LA REINCARNAZIONE SECONDO L’ENTITÀ “A”

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Inedito

LA REINCARNAZIONE SECONDO L’ENTITÀ “A”

SI TRATTA DI UNA SOLA ED UNICA ESISTENZA CONOSCITIVA, SUDDIVISA IN PIU SEGMENTI DI VITA, INOLTRE, DICE IL MAESTRO, EVOLVERSI NON VUOL DIRE ANDARE VERSO QUALCHE PARTE, MA CONTINUAMENTE E PIU PROFONDAMENTE DENTRO SE STESSI, UN’ALTISSIMA, ORIGINALE ED INEDITA LEZIONE DELL’ENTITÀ A, DA CONSIDERARSI FRA LE PIU SIGNIFICATIVE DI TUTTO IL SUO MAGISTERO.

Quali sono le motivazioni per cui bisogna accettare il concetto della reincarnazione? Qual’è la spiegazione di questa necessita, dalla quale non si può prescindere?

Entità A (Andrea): Anziché tratteggiare le motivazioni della reincarnazione in terra, che tutto sommato si possono dire in due parole, osserverò che la stessa domanda può essere ribaltata: perché mai non dovrebbe esistere la reincarnazione, perché mai non si dovrebbe tornare, dal momento che comunque si nasce e si muore anche col principio dell’incarnazione unica? Allora il principio dell’incarnazione andrebbe ad incastrarsi in un sistema ripetitivo, sperimentale, del soggetto, dello Spirito. Lo Spirito va e viene nel senso che non c’è e poi ritorna; se va e viene più volte o una volta sola, non mi sembra costituisca un grande problema. Spostiamo però l’attenzione su un’altra considerazione, cioè che nell’universo c’è una continuità: lo Spirito si differenzia sostanzialmente da un’immagine un pò filosofica (o per meglio dire cattolica in questo caso), perché la sua è una vita eterna, infinita, è una vita che vive nell’infinito, il che è differente da una vita che sia solo eterna. Secondo la tradizione di alcune religioni lo Spirito, una volta lasciato il corpo, va in uno stadio di beatitudine para-disiaca, o in uno stato di perversione diabolica; comunque va in luoghi ben circoscritti che la tradizione religiosa assegna alle anime una volta che abbiano lasciato il corpo. Questo significa che un’anima (qui intendo anche Spirito), lasciato il corpo, va in un luogo circoscritto, chiuso, dando l’immagine di questo luogo come di un posto dove vi siano i guardiani, dove si bussi a qualche porta, e dove lì si resta confinati per l’eternità. Dunque lo Spirito vivrebbe sì nell’eternità, ma lo farebbe in una immobilità relativa alle condizioni dello stadio in cui va. Cosa farebbero le anime in un Paradiso? O cosa farebbero in un Inferno o in un Purgatorio? Nel Purgatorio si immagina cosa potrebbero fare! Tentare di passare nel Paradiso, (non certo nell’Inferno) e dunque questa sarebbe una situazione di transito, per poi trasferirsi nell’immobilità paradisiaca.

