28 /9/66 + 26/10/66

SEDUTA DEL 28 /9/66 e del 26/10/66

Contro la rinuncia della carne.

Siamo qui per vivere nella materia.

Perchè la sofferenza, imperfezione della materia.

La scienza medica come correttivo.

Precisazioni: argomenti su cose materiali, ma sempre per evidenziare i fini spirituali.

D: Non solo questo, maestro, ma anche se, diciamo per l’uomo è più utile perseguire il bene anche materiale, insomma si intende in questo senso, oppure quasi esclusivamente il bene spirituale.

D: Come attività della materia. Della media insomma.

A: Dunque. Non è molto difficile rispondere a questo interrogativo. Perchè, contrariamente a quanto normalmente si pensa in terra, e dunque la mia risposta sarà un poco…come dire, anticonformista…In realtà, bisogna tener conto che lo spirito viene in terra per vivere nella materia. Non viene per restare come puro spirito. Perchè come puro spirito era prima, e resterà dopo la morte del corpo. Quindi lo spirito viene in terra proprio per fare nella materia certe esperienze, questo perlomeno ci dice che alcune cose di natura materiale sono molto importanti per lo spirito. Uno spirito non può rinunziare all’esperienza della terra, per esempio coloro i quali abbandonano tutto e si ritirano nel deserto, gli eremiti, per esempio. A mio avviso non fanno nulla di buono e di utile. Inquantochè essi rinunziano proprio alla terra nella quale vennero per fare certe esperienze. Uno spirito non può dunque votarsi alla solitudine, perchè per questo non sarebbe tanto importante e necessario incarnarsi. Ma anche questo bisogna intenderlo. Lo spirito viene in terra per conoscere ed usare la materia, ma per trarre da questa materia esperienza; non soltanto, ma anche per tracciare, in questa materia e con questa materia, il segno dello spirito, cioè in definitiva egli deve usare questa materia, ma avendo per fine un orizzonte spirituale; cioè a dire, sfruttare la materia per un secondo fine. Quindi in definitiva egli tenterà di vincere questa materia sul piano dell’alternativa spirito materia, e cercherà di superare questa materia per affermare la sua volontà e il suo carattere spirituale. Che poi non ci riesca, è un altro discorso. Non ci interessa. Può non riuscire: l’importante è che lo spirito lotti, sempre. Non di soffocare la materia – questa dizione è inesatta – non di mettere da parte la materia, ma di vivere spiritualmente con la materia, nella materia. Il che naturalmente offre certe difficoltà e quindi un aumento, direi, della sua esperienza. Per esempio, lo spirito che lotta, per esempio, contro la concupiscenza della carne, e riesce a regolamentare il suo rapporto in maniera che, in definitiva, sia la volontà, l’intelligenza a trionfare, ha indubbiamente all’attivo dei punti che un spirito il quale possiede una materia che non ha concupiscenza della carne non ha, non acquisisce. Cioè a dire che perchè ci sia l’esperienza è necessaria la lotta, e quindi la vittoria. Chi non prova certi stimoli materiali non è tentato, e adunque non c’è esperienza, non c’è dunque il bene. Ora, di fronte a questa considerazione, acquista indubbiamente importanza anche l’apporto umano. L’apporto, per esempio, dello scopritore della penicillina, per dirne una. Inquantochè egli permette di eliminare certe sofferenze del corpo. A questo punto dovrei dire una cosa. La sofferenza del corpo non è un elemento indispensabile, nell’evoluzione. È un elemento che quando c’è è molto utile, ma se non c’è, non è che l’attività dello spirito sia vincolata. In definitiva il dolore di natura fisica non è vincolante per l’esperienza, inquantochè il dolore è un ripiegamento, in fondo, in mancanza di un’attività sostitutiva. È una maniera per dare allo spirito uno sprone, uno shock, un trauma; per costringerlo a pensare, nella sofferenza, ma in definitiva la sofferenza non è un elemento indispensabile, tanto è vero che la sofferenza non è posta come clausola assoluta nell’evoluzione dello spirito. Perchè?, evidentemente perchè: è perchè Dio non può aver creato una legge di sofferenza e di dolore, obbligando gli spiriti a passarci dentro, cioè Dio non ha creato un inferno obbligatorio, per l’anima. L’anima va a cercarsi, a procurarsi il suo inferno quando? Quando contravviene a una certa legge di ordine, di armonia. E allora egli praticamente si crea il suo inferno, o il suo purgatorio: ma non l’ha fatto Dio! Dio non dice: tu stai a uno, per andare a due devi passare attraverso le fiamme del dolore.

