforma in altrettanti immagini temporali, di successioni cronologiche. Cessata la luce, subentrato il buio, subentra lo smarrimento. Durante la notte, nello svegliarvi, non potete essere in condizione di sapere esattamente quanto tempo avete dormito, quanto vi resta da dormire. Un altro esempio altrettanto lampante è il sogno mattutino. Voi vi svegliate e sapete esattamente l’ora, supponiamo le 6, all’alba, poi vi riaddormentate e sognate. La vostra attività onirica si svolge attraverso una serie di eventi, appunto onirici, interni, il sogno; una serie di eventi che normalmente si dispiegano lungo un arco temporale di notevole ampiezza. Per esempio, voi potete sognare un’intera scena la quale per essere interamente vissuta o per essere semplicemente raccontata può essere rapportata, per esempio, a molte ore. Ebbene, vi capita di svegliarvi e di accorgervi che sono passati solo 5 o 6 minuti. Cioè a dire, in un tempo limitatissimo si è svolta dentro di voi un’attività che non aveva la velocità reale dei 5 minuti, ma che si svolgeva in una assoluta lentezza, cioè a dire in una normalità di esposizione. Eppure è avvenuta la condensazione di un fatto temporale molto più lungo del fatto temporale effettivamente svoltosi. Ora, questa dicotomia, questo sfalsamento, è dato proprio dal fatto che è subentrata una proprietà di «non-tempo» in una proprietà temporale. Il tempo astronomico, il passaggio dei 5 minuti, non coincide con il tempo del sogno, il tempo onirico. Ora, poiché il sogno si svolge ad un livello inconscio o subconscio, a seconda dei casi, questo prova che esiste una mancanza di tempo all’interno della vostra personalità e che esiste già al livello subconscio. Sicché, l’elemento temporale è dato soprattutto da un legame psicologico che risiede soprattutto nella parte psichica cosciente della visione esteriore. Questo ci dice, indubbiamente, che esiste in voi la possibilità di poter giungere a certe proposizioni extra-temporali, cioè a dire di poter fruire e di poter godere di una realtà che sia sganciata dal fattore tempo. In altri termini, occorrerebbe che l’uomo riuscisse ad eliminare l’elemento cosciente terreno, che riuscisse ad immergersi in questa condizione di non-tempo, che è possibile realizzare quando vengono a mancare i rapporti col mondo esterno, i rapporti con una realtà materiale in movimento per successioni cronologiche, temporali. Mancando questo rapporto, dentro si fa luce la vostra natura, cioè una natura subconscia non più materiale quindi, non più legata alla Terra. Questa natura non materiale, i vostri elementi psichici (lasciamo perdere l’anima in questo momento) più fini, più delicati, possono dunque portarvi a questa visione extra-spaziale, extra-temporale. E’ possibile poter ottenere questo anche senza il sogno ma, naturalmente, occorre tutta una preparazione che l’individuo può fare e che certamente gli permetterà di penetrare meglio anche quei concetti cui si alludeva poc’anzi, concetti i quali possono essere intesi fuori del tempo. Perché non potete intenderli ora?

    Perché voi, nel parlare, nel dialogare, nel ragionare, siete immersi nel tempo e nello spazio, inquantoché pensate per tempi e spazi. Il vostro stesso pensiero è fatto così, la vostra parola abbisogna di essere esaurita perché subentri la parola seguente, e ciò implica già una successione. Ora, la compresenza delle parole, che significa compresenza delle idee, può portarvi a tanto. Voi non dovete più ragionare per parole ma per idee, le quali idee tanto più sono scarnificate, cioè a dire purificate, liberate dalle scorie, dalla impurità della parola grezza, tanto più diventano compresenti, senza successione temporale. Naturalmente è una questione di esercizio, di possibilità individuali.

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