D: Ritengo che sia il caso stasera, poichè c’è un altro fratello nuovo, di sospendere per una seduta, il programma solito.
La domanda è questa.
Noi trascorriamo circa un terzo della nostra vita dormendo.
Questo sonno, naturalmente, serve a ricostruire le nostre forze per affrontare, naturalmente, gli altri due terzi in modo adeguato. Ma indubbiamente durante questo periodo lo spirito prosegue la sua attività, e dunque la domanda verterà su questi tre punti: quali sono in modo particolare queste attività; queste attività accrescono indirettamente la nostra conoscenza? anche naturalmente nella fase di incarnazione; hanno esse un riflesso diretto, immediato sulla nostra evoluzione?
Mi rendo conto che questo è un argomento già trattato altre volte, ma possiamo vederlo sotto nuovi punti di vista, in modo più ampio forse.
A: Forse la maniera come è esposta la domanda, non ha avuto altre volte una risposta completa. Bisogna dir questo. Indubbiamente, voi trascorrete una buona parte della vita dormendo, calcolando che all’incirca dormite 8 ore su 24. Otto o dieci o sei, considerando che in realtà voi dormite molto più di quanto in effetti sembra, perchè, come vi è ben noto, il cervello quando cade in quel letargo soporoso del sonno non si risveglia totalmente con la coscienza, per modo che voi, svegliandovi la mattina ad una certa ora, supponiamo alle otto, in realtà siete ben svegli soltanto alle dieci. Cioè, intercorrono circa due ore perchè il cervello si svegli totalmente.
Comunque, la soglia di passività è quella in cui realmente perdete coscienza.
Ora voi dite: ma, durante questo periodo, vi è un accrescimento di conoscenza?
Si e no, è la risposta.
In realtà, il sonno non serve soltanto perchè il corpo si riposi, ma serve anzitutto perchè il corpo si liberi dalle tossine, della stanchezza per così dire, ed è un fenomeno tipicamente fisico, biologico. Vi è necessità che l’organismo abbia un certo rilassamento, ma c’è una cosa più importante: in realtà durante il sonno, vi è la possibilità da parte delle zone subconscie di fissare le esperienze fondamentali della giornata.
In effetti, voi durante il sonno vi beneficiate soprattutto di quest’opera di fissazione di certe immagini, di certe idee; le quali effettivamente vanno ad ancorarsi, per così dire, nel cervello, vanno a fissarsi bene in certi punti della psiche, per modo che effettivamente l’inchiodamento di certe esperienze avviene talvolta definitivamente.
A prova di tutto questo, e nel caso occorresse una prova di tutto questo, voi sapete anche bene come sia possibile, la mattina, ricordare perfettamente cose che avete semplicemente sfiorato con l’attenzione, e che, durante la sera precedent,e non erano ancora memorizzate, per così dire, ma che lo risultano infine la mattina.
Specialmente coloro che studiano hanno questa netta sensazione.
Una determinata cosa, letta e studiata, non è ricordata, se non la mattina dopo, quasi come se durante la notte si fosse operato un inchiodamento nella memoria. Ed è in realtà così.
Sotto questo profilo squisitamente psichico, non c’è dubbio che il sonno concorra all’esperienza, ma vi concorre soprattutto per questa azione come dire di rimorchio, delle immagini, per questa azione di inchiodamento, delle idee: e in effetti molte esperienze non risulterebbero fissate senza il sonno. Perchè un’esperienza, per essere tale, deve essere fissata nel cervello, attraverso, praticamente, quella “segnatura” della parte cerebrale che è ben nota come gli engrammi cerebrali.
È necessario dunque che avvenga questa strisciatura, questo striscio, questa incisione.
In realtà, se noi potessimo analizzare un cervello, noi scopriremmo senz’altro, tra la veglia e il sonno, questa azione di inchiodamento delle idee.
Ora , non c’è dubbio che dal punto di vista spirituale si abbia un successivo vantaggio: infatti, l’esperienza non è mai digerita se non passa attraverso il cervello. Lo spirito, per la sua stessa natura, ha bisogno del cervello. D’altra parte, vi ha bisogno per una regola generale di vita, senza la quale non vi sarebbe necessità alcuna di venire sulla terra.
Ora lo spirito come può utilizzare queste esperienze? Quando esse sono fissate nel subconscio, negli elementi della psiche, quando sono in grado di sollecitare ed essere sollecitati dall’inconscio, quando insomma l’esperienza risulta filtrata e diventa un vero e proprio fatto generale, cioè un’esperienza di carattere universale: quindi il sonno indubbiamente riesce a tutto questo.