No, Dio non pone indubbiamente questa condizione, non può porla, perchè non esiste un’assioma per esempio di sofferenza posto da Dio davanti al cammino dello spirito. Ora, il fatto che ci sia il dolore in terra è un altro discorso. Il dolore in terra deriva da una imperfezione della materia, cioè in definitiva una materia che non è perfetta, ma è perfettibile, se vogliamo. È una materia la quale appunto ha una sua autonomia, un suo sviluppo, e quindi in questo suo sviluppo autonomo possono porre delle malattie delle interruzioni delle deviazioni e quindi ecco che la scienza medica per esempio cerca di riequilibrare, gli squilibri. Il fatto che un individuo si ammali, vuol dire che la materia non è perfetta. Soggiace ad usura, soggiace a tante altre leggi. La legge è perfetta, non la materia data, cioè possono originarsi delle imperfezioni. Queste sono previste dallo spirito. E fanno parte dell’esperienza umana, ma non sono elementi indispensabili. Perchè lo spirito la sua esperienza positiva può farla anche senza il dolore. Nella maniera come lavora, nella maniera come impiega la sua vita; nella maniera come riflette, come educa i figli, come ha i suoi contatti con il prossimo; e via di seguito senza che necessariamente sorga il dolore. Ma il dolore di natura fisica e spirituale, specialmente quello psichico, sorge quando? Quando l’individuo, a contatto con altri uomini, ne subisce gli effetti, oppure si procura una vita malandata, di squilibrato e allora ecco che gli effetti ritornano su di lui. Dunque, da questo punto di vista, l’opera della scienza medica ha per esempio un’enorme importanza. Ma ha un’importanza che può essere enorme, ma può anche essere nulla, aggiungerò. Cioè l’uomo il quale si ammala, e viene recuperato attraverso la scienza medica, e viene riportato in salute, è un uomo che dovrebbe usare di questa maggiore salute in una maniera spirituale, cioè aumentando la sua risorsa spirituale e collaborando col suo inserimento nella società, nel mondo, collaborando affinchè si instauri una certa disciplina morale, in società. Ma l’uomo il quale sfrutta la maggiore salute, direi, per non compiere questa attività, si trova con una posizione negativa, di natura spirituale, ossia di uno spirito o di un uomo, quindi, che avendo le possibilità per agire, non agisce. Da questo punto di vista, anche la guarigione clinica comporta una responsabilità di natura morale, cioè un aumento della responsabilità. Inquantochè l’individuo malato, che muore, può autogiustificare il suo operato; cioè a dire, si terrà conto, nel giudicare la sua attività in terra, di una menomazione di natura fisica, psichica; e poi si dirà: certe azioni non ha potuto farle, perchè era ammalato; quindi esiste praticamente, ipso facto, una soluzione di natura spirituale. Ora, il ripristino da una malattia alla guarigione, porta naturalmente l’annullamento dell’attenuante, e lo spirito si rende maggiormente responsabile. Da questo punto di vista, dunque, esiste un’importanza della scienza medica, perchè permette all’uomo di potersi offrire, praticamente, alla società, e alla società con una maggiore libertà, una maggiore autonomia e una maggiore potenzialità. Beh, di fronte a questa situazione è del pari valore l’azione spirituale. Cioè a dire, la presenza, tanto per far l’esempio dell’altra volta di Francesco d’Assisi, il quale naturalmente non è che come uomo abbia rappresentato qualcosa, l’ha rappresentato solamente sul piano spirituale, da lì a dire che cosa egli ha dato all’umanità? Ha dato il concetto reale e concreto della fraternità, della umiltà, della povertà. Ora, tutti elementi i quali hanno anch’essi una grande importanza. E perchè?, perchè l’uomo, uomo- spirito, dovrebbe vivere in maniera umile, in maniera semplice, in maniera povera. Qui il povero è da intendersi che ogni uomo dovrebbe collaborare con gli altri uomini, anche sul piano economico, affinchè tutti possano mangiare alla stessa mensa, e cibarsi dello stesso pane, perchè tutti sono sotto lo stesso cielo. Ora questo concetto, indubbiamente altissimo e di natura sociale, è direi una di quelle aspirazioni, uno di quei fini, di quei simboli ai quali lo spirito deve mirare. Quindi lo spirito non mirerà soltanto in terra ad avere una salute del corpo – quindi, avvento della scienza medica – ma anche a una salute spirituale, perchè, in fin dei conti, è lui, spirito, che viene nella materia, e si serve di una materia che deve stare bene, e dev’esser equilibrata, ma dev’essere equilibrata -quindi con l’apporto per esempio della scienza medica – ma per un periodo di tempo, fin quando vivrà, poi dopo lo spirito, riscattatosi da questa

