IL LIBERO ARBITRIO PER LO SPIRITO E PER L’UOMO.
A.: Sì, noi siamo nell’eternità e siamo l’eternità. L’eternità più che essere un concetto esterno è un concetto interno alla realtà ed alle cose. L’eternità non ci è stata conferita come un dono, come un regalo, è la conseguenza del fatto che siamo sostanzialmente eterni.
Il discorso del libero arbitrio è un discorso un po’ più complesso. In realtà il libero arbitrio consiste in questo, e forse diventa più difficile da parte vostra ammetterlo: noi abbiamo detto poc’anzi che lo Spirito si differenzia da tutta la realtà universale perché ha delle proprietà che sono proprietà, diciamo, intellettuali per capirci, quindi intelligenza, volontà, capacità critica, ma soprattutto ha la percezione di sé in modo completo, la certezza di sé in modo completo, compresa la certezza delle propria eternità, che non è cosa da poco, fra l’altro.
Questo significa che il complesso di questa struttura ideante, pensante e intellettuale è una struttura che dal punto di vista della sua consistenza ha alcune sue parti che sono direttamente proporzionate al tipo di evoluzione dello Spirito, perché le qualità di cui lo Spirito è in possesso sono infinite ed eterne nella loro definibilità e nella loro definizione, ma non lo sono nel loro uso.
Lo Spirito non può usare una intelligenza infinita, una volontà infinita, una capacità critica infinita, un processo di trasformazione che sia infinito nel momento in cui si svolge, ma queste proprietà sono allo stato potenziale e in misura, appunto, direttamente proporzionata alla sua evoluzione.
È questa parte che può esercitare in sé il libero arbitrio, vale a dire il libero arbitrio lo può utilizzare lo Spirito soltanto con le disponibilità che ha, e dunque il libero arbitrio è condizionato a questo limite.
Io posso essere libero entro le mura di ciò che sono, la mia libertà consiste nello spingere continuamente affinché le mura si spostino continuamente, posso creare varchi, posso insistere nell’applicazione sempre più duttile ma contemporaneamente insistente, e in questo io ho la libertà. Quindi il libero arbitrio è una facoltà e dunque una proprietà di quella parte eccedente il sé che si proietta davanti.
Voglio spiegarmi meglio. Quando un essere è giunto al luogo mentale in cui si trova, progetta ciò che ancora non è accaduto, che non si è verificato, non conosce e non sa.
Voi dite progetta il suo futuro, noi diciamo diversamente: progetta ulteriore conoscenza, ulteriore penetrazione della realtà che voi chiamereste verità, io chiamo realtà.
In questo spazio tra ciò che lo Spirito è e la volontà di essere ciò che ancora non è si realizza il libero arbitrio, con tutte le modalità che il soggetto può realizzare per raggiungere l’obiettivo. In questo c’è il libero arbitrio; non c’è libero arbitrio ad esempio negli atti retrostanti la sua realtà.
Faccio un esempio banale: se io sono di evoluzione 10, qualunque sia il mio sforzo non potrò mai retrocedere ad evoluzione 9, anche se lo voglio. Se io voglio auto-distruggermi come Spirito non ne ho facoltà, non lo posso fare, se io voglio modificare uno di questi complessi assetti tra la mia natura universale in senso strettamente energetico e il mio essere Spirito, non lo posso fare.
Vi sono cose che lo Spirito non può più fare dal momento in cui è diventato un essere esistente.
Quello che però può fare è appunto progettare la propria conoscenza, ovvero progettare il discoprimento di sé, poi, perché in realtà come già sapete, noi siamo potenzialmente infiniti ed eterni, ma l’essere potenzialmente infiniti ed eterni non significa che siamo già infiniti ed eterni, perché il potenziale implica il concetto di qualcosa che non c’è ancora.
In questo non esserci ancora e il volerlo raggiungere, e in questo essere ciò che si è si svolge il libero arbitrio, con il quale e in virtù del quale lo Spirito ha facoltà di usare tutte le strategie, quelle comprese nelle sue possibilità, per raggiungere l’obiettivo.