Manca a questo tipo di tradizione il concetto di evoluzione, manca il concetto dinamico di una funzionalità dello Spirito in rapporto ad un moto universale, manca il concetto di uno Spirito che non soltanto è eterno, ma che ha una struttura eterna dinamica. Qui lo Spirito è visto come un fos-sile, il quale, una volta lasciato il corpo, viene relegato e confinato, in effigie, in una situazione di fissità, demoniaca o paradisiaca che sia. Quando invece proponiamo l’esistenza di uno Spirito, il quale come struttura è una forza dinamica in movimento ed è un potenziale infinito ed eterno, è chiaro che noi parliamo di una sostanza che si muove nell’universo, che dunque si sposta, non soltanto nel senso materiale, ma come esistenza in luoghi soggettivi ed oggettivi che rappresentano l’altro da sè rispetto allo Spirito: rappresentano cioè il luogo eterno in cui è deputata l’eternità a vivere e convivere. Qui luogo eterno significa la proiezione di Dio, l’atto creativo di Dio, l’eternità. Se le cose stanno così, se lo Spirito non è confinato in un luogo ma entra in una dimensione soggettiva, se lo Spirito è quella forza emanata da Dio, che ha gli attributi divini, che conserva questi attributi in nuce, nella sua interiore poten-zialità, se questa potenzialità ha valenze eterne ed infinite — e dunque l’evoluzione non finisce mai — è chiaro che la vita dello Spirito si lega espressamente come potenziale al principio stesso dell’infinito e dell’eternità: la vita dello Spirito è quindi un moto continuo, nel senso strettamente fisico della parola. Con questa premessa, che a sua volta giustifica la reincarnazione, a me pare che il discorso sulla reincarnazione in quanto tipico andare e venire dello Spirito, diventi alquanto banale. Poiché lo Spirito percorre l’universo con la sufficiente e proporzionale libertà che gli deriva dal suo stato evolutivo, egli pratica un universo materiale, dunque anche un universo dei corpi. E nel momento in cui è nella fase solare della vita umana, in questo ambito egli può andare e veni-re quante volte ritiene opportuno e non c’è altra fondamentale giustificazione se non quella di una vita dello Spirito che è legata all’esterno, cioè si esplicita nell’esterno e verso l’esterno. L’esterno dello Spirito, nell’ambito umano, è costituito dai colpi e dallo spazio-tempo della realtà fisica. Una volta localizzata una fase, una funzione universale, lo Spirito la percorre tutta per conoscerla completamente. L’esistenza della terra, che è poi l’esistenza di un’umanità costituita da tanti corpi in cui gli Spiriti vanno, è una struttura che diventa etico-sociale; è quindi una funzione universale sufficientemente chiusa, il cui percorrimento può essere eseguito in una serie di tappe. La necessità di venire più volte è la necessità di percorrere l’intera funzione, l’intero campo di osservazione e di realtà, quale è il campo di questa struttura chiusa, che chiamiamo sistema Terra in cui è compreso il sistema uomo, con tutta la sua esplicazione sprirituale, evolutiva, conoscitiva. La realtà del piano è talmente completa e complessa che lo Spirito non ce la farebbe a percorrerla attraverso una sola incarnazione, perché il sistema uomo ha una vita breve, e poiché la vita è legata all’informazione, alla comunicazione e alla conoscenza, queste cose non possono essere apprese relativamente all’intera funzione in un solo arco di vita, di questa breve vita. Perciò il completamento esige più passaggi, più incarnazioni. Ancora una volta voglio svincolare questo concetto dall’altro, abbastanza banale, della legge karmica. La legge kar-mica è una cosa che esiste, nel senso che lo Spirito cerca di riparare anche ad una serie di errori e di valutazioni, per cui ripiega su situazioni o emergenze compensatorie. Questo si verifica, ma non è questo il motivo della reincarnazione. Il motivo della reincarnazione sta soprattutto nel fatto che lo Spirito tende alla conoscenza di nuclei separati dell’universo e poi ad una conoscenza dell’insieme; nuclei che quindi significano multifunzioni, legate ad una struttura che è quella del sistema solare, ed in particolare della Terra. Questa funzione complessa non può essere percorsa nello spazio breve di una vita umana che più lunga non può essere, perché questa è la materia e non la si può modificare. Il motivo della reincarnazione è fondamentalmente legato a questo. C’è poi l’aspetto conoscitivo e quello della relazione che lo Spirito instaura nel corso del processo reincarnativo. Lo Spirito attraverso un «principio di compensazione karmico» finisce con l’adempiere ad una serie di funzioni che poi sono quelle che voi vedete più chiaramente dalla parte dell’uomo. È lo Spirito che compensa una vita precedente che, se ha fatto soffrire soffre o se ha subito torti subirà ragioni; queste sono motivazioni che non si negano, ma sono veramente marginali. Lo Spirito non ragiona i termini di dare ed avere, non ha un compito matematico da equilibrare e pareggiare. Lo Spirito indubbiamente pareggia queste cose, ma lo fa perché si verificano una serie di effetti a catena, in base ai quali sceglie vite successive che rispondano e completino anche tipi di vita precedenti. Il motivo per cui un essere spirituale si incammina verso un sistema, come quello della Terra, dove c’è una umanità di corpi e di Spiriti, un’umanità completa, con i suoi maestri le alle guide (una funzione di questo infinito universale), si realizza nella decisione di percorrere questo piano di cono-scenza in più incarnazioni.