materia, vivrà da spirito, e quindi vivrà con quel bagaglio spirituale che in definitiva resta il più importante per il suo avvenire. Però, se sia prevalente l’uno o prevalente l’altro… ecco, io non porrei la questione su questi termini, antitetici. Non la porrei, inquantochè sulla terra è altrettanto importante, la salute fisica. Ma, intendiamoci bene adesso, su questa salute fisica, perchè a un certo punto mi si potrà dire “Allora, tutti quelli che non l’hanno, questa salute fisica, sono degli infelici”: no, non è vero, intendiamoci. La salute fisica non dev’essere intesa come ‘condizione atletica umana’. Cioè a dire, l’uomo, il quale può fare 500 m di corsa e star bene – e non farsi venire l’affanno, e non farsi battere il cuore, e non farsi venire mal di capo, e avere le vertigini…- non è in questo senso, la salute fisica, perchè altrimenti soltanto pochi, la avrebbero. Per salute fisica bisogna intendere il concetto di uso della propria proprietà quindi corporea, del proprio corpo, di usare questo corpo in una maniera che sia congeniale, armonizzata, con le attività e i bisogni dello spirito e della mente; e che lo spirito e la mente si uniformino alle possibilità di questo corpo fisico. In altri termini: la instaurazione di un rapporto armonico. Facciamo un esempio. L’uomo il quale, per esempio, come suo lavoro, come attività, svolge un azione di lavoro che sia svolta, ad esempio, che so…al tavolo: un impiegato, un lavoratore, un intellettuale… qualcuno che svolga insomma la sua attività seduto a una sedia , evidentemente a quell’uomo la salute fisica interessa entro certi limiti. Non gli interessa fare l’atleta, fare 500 m di corsa. Ora, evidentemente, se lui invece si specchia nell’atleta e dice: “ma, quell’uomo può fare 500 m e io non posso farne 10!”, sarà sempre un infelice. Inquantochè, però, il suo rapporto di valutazione è un rapporto sbagliato! La salute fisica dev’essere proporzionata all’attività che ciascuno svolge. In altri termini, ognuno deve adattare certe sue istanze, certi bisogni, anche alle condizioni del corpo. Quando non esiste questo adattamento, si crea una infelicità perpetua. Non tutti gli uomini possono fare gli stessi mestieri e le stesse attività. Mestieri e attività dipendono anche, anzitutto, dall’intelligenza. A tutti piacerebbe fare gli scienziati, fare gli artisti, fare i letterati, fare insomma…essere degli uomini di pensiero, ma non tutti possono farlo, perchè esistono cervelli disposti a fare un lavoro e cervelli disposti a a farne un altro, per disposizione per l’uno e per disposizione per l’altro. Ora, l’uomo, più o meno, riesce ad adattarsi a questo, talvolta, ma non sempre. Ebbene, anche dal punto di vista fisico, bisogna ci sia questo adattamento. Bisogna quindi adattare la propria attività cercando di conciliarla col proprio istinto e le proprie tendenze, e cercando di armonizzarsi in modo da usare il proprio corpo in quella siffatta situazione. Ora è evidente che molte infelicità si creano proprio dal volersi necessariamente specchiare negli altri. Gli altri fanno questo, gli altri fanno quell’altro. Ora, non tutti possono svolgere la stessa attività. Per ragioni di intelligenza, per ragioni di volontà, per tante e tantissime cause. Ora, di fronte alla legge di Dio, di fronte alla società, non dovrebbe sussistere una differenza alcuna. Voglio dire, l’uomo il quale può lavorare di braccia, nei campi, ha, in un certo qual modo, lo stesso valore per dell’uomo il quale lavora di pensiero, di cervello, inquantochè ambedue sono assolutamente indispensabili, l’uno in un settore, l’uno in un altro. Che poi, oserei dire, da un certo punto di vista è più importante l’uomo del campo, in quanto permette al prossimo di mangiare. Ora, da questo punto di vista utilitaristico di natura terrena. Quindi, se sia più importante Francesco D’Assisi, o se sia più importante, direi, lo scopritore della penicillina, a me pare che ci sia un’equivalenza. Questo come norma generale, evidentemente. Tenendo presente proprio il fatto che lo spirito in terra non viene per vivere da spirito, ma per vivere da spirito incarnato in una materia, perchè da spirito ci vive dopo, quando muore e lascia il corpo! Ma fin quando è nel corpo, egli deve assolvere degli obblighi, che sono: in parte, proprio di natura evolutiva (perchè lo spirito viene?, per conoscere la materia, approfondirla, trarre esperienza dalla materia); in secondo luogo, perchè egli ha preso un impegno con se stesso, di vivere nella materia secondo un’organizzazione materiale; terzo, perchè sorgono impegni verso il prossimo – la famiglia, i figli, , i coniugi, e via di seguito, i genitori. Ora, ripeto, per assolvere tutti questi compiti, l’uomo è costretto, deve vivere, è suo preciso dovere, vivere nella materia, ad uso della materia. Ma il suo fine sarà quello di utilizzare questa materia, per affermare, che cosa? La ragione spirituale, una norma etica che differenzi la razza umana da quella delle altre razze esistenti in terra ai limiti inferiori. E quindi, poichè i fini dello spirito – cioè un altro mondo, un altro regno – egli deve adoprarsi affinchè sia lo spirito ad avere l’ultima parola, a dover quindi governare, guidare questa terra. Quindi una terra in cui ci siano uomini guidati da un fine spirituale. Questo è praticamente il compito della razza umana.

Ditemi. […] Aggiungerò una piccola postilla. Vedete, tutte le altre teorie che si possono dire sull’argomento, restano e sono teorie. Cioè, la realtà è questa, e se voi guardate indietro, il cammino dell’umanità, vi accorgete che gli uomini sono vissuti così, ad onta di belle regole preconfezionate, di natura teologica, di natura filosofica… in realtà, nonostante tutte queste belle regole, l’uomo è esistito così. E per questa ragione, è inutile tirar fuori delle regole assurde. Per esempio la regola assurda è che “l’uomo deve dominare in maniera assoluta la materia!”. No, l’uomo deve dominare la materia – quindi lo spirito deve dominare la materia – ma non in maniera assoluta! Cioè, non facendola soggiacere e distruggendola la materia, cioè annullandola. Non è il concetto di annullamento della materia che è valido, ma di uso della materia controllato dallo spirito. E naturalmente, c’è una grande differenza.