Vi riesce per una duplice possibilità, intrinseca del cervello nel sonno, e cioè il cervello nel sonno è in uno stato di letargo – non di passività totale, di letargo, perchè il cervello funziona anche quando dormite, non soltanto, ma si avvantaggia dell’azione depurativa, di una maggiore ossigenazione; si avvantaggia di quest’azione depurativa perchè durante il sonno avviene lo svelenamento, cioè l’eliminazione delle tossine: tossine di fatica, tossine muscolari, quindi di tossine fissate in maniera cerebrale, quindi l’eliminazione consente al cervello di poter fruire di una maggiore purezza, di una migliore capacità ricettiva, e quest’operazione avviene proprio in concomitanza con questa depurazione.
Ecco perchè, per spiegarmi in maniera più banale, si consiglia ad esempio di dormire con le finestre aperte, proprio per consentire un miglioramento dell’ossigenazione cerebrale, e via di seguito. Quindi, senz’altro, da questo punto di vista.
Ma, durante il sonno, cos’altro fa lo spirito? Lo spirito è solo in attesa che si sviluppi, direi, questo lavoro, di passaggio di esperienza, di fissazione di esperienza?
Lo spirito vede, per usare un termine comunque improprio, attraverso il corpo, e, fin quando il corpo è vivo, lo spirito è, direi, legato a questo corpo, non può allontanarsene in maniera completa, ma solo parziale. L’allontanamento dello spirito si verifica in effetti durante il sonno.
Durante il sonno lo spirito ha la possibilità di spostarsi.
Lo spostamento avviene in proporzione all’evoluzione.
Ma in ogni caso, non crediate che lo spirito faccia dei grandi viaggi.
Molte volte, lo spostamento avviene soltanto in maniera da permettere allo spirito una migliore visualizzazione delle esperienze già fatte.
Lo spirito, in realtà, è uno spirito umanizzato, quando è incarnato, non è più uno spirito libero. Lo spirito non ha tutti i poteri dello spirito, nemmeno quando è libero dal corpo per il sonno.
E perchè, se egli avesse tutti questi poteri, potrebbe produrre reazioni sgradevoli o favorevoli, nel corpo. Per esempio uno spirito il quale sapesse con assoluta certezza, per esempio di dover morire, di dover lasciare il corpo, non c’è dubbio che potrebbe trasmettere dei dati sgradevoli, al corpo.
Ora talvolta questo si verifica, e molti individui hanno la preveggenza della morte, ma in linea di massima queste informazioni, o queste visioni informative, non sono, direi, attributi comuni dello spirito.
Lo spirito ha anche la possibilità talvolta di spostarsi, e incontrare per esempio altre anime, o incontrare anime…di…trapassati per così dire; questi incontri si realizzano, talvolta.
Altre attività lo spirito non le svolge e non potrebbe svolgerle.
Si tratta di uno spirito che sempre e comunque è legato a un tipo di psiche, il suo corpo, ed ad una mentalità psichica che lo rende ancora schiavo. Per cui le libertà che si prende sono libertà occasionali, libertà sempre relative, comunque che mai sconfinano al di là della sua vita, delle sue esperienze e della sua evoluzione.
Questo io ho da dire alla domanda. Ditemi se desiderate ulteriori digressioni.
D: Quindi non attinge niente dal suo piano vero spirituale, che possa ripercuotersi sull’evoluzione. Rimane sempre nella sfera dell’umano.
A: Rimane nella sfera dell’umano, ma non si deve comunque prendere troppo alla lettera questo, perchè in realtà lo spirito anche da questi incontri occasionali con altre anime, da questa visione, che è sempre maggiore di quella umana, in fondo egli ha un ristoro, una spinta, un incremento a meglio operare, in effetti egli ha di queste cose. Quindi un certo giovamento ne trae.
D: Adesso io ho pongo questa domanda perchè io ho la certezza di questo lavorio mentale durante il sonno. Proprio la certezza matematica, non so quale sia questa attività, ma so che avviene. Ho questa sensazione.
A: Comunque, non sempre questa percezione è reale. Cioè, bisogna distinguere. Noi distinguiamo questo. Si può avere un tipo di allucinazione nel sonno, per cui in effetti si crede di agire, pensare, eccetera. In realtà non è.
Oppure, noi possiamo trovarci di fronte al caso di un cervello non addormentato completamente. Non in completo letargo, per così dire. In realtà il cervello continua a funzionare, come se si fosse svegli. Oppure possiamo avere un’altra impressione, che poi corrisponde a realtà, e cioè che esiste uno stato soporoso di sonno, ma in realtà il cervello è completamente sveglio.
In questo caso naturalmente o in questi casi, è logico che si hanno poi dei contraccolpi anche dal punto di vista della salute, inquantochè il letargo del cervello è un elemento importante nel riposo totale nel sistema nervoso. Oppure possiamo avere proprio un tipo di colloquio di natura spirituale, in questo caso è comunque già ben difficile il poter ricordarne tutte le trame del discorso.