In questo spazio convenzionale, diciamo allora che il libero arbitrio è qualcosa di cui egli ha facoltà e che in effetti utilizza.
Quindi il concetto di libero arbitrio per lo Spirito è un po’ diverso, o parecchio diverso da quello dell’uomo, intanto perché lo Spirito è entro una rete universale, mentre voi siete in una rete particolare, che è quella della Terra; voi siete in una rete recintata, siete sulla Terra, nelle vostre città, nelle vostre nazioni, siete all’interno delle vostre leggi, delle vostre regole, e dunque si tratta di una cosa completamente diversa.
Allora, all’interno di queste regole, di questa cintura della Terra, è chiaro che voi eticamente volete realizzare il massimo della giustizia possibile, dell’equiparazione possibile, da qui le lotte sociali, le rivoluzioni, e quindi le culture, e insomma tutto quello che la storia vi ha insegnato, perché ne avete diritto in quanto, essendo tutti esseri umani in un unico recinto, le norme devono valere per tutti e devono essere tutte eguali.
Nella vita spirituale è qualcosa di simile, ma con diverse dissomiglianze, alcune delle quali importanti. Prima di tutto non c’è un recinto ma c’è quel limite individuale dato dalla propria evoluzione, e questo rappresenterebbe un recinto, ma nel mondo dello Spirito non esiste una società, quindi non si svolge un processo di politicizzazione dell’esistenza spirituale, non esistono le leggi dell’economia, le ripartizioni degli spazi convenzionali in stati e governi, in proprietà, in povertà, in ricchezza, non c’è tutto l’armamentario umano, quindi il rapporto dello Spirito è fra sé e la conoscenza.
Qualcuno potrebbe dire che questo appare abbastanza riduttivo dal punto di vista umano: ma come, gli uomini hanno tante cose, la ricchezza, il bene, il male, la musica, le arti, il sole, la notte, il cibo, tutte cose piacevoli, divertenti, etc. e voi da quelle parti avete soltanto la conoscenza?!!! E che la conoscenza sia un problema riduttivo rispetto alla molteplicità, perché sì, anche voi avete la conoscenza, sarà limitata, ma è la conoscenza.
Il fatto è che quando io dico conoscenza, intendo non soltanto il sapere, o anche il partecipare al processo di conoscenza, ma intendo una serie di conseguenze che voi adesso, finché siete viventi, non potreste neppure immaginare: vale a dire, lungi l’idea che lo Spirito sia soltanto una forza la quale testardamente, quasi in modo paranoico persegue il piano della conoscenza perché deve raggiungere la verità. Non è così, la conoscenza implica una serie infinita di operazioni che sono proprie e appropriate alla natura dello Spirito, e sono totalmente diverse dagli atti consuetudinari della vita umana; cioè ci troviamo di fronte ad un altro tipo di vita, ad un altro tipo di esistenza, che voi ignorando completamente (e non potrebbe essere altrimenti), ciò che può essere, definite mondo spirituale, magari definendolo il mondo che da una parte è illuminato dalla luce di Dio e dall’altra è illuminato dal fuoco dell’ inferno.
Ahimè, veramente così è troppo riduttivo, veramente così lo Spirito sembra un essere destinato al tormento ossessivo di dover soltanto e per forza conoscere, senza altre alternative.
Ora, siccome su questo punto nulla posso dire, e non posso illuminarvi di più su quella che è l’esistenza dello Spirito, dovete soltanto fare un lavoro di ipotesi, e dovete pensare di poter trasferire in questo lavoro di ipotesi i vostri atti mentali, o anche i vostri atti umani, i più astratti e i più eterei possibili.