D: Strumentalizzare, la materia?

A: Strumentalizzare la materia.

D: Naturalmente questo appunto come norma generale. La massa. Del dovere dell’uomo verso se stesso, dell’uomo più normale. Evidentemente chi invece ha in sè la potenza, la volontà, la conoscenza, la possibilità, invece, di ricordare agli stessi uomini verità superiori, cioè praticamente chi, che son venuti, ai quali dobbiamo tendere…insomma la missione di alcuni uomini preparati, missione volta a ricordare agli uomini che c’è un piano spirituale

A: Sono cose che si verificano nell’umanità, si verificano queste eccezioni

D: …Sono come appunto, eccezionali.

A: Infatti sono eccezionali.

D: …e che vengono naturalmente, in genere solo per quel tipo di missione.

A: …d’altra parte avete avuto l’esempio di Gesù Cristo, il quale la materia non l’ha annullata. Anzi, fino all’ultimo ha sofferto con la sua materia. Poteva annullarla, ma non ha voluto, e anche questo va a favore di quello che dicevo poc’anzi. […] A patto che voi siate d’accordo con quello che io dico. Perchè quando vi sembra di non essere d’accordo, potete senz’altro dirmelo.

D:…

A: E’ naturale, a me non piace stare dal pulpito, mi piace conversare. Poi, ciascuno di voi è diverso dall’altro. Quello che posso dire per esempio, al fratello Giorgio, può non valere per un altro fratello. Le circostanze, l’evoluzione, la maniera di reazione…sono diverse. Quindi, come reagirà il fratello Giorgio, può non reagire un altro, anzi probabilmente un altro deve, reagire in un’altra maniera: una regola precisa, non esiste! […]

A: Bisogna stare attenti che in questo desiderio non ci sia soltanto il bisogno di una retorica.

D: Di una evasione, o di una retorica-

A: Direi, appunto. In ogni caso, noi cerchiamo sempre di mirare a un fine spirituale, anche quando la conversazione è – apparentemente, oppure lo è, direi – materiale. Si tratta che, talvolta, forse, il tempo a disposizione non ci consente di trarre molte illazioni spirituali, e, speriamo che naturalmente siate voi stessi a farne tesoro. Ma certo comunque però, che noi torniamo a queste discussioni. Peraltro però, se sono state un po’ abbandonate, hanno una loro giustificazione. La giustificazione in questo, che a un certo punto, direi, dal regno un po’… delle nuvole, di una filosofia un po’ più astratta, era necessario discendere, direi, a una concezione più umana, più umanistica, appunto.

D: Proprio per quello che hai detto poco fa, poc’anzi.

A: Ecco, appunto. Perchè i fratelli per esempio non sanno che una volta, più raramente trattavamo certi argomenti; ma non li trattavamo, proprio perchè si voleva dare un’impostazione prettamente spirituale alla riunione. Ma, naturalmente, lo spirituale c’è sempre. Per il solo fatto che certi argomenti vengono chiariti, vengono discussi, proprio perchè c’è un bisogno spirituale, psichico, mentale, di chiarirvi. E c’è soprattutto un’interrogazione da parte vostra, il che significa che quando c’è una domanda, c’è anche un’esigenza, di avere una risposta.

Il mondo animale

Il mondo animale come condizione per la possibilità della specie umana.

L’evoluzione delle leggi stesse tramite l’esistenza del mondo animale.

D: Posso fare una domanda?

A: Certo.

D: (A pochi gliel’ho detto…) l’esistenza degli animali sulla terra, è un fattore puramente condivisibile, oppure ha una certa relazione con l’attività spirituale, e quindi anche umana, in effetti? Oppure, è un fattore ideale, cioè riguarda soltanto gli animali, o è un fine per loro stessi? È chiaro quello che voglio dire?

A: Sì.

D: Sono stati…Esistono per un motivo importante, tecnico vorrei dire, oppure, stanno, così come può stare una pietra?

D: Un fatto casuale?

A: Vedete…Apparentemente questa è una domanda semplice, in realtà non lo è. È una domanda molto complessa.

D: Maestro.. Io penso che senza gli animali, non saremmo arrivati all’uomo.

