La via interiore
La ricerca programmatica della propria interiorità è uno dei temi dominanti dell’insegnamento di «A» sia perché è nel profondo di questo nostro «in sé» che si cela il progetto autentico delle esperienze di vita che ciascuno di noi si è proposto di fare e poi perché è in questo percorrersi dentro che si penetra nella dimensione di quell’altro se stesso che è l’unico che può autoconfemare quanto è stato da sempre profetizzato, rilevato ed intuito su Dio e sull’esistenza di una vita oltre la vita.
«Si è sempre alluso — dice Andrea — all’interiorità dell’uomo ogni volta che si è parlato dello Spirito e della vita umana… Questo parlare dell’interiorità trova la sua ragion d’essere in una considerazione non peregrina: nel fatto che vi sono uomini che credono istintivamente ed immediatamente all’esistenza dello Spirito ed alle sue leggi…, mentre per altri, invece, è necessario arrivare a Dio passando attraverso la possibilità di dimostrazioni, attraverso un lavoro dimostrativo, insomma attraverso la Terra. Costoro rifiutano tutto quanto è spirituale, cioé non riescono a convincersene in maniera istintiva, immediata.
Per costoro dunque è indispensabile una sorta di approccio che passi attraverso quello che stiamo definendo, appunto, «la vostra interiorità». Questo perché l’interiorità è la «vostra» interiorità, non quella di un altro… Cioè ciascuno di voi ha l’interiorità; non stiamo parlando di un’astrazione, di un luogo filosofico, di un concetto scientifico, né di Spiriti che vengono attraverso una medianità e neppure stiamo parlando di Dio che c’è, ma potrebbe non esserci. Non stiamo parlando di cose da andare a verificare se eventualmente esistano o meno.
Quando parliamo della vostra interiorità, stiamo mettendo a nudo ed enucleando una cosa che ciascuno di voi possiede e per la quale non c’è bisogno di una eccessiva dimostrazione, ma solo di una buona riclassificazione di quella che è la vostra natura vivente. Allora sembra, e credo di non sbagliarmi tanto su questo punto, che questo tipo di percorrimento sia abbastanza congeniale al dubbio, alla curiosità, alla necessità ed anche al piacere umano, poiché cominciare a capire, non l’interiorità come definizione, ma la «propria» interiorità, rappresenta una sorta di gratificazione molto soddisfacente, che apre facilmente la strada anche all’accettazione di altri principi spirituali.
Il problema è dissaldare le catene in qualsiasi punto, aprire in una qualsiasi parte questa struttura apparentemente così chiusa quale è quella del corpo e della mente…
Molti di voi sono andati a cercarsi Dio o lo Spirito fuori da se stessi… Allora la proposta della «via interiore» è quella di far ricatturare voi stessi a ciascuno di voi… (CDA 6-1991).
La precisazione fondamentale che opportunamente deve essere fatta, quando parliamo dell’interiorità, è quella di stabilire a che cosa esattamente ci riferiamo con questo termine.