INFORMAZIONI PARAPSICOLOGICHE – “CELLULE E ANIMA” di Corrado Piancastelli

INFORMAZIONI PARAPSICOLOGICHE – “CELLULE E ANIMA” di Corrado Piancastelli

Ha ragione di indignarsi l’amico Felice Masi (La ricerca psichica, n. 3, 2003) commentando che la scoperta delle basi fisiologiche della depressione non risolve per niente la teoria dell’anima. L’anima, dice Masi (e da anni noi proponiamo lo stesso tema) si serve delle proprietà della mente per poter essere presente nel mondo e, aggiungo, senza la mente e la sua base fisiologica (cioè il corpo) l’anima non potrebbe dare alcun segno di sé. In due recenti conferenze ho fatto notare, restando in argomento, che non è il televisore a creare immagini e parole, ma un trasmettitore posto anche a centinaia di chilometri di distanza. Il televisore decodifica un segnale, ma ciò che produce non nasce nell’apparecchio, e tuttavia, se il televisore è spento, non si può ricevere alcun segnale. Di conseguenza sono necessari sia un apparecchio ricevente che una stazione trasmittente.

Affermare che spegnendo il televisore il segnale originario muore (nel senso che tace) non costituisce l’equivalenza che spegnendosi il corpo si spegne necessariamente il segnale: una tale affermazione non è solo falsa ma ridicola.

E infatti non è vera, perché è vero che il televisore spento equivale a un corpo morto, ma il segnale non lo è, tanto è vero che continua a prodursi ed attraversare il mondo anche se tutti i televisori sparsi nel mondo dovessero essere chiusi. Noi, di fatto, nelle 24 ore siamo attraversati da un enorme quantità di segnali anche senza captarli o vederli. Il nostro corpo ne riceve in continuazione senza riconoscerli o averne percezione. Questi segnali (onde elettromagnetiche) vanno da quelli radio a quelli televisivi, dalle onde cerebrali del nostro prossimo a quelle dell’energia elettrica, da quelli lunari o solari a quelli dell’attrazione terrestre o a quelli degli ultrasuoni. Un sordo non capta neppure un suono sommesso. Vogliamo allora dire che il suono non esiste solo perché la sordità impedisce di udirlo? Suvvia, siamo seri. Non è per voler portare avanti solo un discorso metafisico, ma qui ci giochiamo una partita troppo importante perché si debba creare la finta conoscenza che, poiché sì individuano le basi dell’emozioni, queste ottundono completamente l’ipotesi che il corpo sia solo il ricevitore (altamente sofisticato, si capisce!) dell’ambiente o del DNA. Noi non siamo solo questo, con buona pace di Damasio (un illustre neuroscienziato portoghese-americano che concepisce solo cellule e niente altro) il quale sostiene la localizzazione di tutte le emozioni nell’amigdala, nel cingolo, nel lobo temporale e nel tronco encefalico. Su queste basi, dice Damasio (che ha tentato, nel libro “L’errore di Cartesio” di confutare anche lui), si innestano le “emozioni sociali” che poi si trasformerebbero in comportamenti mentali: l’amore, l’empatia, l’orgoglio, la compassione, la gelosia, l’invidia, la generosità e, in due parole, il bene e il male. Damasio dilata questa visione a tutto il corpo, per cui non vi sarebbe solo il cervello “a pensare”, ma l’intero organismo vivente di cui il cervello costituisce la sintesi rileaborativa. La mente, con le sue emozioni e coscienza, conclude Damasio, è anche il risultato del controllo delle mappe neuronali sparse in tutto il corpo e che il cervello riassume e modula trasformandole in pensieri e idee, in istanze e in eventi mentali. “Oggi, osserva Damasio, è possibile indagare le aree neuronali dove sono localizzati i sentimenti” e costruisce una teoria biologica dell’anima intesa questa, come espressione di sentimenti e di emozioni.

Ma, in realtà, quale è l’errore, da parte spiritualistica, che permette alla scienza di confutare facilmente la metafisica e, con essa, l’intero campo dello spiritualismo? L’errore, da parte nostra è quello, ancora una volta (e sempre lo stesso), di attribuire all’anima (cioè a proprietà astratte) caratteri umani e, paradossalmente, di tenerle separate in modo equivoco.