A: Certo che penso che molte di queste risposte sono risposte tipo, modi di dire. Vero. Cioè il fatto che nessuna cosa è inutile, è un modo di dire, che grosso modo corrisponde, grossomodo. In ogni caso per quanto riguarda gli animali, certo che c’è un utilità, cioè c’è una ragione precisa perchè non si tratta di casi isolati, ma di un movimento vitale che interessa milioni di unità viventi. Ora, inizialmente…dunque, potrei rispondere in due modi, che sono altrettanto validi, e poi si integrano, in definitiva. Poi dirò sinteticamente perchè il discorso è molto lungo. Si è giunti alla specie umana, come molti ormai già sanno, perchè ci sono stati gli animali. Cioè a dire l’essere umano è un po’ in cima a questa evoluzione. La necessità degli animali, perchè gli animali hanno creato le condizioni di vita per lo stesso uomo. Per condizioni di vita però, ecco intendiamoci, questo è un concetto un po’ nuovo che forse introduco, non intendete il solo fatto che per esempio la scimmia antropoide si sia trasformata in uomo. Questa è direi la parte più banale del fenomeno. Vedete, la cosa importante dunque, non è stata questa, quanto il fatto che si siano instaurate certe leggi, che non esistevano prima. Quando si è creata la Terra, il principio in virtù del quale l’ovulo fecondato diventasse uomo, non esisteva, non esisteva…non esistevano le leggi, non esistevano gli ovuli, non esisteva quindi l’elemento fecondante: pochi hanno pensato a questo particolare. Questo significa che, accanto a un’ evoluzione di natura materiale, c’è stata un’evoluzione a livello della legge, cioè una serie concatenata di trasformazioni nell’ambito delle leggi. È un po’ quello che dicevo un’altra volta: ci sono leggi che non esistono e che esisteranno per esempio tra cento anni. Per esempio, di nuove malattie, e di malattie di oggi e di ieri. Leggi che sono sopite e praticamente scomparse, che non si applicano più, e leggi inespresse che si applicheranno chissa quando. Ora quindi, accanto a un fenomeno di evoluzione tipicamente biologico, vi è stato, potremmo dire più correttamente, una serie di adattamenti di queste leggi. La serie di adattamenti di queste leggi seguiva di pari passo la trasformazione e l’assestamento della specie animale. Badate: “di pari passo”! Infatti se a un certo punto fosse scomparsa la razza animale, si sarebbe interrotto il circuito delle leggi, e si sarebbe interrotto naturalmente quel circuito vitale, perché non aveva avuto più elementi su cui applicarsi. È iniziato praticamente quasi dal niente, quasi. Quindi il “quasi” è sostanzialmente importante, cioè a dire da un primo anello vitale, probabilmente trasportato da altri pianeti, e venuto chissà da dove, nessuno di noi è in grado di determinarlo. Comunque, è venuto da un’altra zona in cui ci sono e c’erano, perlomeno, esseri viventi, è venuto, è stato trasportato da questa nebulosa, e quindi contemporaneamente è venuto il suo principio. Ora, che l’attecchimento, direi, per usare questo termine – perchè naturalmente, è evidente, non si è trattato di un ovulo venuto in terra, ma, diciamo, di milioni di ovuli, o di miliardi – o anche senza la presenza di miliardi di ovuli – l’importante è che in Terra sia sorto il principio, il primo elemento di principio, poi sono seguite le trasformazioni, attraverso milioni di anni. Ora, se ci fosse stata un’interruzione, non sareste mai arrivati all’uomo, ma si sarebbe fermata la specie. E che cosa sarebbe avvenuto? sarebbe finita, la specie! Sarebbe finita. Badate: non è che si sarebbe fermata in quel punto e non sarebbe andata avanti, sarebbe finita. Perché l’estinzione di una legge comporta l’estinzione, o il mutamento, la mutazione del principio. Ora in definitiva: veniamo ai vostri giorni. Esiste un principio che permette la vita dell’uomo, ed esistono leggi che lo regolano. L’ovulo non viene fecondato a capriccio e a casaccio, ma in virtù di una legge precisa. Di leggi precise. L’ovulo in sé contiene elementi vitali, questi elementi vitali sono retti, equilibrati da una legge. D’altra parte, l’elemento fecondante a sua volta è retto da una legge, e i singoli elementi di natura cellulare sono retti da una serie di leggi, in una perfetta concatenazione. O in una quasi perfetta concatenazione, aggiungerò, non perfetta. In definitiva, tutta questa serie di leggi è contemporaneamente presente anche nel regno animale. Queste leggi si sono, per così dire, stabilizzate. La stabilizzazione delle leggi e dei principi permette, direi, la continuità di tutte le specie. L’uomo dunque, resta legato alla bestia. Vi resta legato in una maniera, direi, straordinaria, a ben pensarci. Vi resta legato al punto, che io vorrei, oserei quasi dire questo. Che se dovessero finire le bestie finirebbe l’uomo, non perchè l’uomo oggi sia legato alla bestia, ma perchè è il principio identico: il principio vitale, il principio animale, il principio biologico. La necessità dunque che ci siano le bestie è una necessità “scalare”: intanto c’è l’uomo, perché esistono altre specie inferiori. E d’altra parte, vedete, una dimostrazione molto… lampante direi, di tutto questo, è che se voi prendete tutte le razze, voi le potete mettere in una certa scala, e arrivate all’infinitamente piccolo. E tutte subiscono la stessa legge, la legge vitale: di riproduzione e di moltiplicazione.

Ora questo ci dice dunque che esiste un’unità, di questa legge, e che quindi non c’è un fine specifico per l’esistenza delle bestie, o perlomeno non c’è un fine di natura spirituale che noi possiamo logicamente intravedere. Cioè una loro autonomia di natura spirituale; no, vi sono una serie di conseguenzialità di natura biologica, di natura vitale, a livello di leggi, per cui la specie animale diventa l’elemento indispensabile per l’esistenza della specie umana, e la continuità è assicurata dall’elemento di principio infinitamente piccolo, all’elemento che si è realizzato infinitamente grande, se questo termine si può appropriare alla razza umana. D’altra parte, questa immutabilità, per così dire, della legge, non corrisponde ad una immutabilità della razza. E infatti le razze si modificano. E subiscono in pratica la stessa modifica che subì la prima applicazione della legge, quando dagli elementi informi e vaghi, direi, delle prime, dei primi anonimi elementi vitali dell’acqua, e si arrivò alla formazione delle prime conchiglie o dei primi granchi, dei primi molluschi o delle prime meduse. Ora, la trasformazione, naturalmente, è in atto, ma si è rallentata, cioè a dire la velocità di trasformazione di oggi è una velocità nettamente inferiore alla velocità di alcune migliaia di secoli o milioni di anni fa. Tuttavia, anche la razza umana subisce una trasformazione che è costante ed è continua, trasformazione di natura biologica. Comunque si potrebbe ancora dire diverse cose sull’argomento, ma penso che ora andremmo troppo lontano. E forse è l’ora tarda.