Voi avete bisogno dei sensi per poter godere il mondo, e avete bisogno naturalmente della psiche e della mente per poter decodificare in valori quello che fate, ma fra i vostri atti ce ne sono alcuni che si possono già definire e che possono avere uno sviluppo anche se non lo riuscite ad immaginare, perché l’idea della bellezza, della pace, l’idea della sublimità di una musica, di una percezione di visione, per voi restano le definizioni che ho dato ma per lo Spirito si trasformano in altro, si trasformano in una serie di atti eseguiti o eseguibili, di pensieri intuibili e realizzabili, perché se io vi parlo di vivere la musica, vivere la percezione trascendentale, vivere la bellezza di un’opera d’arte, per voi sono cose senza senso: che significa vivere?
Vivere la musica non significa porsi all’ascolto della musica, significa essere la musica, vivere la bellezza significa essere la bellezza, c’è, cioè, l’appropriazione dei contenuti delle essenze, di ciò che per voi è identificabile solo come una percezione sensoria.
Queste proprietà, che come corpo non avete e che con la mente a volte percepite più facendovi trascinare emotivamente che in maniera senziente o in maniera pensante, per lo Spirito è la realtà.
Allora lo Spirito è la bellezza, ma quando dico “lo Spirito è la bellezza”, attenzione, perché voi facilmente cadete nella definizione consueta di bellezza, per cui poi mi si viene a dire che lo Spirito è bello, o vede qualcosa che è bello: no, essere non è mostrare, essere significa avere dentro di sé la partecipazione cosciente al senso della cosa, e quindi diventare la cosa stessa.
D.: L’immedesimazione nell’idea.
A.: Esatto, nell’idea. Ed allora come vedete, su questa strada lo Spirito ha una molteplicità di realtà che vive, che sperimenta, perché essere la bellezza non significa restare fermi all’essere della bellezza, ma sviluppare questa essenza, e lo sviluppo che può avere nello Spirito ha mille strade, quindi lo Spirito non è quell’essere ossessivamente destinato alla conoscenza come se si trattasse di apprendere in una scuola la filosofia, ma è la scuola dell’essere la filosofia, del vivere la filosofia, di identificarsi con l’essenza, la modulazione, e dunque l’esistenza dello Spirito diventa una esistenza complessa e soprattutto ricca.
Anche l’universo meccanico, diciamo così, ha la sua realtà che lo Spirito interpreta. Immaginate cosa possa essere l’esperienza di uno Spirito di viversi il Sole, di viversi una legge di attrazione, di viversi e partecipare ai grandi fenomeni e movimenti, quanta ricchezza di esperienza!
Voi siete limitati nei vostri lavori, nei vostri mestieri, voi fate piccole cose per sopravvivere, per vivere, per avere un po’ di danaro e per poter comperare quel che vi pare: com’è tutto misero quello che fate voi, ma pensate un po’ avere l’esperienza di cose del genere. Ecco che qualcuno tra voi da voi forse le sperimenta: pensate alla passione dell’esploratore alla scoperta di nuove terre, alla passione della scoperta scientifica, al metterci dentro la testa e l’anima per realizzare l’arte!
Tutte queste cose vanno al di là del fatto in sé, perché il senso, il significato sono nella partecipazione, nel movimento interiore dell’essere anche umano, in moltissimi casi, per entrare nel nuovo, in un’altra cosa, oppure per descrivere percezioni che gli uomini normali diciamo così non riescono a percepire, e dunque aprendo nuove strade all’intuizione, allo studio, al lavoro della mente, e alla fine alla presenza dell’anima.
Quindi questa rivalutazione per così dire della presenza dello Spirito nel mondo, è una rivalutazione che tende a slargare i limiti dell’essere, perché qui non si tratta soltanto di esistenza, l’essere è movimento, è vita, è travalico di sé nell’altro, nell’oltre, al di fuori delle categorie spazio-tempo, quindi la percezione di valori, la percezione di realtà, la vita pulsante, continua di questo meraviglioso ingranaggio o, come si è detto prima, di questa meravigliosa rete in cui c’è vita e solo vita, e cioè c’è esistenza piena, pulsante.