(Da: PROGETTI DI VITA / IPOTESI DI RITORNO – Incarnazione e reincarnazione, Università Valdese di Roma, Atti del Convegno del novembre 1996, edito da FONDAZIONE ISUP – CIP, monografia 1997.)
L’argomento dell’incarnazione e della reincarnazione rientra in quei problemi così misteriosi che la cultura ha dovuto rimuoverli, ritraducendo l‘incarnazione con “nascita” o stato di coscienza e cancellando ogni ipotesi di reincarnazione dal momento che alla scienza, per esempio, manca totalmente il presupposto che un uomo possa essere esistito prima di nascere, sia pure con una diversa qualità di vita, e possa continuare a vivere dopo la morte. Per la verità anche la Chiesa cattolica nega che l’Anima possa essere esistita prima di “incarnarsi”, (cioè prima di nascere), reputando di insegnare che Dio la creerebbe al momento del concepimento. Quali che siano le verità, restiamo affascinati da tutto ciò: e, naturalmente, anche intimoriti.
Tuttavia il problema ci interessa, eccome! Pensate: se solo potessimo dimostrare che ci si reincarna, sarebbe risolto, di colpo, anche il problema dell’esistenza al di là del corpo. Comunque stiano le cose (gli indizi a favore della reincarnazione sono tantissimi, sia di natura testimoniale che scientifica, oltre che logica: ma non del tutto esaustivi perché si abbia una certezza assoluta) questo Convegno vuole affrontare l’intera area tematica in modo assolutamente laico, nel senso di non produrre convincimenti, ma idee, lasciando piena libertà agli studiosi di restare ciascuno nella propria opinione.
Ma naturalmente non possiamo esimerci da un confronto che nasce rispetto alla linea culturale dei nostri gruppi di lavoro che si muovono a partire dalla produzione culturale e filosofica espressa da Corrado Piancastelli. Per noi l’incarnazione è il vivere dell’Anima in una materia corporale, partendo dal presupposto che essa è una identità o struttura energetica (un campo di forza autonomo e individuale) il cui contrassegno fondamentale, primario, è la soggettività della coscienza, per cui la reincarnazione (che non ha nulla da spartire con i concetti di karma) è il logico continuum di questa struttura. Se questa coesività energetica (tale è l’identità che ci rende individui e coscienti) risponde alle leggi già note (nell’universo nulla si distrugge, ma tutto, pur trasformandosi, si conserva), non c’è alcuna possibilità logica che con la morte questa struttura si distrugga, perché tale distruzione sarebbe l’unico caso nell’universo.
Piancastelli in tutte le sue conferenze e scritti ( vedi “II segno dell’Essere” o il saggio nella rivista “Uomini e Idee” “Anima, Mente, Corpo, alle soglie del duemila” si è più volte intrattenuto su queste questioni che ora stanno trovando uno spazio scientifico più ampio nella rivista appena citata. Benché il mondo della scienza cosiddetta ufficiale non recepisca l’idea dell’incarnazione (e della reincarnazione) molti pregiudizi (che tra l’altro condividiamo) nascono dal fatto che su questa problematica sono state scritte molte cose fantasiose e lo stesso problema dell’Anima (che è al centro della diatriba) viene puntualmente associato alla fede o alla teologia, mai alla scienza. Ciò nonostante nel mondo, su una popolazione di appartenenti a fedi religiose (cioè 5, 5 miliardi almeno, che appartengono a varie chiese – [Ricordiamo che lo scritto è del 1997 Ndr.]) almeno 2 miliardi di persone, fra i quali, sorprendentemente, oltre 600 milioni di cristiani, credono nella reincarnazione. Questo dato statistico deve pur significare qualcosa se una rivista teologica come “Concilium” ha dedicato un numero speciale al problema, riconoscendo che “finora non c’è mai stato un serio confronto”, ostacolato dal prevalere di opposizioni dogmatiche che per noi provengono specialmente da parte dei cattolici ortodossi i quali ritengono di possedere, essi soltanto, tutta la verità.
L’opposizione della scienza, invece, è del tutto scontata. Essa non vuole occuparsi, praticamente, di nulla che esca dal laboratorio. E’ questo il suo limite. Tuttavia, senza nulla togliere al grande valore e anche ai meriti della scienza, ci rendiamo conto che per esplorare il mondo dell’Anima occorrono metodi nuovi che si avvalgano soprattutto dell’intuizione, per superare freni e impacci che sono nel nostro stesso cervello e nelle nostre formazioni culturali e sociali: bisogna, in altri termini, oltrepassare la barriera delle sovrastrutture e rifondarsi come Persone. L’insegnamento metafisico che possediamo non nasce dalla fede ma dall’osservazione scientifica, cioè dall’analisi di comportamenti e dall’emergere di varie funzioni superiori. Ma per poter accedere a tutto ciò bisogna superare la grammatica della nostra mente e percepire quella dell’Anima, andare oltre il linguaggio umano per scoprirne altri al momento sconosciuti. Una scienza che voglia indagare nel campo dell’Anima dev’essere cosa molto diversa dalla scienza che indaga nel campo della materia. L’indagine metafisica richiede che ogni individuo diventi ricercatore e scienziato di se stesso.