26/10/66

Origine della vita sul pianeta, giunta in tempi remotissimi.

L’obiezione è ovviamente infondata. Non quella del fratello Fernando, quella degli scienziati. Inquantochè, è vero, esiste una fascia radioattiva attorno alla terra, ma a parte il fatto…non è così, ma a parte il fatto che la fascia poteva non esistere, allora, e si è costituita ora, in realtà…

D: Avete detto “Non è così”, però

A: Si, in realtà un corpo vivente può essere conservato, per esempio all’interno di un meteorite.

D: Pare che questa è un’altra delle teorie venute qua… un’altra delle constatazioni, maestro

D: E non è avvenuto questo…?

A: Esattamente, ma bisogna tener presente una cosa, però. L’errore fondamentale è di voler ritenere che vi sia stato un trasporto. In realtà, ci sono stati anche dei trasporti, ma la vita si è originata potenzialmente sin dall’inizio, cioè tutta la nebulosa ha trascinato con sè questi elementi, i quali sono rimasti e si sono poi sviluppati.

D: Ecco scusa maestro, proprio questo voleva dire, è stata una cattiva interpretazione, ma lui diceva che era già insito nell’ordine della …

A: Il fratello Fernando ha letto bene, non gli è che ha letto male. Semplicemente che gli scienziati non hanno tenuto presente questo, e cioè che gli elementi vitali iniziali si sono costituiti sin dall’inizio, cioè sono riusciti a sopravvivere al travaglio iniziale della terra, e sono riusciti a vivere per varie ragioni, non dimentichiamo che all’inizio la terra non era altro che gas. Ora, molti elementi vitali sono rimasti incapsulati, in ampi strati di gas che li hanno protetti, da radiazioni, e da altre successive trasformazioni.

D: ..Questo voleva proprio dire, maestro

D: l’origine della materia dalla terra stessa.

D: Dalla nebulosa.

A: Vedete, dalla terra stessa non poteva sorgere nulla. Inquantochè dal nulla, dal niente non viene niente. Ora, il problema è questo: o esistevano già, dunque, questi elementi (e, se esistevano, sono stati trasportati da un’altra parte), oppure, esistevano alcuni elementi base, fondamentali della vita, ma il problema è lo stesso: come sono entrate quindi, attraverso questa fascia? C’erano già, questa è la risposta. C’erano già. C’erano già prima che si costituisse la fascia radiottiva. In pratica quando è avvenuto l’assestamento, e quindi la terra si è assestata nei suoi rapporti col resto del sistema solare, e si è originata una fascia radiattiva, gli elementi vitali erano già dentro. A parte la considerazione che elementi vitali possano egualmente attraversare la fascia radioattiva incapsulati, e quindi meteoriti. Bisogna tener presente una cosa, che questi elementi sono stati favoriti da una condizione essenziale per il trasporto della vita, dalla condizione siderale del cosmo, cioè dal freddo intensissimo. I 250 e più gradi sotto zero quali sono al di là della fascia, praticamente hanno protetto la vita. Ora, mi pare che voi già siete giunti a queste conclusioni di conservazione della vita, direi, nel freddo, e quindi immaginate quel freddo siderale.

Sulla reincarnazione

Leggi universali di trasformazione che regolano anche la materia

Teorie sulla sopravvivenza: della personalità intera, degli elementi nel “pozzo cosmico”.

D: Allora, l’argomento è la reincarnazione. Reincarnazione vista come applicazione della legge del karma, come alterne fasi dell’esistenza dello spirito, beh, anche come conclusione, come appunto, in che modo si avrà conclusione del ciclo reincarnativo, perlomeno nei piani di esistenza qui concepiti.

