ENTITA’ EBREA 1

… e certo lo si può riguardare da più punti di vista. Un uomo in nome del suo credo spirituale può rifiutare la vita? rinunziare alla vita? distruggerla questa vita? Certo è difficile ammetterlo. È difficile dire fin quanto questo sacrificio è suicidio oppure se la conservazione della vita deve essere mantenuta sempre alta al di sopra di tutto perché la vita vale più di tutto , non la vita umana certo, ma la vita spirituale. Certamente di fronte alla morte chi in circostanze simili rinunzia alla vita compie un atto di coraggio sapendo che potrebbe salvarsi e non si salva, compie un atto di coraggio estremo di testimonianza. In base a questa testimonianza certo ognuno di noi si inchina, ma fu vera testimonianza? In realtà ciascuno ebreo preso individualmente desiderava forse morire? Certo che no, nessuno ebreo desiderava la morte .Tutti volevano essere salvati. Ma da chi volevano essere salvati? A questo punto cioè io pongo una questione molto cruda, essi volevano essere salvati nel corpo oltre che nello spirito ma prima di tutto nel corpo e l’eventuale intervento di Dio era più inteso individualmente come salvazione del corpo che come salvazione dell’anima, e questo è umano, comprensibile. In altri termini Dio avrebbe dovuto esercitare la sua azione liberatrice salvandoli dai ceppi, e non altrimenti si può spiegare questo salvamento perchè in quanto alla salvezza di ordine spirituale quella era evidentemente già scontata a priori, cioè a dire il fatto che una volta che morti Dio tenesse conto del loro strazio umano e come è accaduto del resto cioè a dire la salvezza dell’anima era un fatto già scontato era un fatto già implicito. E poi la misericordia della legge di Dio è tanto grande che certamente doveva ed ha compreso tutti quelli che sono morti in quel modo o quasi tutti e dunque evidentemente esisteva di fatto una paura di morire fisicamente dal lato umano giustificabilissima. Ma questa paura poteva essere eliminata Indubbiamente con un’azione che però veniva considerata un tradimento spirituale sìcchè evidentemente un’autentica controversia non facilmente risolvibile. Ora io dico questo: l’errore fu Indubbiamente un errore di natura psicologica ma la morte in sé rappresentò una punizione indubbiamente ingiusta e barbara ma la cui responsabilità è solo parzialmente degli assassini o degli esecutori, ma è una responsabilità che investe una razza e cioè a dire in questo caso la stessa razza ebraica non va esente da responsabilità ma evidentemente il giudizio sulla razza è un giudizio fuori senso fuori bersaglio, perché quando si accusa una razza non si accusa nessuno , non si accusa che la fatalità che il destino che ha dato a una razza un certo tono un certo timbro, individualmente voglio dire nessuno di loro fu responsabile così come individualmente nessuno di voi oggi è responsabile sia pure fino ad un certo punto di quello che accade ma c’è una responsabilità totale ovvero un fatto che va preso nella sua totalità e di questo fatto è responsabile appunto una intera razza un intero paese o una intera civiltà. Ora a questo punto vorrei farvi ascoltare quello che dice l’entità attraverso di me. Lei dice esattamente questo: in verità se è pur vero che vi è stata una parte di responsabilità e cioè una coercizione che io avrei , direi, esteso sul libero arbitrio della comunità, è pur vero che probabilmente le cose si sarebbero messe male lo stesso perché i nostri avversari avevano dato delle garanzie ma queste garanzie in fin dei conti erano tali solo in teoria. In fondo essi sapevano bene che la nostra abdicazione non poteva che essere formale, non è possibile che 4 o 5 10 o 20 milioni di ebrei improvvisamente una mattina si mettano in fila a farsi benedire da un vescovo cattolico e diventano cattolici, perché i nostri avversari non intendevano poi per la verità veramente colpire noi in quanto ebrei, tali, ma colpire noi in quanto portatori di certe idee di certe strutture economiche, di certe mentalità economica sociale politica letteraria ideologica. Essi intendevano colpire il nostro modo di pensare di intendere l’economia l’umanità e quindi certo noi non potevamo allora far altro che abdicare in tutto, ma abdicando soltanto in materia religiosa in realtà restavano con tutte le nostre mentalità anche i nostri difetti, è la nostra ideologia sociale ed economica ed era questa che in definitiva sì intendeva colpire e poi c’era un’altra cosa, la commistione fra razza germanica e razza ebraica che veniva riguardata con estremo sospetto e pericolosità da parte dei responsabili della nazione ospitante, perché in definitiva si pensava ad un declassamento della razza germanica dati i frequenti matrimoni che si avevano nei membri della nostra comunità con i membri del popolo. Ora dunque la situazione era molto complessa e non era una situazione solo formale quanto di fondo. Ora di fronte a questa situazione cioè al pericolo che le cose non mutassero affatto, non poteva che rimanere una scelta maggiormante dignitosa, cioè noi abdicando, abbandonando la nostra religione non soltanto ci mettevamo contro il nostro Dio ma non avremmo salvato probabilmente neppure le nostre teste e non le avremmo salvate ma anzi avremmo mostrato al mondo intero di essere fuggiti, fuggiti dalla nostra religione nell’inutile tentativo di salvarci la vita, vita che poi probabilmente ci sarebbe stata tolta egualmente. Ora non restava che un atto di suprema dignità, tanto più che, riferendomi a quello che accadeva nella mia zona, cioè proprio direi nel paese tedesco, vi erano stati altri esempi di deportazione e di massacri che si erano avuti in altri paesi che erano stati sottoposti ad occupazione in quel periodo e cioè all’Ungheria alla Polonia e ad altre zone dove i nostri confratelli erano stati egualmente deportati e dove si erano avuti stermini anche fra i vescovi cattolici che avevano prestato direi il loro pastorale appoggio per salvare quelli che volevano convertirsi alla nuova religione e cioè

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