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Ciascuno di noi, quando tratta dell’esistenza interiore in maniera pratica e vissuta, non può che parlare di sé e solo di sé. Ecco perché, partendo per esempio, dalla mia auto-osservazione, cerco di esercitare lo spirito critico solo su me stessa e, purtroppo, mi accorgo di essere sopraffatta da tanti condizionamenti della vita quotidiana anche se avverto, nel profondo, esigenze di natura superiore, come la spinta alla libertà, al cambiamento, alla conoscenza; e il bisogno di essere proprio io a contare e a decidere di me e solo per me. Vorrei non essere sopraffatta da questi condizionamenti, vorrei essere libera nel profondo del pensiero e non asservita a ciò che gli altri hanno fatto di me nel corso della mia formazione mentale e durante la stessa vita…
Ogni giorno che passa mi accorgo che il tempo scorre veloce e tante sono le cose che vorrei capire e imparare. Per esempio possedere una buona conoscenza del mondo esterno, saperlo usare in modo giusto e anche dominarlo per non lasciarmene travolgere, ma soprattutto vorrei conoscere me e il grande mistero che sento esistere oltre la mia corporeità. E’ un intero universo da indagare, una catena enorme di esperienze da provare e da elaborare, un lungo viaggio spirituale da percorrere e mi chiedo se sia possibile percorrerlo in una sola vita. Se fosse possibile compiere questo complesso viaggio in una sola vita sarebbe un miracolo, un vero miracolo. Ecco perché non c’è soluzione alternativa. Come dice Piancastelli, — specie osservando il caos del mondo e quello delle nostre menti, le ingiustizie storiche e il dolore dei singoli, il povero e il ricco, il sano e il deforme, il brutto e il bello, la vita e le morti giovani — “o c’è la reincarnazione o non c’è nulla. Ma per reincarnazione si vuole intendere non il semplice (e anche banale) meccanismo del ritorno in un corpo, bensì il continuum di un campo di forze individuale che chiamiamo Spirito per comodità e per tradizione, in situazioni ogni volta diverse (in senso ampio e universale) entro le quali la coscienza dell’Essere possa conoscere, evolversi, universalizzarsi”.
Tra l’altro noi viviamo specialmente con i corpi i quali, dal punto di vista qualitativo, non producono quasi nulla di ineffabile (o spirituale), essendo sopraffatti dalle sovrastrutture storiche e sociali. Perché l’Anima possa raggiungere una buona conoscenza ed esperienza della materialità in rapporto al divino, come potrebbe realizzare questa conoscenza in così pochi anni di vita?
Ecco ipotizzato anche l’altro mistero: forse noi viviamo per un progetto, per compiere un viaggio che sia di andata e di ritorno. Viviamo per conoscere il mondo con l’occhio dell’Anima, ma bisogna dare luce a quest’occhio, renderlo capace di osservare, di capire, di sentire. Dobbiamo prestare, a quest’occhio interno, i sensi e la vita, affinché appaia alla luce e attraverso questa illuminazione trarre a sé la fecondità dell’esperienza che solo i corpi, vivendo in funzione di una diversa coscienza interna, sono in grado di produrre se la smettiamo di colpevolizzarli come se si trattasse di demoni e di tentazioni e non, invece, dell’unico legame possibile che, oggi da viventi, abbiamo con la parte più profonda e alta di noi.
Col tema “Incarnazione e reincarnazione” affrontiamo una materia che scotta, lo sappiamo, ma anche attualissima benché delicata, se si considera che l’umanità sta vivendo una crisi esistenziale e di valori estremamente grave e lunga. Crisi che potrà essere superata solo con l’impegno attivo e l’evoluzione di ciascuno di noi. E’ bene dire, al di là della demagogia, che le società civili ed evolute le possono costruire solo i singoli cittadini e non le istituzioni, benché positive. Il senso dell’etica dev’essere restituito alle coscienze dei singoli e non scritte solo nei libri o nelle dichiarazioni teoriche: è nella nostra coscienza che si annida il principio metafisico dell’Essere il quale non è proteso a vivere nel senso comune e utilitaristico del termine: il suo principale compito è quello di conoscere l’esterno da sé e di donarsi essendo, il principio dell’Essere, una qualità intrinseca e scontata e non un bene da raggiungere o da conservare.
Emilia Lotti
Coordinatrice Gruppo di Lavoro di Roma