IL LUOGO DOVE DIO PARLA ALL’UOMO

IL LUOGO DOVE (secondo i cattolici) DIO PARLA ALL’UOMO

La fede si accontenta di una conoscenza indiretta di Dio nel pre-supposto che vi sono realtà universali che di per sè avrebbero la capacità di oggettivare la divinità. Se la ragione non è in grado di afferrare Dio, ecco che Dio si mostra attraverso l’illuminazione rispetto alla realtà del mondo. Si tratterebbe dell’illuminazione della ragione che però, per i teologi, è appunto il sorgere della fede cristiana.

Dio ritornerebbe, quindi, nell’alveo della fede. Ma ciò non sembra bastare neppure a certi teologi il cui ragionamento si impemia sul fatto che la conoscenza di Dio non può rinchiudersi nella sola astrazione della fede, ma deve precisarsi nell’incontro con Dio. E dove avverrebbe questo incontro? Nel luogo dove è deputato che Dio parli, perché là che Egli si rivela. In tal modo si determinerebbe il conoscere nella fede e, quindi, la fede diverrebbe un evento conoscitivo. Naturalmente per il teologo il «luogo» dove Dio parla è il luogo dove egli è venuto nel mondo, vale a dire la Chiesa di Gesù Cristo. Cioè «l’evento della venuta di Gesù Cristo è il luogo della notificazione della parola di Dio» (Weischedel, Il Dio dei filosofi, Nelangolo, 1994, vol. III) perchè (dice Barth, op. cit.) «in lui (Cristo) Dio ci incontra. Egli è colui nel quale Dio stesso è divenuto visibile ed è operante sulla terra» e la • fede «è il semplice afferrare per mezzo della conoscenza l’essere, che la precede, e l’opera di Gesù Cristo».

Deriva, da questo ragionamento, che ogni fede al fuori della chiesa di Cristo è falsa perchè, non può essere rappresentativa di Dio. Solo il dio dei cristiani sarebbe il vero Dio e la Chiesa, sorta su questo presupposto, non può neppure pensare di porlo in discussione, poichè ogni critica in tal senso sarebbe per essa istituzionalmente distruttiva e delegittimantc. Chi la tenta, infatti, è definito eretico: molti sono finiti sul rogo o in carcere e sono stati orribilmente torturati dai sacerdoti di Cristo. Naturalmente i tentativi e le pretese della fede di sottomettere la filosofia e le scienze (tentativi tuttora in atto) sono veri atti attentati nei confronti della libertà spirituale, intellettuale e sociale. Infatti il teologo non si limita all’opposizione teorica, ma pretende dal credente un comportamento conseguenziale che incida sulla vita degli individui. Ecco perchè non potrà mai esserci una filosofia cristiana, nè un interrogarsi filosofico all’interno della cultura cristiana. Partendo dalla presunzione che solo la chiesa di Roma detiene la verità, cade qualsiasi ragionamento e problernatizzazione del discorso. «Chi vuole veramente filosofare, scrive Weischedel, anche e appunto se cerca, problematizzando, il Dio dei filosofi, deve prendere congedo dal Dio della teologia rivelata».

Tale impostazione prescinde totalmente dai contenuti. Infatti non è importante se una fede dogmatica contenga o non una verità: è «quel» metodo che privilegia la fede ad essere culturalmente spurio.

Diversa è, ovviamente, la posizione di chi «giunge» alla fede attra-verso il percorso critico e operativo di un «viaggio» interiore e nella vita. In questa condizione la fede non è più un atto teorico esterno alla coscienza libera del soggetto, ma una consapevolezza conseguenziale al lavoro individuale del viaggio.

SE NON RIESCI A TROVARE LA VERITÀ LÀ DOVE SEI, IN QUALE ALTRO LUOGO SPERI DI TROVARLA?

DOGEN

LE DOMANDE CHE VORREI FARE INTORNO A DIO NON SORGONO DA NESSUN ALTRO SE NON DA ME

C. PIANCASTELLI

UNA «FINEZZA» DI PAUL TILLICH

Il dubbio, nel senso della vita, è comunque un atto della vita e finisce con l’essere positivo nonostante il suo contenuto negativo. «In ogni negazione radicale – scrive Tillich – il paradosso è dato dal fatto che essa si deve affermare come atto vivente, per essere in grado di negare in modo radicale».

Ci sarebbe, quindi, in modo autonomo, l’esistenza di una sfera di senso a cui resta estranea l’insensatezza disperante del dubbio e che afferma se stessa per mezzo nostro. Ma ciò significa anche che l’esperienza dell’insensatezza non è pensata in modo radicale.

C’è un essere che è privilegiato rispetto al non-essere e, dunque, lo precede ontologicamente.

L’INTERROGARE FILOSOFICO, QUANDO PERVIENE AL CULMINE DELLA PROPRIA NATURA, NON PUO FERMARSI SUL TERRENO DELLA FEDE

Wilhelin Weischedel

Massimario

Maestro, cos’è la vera conoscenza che apre la porta dietro la quale c’è Dio?

E lui paziente: perdonare e amare, mangiare e correre, il bene e il male, sputare e dormire, lavorare e capire, ubriacarsi e fare l ‘amore, soffrire e cantare, il giusto e l’ingiusto, odiare e piangere, ridere forte e urlare, vergogna e orgoglio, umiltà e pazienza, perdita e guadagno, il bello e il brutto.

Ed io: se facessi questo avrei la conoscenza che porta a Dio?

E lui: si, ma è una conoscenza che dovresti procurarti senza subirla!

C. Piancastelli

Se devi chiedere che cos’è il jazz non Io saprai mai.

Louis Armstrong

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