A: La reincarnazione come ormai tutti sapete (qualcuno lo saprà un po’ di meno, chi un po’ di più), anche i nuovi più o meno sanno cosa vuol dire, cioè ritorno dell’anima sulla terra. Ora naturalmente, per avvalorare questa tesi reincarnativa, ci si serve solitamente di molte argomentazioni filosofiche, di richiami direi teologici, e voi sapete benissimo che la chiesa all’inizio della sua vita appoggiò, ammise l’idea reincarnativa, e infine se ne distaccò, certo per ragioni non propriamente teologiche, sebbene però delle ragioni teologiche fossero state ventilate; le ragioni teologiche però si basavano praticamente su considerazioni di scarso rilievo, cioè a dire sulla presunta resurrezione della carne. La resurrezione della carne implicava, a detta di alcuni, il fatto di una sola vita; infatti avendo una sola vita si poteva risorgere, ma avendone diverse…ci sarebbe stato senz’altro un guazzabuglio, non si pensò minimamente che la resurrezione della carne fosse una fandonia. E che fosse una fandonia, direi, non occorre molto, a dimostrarlo. Vediamo un’altro aspetto però. In realtà, la reincarnazione soddisfa una economia universale; cioè a dire, indipendentemente dai singoli esseri che si reincarnano. La reincarnazione, nella economia tutta dell’universo, quale posto occupa? Intanto vediamo che un principio generale qui si conferma. E cioè, il principio che quello che vale per lo spirito, in linea di massima vale per tutto l’universo. Le stesse leggi morali, noi abbiamo visto…Il concetto di fratellanza, per esempio, equivale ad una fratellanza universale, anche in senso direi statico/dinamico. Per esempio, la materia si scambia continuamente, si aiuta; una materia… un elemento serve a un’altro, in una catena che sembra quasi un principio di fraternità. E questo in linea di massima è sempre così. Le leggi spirituali sono legge individuabili e applicabili a singoli, i quali possono adoprarle direi in una maniera direi che tenga presente il libero arbitrio; ma, all’opposto di queste leggi così fatte, esiste praticamente lo stesso principio che c’è nell’universo. Questo riconferma l’unità fondamentale di tutto l’universo. Per la reincarnazione esiste un analogo discorso. Vedete, reincarnarsi è ritornare. Avete mai riflettuto, che tutta la materia ritorna, la trasformazione è un ritorno, ogni cosa si trasforma, ma ritorna un’altra volta nella natura. Cioè, l’universo stesso nei suoi singoli elementi non muore mai, e non vive mai una volta sola.

[…] vedete, la materia di cui è costituita direi la parte più banale della terra. Prendete l’aria, prendete l’acqua, ebbene l’uso che voi fate dell’acqua, la trasformazione, è un reimpiego. L’acqua viene poi assimilata, una parte dal sangue; la parte tossica viene eliminata attraverso i reni. Ma quella parte che viene eliminata, non ritorna forse nella natura? Tutto ciò che voi emettete, dal sudore alle urine, dal cibo che rifiutate e masticate e digerite… tutto ritorna, si ritrasforma e si reincarna. Cioè a dire, vi è una utilizzazione costante di tutta la natura, e una riutilizzazione continua. Sia pure per ragioni diverse, perchè: gli escrementi umani verranno usati, per esempio, per fertilizzare la terra, e molti di questi elementi li ritroverete poi negli alimenti stessi. L’universo stesso soggiace a questo principio:l’energia si trasforma, si combina, combinazioni fisiche e chimiche danno poi nuovi prodotti, che vengono riutilizzati. Ora se questo è il principio, vi sono due cose da riutilizzare, evidentemente: il corpo; il corpo si trasforma, dopo morto. Si trasforma, ma veramente non perchè è morto, perchè la trasformazione avviene subito, dal momento in cui si nasce; una trasformazione continua che poi continua con la morte – il corpo ritorna alla natura. Ma la parte psichica, la parte spirituale dell’uomo, dove torna? In realtà, non è facile poter dire “con la morte finisce tutto”, perchè anzitutto con la morte non finisce niente, per la natura. Tanto per cominciare, l’esempio del corpo. Ora la questione è questa: l’intelligenza – la psiche, la vostra mente, la vostra personalità – sono o non sono realtà?

Indipendentemente se appartengono o meno a un’anima individuale, indipendentemente o meno se quest’anima sopravviverà. Ma oggi, la vostra personalità, è una realtà! Certo che lo è. È una realtà, cioè è un numero, è un’entità. Se dunque tutto si trasforma, se tutto sopravvive, da questo punto di vista animistico/materialistico – in base allo stesso principio anche la parte personale, psichica, mentale, intellettuale, bisogna che trovi un’adeguata sistemazione. Perchè in realtà, il legame cervello- personalità, non è poi un legame così stretto come sembra. Qualcuno dice “Mah, la personalità è espressione del cervello”. Quindi, cessando il cervello cessa la personalità. Intanto è bene dire subito una cosa. Che la personalità è qualcosa di ben definito, di ben definibile. Cioè è un elemento che ha una sua vita indipendente dall’anatomia cerebrale. E lo è indipendente inquantochè non esiste un nesso fra condizione biologica- materiale del cervello, e condizione funzionale della proprietà psichica. Ma esiste un’interdipendenza, tanto è vero che non è affatto dimostrabile, nè dimostrato, la dipendenza. Non soltanto, ma che la complessa personalità di un uomo non è direttamente proporzionata al cervello. Da un punto di vista strettamente anatomo- fisiologico, un cervello, voi sapete benissimo, di un uomo mediocre, non differisce dal cervello di un genio, ma la differenza, non esistendo sul piano strettamente biologico, esiste invece sul piano psicologico. Il che pone perlomeno il dubbio che esista dunque un’interdipendenza, e che le leggi che regolano lo psichismo umano siano leggi diverse da quelle che regolano il cerebralismo umano. Ora questo pone evidentemente una nuova dimensione al problema, cioè a dire, fa chiedere al problema la destinazione. Perchè, se la natura soggiace a un’opera di rinnovamento, la disgregazione del cervello non è morte, ma trasformazione della materia, bisogna che spieghi pure una trasformazione della parte psichica. Ora il principio della reincarnazione biologica – cioè a dire, il cervello, con la morte del corpo, si reincarna nella natura, torna nella natura, è riutilizzato dalla natura, in quale maniera non lo sapete, ma è riutilizzato dalla natura. Il fatto che la personalità, l’unità di un uomo, in senso psicologico, non è dato da un’unità cerebrale, perchè il cervello non ha un’unità, il cervello è una materia punto e basta, o se è un’unità può darsi al cervello, non è altro che la composizione dei suoi limiti entro la scatola cerebrale. Ma la personalità di un uomo ha una personalità è una personalità la quale ha un’espansione, ha una illimitazione, che non è legata affatto all’elemento quantitativo direi geometrico del cervello suo materiale. Quindi se il cervello soggiace praticamente a una disgregazione, cioè a dire a una trasformazione anonima, è legittimo il dubbio che l’integrità della personalità, non essendo data da un’unità cerebrale, non perda questa sua unità, cioè a dire non si trasformi in una entità anonima, non si anonimizzi in un frazionamento, ma conservi presumibilmente una sua funzionalità integra. Il che può significare che la sua riutilizzazione sia un fatto possibile. Ora, qualcuno aveva tirato fuori, una volta, una sorta di teoria così concepita. Per esempio, la parte psichica di uno che è morto può essere riutilizzata da uno che nasce.

