ESISTENZA E PRINCIPIO DI REALTÀ; INTELLIGENZA DELLO SPIRITO

realtà

    Anche questo capitolo è abbastanza tecnico, ma non si può tralasciarlo del tutto. Queste lezioni, anche se difficili, sono la base, la fondazione di tutto il teorema esposto dal Maestro, poiché la nostra esistenza e la giustificazione del nostro essere nel mondo si fondano proprio in questi principi costitutivi della creazione universale.

    Dunque, dice Andrea, che «Dio nel momento in cui «volle» l’esistenza di esseri indipendenti da Lui, cioè gli Spiriti, dovette anche collocarli in una realtà che non risultasse il «Se stesso», e che liberasse lo Spirito dalla schiavitù di sentirsi legato alla sua fonte creatrice, perché questo certamente avrebbe significato una limitazione della libertà e dell’autonomia dello Spirito stesso. Sicché la realtà in cui si trova lo Spirito è una realtà che è sempre in Dio, ma che nel contempo non è Dio, (CDA 3/1990 pag. 94).

    In pratica, lo Spirito conserva sempre la sua autonomia, pur essendo sempre in Dio: un po’, come dire?, che noi siamo immersi nell’aria o in mezzo alla gente, ma non ci identifichiamo con l’aria (pur respirandola) o con la gente (pur vedendola, toccandola, vedendola).

    «Il principio della vita dello Spirito è strettamente correlato al principio della vita dell’universo, nel senso che la vita come principio, come esistere, così come la troviamo nello Spirito è tal quale a quella che ritroviamo nell’universo, ma l’universo materiale ha una vita caduca, nel senso che essa è soggetta a trasformazione, mentre la proprietà dell’Io spirituale (se dovessimo esprimerci in termini psicologici), la proprietà del Sè interiore (cioè quella dell’essere una interiorità comunque e sempre nell’eternità), è tutta legata al preciso senso d’identità, alla precisa coscienza di se stesso.

    Questa coscienza l’universo non ce l’ha, perché, comunque, quando parliamo di intelligenza universale, parliamo di un’astrazione, parliamo di un teorico fittizio, non di un teorico reale, perché all’intelligenza universale noi non facciamo corrispondere «l’intelligente), nel senso di un individuo intelligente, qual è uno Spirito.

   «Solo lo Spirito è un essere autonomo: l’intelligenza è legata alla sua creatività intellettuale e cioè l’intelligenza è un aspetto fondamentale legato alla sua struttura» (CDA 5/1989 pag. 181).

   Una volta centrate queste verità, lo Spirito «fotografa» i principi fondamentali di cui è composta la struttura di tutta la realtà che è sia in sé che intorno a sé (anche nel senso astratto e concettuale).

    In queste operazioni del riconoscimento di sé e del mondo lo Spirito si accorge che le «cose» esistono veramente e che l’esistenza è dunque una realtà e che questa realtà è antecedente al suo riconoscimento e che essa è sempre esistita: dunque la realtà è un principio eterno senza il quale le «cose» non possono esistere.

    Andrea richiama il fatto che, «quando diciamo Realtà dell’Universo, noi intendiamo — quindi — veramente qualcosa che è, che esiste non soltanto come definizione, o come principio indiretto (cioè come una scaturigine che non abbia una solida base), ma che la realtà è veramente se stessa, cioè qualcosa che esiste. D’altra parte, lo Spirito attraverso questa realtà trova la sua stessa possibilità di vita. Vedete, — dice Andrea — noi abbiamo spesso detto che lo Spirito percorre la conoscenza, la legge, e che in un certo senso procede nell’infinito e che questa conoscenza diventa approfondimento di Dio, approfondimento universale, approfondimento di se stesso. Diventa, cioè, tutto quello che è possibile assegnare come significazione della conoscenza. Però la realtà che circonda lo Spirito è retta da leggi, le quali sono leggi volute da Dio, emanate da Lui: leggi dunque perfette. Non c’è, allora, alcun dubbio che questo Spirito in questa realtà trova la maniera e i mezzi per acquistare la conoscenza e percorrerne le tappe.

    Nella materia egli scopre le leggi, le fa proprie, le trasforma in conoscenza ed assume attraverso di esse le idee fondamentali dell’Universo».

   Se Dio non avesse predisposto tutto ciò, se Dio non avesse trasferito lo Spirito in un contesto di realtà questi «avrebbe avuto difficoltà a rendersi conto della propria posizione» (CDA 3/1990 pagg. 94-95) e della propria identità.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *