LA FIGURA DELL’INTELLETTUALE
La figura dell’intellettuale, qui nel caso specifico la figura del filosofo: in una società moderna dobbiamo dire che è inutile tracciare figure di società che non esistono più, quindi parlare del filosofo come poteva essere un filosofo nella vecchia Atene è completamente inutile perché quel mondo non esiste più, ed allora si farebbe direi un discorso un po’ sciocco intorno a cose inesistenti; quindi in una società moderna in cui la cultura è abbastanza generalizzata, tutti accedono alla cultura o hanno la possibilità di accedervi.
Esiste una diffusione dell’informazione, e dunque anche il potere, il potere politico di uno stato, è come dire il risultato di una volontà popolare, mentre prima non era così, quindi è cambiato proprio lo scenario; cambiando lo scenario in questi termini vuol dire che c’è comunque una rappresentanza di popolo nella amministrazione dello stato, una rappresentanza di popolo e non una rappresentanza aristocratica, che si autonominava senza consultare il popolo.
È questo passaggio importante a dover essere notato, perché significa che la rappresentanza del popolo comprende tutte le categorie, compresa quella dei filosofi, perché non si capirebbe perché mai tutti potrebbero concorrere alle cariche pubbliche di un paese democratico ad eccezione dei filosofi, i quali dovrebbero starsene sull’Aventino, per esempio, quindi basterebbe questo e già varrebbe come risposta.
Però, diciamo, colui il quale detiene la capacità di essere filosofo (perché l’essere filosofo non è un titolo di studio, è la capacità di possedere un pensiero che lavora in modo filosofico) il suo lavoro deve essere posto al servizio del paese, della comunità, del popolo, dello Stato ?
Io credo che nessuno possa rispondere di no, è talmente ovvia la risposta, perché il pensiero filosofico è un pensiero che genera, che produce idee, che concorre alla messa a punto ed all’ordine delle idee, dal momento che il pensiero filosofico è un pensiero coordinato secondo un metodo logico. Se diamo come definizione della politica l’amministrazione di uno stato in modo giusto e in modo sapiente, ed allora dobbiamo ritenere che lo Stato debba essere rappresentato dalla logica del pensiero filosofico da cui promana poi la logica economica.
Qui naturalmente possiamo avere varie filosofie, e in ciò le filosofie diventano pensiero filosofico-politico, perché ciascuno imposta il suo discorso, il suo metodo, secondo un determinato filone logico e lo porta avanti. Poi il confronto dialettico finirà col diventare materia perché il popolo possa scegliere e possa eleggere, ma non c’è dubbio, come sin dalla filosofia antica si diceva, basterebbe rileggersi la repubblica di Platone per ipotizzare un giusto stato, un giusto governo, e qui per giusto significa un governo, uno Stato che possegga membri capaci di possedere un pensiero filosofico sociale ed economico che garantisca a tutti la giustizia e la libertà.
Quindi la filosofia diventa il nocciolo della politica, e quando diciamo filosofia non intendiamo la filosofia accademica o la filosofia delle scuole, ma intendiamo il pensiero filosofico come struttura pensante.
Allora in questo modo la figura dell’intellettuale, di cui mi chiedi una definizione, è sicuramente colui il quale, non stando al servizio di alcun potere, sta soltanto al servizio del proprio pensiero filosofico: questi è il vero intellettuale.
Gli altri non sono che servi del potere o servi delle ideologie, e il mondo ne ha tenuti tanti, diciamo quasi tutti, se è vero che la storia in fondo salva poche persone, e non salva sicuramente le migliaia e migliaia di filosofi, di politici, di sociologi, di psicologi, insomma di personaggi i quali hanno sì prodotto anche elaborazione culturale, ma non hanno prodotto cultura: qui facciamo la differenza tra elaborazione culturale e cultura, o tra pseudofilosofia e filosofia.
Il filosofo, cioè l’intellettuale puro, ha il coraggio delle proprie idee, non ha paura dell’avversario come non ha paura della politica, è disposto sinanche a morire per le proprie idee.
Questa è una delle cose più rare che possano esistere, ed è chiaro che poi questi personaggi a volte finiscono anche con l’esser messi a morte, perché la purezza del pensiero filosofico è incorruttibile, mentre la politica è corruttibile, ma non dovrebbe esserlo, ovviamente, ma è corruttibile perché è un sistema di tacita tolleranza, di interessi molteplici che diventano ragion di stato, ma che più spesso direi sono truffe contro il popolo, contro la brava gente.
Ed allora ecco che la figura dell’intellettuale, la figura del filosofo diventa la pubblica accusa morale, diventa l’anima di una società, diventa una figura che mette in chiaro, in evidenza la falsa buona coscienza del momento storico, ed è un compito che spetta a chi può essere definito un intellettuale, dunque sempre un filosofo, anche se con vari aspetti secondo il proprio temperamento e la propria preparazione.