- Harman/H. Rheingol (1). 1) da «Creatività superiore», Astrolabio, 1986
CANALI RISERVATI
«In mezzo alle rovine dei nostri precedenti sistemi di valori emerge un antico messaggio che espresso in forma moderna dice: E’ possibile trovare una guida, e l’autorità è il consigliere più degno di fiducia possibile: il proprio sè superiore. Per tale capacità l’uso consapevole delle immagini per ottenere con una mediazione un dialogo con il sè interiore è stato adottato da alcuni psicoterapisti con un alto livello di successo. Occorre soltanto fabbricare un’immagine del sè interiore che ci riesca personalmente accettabile, un’immagine c possa servire da fulcro e da simbolo per il dialogo.
Jaffee e Bresler raccomandano tale metodo in quanto è uno dei mezzi più semplici ma più efficaci per creare un passaggio tra il conscio e l’inconscio: «Una delle tecniche più emozionanti che abbiamo usato riguarda ciò che è noto come il «consigliere interno»… Creando e agendo con un consigliere interno, si apprende a raccogliere dati importanti dal subconscio e si è in grado di sentirsi a proprio agio e di avere dimestichezza con quelle parti di se stessi che in precedenza eran state irraggiungibili per la consapevolezza cosciente…»
Tale tecnica si serve della produzione di immagini come uno strumento per impiegare l’immaginazione, sotto la guida dell’intelletto e della volontà, al fine di esplorare gli aspetti inconsci della personalità. Il collegamento tra conscio, facoltà razionali e aspetti più reconditi e inconsci, viene deliberatamente sostenuto, allo scopo di insegnare a «cambiare marcia» con destrezza fra quegli stati. Cosi è possibile colmare la scissione tra le diverse parti del sè.
Come indicò Jung, a prescindere dalla base culturale o religiosa, quasi tutti attribuiscono facilmente tale saggezza al personaggio di un saggio anziano. Stuart Miller, un esperto di psicosintesi, descrive l’uso di tale immagine nell’avviare un dialogo interiore
Supponete, come sostengono molte antiche tradizioni, che abbiate dentro di voi una fonte di conoscenza e di saggezza che sa chi siete, cosa siete stati e ciò che in avvenire potete diventare realizzandovi pienamente. Tale fonte è in sintonia con il vostro scopo manifestato. Può aiutarvi a puntare le vostre energie al conseguimento di una crescente integrazione, ad armonizzare e unificare la vostra vita. Dopo tale supposizione, chiudete gli occhi, fate alcuni respiri profondi e immaginate di vedere il volto di un vecchio i cui occhi esprimano un grande amore per voi. (Se quella visualizzazione vi riesce difficile, immaginate per prima cosa la fiamma di una candela che risplenda in modo regolare e tranquillo, quindi fate apparire il volto al centro di essa). Cominciate a parlare con tale persona anziana e saggia, nel modo che vi sembra più opportuno, servitevi della sua presenza e dei suoi consigli come aiuto per capire meglio qualsiasi problema, tendenza o decisione che dovete affrontare al momento. Dedicate al dialogo tutto il tempo necessario e, quando avete finito, prende-te nota di quanto è successo, ampliando e valutando ulteriormente qualsiasi intuizione avuta.
Secondo Miller, l’esercizio si basa sulla teoria secondo cui, creando un contesto simbolico o immaginario, è più facile rice-vere i simboli che cercano di emergere dall’inconscio, dato che essi non debbono lottare contro il flusso di parole che nor-malmente irrompe nel nostro stato di incoscienza, oppure assu-merne la forma e diventarne parte.
Un altro accorgimento per creare un canale riservato ai messaggi provenienti dall’inconscio fu scoperto da Joseph E. Shorrr, uno psicologo che pratica una forma di psicoterapia denominata Terapia della Psico-Immaginazione. Short chiese a Centinaia di pazienti di eseguire una serie di svariati esercizi di immaginazione, che aveva trovato utili per la diagnosi e la cura nella psicoterapia.
Un esercizio ritenuto da Short particolarmente rivelatore è chiamata ‘Le tre porte’. L’idea è molto semplice: rilassatevi, poi a poco a poco immaginate di essere di fronte a tre porte in fila una dietro all’altra. Con tutta calma state a guardare voi stessi mentre le aprite una alla volta, poi riferite ciò che vedete, fate e provate. Dopo avere esaminato per diversi mesi le risposte dei suoi pazienti, in un resoconto su «Discoveris About the Mind’s the Mind’s Ability to Organize anf Find Meaning in Image», Shorr concluse:(1)
Nel 90% circa di persone che reagivano alla situazione immaginaria delle “Tre porte”, le risposte relative alla prima e alla seconda porta introducevano nei livelli più profondi dell’inconscio del soggetto, che quindi sembravano rilevati da ciò che esse vedevano, facevano e provavano nel varcare la soglia della terza porta.
Con centinaia di soggetti, sembra ormai chiaro che è possibile osservare un panorama molto attendibile dell’inconscio in base alle reazioni del paziente nell’aprire la terza porta. Ciò sembra valido nel 90% dei casi. Il 5% circa dei soggetti fa il contrario, e attribuisce alla prima porta l’importanza riservata normalmente alla terza…
Un gruppo molto esiguo di persone oltrepassa la terza porta e ne apre una quarta prima di svelare l’esistenza di materiale profondamente inconscio. Soltanto l’esperienza effettiva con le proprie immagini e con quelle di altri soggetti renderà manifesta la chiarezza che a mio parere esiste nella produzione di immagini delle “Tre porte” .
Simili esercizi, le porte, il vecchio saggio, o qualsiasi altro stratagemma per visualizzare il dialogo, possono provocare profonde scoperte sul proprio sè interiore o superiore, o su quanto lo riguarda.Ma ciò sembra allontanarsi dalla creatività, per quanto sia ampio il suo spettro, e portarci in considerazioni psicologiche e filosofiche.
Valori e guida, sebbene riguardino in via secondaria la soluzione di problemi e la creatività (e, paradossalmente, ci portino di nuovo dalla coscienza a questioni sociali e culturali), appartengono realmente a un ordine di realtà totalmente diverso ».
H.R.
1)Joseph Shorr, «Discoveries About the Mind’s Ability to Organize and Find Meaning in lmagery» in J. Shorr, G. Sobel, P. Robin, J. Connella (a cura di) Imagery; Its Dimensiona and Applications, Plenum, 1982.
Un essere umano, quando diventa «per la prima volta» ciò che non è mai stato (significando una profonda trasmutazione interiore) slega la parentela che lo incatena al mondo dell’Io e come in un parto, contrae tutto il suo essere, gemellandosi infine con un «altro» se stesso, familiarmente riconosciuto più dal sentire, che dal sentimento.
Luchino Bettini, da «Lettera a Dio (autobiografia)»