Le molteplici incarnazioni rispondono all’altro principio generale e cioè che lo Spirito è deputato ad un moto eterno e continuo e non a restare in situazioni chiuse e circoscritte, eternamente stabili come quelle della immaginazione religiosa dell’uomo. Questo è principalmente il concetto della reincarnazione.

Se poi scendiamo nel banale, allora naturalmente comprendiamo che lo Spirito che è stato maschio, possa decidere, per completarsi, di essere femmina o, se ha fatto del male, se ha compiuto una serie di errori, di incarnarsi con esperienze compensatorie; questo si verifica, ma viene dopo e diventa un processo addirittura meccanico, in cui tutto è affidato anche un po’ alla libera capacità dello Spirito di saper valutare il buono o il cattivo, i pro e i contro di una situazione, di saper usare il criterio di amministrarsi. Ove questa amministrazione di sè e della propria evoluzione tocchi altri interessi, allora intervengono altre guide, perché questo tipo di funzione universale, chiamato funzione Terra, è di una evoluzione abbastanza mediocre. Ciò significa che uno Spirito non sa amministrarsi completamente da solo. Ecco allora la necessità degli Spiriti guida, di altri maestri, della partecipazione comune al lavoro della Terra con la presenza di profeti, di fondatori di religioni, di filosofie, insomma di tutto l’apparato culturale, profetico, etico che voi ben conoscete.

Ma la motivazione fondamentale della rinascita è nella natura dinamica dello Spirito, la premessa al discorso è questo esplicare la vita reincarnativa come una necessità logica, conseguenziale al principio gene-rale che lo Spirito non è deputato a rimanere nell’eternità chiuso nella trappola di un Paradiso o di un Inferno. Lo Spirito è un essere libero che vive nell’universo e nell’eternità dell’universo; questo Spirito è eterno ed infinito: e tale essendo, egli vive, sopravvive, nasce e rinasce a suo piacere senza ovviamente dover dar conto ai teorici delle teologie e agli oppositori della reincarnazione. Il principio dello Spirito è un principio vivente, lo Spirito è fondamentalmente vita, e questo è bene ribadirlo a chiare lettere: lo Spirito è vita prima di essere qualsiasi altra cosa. Essendo vita non è soggetto a morte, e non essendo soggetto a morte, nascere e rinascere significa per lo Spirito adempiere ad una serie di funzioni alternative e compensatorie, dove la morte e la rinascita sono viste soltanto da una posizione relativa, quella di voi uomini. Voi riuscite a vedere soltanto la vita, la morte e basta perché per voi, giunti all’apice della vita, tutto sembra sparire completamente.

Lo Spirito non ragiona in questi termini; per lo Spirito non esiste né il morire né il nascere. Per lo Spirito esiste attra-versare con la propria vita un sistema di vita. Poi la vita dello Spirito si completa con gli attributi a voi ben noti: è una vita strutturata come identità, come personalità, e quindi nasce un insieme strutturato che è l’essere chiamato Spirito, il quale si muove operativamente e funzionalmente all’interno di tutte le funzioni e strutture universali. La Terra non è altro che uno di questi infiniti passaggi in cui lo Spirito entra in una sorta di trappola, che è quella dei corpi, ma vi entra per uscirne e poi per rientrarvi e poi uscirne e rientrarne ancora a suo piacimento, come crede, dove vuole e come vuole, purché adempia al principio generale che è quello di attraversare questa funzione terrestre con lo scopo di conoscere la materialità che è quanto questo sistema esprime. Se esprimesse altro noi non diremmo materialità, diremmo un altra cosa, ma a questo punto debbo fermarmi perché voi al di là della materialità non potreste concepire una realtà del sistema terrestre o dovunque si vive con una materia diversa dalla materia.

In questa fase vige il principio della materialità, altrove vigono altri principi: l’universo ha altre sfaccettature che sono come le infinite facce dello stesso cristallo.

La reincarnazione è dunque, in pratica, una incarnazione multipla e potremmo dire che è una unica vita (cominciata alcune migliaia di anni fa in questo sistema terrestre) che poi finirà appena completato il ciclo e quando ciascuno Spirito crederà opportuno, secondo [‘evoluzione che per lo Spirito significa conoscenza.