Chiarisco subito questo concetto che sembra contraddittorio ma non lo é.

1)- Lo spiritualismo non filosofico (e per esso l’intera rete dei patiti della sopravvivenza ortodossa) continua a propinarci l’idea di un’anima che pensa, che ama, che odia, che ha una forma, che vive in un mondo fatto a immagine umana, addirittura che abita luoghi dove incontrarsi e finanche città che si “abitano”.

2) – Lo stesso spiritualismo confonde le attività della mente (che sono il prodotto — e in questo Damasio ha ragione- dell’interazione DNA-ambiente) con quella dell’anima. In conseguenza di questo errore si attribuiscono (e in questo c’è l’influenza della religiosità e della cultura popolare) all’anima proprietà che invece sono psicologiche, emotive e biologiche. L’amore, l’odio, il bene e il male convenzionali, la giustizia, l’onore, la lealtà, la sessualità, la famiglia,l’educazione, le virtù in genere e la religiosità stessa, non fanno parte dell’anima (che pur può condividerne certe pulsioni) ma sono il risultato di una evoluzione bio-sociopsicologica che diventa cultura e istanza sociale la cui origine, però, nasce dall’incontro tra istinti di specie, reti cellulari complesse, bisogni sociali, e processi cognitivi che incontrano il mondo esterno e con esso si integrano e si mediano.

3) – Nel contempo l’anima, verosimilmente, ha una strana origine. Essa, nella sua sostanzialità energetica e fattuale, dovrebbe avere la stessa genesi della natura. Se esiste un Dio creatore, anima e mondo (cioè l’universo fisico) provengono dalla stessa matrice e dunque l’essenza che li costituisce non può che essere la stessa. Ma evidentemente — come anche le lezioni dì “A” testimoniano – deve essersi prodotta una scissione che ha costituito due “comportamenti” dissimili che rappresentano i due poli estremi di cui verosimilmente lo stesso Dio è “fatto”: l’energia base di qualunque realtà e quindi anche della vita che noi conosciamo e dei suoi processi di trasformazione, ha costituito il bios con le sue leggi meccaniche di conservazione e riproduzione, mentre le proprietà di coscienza di Dio (di pensiero, di ideazione, ecc.) potrebbero aver dato luogo a ciò che chiamiamo anima e spirito o comunque realtà metafisica Entrambe le proprietà — fisiche e intellettive, tanto per capirci) hanno in comune l’esistere, cioè l’energia vitale, ma l’una è meccanica ed è sottoposta alla legge di conservazione e riproduzione, l’altra (Dio e lo Spirito) avrebbero i caratteri trascendentali superiori, vale a dire l’ideazione, la consapevolezza e la libertà di interpretare se stesso (evoluzione) e l’altra parte di sé (l’Universo) E’ anche da sottolineare che, in questa prospettiva filosofica, i caratteri propri della coscienza si raggrumano nel principio di identità, mentre quelli dell’energia costituirebbero i principi fisici.

4) — Se è così, la differenza tra materia (energia) e l’anima, c’è e contemporaneamente non c’é. C’è perché la radice, l’atto di origine, è lo stesso, ma contemporaneamente l’anima ha proprietà che la materia non ha e in ciò si costituirebbe la differenza.

Deriva, da questo ragionamento, che le proprietà dell’anima non sono nella mente, ma contemporaneamente, finché siamo viventi, queste proprietà possono manifestarsi solo attraverso la mente la quale produce l’eccedenza spirituale, un surplus, che da sola (essendo solo bios) non possiede. Se, quindi, é la mente che collega il mondo dell’anima al mondo sociale e materiale, è nella mente che dobbiamo rintracciare le proprietà dell’anima cercando di afferrarle, di intercettarle quando si manifestano, tenendo presente che noi abbiamo una sola possibilità espressiva che è comune sia alla mente in azione che alle proprietà dell’anima, cioè il linguaggio. Il linguaggio ci consente di produrci sia come uomini e sia come anima, ma il linguaggio è una modalità equivoca perché è costruito su modelli comunicativi umani e culturali, biologici e ambientali. Il linguaggio, é un modello che non tiene conto dell’anima, ma del soggetto uomo.

