Lo Spirito poiché può vivere in ambienti o aspetti della realtà diversi tra loro, (secondo le realtà in cui penetra), ha naturalmente la necessità di crearsi un adattamento, ma la sua struttura, così com’è fatta in sé non ne ha la possibilità, perché essendo una struttura di tipo primario, universale, cioè di diretta generazione dalla forza infinita di Dio, l’adattamento non può crearlo dall’interno. Ed allora esso viene creato dall’esterno, nel senso che lo Spirito si circonda del tipo di realtà in cui va a penetrare, qualunque esso sia. Questa predisposizione, questo adattamento, questo involucro è l’Anima, (RDX pag. 325). In sostanza, dice Andrea, la natura qualitativa dello Spirito sarebbe incompatibile, ma solo funzionalmente, con la natura dell’universo, per cui l’Anima sarebbe il medium, il tramite, il collegamento e l’adattamento fra due “funzioni” incompatibili. Infatti all’inizio — dice Andrea — lo Spirito non ha una vera e propria «coscienza spirituale», cioè esso non sa ancora esattamente com’è costituito il mondo che gli è intorno.
Quando poi comincia questa conoscenza di se stesso, lo Spirito ha un primo impatto che può essere con la materia, e si accorge che questo contatto gli è impossibile. Perché ciò diventi possibile è necessario operare un filtraggio, cioè una «traduzione» di se stesso e, poiché egli non può discendere a livello della materia (perché la propria organizzazione strutturale è completamente diversa), allora si serve di questo elemento di tramite, cioè di questa struttura animica, che — per quanto riguarda la Terra — è di tipo terreno» (CDA 6/1989 pag. 220). Ma pur essendo così costituita «per nessuna ragione possiamo parlare di materia per quanto riguarda l’Anima, la struttura, cioè, che circonda lo Spirito» (CDA 3/1990 pag. 80), trattandosi comunque di una sostanza a noi sconosciuta. «L’Anima è un inviluppo dello Spirito — dice Andrea —, è cioè una struttura che avvolge lo Spirito nel corso di un certo periodo (compreso quello terrestre), ma è purtuttavia una struttura che vive in funzione dello Spirito. La vita dell’Anima è, comunque, una vita abbastanza vegetativa, sia pure a livello mentale». «Inoltre non si deve confondere l’Anima con la psiche. Quando parliamo di Anima, prescindendo dal corpo, intendiamo una struttura energetica di tipo vagamente elettromagnetica, diciamo così tanto per capirci, che è necessaria allo Spirito perché questi possa entrare in contatto con la materia. Entrare in contatto con la materia per lo Spirito non significa vivere, perché lo Spirito è un essere vivo di per sé, ma significa semplicemente poter inviare segnali e ricevere informazioni dalla materia generica che costituisce il mondo terreno. Per poter poi inviare un messaggio, cioè una comunicazione, o iniziare uno scambio di esperienza, lo Spirito unitamente a questa struttura, ha bisogno di vivere nel corpo. Ecco che allora è necessaria la formazione del corpo umano, cioè è necessaria una via specifica organizzata, la quale a sua volta non sarebbe nulla se non possedesse la facoltà di potersi organizzare in senso, diciamo, di «teletrasmittente»: ecco, quindi, la finalità specifica del cervello, che a sua volta, attraverso il suo lavoro a livello biologico, costituisce un suo substrato che è definito come complesso psichico. Questo complesso psichico è rappresentato da una serie di informazioni e da una serie di contenuti e di coordinamenti delle informazioni che formano proprio il complesso autonomo della psiche. A questo punto, il complesso della psiche, poiché non è strettamente materiale, ma è strutturato in una maniera molto vicina alla struttura dell’Anima (specialmente nella sua parte terminale dell’inconscio), finisce con l’essere inglobato dall’Anima: inglobamento che può avvenire per tappe, o che può avvenire completamente dopo la morte, non ha importanza… Lo Spirito, a sua volta attraverso i passaggi Anima e Psiche, può raggiungere, con segnali, l’estremo limite rappresentato dal corpo, cioè giungere proprio all’ultima trasmittente che può inviare un segnale e ricevere a sua volta delle informazioni da questa. E le informazioni le riceve attraverso la vita dell’uomo, che le ha dal mondo attraverso l’esperienza umana, traducendole e ritrasmettendole attraverso molteplici passaggi a livello dello Spirito. Se così non fosse lo Spirito non potrebbe per sua natura entrare in contatto con l’esperienza e la vita materiale» (CDA 6/1989 pagg. 220-223). Una volta che la personalità dello Spirito, per effetto dell’evoluzione, acquisisce caratteri sempre più precisi e definiti e si stabilizza nella sua identità di essere spirituale, quest’Anima diventa sempre più tenue: cioè perde la sua consistenza e necessità di esistenza». In altri termini, con l’evoluzione, lo Spirito diventa più se stesso e l’Anima perde d’importanza. Comunque, «la liberazione da questo gravame è portata a termine quando lo Spirito ha completato tutte le esperienze in seno ai sistemi materiali ed ha bisogno di esperienze diverse» (RDX pag. 91). Tuttavia, quando, intorno allo Spirito, «sono finite tutte le forze «pesanti», non per questo le sue possibilità potenziali si sono tutte sviluppate; anche allora lo Spirito si riveste automaticamente di altri involucri, tendendo poi a liberarsene, e così via all’infinito. (RDX pag. 91).
L’Anima, dunque, (da molti confusa con la psiche, o con lo Spirito) non è lo Spirito, ma è la parte che lo riveste e di cui egli si serve per effettuare le esperienze in ambito materiale. Lo Spirito, invece, è il nucleo vivo, la parte centrale dell’Anima; l’Anima senza lo Spirito non esiste significativamente, mentre lo Spirito esiste senza l’Anima. Tuttavia nel CIP si ritiene che l’uso del termine Anima sia più completo, per noi viventi, di quello esclusivo di Spirito, perché parlando dell’Anima si include sempre il suo nucleo centrale, cioè appunto lo Spirito. Infatti, è specialmente Piancastelli a dirlo: come pensiero umano noi possiamo accedere al «divino» solo attraversando l’Anima e ricatturando la percezione del nostro Spirito. L’Anima ha quindi una funzione centrale in tutto il discorso dell’interiorità a cui continuamente si riferisce il nostro Maestro. Con questa Anima, lo Spirito entra in contatto col corpo e con il «complesso psichico» che, a sua volta, si va formando e sviluppando autonomamente insieme al cervello ed al sistema nervoso, con tutti i condizionamenti imposti dai processi educativi, per cui assai spesso saranno questi ultimi i fattori che caratterizzeranno maggiormente la sua personalità terrena. Orbene, l’insieme di tutte queste strutture darà l’impronta con cui lo Spirito si manifesterà storicamente nell’ambiente prescelto. Ad eccezione, naturalmente, di quei casi in cui Io Spirito predispone accuratamente un complesso animico estremamente definito, dovendo svolgere sulla Terra una predeterminata missione (CDA 1/1981 pag. 7).