Noi e voi siamo costretti ad usare dei termini in cui la stessa evoluzione diventa un concetto-trappola, poiché evoluzione per l’uomo significa crescere, ampliarsi, moltiplicarsi, andare verso una direzione. In realtà il piano di conoscenza dello Spirito significa che esso espande la propria interiorità, cioè espande sè stesso e questo non è tanto un andare verso qualche parte, ma è sempre di più un andare dentro sé stessi, in quel luogo in cui lo Spirito riconosce la propria natura divina e questo è un processo eterno ed infinito. Per tale Motivo noi non moriremo mai come Spiriti e sopravviveremo sempre a noi stessi, perché la nostra natura è veramente una natura immortale.

Ogni altro discorso sulla reincarnazione è il discorso che l’uomo fa della reincarnazione, ed allora potremmo estrapolare le solite citazioni dei profeti che hanno ammesso la reincarnazione, ma questi sono tutti aspetti storici e mondani di una cultura molto transeunte, che è quella di tipo materiale e didattico. Il concetto fondamentale della reincarnazione si lega invece al concetto di vita dello Spirito: nel suo momento fondamentale essa reincarnazione è, emblematicamente, forza dinamica, eterna, che vivendo sempre e accrescendosi in questo concetto di conoscenza e di implicita evoluzione, esclude da sè l’immobilismo dello Spirito.

Se si pensa che, ad esempio, l’anima non esista o che essa nasca dai corpi, oppure che l’anima sia deputata a restare in un luogo immobile per l’eternità, la reincarnazione diventa difficile accettarla. Ma io troverei difficile accettare una premessa del genere che non si lega a niente.

La realtà oggettiva, al di là della fede nello Spirito è che tutto l’universo si muove, tutto l’universo è dinamico, tutto l’universo è vita, rinnovamento, accoppiamento continuo, maturazione, tutto l’universo è lì a significarvi ed ha muoversi per voi, a indicarvi la conferma di quello che sto dicendo. E allora, se tutto si muove, se nulla si ferma, se tutto è soggetto ad una trasformazione, a un rinnovamento, ad una vita continua, perché mai solo lo Spirito dovrebbe morire, cioè dovrebbe essere per l’eternità relegato in un luogo dal quale non potrebbe mai più uscire?

Non esistono luoghi che siano belli, se sono luoghi chiusi che penalizzano la libertà: tutte le situazioni bloccate penalizzano l’emancipazione e la crescita. Colui che è libero è colui che vive intensamente se stesso nella libertà e questo principio è fondamentalmente un principio spirituale.

Ecco perché il più grande atto di libertà nella storia dell’universo si lega all’atto della creazione. Nel momento in cui Dio emana lo Spirito, Dio espunge da sè una parte di sè per donarle l’autonomia, la singolarità e l’identità.

Il primo vero atto di libertà è stato l’atto divino dell’emanazione, della determinazione dello Spirito. In quell’atto tutta la simbologia, ma anche tutto il possibile realismo di un esistente universale si libera e si conferma. Dio espunge da sè compiendo un atto che è stato il fondamentale mattone di sussistenza dell’essere spirituale, non creato per essere asservito, ma per essere libero.

Il secondo atto conseguenziale è stato quello di conferire l’eternità. Dio è l’Essere che crea un figlio senza legarlo a sè, cioè negandogli il ritorno (1) e dunque autenticandone l’eternità e l’infinítezza: così egli crea un’altro da Sè e gli conferisce l’autonomia. Questo Spirito deve tutto a Dio: e se egli è autonomo e se egli sarà eterno in questa sua autonomia lo deve a questo atto di estrema libertà di Dio che non asservisce a Sè lo Spirito, ma lo rende capace di autoamministrarsi nell’eternità, gli conferisce il suo potenziale, il massimo che si possa ammettere. Come si può poi supporre che questo essere spirituale vada confinato in un recinto, in un campo di prigionieri di questo ipotetico Paradiso (o di ipotetico Inferno) e che resti lì a disposizione di un Dio guardiano, che ne sorvegli le uscite e ne proibisca i passi?