Per l’anima tutto ciò è una trappola dalla quale cerca di sfuggire per comunicare alla coscienza alta di sé la propria presenza e noi dobbiamo intercettarla proprio là, nelle sbavature della mente biologica, nei luoghi mentali dove essa cerca di parlare al di là della forma del linguaggio a cui siamo stati abituati.

Il mondo delle percezioni

Cosa sono, allora, le sbavature del linguaggio? Sono, fortunatamente per noi, le manifestazioni significanti perché il linguaggio è costituito da segni (semiologici) e da significati (semantici). L’aspetto semantico riconosce in se le percezioni che costituiscono il significato del linguaggio e più le percezioni sono “alte” più ci avviciniamo al Sé autentico.

Ecco perché ho più volte scritto e detto che i denotatori (termine che ho preso in prestito dalla sociologia) dell’anima sono ben altri da quelli psico-ambientali del comportamento e dell’ideazione comune e sono, a mio avviso, precisamente questi: la capacità di pensare per astrazioni simboliche (come nella matematica), la creatività dell’arte (come nella poesia, nella musica, ecc.), la metaforizzazione del pensiero, la logica della filosofia creativa, l’intuizione superiore, la soggettività e l’individualità (il Sé), l’esperienza sapienziale e mistica, le percezioni trascendentali (mi riferisco, per esempio, alla fenomenologia di Husserl), all’Eros (nella sua forma di conoscenza percettivia della sublimità), alla pulsione conoscitiva (limitata, direi, alla visione del bello e del bene nel senso ampio del “Simposio platonico”), compreso la scienza (nel senso dell’ordinamento e del metodo aristotelico per percorrere la conoscenza.

Tutto ciò che ho appena elencato (sia pure in modo incompleto) è, credo, abbastanza immateriale e difficilmente riconducibile ai 100 miliardi di neuroni che possediamo, anche perché i nostri neuroni non sono affatto intelligenti, anzi le neuro-scienze ci dicono che il neurone è una cellula stupida che, in modo che definirei stupefacente, producono quell’entità intelligente che viene definita mente.

ln effetti queste considerazioni formano oggetto di accorate dispute tra i neuroscienziati e i filosofi della mente (quelli sani di mente). Varie correnti di filosofi, infatti obiettano, a ragione, che è inspiegabile come la materia possa essere diventata la mente che conosciamo e come la stessa materia possa aver costruito la civiltà a partire dalla stupida rete di neuroni. E’ vero che abbiamo l’esempio del computer. Il software è stupido, esegue e basta. Ma c’è l’hardware che, però, è una rete che produce effetti intelligenti pur essendo formato da microcip stupidi. Ma l’hardware non è costruito dall’uomo? Non è il prodotto di quella creatività umana, cioè di quella parte astratta di cui abbiamo appena finito di parlare, nella quale convergono sia istanze della mente che istanze dell’anima?

Corollario finale

È legittimo allora pensare che, alla morte del corpo, la mente sociale e la personalità anagrafica, stante la dissoluzione del cervello e della relativa mente, scompaiono del tutto? E che a sopravvivere non sia l’Io anagrafico e corticale, ma quella parte immateriale che in noi è presente ogni volta che ci innalziamo sulla corporeità per ricompattarci nell’Io trascendentale? Non è legittimo pensare che quando ci viviamo la vita nella ripetitività dei gesti e dei pensieri socio-biologici dei ruoli prefissati, noi siamo solo natura e diventiamo anime solo quando in noi diamo voce al nostro essere straniero che convive con il corpo? Cioè quando viviamo nella nostra coscienza trascendentale e non quando ci chiudiamo nella nostra coscienza socio-culturale? La civiltà e il sapere si sono prodotte attraverso i neuroni, ma non a causa dei neuroni e grazie a pulsioni che è difficile non definire metafisiche, quindi prodotte dalla natura invisibile che abita i nostri corpi, qualunque sia il linguaggio con cui vogliamo definire lo Straniero al quale la maggioranza degli uomini ha tolto la voce in omaggio alle regole del vivere che tanto somigliano, se private dell’anima, alle regole del mondo animale.

Corrado Piancastelli

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