D: Ci hai parlato anche già un’altra volta maestro, di questo contatto, di questo senso di distacco dal corpo, anche nella fase intermedia tra veglia e sonno. E ti dico io stesso ti dirò, anche la sensazione che avevo, ebbi un sacco di sensazione di morte fisica. Capitò proprio in un periodo di assopimento che non era sonno vero e proprio. Come altri individui, sensitivi, hanno, in questo caso, pare che abbiano, in questo intervallo, percezioni extrasensoriali
A: In realtà il cosidetto dormiveglia, che per taluni presenta sogni veritieri secondo un’antica credenza, corrisponde a un preciso dato di fatto: quando il corpo – e questo soltanto quando il corpo ha dormito a sufficienza, ben inteso, cioè quando ci si risveglia prematuramente non si ha – il classico dormiveglia è quando il corpo è completamente saturo di sonno, quando è completamente riposato, ed allora inizia il dormiveglia, cioè il cervello comincia a svegliarsi. Ma non tanto il cervello, quanto la coscienza. Ed allora il cervello continua a funzionare in stato quasi di letargo, incompleto. La coscienza è vigile, e possono nella coscienza trasferirsi immagini e pensieri di questo spirito che è ancora staccato dal corpo. Ecco perchè possono essere veritieri. Perchè indubbiamente lo spirito ha la possibilità di essere autentico, sincero, veritiero.
Quindi certe immagini, certe idee, corrispondono proprio a quelle dello spirito, e voi l’avvertite appunto perchè la coscienza si è svegliata. Ma, dormicchia, per così dire. Cioè è appunto semisveglia. Il cervello altrettanto sta risvegliandosi, ma lo spirito ancora non si è reinserito in maniera totale, direi, nel corpo.
Così è.
D: C’è qualcuno che ha dei chiarimenti da chiedere? C’è qualche altra domanda?
[…]
D: ...nell’opera d’arte c’è un incontro tra un fatto dello spirito e un fatto universale..[…]
A: Gli altri avevano qualcosa da dire?
D: Maestro, io più o meno pensavo la stessa cosa di Elio. Trovo questa corrispondenza che.. con una legge, con una verità di carattere universale. Che noi captiamo in modo diverso. Più che…io pensavo che il teorema di Pitagora fosse un esempio non tanto azzeccato.
D: Dal momento che il teorema di Pitagora è stato scoperto, cioè oggi non esiste niente senza più Pitagora, il teorema è solo un teorema, un fatto… nel’Angelo di Leonardo, oltre a esserci un fatto universale, cioè, in questo caso un tipo di visione…universale, si sta ancora nell’opera il segno di un’individualità.
A: La sorella Adelina…?
D: Mah, intanto bisognerebbe capire che cos’è questo concetto di fatto universale, verità universale.
Realtà universale, credo, nel suo vero significato, dovrebbe essere realtà assoluta.
Allora non vedo nemmeno come uno spirito disincarnato possa captare questa realtà assoluta.
Mi sembra soltanto Dio…figuriamoci poi uno spirito incarnato, anche se poi gli si apre uno spiraglio, credo che sia un po’…, si esagera un po’ nei termini…nella valutazione – perchè questo spiraglio, questa visione, io penso che possano averla molte persone, anche quelle che non sono considerati dei geni, perlomeno che non hanno lasciato opere considerate di genio, e soltanto, e alcuni hanno la possibilità (forse per delle qualità che io non so, oppure per queste visioni dura più a lungo, forse per altre qualità soprattutto) hanno la possibilità di fermare, questa visione.
Mentre per altri, è un attimo che sfugge. Può darsi che lasci qualche cosa nello spirito, come miglioramento spirituale, ma non lascia niente di tangibile, non credo.
D: Io una cosa voglio dire, ed è questo. Praticamente è sbagliato come rapporto, noi stiam parlando del rapporto tra due opere umane, due conquiste dell’uomo: non del rapporto tra un’opera umana, e la realtà universale. È diverso. No, noi stiamo discutendo su due fatti relativi, che possono essere relativi, anche se superiori alla media. La domanda era che differenza c’è tra il teorema di Pitagora e la Gioconda, la domanda, quindi il rapporto tra due fatti umani.
[…]
A: In realtà la domanda, a maggiore comprensione dei nuovi o di qualche assente, era sorta da questo, e cioè era stato detto, in via polemica, che l’essere umano, l’uomo, non può mai contemplare i valori assoluti e universali. E per la tal ragione, poichè si parlava specificamente di valore nell’arte, ad esempio, a maggior ragione i cosidetti valori universali dell’arte o di altre discipline sono terminologie fasulle, non hanno in realtà nulla di valido.
