LA VOCE DI UN MAESTRO
I Maestri parlano sempre al di là dell’umano e diventa rivelatoria ogni più piccola allusione. Il mio Maestro è Andrea, parla da un mio luogo esistenziale inaccessibile, mi conduce per mano oltre le polemiche perché afferma, senza tentennamento alcuno, sia l’esistere che il non-esistere e dunque la sua parola è autenticata dalla forza di un significato che viene attinto e sorretto da un mondo in cui solo un maestro può vivere e nutrirsi. Il conversare del Maestro è colloquiale, amabile, a volte duro e difficile, ma non problematico: d’altra parte è così che parlano i Maestri che hanno superato il linguaggio retorico e diventano logos. E così parla Andrea, raccontandoci di Dio; ma anche per lui Dio, per certi aspetti è messo tra parentesi, anche Andrea afferma che se l’analisi non è corretta e non parte da premesse giuste, finanche l’universo appare abbandonato da Dio, anche allo spirito Dio non è intellegibile se non avviene un capovolgimento di orizzonti e di prospettive.
Affermare o negare, interrogarsi o tacere, credere o non credere, nelle antinomie e nelle domande che frugano la verità si cela lo spessore vivo dell’essere che chiama il Padre nel fondo della propria origine, nel luogo infinito dove avvennero le transazioni fra il Dio generante e la creazione generata.
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Il Maestro è il mio alter, come è accaduto a tanti, nelle profezie e nelle filosofie, il dèimon sempre si mostrò come voce di un’altra coscienza, la figura o figurazione estranea che dai tempi dei tempi ha mostrato la verità gridata dalle sibille o rivelata come logos o tracciata nella creatività dei poeti…
Massimario
Quando l’allievo È pronto
compare il maestro
(proverbio buddhista)
tuttavia
I maestri aprono l’uscio
ma devi entrare da solo
(proverbio cinese)
e infine:
Se incontri il buddha
uccidi il buddha
(Li-Chi)