BISOGNI SPIRITUALI. SOVRASTRUTTURE UTILI ALLO SPIRITO.

D.: Vorrei chiederti dei bisogni che condizionano tanto la nostra vita; è proprio dai bisogni che ci vengono spinte per la loro realizzazione, spinte che vorremmo ci aiutassi a capire ed a gestire meglio. Non parlo dei bisogni fisiologici, ma di quelli psicologici e più ancora di quelli spirituali, che sono poi i segnali della nostra interiorità.

A.: Lo Spirito si trova a vivere una straordinaria esperienza quando si incarna: quella intanto di aver progettato e poi di dimenticare ciò che ha progettato, di dimenticarlo perché cade in questa sorta di sonno che è la propria vita, un sonno che si trasforma in uno stato di coscienza profonda che non appare nella coscienza superficiale.

I bisogni fondamentali dello Spirito quindi sono strettamente legati alle parti del programma, del progetto: quelli sono i veri bisogni, perché sono le motivazioni dell’incarnazione; quindi lo Spirito innanzitutto vuole realizzare se stesso, e come sapete questa realizzazione passa attraverso gli impedimenti di questa trappola che dicevamo, di questa chiusura.

Naturalmente questa trappola, cioè la sovrastruttura, è anch’essa ricca di altri bisogni, bisogni che nascono dalla necessità di realizzare il piano psichico, e quindi voi riconoscete i bisogni materiali, i bisogni psicologici, i bisogni spirituali, questi molto più sfumati, perché per voi i bisogni spirituali sono delle necessità anonime ed indistinte; dovrebbero essere quelle dello Spirito, ma voi non attribuite questo significato ai bisogni spirituali, perché per voi i bisogni spirituali sono diventati quelli delle gratificazioni di tipo familiare, con i figli, con la donna, con l’uomo, col lavoro, rispetto al danaro, insomma quali sono i vostri bisogni spirituali?

A meno che non mi citiate quello di fare la carità ad un povero disgraziato, quali sarebbero i vostri bisogni spirituali?

Come vedete voi chiamate bisogni spirituali quelli che sono psicologici, non quelli che sono dello Spirito.

Qui dunque c’è un primo gravissimo errore. Voi siete soddisfatti se una persona vi ama, e dite: sono spiritualmente tranquillo. Voi siete psicologicamente tranquilli, perché lo Spirito non ha nulla da spartire col vostro benessere fisico e mentale, semplicemente perché il vostro uomo o la vostra donna vi amano, o perché i figli vi vogliono bene, oppure perché i figli si sono realizzati e voi siete “spiritualmente” in pace: ahimè ! lo Spirito non c’entra.

Dovete cominciare ad imparare che cosa intendete per bisogni, e allora ecco che se voi trasferite tutto nei bisogni psicologici, quelli spirituali sono tutti da identificare.

I vostri bisogni spirituali veri (come vedete il cerchio si chiude sempre all’interno di questa nostra tematica, o dottrina o insegnamento come meglio vi piace) sono quelli dell’autoriconoscimento della vostra matrice profonda, quelli di realizzare la vostra autonomia profonda, cioè imparare a ragionare con la vostra coscienza, quelli di risvegliare la vostra coscienza autonoma e non farla dipendere dall’ambiente, o non troppo, quelli di utilizzare l’intelligenza profonda, di portare a luce la qualità profonda dell’essere, che è una forza, una pulsione, una funzione che creano il senso del l’autorealizzazione.

L’autorealizzazione non è l’essere amati o l’amare, non è l’essere soddisfatti o il soddisfare, l’arricchirsi o l’arricchire, il bene o il male: l’autorealizzazione è la qualità o capacità che consente a ciascuno di potersi autoaffermare come io, come sé, come presenza nel mondo.

Colui che si autorealizza, in realtà non ha più bisogno di nessuno, perché tutto è in lui, e realizza nel contempo il principio stesso dello Spirito, che guarda caso è il marchio divino, perché noi riconosciamo nella divinità quella forza e quel principio che in sé e per sé non ha bisogno di altro. Dio, ad esempio, è autorealizzato, perché tutto si chiude in lui e con lui, e lo scambio col mondo è soltanto uno scambio di entrata ed uscita, è uno scambio conoscitivo, ma non è uno scambio di dipendenza.