A questo si contrappone la grandezza infinita di questo Dio che lascia liberi i suoi figli, che lascia libera la propria creatura, l’emanazione, la parte di sè, la lascia libera vera-mente per l’eternità.

(i) Nel senso di riassorbirlo in Sè. Se lo Spirito venisse riassorbito in Dio si decreterebbe la morte della sua coscienza. Questo è il punto più alto e significa-tivo della dottrina di -A,

Se qualcuno obietta che lo Spiritò è tuttavia sempre in questa eternità di Dio, non potendo andare altrove, dico subito che pone uno pseudo problema. L’infinito e l’eternità significano che lo Spirito ha infinite alternative e qui si chiude il mistero di questo Dio che è un eterno ed un infinito, venuto da una eternità e da una infinitezza della quale non sap-piamo nulla, di cui non disponiamo di alcuna informazione.

E tuttavia dentro di noi, in ciascuno di noi, c’è scritto tutto, perché Egli non ha tenuto per Sè questo mistero della sua origine, ma lo ha dato a ciascuno di noi.

Se un senso può essere riconosciuto nella vita di ciascuno Spirito, è quello del riconoscimento del Padre, del desiderio del Padre, della nostalgia del Padre, e via via che questo Padre appare dentro di noi con un maggiore fulgore, con una maggiore forza, con una maggiore capacità, ecco che appare contemporaneamente anche una maggiore conoscenza di Lui. Dio diventa sempre meno segreto, sempre meno occulto, sempre meno interrogato. L’identificazione con Dio comincia a diventare una natura dello Spirito, un’identificazione che non intacca la nostra individualità, e questo fa parte del secondo mistero di Dio e dello Spirito.

Ci avete portato, Maestro, ad una grande altezza. C’è da aggiungere una cosa molto umana: cioè che la reincarnazione porta anche ad una compensazione delle reali o apparenti ingiustizie che si subiscono in certe vite…

Entità A: Questa grossa regola che vi ho esposto discende poi nel particolare dal momento che uno Spirito si assoggetta al mondo. Entrando in questa realtà da percorrere, egli deve comunque assoggettarsi alle sue regole, e così cade in quel karma spicciolo, in queste regole un pò banali ma a volte necessarie, nelle scelte della vita, nel giudizio che deve dare dopo di quello che ha fatto, in questa serie di doveri e diritti propri di vite molteplici e fra loro integrate quali, sono le vite degli uomini.

Dunque quello che vi ho detto non contraddice minimamente quello che già sapete sulla reincarnazione. Ma quello che già sapete è un pò l’aspetto più banale, quello che più potete vedere, quello più funzionale all’immaginazione e comprensione umana. E’ chiaro che la reincarnazione non esiste soltanto per fare una serie di piccole compensazioni di karma; essa è la vita dello Spirito, e si chiama reincarnazione, ma potremmo chiamarla in un altro modo, oppure potremmo chiamare reincarnazione anche le varie vite ed i vari modelli che lo Spirito esplica anche fuori dai corpi,

D: Come avviene il meccanismo della incarnazione quando abbiamo da una pane miliardi dl Spiriti che avrebbero bisogno di incarnarsi e dall’altra un limite nella formazione degli embrioni umani? Come avviene l’aggancio tra l’energia spirituale ed il corpo? Come funziona il meccanismo per cui non ci ricordiamo delle vite precedenti? Con l’ipnosi regressiva avviene che qualcuno riesca a ricordare qualcosa…

Entità A: lo Spirito decide di incarnarsi, ma naturalmente la sua decisione non sempre viene seguita dall’incarnazione. intanto, poiché il numero degli Spiriti è estremamente elevato rispetto al numero dei possibili corpi la scelta avviene per precedenza, tenuto conto della situazione della Terra, di quel probabile corpo in rapporto a quella evoluzione dello Spirito. Non si tiene conto generalmente del tempo, nel senso che non c’è una anzianità per cui lo Spirito che è in attesa da più tempo debba avere la precedenza. Sarebbe ridicolo se le cose funzionassero come una specie di lista in cui venissero spuntati, man mano, gli Spiriti più vecchi rispetto ai più nuovi. Le cose non avvengono così. Non avviene neppure che vi sia un gran caos entro il quale si precipitano gli Spiriti. Ci sono selezioni, o meglio autose-lezioni degli Spiriti, i quali possono lasciare ad altri il campo o il posto; o decidere di incarnarsi o di completare l’incarnazione senza entrare in un corpo. Vi saranno Spiriti che potranno attendere, nel senso temporale del termine. Questo si verifica ed è inevitabile. Quando è possibile si cerca, da parte di determinare guide, di andare incontro alle necessità di altri Spiriti, facendoli avvicinare ad altri corpi nei casi in cui debbano attingere informazioni o conoscenze relative o marginali. Questo significa che vi sono esseri spirituali che svolgono parte della loro evoluzione seguendo le vostre esperienze, e quindi ciascuno di voi sopporta un po’ il carico, come corpo, di certe esperienze.