A questo si contrapponeva l’esistenza di altre forze o di altre realtà o di altre creazioni, e sorse così l’opposizione dell’arte a qualcosa di ben più preciso, o di utile all’essere umano, quale poteva essere il teorema di Pitagora, citato semplicemente come un esempio occasionale, che può essere facilmente intercambiato con qualsiasi altra cosa, a cominciare dai numeri, per esempio, o dalle tavole pitagoriche, o da qualunque altro principio.
Certo, bisogna dire che il problema è impostato male, o almeno, lo ha impostato male, dirò, il fratello Buros.
Perchè non si possono porre queste relazioni.
Come se io vi chiedessi se è stato più grande il vostro Einstein, o sia stato più grande Pitagora, o Talete, o qualche altro. È difficile poter confrontare cose diverse, valori diversi, soprattutto realtà, diverse per contenuti, per premesse, per fini.
Ma l’argomento principale che mi interessa è questo: vi è possibilità, da parte dell’uomo, di percepire valori universali? Perchè poi a questo si riassume tutta la questione.
Ora, il fratello Buros nega la possibilità da parte dell’uomo, e dice che l’uomo solo per convenzione, per abitudine, da secoli, ha parlato di valori universali.
Ma, questi valori universali, a volerli ben guardare, sono universali perchè?
Universali intanto deve significare, su questo concordo, deve significare infinito.
Perchè “universale” da universo, quindi cosa universale. Ora l’universo è infinito. Si, capisco, si potrà anche dire che è un’ipotesi, l’infinito. In realtà potrebbe non essere, infinito.
In ogni caso , non è la disquisizione dell’infinito contrapposto al finito, perchè anche il finito poi assume sempre un carattere enorme, o assumerebbe un carattere enorme.
Che differenza fa, per voi, che l’universo sia finito, quando il finito per voi è sempre un infinito, cioè qualcosa che non potete raggiungere, in realtà, quindi anche ammesso che intorno all’universo, al vostro universo, sia stata tracciata con un compasso una circonferenza, non toglie nulla alla visione infinita che avete di questo finito. Perchè comunque sia, questa linea curva non la potete raggiungere, non la raggiungete, quindi non fa differenza. È una speculazione puramente teorica, si può parlare di infinito, o di finito.
Quindi resta, è stabilito, che l’uomo si trova davanti all’universo con un’immensità dinanzi, e di questa immensità egli non vede nè l’inizio, nè la fine, nè la destra nè la sinistra, nè l’altezza e nè la profondità. Che poi ci sia, non interessa, almeno ai fini di questa discussione.
Orbene, a voler sottilizzare, che forse è necessario sottilizzare, vien subito spontanea un’osservazione.
In realtà, l’uomo, quando ferma una verità dell’universo, ferma sempre un elemento infinito, cioè ferma sempre uno degli elementi universali.
E poichè gli elementi universali sono infiniti, egli ferma un elemento infinito. E perchè?
Perchè quando egli ferma uno di tali elementi, ne nasce una logica conseguenza.
Questo elemento fissato, è eterno, è inamovibile? Si, possiamo dire di si, indubbiamente.
Basti pensare, tanto per fare un esempio banale, alla legge che regola, come dire, l’esistenza dell’aria intorno alla terra, oppure col solito trito e consunto esempio della goccia d’acqua.
Il principio della goccia d’acqua cioè il principio chimico è un principio universale, cioè quella legge in certe circostanze circostanze, ritrovabili dovunque, scatterà sempre nel medesimo modo.
Idrogeno e ossigeno daranno sempre una goccia d’acqua, in qualunque parte dell’universo, purchè siano conservate quelle caratteristiche fisse.
Se noi prendiamo idrogeno e ossigeno e lo trasportiamo a 500 miliardi di chilometri di distanza dalla terra, li uniamo, da quella combinazione verrà fuori una goccia d’acqua, inevitabilmente. L’uomo quindi che si è impadronito della legge della goccia d’acqua si è impadronito di una legge universale.
Posta questa pregiudiziale, direi che tutto il discorso assume un carattere meno impegnato, perchè, se noi riusciamo a a stabilire con sufficiente esattezza la possibilità da parte dell’uomo di giungere ad elementi universali, nulla vieta naturalmente di usare per esempio il termine universale, ma capisco, capisco però il fine direi sottile della domanda, dell’osservazione del fratello Buros, infatti egli pone la questione in una maniera sottilmente diversa. E cioè, egli non intende cogliere gli elementi singoli, perchè gli elementi singoli appaiono universali, cioè sono elementi eterni, le leggi, per esempio.