Come Dio non dipende dall’Universo, e come lo Spirito una volta creato non dipende più da Dio e non dipende nemmeno dall’Universo, nello stesso modo il soggetto e cioè lo Spirito incarnato, non dipenderà più dalla realtà esterna quando dentro di sé avrà la conoscenza di sé.

Ed ecco perché i bisogni fondamentali di cui dicevamo e che vogliamo riconoscere come bisogni spirituali, sono rappresentati dall’autoriconoscimento che di per sé è la più alta gratificazione che il soggetto possa avere, perché l’autoriconoscimento sgancia il soggetto dall’esterno e lo riporta a se stesso, cioè alla sua natura spirituale, che è eterna e infinita.

Lo scambio con la realtà è necessario nel corso della vita, è sempre necessario nel corso del rapporto di conoscenza; lo Spirito, lo sapete, è nell’Universo, è nella realtà, perché la realtà gli dà conoscenza, ed è un tramite per riaprire in sé la verità dal momento che ognuno di voi e di noi la verità ce l’ha allo stato potenziale ed infinito.

Dunque lo scambio con la realtà è uno scambio necessario, ma ciò che noi vogliamo sopprimere è lo scambio attraverso la dipendenza dalla realtà, cioè dipendere psicologicamente e fisicamente dal fuori di sé, significa non possedere né l’autonomia né la libertà.

Io vi sto facendo il discorso al limite: è naturale che voi non riusciate a fare questo, me ne rendo conto, ma questo è il tetto, il punto, la vetta. Poi esistono tutte le vie intermedie, ma qualunque sia la via intermedia, si presuppone però sempre che sia cominciato il viaggio, che cioè il soggetto si sia messo in cammino verso questo obiettivo, perché se non si è nemmeno messo in cammino, tutto il nostro discorso decade ed il soggetto resta chiuso nella sua dipendenza col mondo; ma lo Spirito in realtà non viene per dipendere dal mondo, viene per usare il mondo.

Lo Spirito viene per ritrovarsi all’interno di queste combinazioni e strategie fra il proprio sé e la realtà esterna, viene insomma per muoversi nelle occasioni, nelle strategie, nelle offerte verso il mondo, cioè viene appunto per quella vita attiva di cui abbiamo sempre parlato.

Allora quelli sono i bisogni spirituali, gli altri appartengono alla sovrastruttura; certo, potete stabilire anche un elenco grandissimo di bisogni, ma appartengono alla sovrastruttura. Imparate a distinguere i veri bisogni da questi altri.

Naturalmente io non dico che nel corso della vita non siano importanti alcuni bisogni della sovrastruttura, siete uomini e come uomini funzionate anche con le sovrastrutture, e poi fra le sovrastrutture dovremo distinguere quelle passive e quelle utili

Vi sono sovrastrutture che sono utili per lo Spirito, perché lo Spirito si incarna comunque in una sovrastruttura e in una cor poreità, e lo sa che molte attitudini della mente sono importanti per la conoscenza spirituale della materia, e dunque utilizzare alcune pulsioni mentali, alcuni desideri, alcuni bisogni di autoaffermazione, di autoscoprimento, di autoconoscenza, alcune forme di lotta della vita.

Alcune lotte nella vita sono sovrastrutture: voi potete lottare per dei fini culturali, per dei fini politici, per dei fini rivoluzionari, per dei fini economici, ma non è il fine che conta; attenti che la differenza è in questo, è la lotta, è il modello interiore della strategia, della passione, è il coraggio, è la forza, è dunque l’intelligenza nel condurre queste cose che rappresentano l’esperienza spirituale. L’esperienza spirituale può essere data anche dalla vigliaccheria se riconosciuta, dalla paura se riconosciuta, dall’angoscia, dalla nevrosi, dalle cadute: questi sono i movimenti attivi, funzionali alla conoscenza, poi non importa se il fine sia culturale, economico, politico, storico o che so io, quella è la finalizzazione dell’esperienza.