Vi dissi una volta che qualche essere vivente faccia delle esperienze un pò straordinarie, per esempio cose che prima non aveva mai fatto, cose magari sorprendenti e non sappia darsene una ragione.

Accade anche che un numero elevato di Spiriti rinunci spontaneamente all’incarnazione e viene diretto o dirottato altrove. Uno Spirito può essere facilitato per venire diverse volte di seguito, altri attendono anche centinaia di anni. Non è molto importante tutto questo. Tenete conto che stiamo parlando di una logica che è al di là del tempo e delle vostre mentalità ecco perché ci riesce difficile dare una risposta conclusiva. A voi sembra che l’incarnazione tocchi doverosamente a chi sia già venuto; poi passi un certo numero di anni e questo Spirito debba compensare e debba completare l’esperienza: ma quanto tempo aspetterà? Può aspettare anche diversi secoli, così come può verificarsi una incarnazione immediata. Non c’è altro da fare se non decidere di completare certe esperienze altrove, ma lo Spirito non si pone questo problema, perché nel frattempo egli può svol-gere altre esperienze su piani spirituali e poi tornare. Non è insomma che ci sia una folla che stia aspettando di nascere: lo Spirito non è in un cielo, raggruppato con altri o compresso in una folla che deve incarnarsi. Gli esseri spirituali si muovono nell’universo a distanza inimmaginabili per voi, fuori di qualsiasi tempo e di qualsiasi logica.

Il fatto è che voi ritornate sempre all’immagine di un mondo dell’al di là costruito come un mondo dell’al di quà, ma questo è l’errore di base che non potete assolutamente evitare.

Relativamente all’ipnosi c’è da dire che potete porre in ipnosi regressiva solamente coloro i quali hanno una struttura di anima che conservi la memoria. Voi non riuscirete mai a produrre l’ipnosi regressiva indiscriminatamente con tutti, il che significa che alcuni soggetti hanno struttura animica ancora abbastanza robusta, ancora memorizzata o almeno da potersi avere, in regressione, la memoria anche particolareggiata di certi avvenimenti. Se non c’è questo il soggetto non va in regressione perché non ha più una memoria. Il problema è molto semplice, non c’è nessuna complicazione in tutto questo.

D: Allora per uno Spirito incarnato meno evoluto è più facile

Entità A: esatto, è più facile, in una situazione poco evoluta avere la regressione. Da un’evoluzione molto marcata in poi diventa estremamente problematica. Naturalmente può sempre esserci uno Spirito evoluto che conserva ancora una struttura animica e può accadere che quella dell’ultima vita sia più facile da conservarsi. Ma quando il soggetto in ipnosi descrive una serie di dettagli che implicano una memoria, significa che vi sono eventi che si sono fissati, memorizzati su questa struttura animica.

Anche quì teniamo presente che, pur conservandosi una struttura di anima, non è detto che questa conservi il ricordo: probabilmente ne conserva alcuni, ma sicuramente non. tutti, perché non accade che lo Spirito si porti con se l’anima da una vita all’altra, e che quest’anima diventi un accumulo di ricordi. Lo Spirito si porta un’anima che poi si trasforma, che è in evoluzione, in modificazione; ogni volta l’anima viene adattata al nuovo sistema di vita, e quindi molte parti di essa vengono proprio cancellate, perché altrimenti non potrebbe conformarsi alla nuova esperienza che sta per fare.

CIP – Comunicazione del maestro Andrea del 18-10-1991

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