Cioè a dire, passa la personalità in un altro cervello. A me pare che questo non risolva un granchè, inquantochè, anche ammesso simili cose, una simile assurdità peraltro – potrebbe anche reggersi sul piano teorico – anche ammesso questo, noi parleremmo allora definitivamente di sopravvivenza, della personalità. Ora, vedete, poi, esiste la seconda ipotesi, cioè a dire che la parte psichica ritorni in un fluido cosmico, in una mente cosmica. Cioè a dire mentre il cervello praticamente dovrebbe soggiacere a questa forma di risucchio, direi, materiale della materia, la parte psichica dovrebbe soggiacere a questo risucchio di questo pozzo cosmico. In ogni caso, qui saremmo già in termini di sopravvivenza. Cioè a dire, sopravviverebbe.

La questione è se sopravvivono gli elementi in maniera informe, o se sopravvive integra la personalità. Ora, vedete, qui esiste indubbiamente una contraddizione: tenete presente che la teoria cosmica non è una teoria direi poi così assurda come sembra, perlomeno sul piano dialettico. Anche perchè vi sarebbero degli effetti pratici, perciò risale alla psicologia. La presenza di questo pozzo delle idee, di questo pozzo cosmico, condizionerebbe gli eventi umani; in altri termini, la mente dell’uomo oggi produce certe somme di esperienze, certe esperienze, perchè graverebbe sulla terra, sull’uomo, questo complesso di idee, accumulatesi da tempi immemorabili della storia, e sarebbe un po’ l’esperienza fondamentale dell’umanità. L’esperienza dell’umanità sarebbe data dalla presenza questo complesso di idee. Non dimenticate che, ad esempio, che a proposito della medianità, qualcuno ha avanzato l’ipotesi che il medium peschi nel pozzo cosmico. Ma non soltanto il medium, ma… l’artista, lo scienziato…perchè in pratica egli attingerebbe… lì. Ora, il pozzo cosmico è un pozzo anonimo. Perchè infatti secondo la psicologia […] Però questa teoria non tien conto di alcuni elementi basilari della questione. L’ipotesi dunque che l’uomo soggiaccia a questa sorta di influenza direi storica, e qui lo storico non sarebbe in senso esclusivamente discorsivo ma sarebbe in senso veramente storico, sarebbe una realtà. Quando si dice “la storia grava”, sarebbe una cosa ben reale, che grava. Non la storia nel senso simbolico, ma in senso concreto. Teoria certamente affascinante, e quando sorse certamente suscitò un enorme interesse. Ma vedete, la questione fondamentale è questa, e cioè: questo pozzo cosmico sarebbe un pozzo privo di intelligenza, tanto per cominciare, privo di intelligenza. E infatti secondo questa teoria, l’intelligenza appartiene al cervello. Morendo il cervello, muore l’intelligenza. Ma morendo il cervello, muore ancora un’altra cosa: la volontà dell’intelligenza. Dunque (questo sempre in campo materialistico), dunque, muore il cervello e muore la volontà dell’intelligenza. Questo pozzo cosmico è privo di intelligenza! […] Quando un’idea è presente all’uomo, è l’idea che è intelligente, oppure è l’uomo che rende intelligente l’idea? Direi, dubbio amletico! Ma tenete presente una cosa. In questa domanda per esempio mi riferisco alla teoria di Leibniz, delle idee semplici. […] Ora dunque è necessario pensare a questa idea semplice, […come a qualcosa che viene elaborato nell’uomo, ma perchè l’uomo, usando la propria intelligenza, collega le idee, quindi la forma delle idee semplici diventa un concetto, è può anche essere un concetto semplice sebbene i concetti semplici non esistono, data la presenza di due elementi, in ogni caso di un concetto che è reso importante perchè è reso funzionale e perchè dunque costituito da due parti tali (sono dunque gli assoluti) –

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