I diversi livelli di coscienza
«Ogni volta che voi entrate nella vostra interiorità si dischiude un altro universo. Nel momento in cui entrate in voi stessi, calmi e rilassati — senza pensiero attivo, ma abbandonati alla vostra dimensione interiore —, allora cominciate veramente a vedere, a sentire, a captare cose per voi inusitate ed allora si trasforma la realtà esterna, ne compaiono altre interne ed entrate in questa nuova illuminazione dove tutto è più bello, più ovattato, più docile, più dolce, più disteso. Questa è la zona in cui possono cominciare ad essere udite altre voci, altri segnali, e possono perfino essere veduti altri paesaggi, altri colori, altre musiche. Io auspicherei a tutti di riuscire ad entrare in questa dimensione, che è già la dimensione di un’altra vita. Devo anche dirvi un’altra cosa: con la visione di questo tipo di interiorità cambia anche il metro di comportamento del corpo materiale, perché quando più vi avvicinate alla natura della vostra Anima, più vi distaccate dai legami, dall’egoismo e dalle esigenze corporee e sociali per diventare un’altra persona. Perché? Ma perché questa che io vi sto descrivendo è l’illuminazione.
E l’illuminazione cos’è? È la conoscenza intuitiva di un mondo non apparente, di un mondo interno, di un mondo interiore. Questa illuminazione cambia il rapporto col mondo una volta che siate rientrati in voi stessi, perché voi avvertite immediatamente la stupidità dei comportamenti esteriori e delle piccole beghe, la stupidità dell’aggressività, del non riconoscimento dei bisogni altrui, con tutti i vizi conseguenziali: l’invidia, la gelosia, la malavirtù, l’egoismo. Ad un certo punto, con l’illuminazione, improvvisamente li considerate come cose superflue, e dite: ma è mai possibile che io ero così, che gli altri siano così, quando c’è tutto un mondo interiore così ricco e così importante? Tutto l’esteriore diventa improvvisamente fasullo, improvvisamente poco importante. La stessa cosa accade a colui che trapassa. Il trapassare è questa condizione interiore di illuminazione portata ad un livello ancora maggiore. La cosiddetta Anima che è al disopra di quel suo corpo morto, si accorge improvvisamente di tutte le inutilità che questo corpo ha posseduto. Ecco l’importanza di poter acquistare questo mondo interiore: non per distaccarsi dal mondo esteriore, ma per giudicarlo e capirlo in una maniera diversa e probabilmente trarre anche maggiori benefici dalla vita stessa. Talvolta può capitare a taluno di entrarvi anche senza pre-parazione. Ciò può accadere per motivi anche banali, come l’aver bevuto del vino in più, aver assunto una droga, aver avuto una botta in testa, aver avuto una febbre alta. Insomma in una situazione in cui cambia lo stato di coscienza si può piombare in questa dimensione interiore. Anche con l’ipnosi, con la distensione, il rilassamento, ma queste sono già tecniche che prevedono un certo tempo di acquisizione, mentre invece in persone che abbiano già un notevole grado di evoluzione, in una particolare situazione (per esempio: una deprivazione di ossigeno), può determinarsi quasi un fenomeno improvviso di caduta nella propria interiorità. Alcuni, se vi riflettono attentamente (ma non sempre è possibile) possono acquisire improvvisamente il metodo di caduta. Cioè avendone seguito le varie fasi sono in grado anche di riprodurle. In ogni caso queste sono esperienze che poi restano nella vita, cioè lasciano uno strascico, perché chiunque entra nel proprio mondo interiore da vivente, se lo porterà dentro per sempre, perché è una esperienza di quelle che non si cancellano. Forse soltanto dopo molti anni può sbiadire l’immagine! Però, avendo già agito anche sul carattere o comunque sulla personalità o comunque sul credere della persona o sulla impostazione della vita, anche dimenticandone il ricordo, ormai i benefici sono stati conquistati. È un po’ quello che si tentava di fare nelle religioni con le preghiere. La preghiera aveva il senso di portare la persona in una situazione (diciamo quasi paranormale) di incontro con se stesso, a condizione che la preghiera fosse una espressione del proprio desiderio, del desiderio della persona di rapportarsi con la divinità. Nel momento in cui la preghiera è diventata uno stereotipo linguistico, cioè niente altro che una recitazione a memoria, ha perso completamente il valore (anche catartico) che avrebbe se fosse fatta in un certo modo. Non era tanto interessante il destinatario, cioè Dio, quanto la qualità della persona che stava pregando, la quale si sarebbe dovuta mettere in un vero e proprio stato meditativo (Racc. Lez. 9-2-1992).