IL SILLOGISMO DI SCHELER

IL SILLOGISMO DI SCHELER

Vale la pena di seguire questa impostazione del teologo Max Sche-

ler.

Si parte, come premessa, dal concetto di Persona che è cosa diver-sa da «individuo». La Persona è ogni centro individuale di atti, percorso dall’Io in modo autonomo e singolare. Di conseguenza «Persona è il concreto ed essenziale esser posto in essere degli atti». Il compito della Persona è realizzare valori e, aggiungerei, quello dell’individuo-corpo di realizzare atti.

«L’uomo in quanto uomo, dice Scheler è [….] per così dire, il luogo e l’occasione per cui emergono dei valori sensibili». In questo senso la Persona è un valore e, inoltre, non esiste alcun valore che non si esprima o non si mostri attraverso la Persona. Di conseguenza «il valore-persona è [….] il più alto grado di valore». Scheler ritiene che la presenza del «valore» indica l’esistere di Dio, ma prima di arrivare a questo punto egli sostiene che la tensione verso la conoscenza di Dio e per l’attuazione dei valori divini, è mostrata dal fatto che l’uomo tende al di là di sè e al di là di ogni vita «per cui, dirigendosi verso il divino [….] egli è colui che cerca Dio».

E’ pertanto da questa definizione e premessa di Persona teologica che Scheler vuole dimostrare il concetto di Dio.

Lo fa attraverso quattro passaggi:

1) «Ad ogni persona individuale corrisponde anche un mondo in-dividuale. Per mondo si intende l’ambito soggettivo in cui si colloca ciascun individuo».

2) Qui si inverte l’affermazione precedente: «Ad ogni mondo cor-risponde una Persona», dice Scheler. Anche qui, il termine «mondo» non è usato nel senso di cosmo, ma solo come ambito in cui si colloca e si muove la Persona.

3) Nel 3° passaggio Scheler introduce l’idea di macrocosmo, cioè quella di un mondo non più come ambito individuale legato ad una Persona, cioè un mondo fuori di noi.

4) Qui Scheler stringe il discorso in modo sillogistico: se ogni Per-sona è un mondo individuale e se, di conseguenza, ad ogni mondo individuale corrisponde una Persona, al mondo che è fuori di noi (e dunque fuori di ciascuna Persona) deve per forza di cose corrispondere anche in quel caso una persona e questa non può che essere Dio.

L’esistenza di Dio viene quindi dedotta da un sillogismo elementa-re e matematico dedotto dal rapporto tra persona e mondo.

Tre obiezioni al sillogismo di Scheler.

A) E’ lo stesso Scheler a dire che l’esistenza di un macrocosmo, cioè di un mondo fuori di noi e, dunque, di un ambito non individualizzato alla Persona è solo probabile ma non è provato. In questo senso, uno dei pilastri del sillogismo è debole.

B) Il concetto di mondo (usato sia per quanto concerne l’ambito individuale che quello di macrocosmo) viene utilizzato in modo disomogeneo. Cioè la giustezza del criterio per cui gli elementi strutturali che costituiscono il mondo rappresentato come ambito individuale, vengono usati anche per il macrocosmo che è fuori di noi, non si può provare. Ciò che appartiene ad una Persona può non appartenere al mondo che è fuori della persona stessa.

C) Infine (cd è soprattutto Weischedel a notarlo) la realtà struttura-le della Persona è finito, mentre quello del macrocosmo è infinito. L’ambito del nostro valore, per cui noi da individuo diventiamo Persona, è finito perchè circoscritto a ciò che esistenzialisticamente noi siamo, per cuì è probabilmente improprio estendere al mondo infinito il concetto di ambito di una Persona finita.

Finito dell’uomo e infinito del macrocosmo, in quanto ambiti, non appaiono fra loro omologabili.

Tra un essere finito qual’è l’uomo (o almeno come ambito di mon-do) e quello infinito (quale sarebbe un soggetto spirituale come Dio) quale relazione potrebbe immaginarsi’? Tutto ciò che possiamo analizzare del mondo finito non è detto che valga per un mondo infinito, anzi la sola ragione rifiuta una tale ipotetica analogia E mentre resta interessante la soluzione sillogistica di cui prima, e pensando all’esistenza di un mondo a cui necessariamente corrisponde una Persona (Dio, in questo caso) non è provato che un soggetto infinito (Dio) debba necessariamente avere un mondo. Nel percorrere questo tipo dì ragionamento il citato Scheler, per superare qualcuno degli aspetti meno persuasivi, introduce il principio di intuizione che, come processo dinamico e nel contempo estatico, ci rende evidente che «qualcosa esiste e che il nulla non sia»: ciò rappresenta anche la forza stessa della metafisica. Tuttavia, se è vero che nello stesso ambito della metafisica «la personalità di Dio si sottrae ad ogni specie di conoscenza spontanea della ragione da parte di un’essenza finita», è pur vero che si può allora giungere alla dimostrazione dell’indimostrabilità di Dio come Persona ponendosi, in tal modo, un limite invalicabile alla ricerca umana di Dio.

Come si supera questa empasse? C’è la possibilità – se Dio è sog-getto individuale, cioè reale – che egli si mostri nell’essenza della Persona come rivelazione o illuminazione. Ma in questo modo cosa può dire la filosofia?

Può prendere coscienza che l’apparire di Dio nella fenomenologia personale, diventa il discoprimento di una natura incorporea del Sè vivente e, dunque, la dimostrazione che l’uomo non è solo oggettività corporale.

In questo modo Dio è rappresentabile solo a livello personale e soggettivo e le religioni organizzate si trasronnono in organizzazioni sociali che però, nulla hanno da spartire con rivelazioni di qualsiasi tipo poiché possono solo registrare – ma non gestire – le intuizioni dei singoli. Naturalmente si apre, a questo punto, un nuovo discorso. Se cioè la «rivelazione o illuminazione» di Dio sia l’irrompere della divinità nel corporeo, oppure se si tratta dell’Anima individuale che esprime la propria origine divina: una doppia origine che rimanda al discorso della fondazione del soggetto spirituale e delle sue connessioni sia con il macrocosmo in generale e sia cori Dio-Padre in particolare.

L’UNICO ZEN CHE TROVI IN CIMA ALLE MONTAGNE È LO ZEN CHE PORTI LASSU’

ROBERT M. PIRSIG

SE UNA RISPOSTA È PERFETTA, NON SI PUO’ RIPETERE LA STESSA DOMANDA

C. PIANCASTELLI

Massimario

NON CERCARE DI DISEGNARE LE ORME DEI SAVI DI UN TEMPO

CERCA CIO CHE ESSI CERCAVANO

Basho

Ama Dio

e fa’ cio’ che vuoi.

Sant’Agostino

Non sono abbastanza morto per capire Dio

C. Piancastelli

«Avete annullato la parola di Dio in nome della vostra tradizione. Ipocriti, ben profetò di voi Isaia, dicendo: «Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi prestano culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini»

(Gesù)

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