Dunque nella sovrastruttura ci sono gli elementi che servono allo Spirito, perché lo Spirito altrimenti non potrebbe andare incontro alla realtà sprovvisto di strumenti; e quali sono gli strumenti attivi? Sono appunto quelli della lotta, quelli del coraggio, del lavoro attivo, della passione, dell’amore, dell’odio stesso, poi si potranno fare ulteriori distinzioni, ma tutte le cose che ho elencate non c’è dubbio che rappresentano stimoli che vanno a colmare il bisogno dello Spirito di entrare nella realtà e di entrarci nella maniera anche più drammatica, nella maniera più difficile nella maniera della lotta, nella maniera rivoluzionaria, nel combattimento, nel corpo a corpo con la vita.

Poi la finalità potrà essere più nobile o meno nobile, non ci interessa tanto in tutto questo: certo poi distingueremo se tutta questa passione, se tutta questa fatica, se tutta questa lotta è per una finalità più nobile o per una finalità perversa.

Certo, io posso anche impiegare tutta questa fatica per andare ad uccidere qualcuno, o per rubare, o insomma per fare un’azione non etica sul piano generale dell’etica, poi invece la posso impiegare per dei fini nobili, per la costruzione di valori, etc.., purché però questi valori, questa nobiltà, questa passione, queste paure, queste angosce non siano mirate a privarsi o a privare altri della libertà, purché siano all’interno di una emancipazione degli attributi, purché tutte le forme di lotta e di conquista, di cadute, di rialzate, di miserie, di ricchezze, siano fatte per aprire e aprirsi e non per chiudere o per chiudersi, che insomma non siano attraversate dagli elementi negativi .

E quali sono gli elementi negativi?

Sono quelli che contrastano la libertà, sono quelli che ottundono l’uomo, sono l’incultura, sono l’ignoranza, sono le ideologie stereotipate che obbligano senza creare coscienza e ragione: questi sono gli attraversamenti negativi, a cui aggiungiamo poi le possessività, le gelosie, le riduzioni e le trasformazioni con le falsificazioni dei rapporti, le non comunicazioni, etc., tutti gli aspetti negativi delle sovrastrutture.

Entro questo gioco si muovono tutti i bisogni, tutti i desideri, tutte le utopie; lo Spirito cammina entro questi meandri in una maniera che è passiva fino ad un certo punto, poi appena comincia il risveglio, lo Spirito comincia ad autoriconoscersi, ed allora queste azioni, queste attività sono un’altra volta reilluminate da una seconda passione, da un secondo modo, perché c’è lo Spirito, il marchio dello Spirito. Questo marchio dello Spirito quand’è che lo riconoscete? Quando siete perfettamente consci di voi stessi, e conferite alle vostre azioni una ragione funzionale e logica.

Allora c’è lo Spirito, allora la ragione vera, profonda non sta più nella sovrastruttura o nella realtà esterna, ma sta dentro di voi, e cioè siete cresciuti non perché possedete una sovrastruttura che si è allargata, slargata, aperta, cambiata, ma siete cresciuti perché vi siete ritrovati come forza, matrice, radicata, nella vostra individualità, non dipendete più che esclusivamente da voi stessi, non dipendete più dall’esterno, ma soltanto da voi stessi.

Quando ciò accade siete diventati persone mature sul piano anche psicologico, ma se riconoscete voi stessi come identità interna, vi siete anche risvegliati sotto il profilo spirituale.

Allora quando queste distinzioni sono nette, diventa anche più facile capire da che parte si sbaglia.

E’ vero che voi perseguite tutti i vostri bisogni diciamo materiali, psicologici, poi li chiamate spirituali perché non avendo altri riferimenti, per voi è spirituale ciò che sembra più nobile, ciò che sembra più sacro, per voi è spirituale anche andare a messa la domenica, è spirituale farvi il segno della croce; ma no, la spiritualità è tutt’altra cosa, la spiritualità indica la sua origine nello Spirito, non in vaghe funzioni morali, che sembrano spirituali soltanto perché sono ammantate di una qualche sacralità religiosa; la spiritualità non sta nelle chiese come non sta nei libri sacri, ma sta nelle azioni interne del pensiero; che poi diventino anche esterne non ci interessa più, devono essere presenze ferme dentro ciascuno di voi; allora possiamo parlare di uno Spirito che si dispiega con i suoi bisogni e cerca finché è possibile nella vita di realizzare.

( dalla CDA n.1 del 2004)

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