PARANORMALITÀ DELL’INTERIORITÀ

PARANORMALITÀ DELL'INTERIORITÀ

PARANORMALITÀ DELL’INTERIORITÀ E UNA NUOVA CONCEZIONE DELLA MEDIANITÀ

di Silvio Ravaldini

    Se osserviamo attentamente l’arco degli ultimi centocinquant’anni si ha l’impressione che la medianità sia un «programma» predeterminato, il quale, svolgendosi nel tempo, si sia via via adeguato allo sviluppo della nostra società e alle sue mutate condizioni.

     Nella metà del secolo scorso il medium Daniel Douglas Home — del quale sono noti tanti fenomeni fisici, come le levitazioni, l’incombustibilità e quelli psicocinetici — si può dire che abbia inaugurato l’era moderna della medianità. Perché a partire da questo soggetto, e per la verità anche da altri suoi contemporanei, i fenomeni stessi — che si verificano da quando esiste l’uomo sulla Terra — hanno assunto caratteristiche diverse, e sono stati attentamente osservati, registrati, studiati, catalogati.

     Significative sono le seguenti parole che John Beloff ha scritto a proposito di Home:

     «Il suo caso, comunque, è così importante, non solo per il suo grande interesse intrinseco, ma per le ripercussioni nella storia della parapsicologia (…). Perché c’è da domandarsi se, senza la sua prodigiosa reputazione, lo spiritismo avrebbe mai raggiunto l’importanza che gli procurò l’attenzione del mondo dotto» (1).

      Concomitante ai fenomeni di Home si inserisce la feconda attività di Allan Kardec, che non è stato affatto lo sciocco spiritista comunemente inteso, ma che aveva invece intuito, capito, che per affrontare la fenomenologia paranormale è importante

(1) BENIÀMIN B. WOLMAN (a cura di): L’universo della parapsicologia, Armenia Editore, Milano, 1978, pag. 28.

innanzi tutto partire dallo studio dell’uomo, per convincerlo che esiste in lui qualche cosa che elude le leggi della materia. In altri termini Kardec invitava a cominciare l’indagine da ciò che è dentro l’uomo, cioè iniziare dall’«anima» per poi proseguire oltre. Non sarebbe inutile, a questo proposito, confrontare la tabella degli argomenti che egli riteneva di dover studiare, con la dichiarazione «di intenti» della Society for Psychical Research fondata in Inghilterra nel 1882, per accorgersi quanti punti vi siano in comune (2).

     Simili concetti, del resto, li ripresero e li dibatterono nelle loro opere altri grandi pionieri della Ricerca Psichica: Alexander Aksakof, Camille Flammarion, Enrico Morselli, Ernesto Bozzano e tanti altri, i quali si applicarono allo studio e alla dimostrazione delle facoltà che nell’essere vivente implicano l’attività autonoma di ciò che definiamo «anima», e che oggi dovrebbe costituire la missione storica della parapsicologia. In questa sede non è possibile riassumere i momenti salienti della ricerca sui fenomeni della medianità, anche perché quelli qualitativamente validi sono tanti e tali che diverrebbe un arido elenco di fatti e di personaggi. Basti dire che Frederic W. H. Myers (uno dei fondatori della S.P.R.) definendo la nostra interiorità «coscienza subliminale» (Subliminal Self) la evidenziò poi nei suoi due volumi Human Personality and its Survival of Bodily Death (3), coordinando ed unificando un complesso di fenomeni fino ad allora abbastanza oscuri, tanto che sembravano sfuggire a qualsiasi tentativo di sistemazione.

      Agli inizi di questo secolo si producevano altri importanti fenomeni medianici, ed anche i rappresentanti del mondo scientifico li verificavano e li studiavano. Il fisiologo Charles Richet (premio Nobel per la medicina) ne è un valido esempio. Ma ciò che provocava tali fenomeni era sempre riconducibile ad uno psichismo — quindi ad una «interiorità» — sia che si ritenesse responsabile quello del medium, sia che se ne ipotizzasse uno indipendente.

(2) ALFONSO COSTA: •Allan Kardec: un precursore della parapsicologia». Luce e Ombra 1988, pag. 357. (3) Longmans Green and Co., London, pagg. 700 + 627.

     Contemporaneamente, con l’esplorazione dell’inconscio, si apriva un capitolo nuovo nel campo della psicologia. Freud, Adler, Jung ed altri studiosi della sfera psichica dell’uomo, anche se con intendimenti ed interpretazioni diverse, rappresentano quegli studiosi che hanno posto importanti e solide basi per raggiungere la nostra interiorità. E questo ci fa pensare che il presupposto «programma» sia più ampio e investa altri settori della conoscenza.

      Negli anni ’20 e ’30 l’«Entità Symbole» detta importanti comunicazioni alla medium francese Jeanne Laval, donna priva di cultura; gli argomenti trattati vanno dalla materia, all’energia e allo spirito, e si spingono in altri campi, come il libero arbitrio e le leggi che regolano l’universo, ma non trascurano affatto l’uomo interiore (4).

      Negli anni ’30 una «voce» trasmette al sensitivo Pietro Ubaldi una serie di messaggi che trovano la loro più alta espressione nell’opera La Grande Sintesi (5), in cui sono trattati i rapporti che intercorrono tra spirito e materia e quelli che dovrebbero aversi tra scienza e fede. Il tutto nell’ambito di una grandiosa evoluzione universale.

     Dall’immediato dopoguerra e fino alla scomparsa del medium Roberto Setti (1984) presso il Cerchio Firenze ’77 un gruppo di «Entità» trasmette messaggi di alto livello intellettivo. Concomitante con questo fenomeno l’«Entità Andrea», tramite un eccezionale medium con trance ad incorporazione, nel corso di sedute sperimentali presso il Centro Italiano di Parapsicologia di Napoli, invia una lunga serie di comunicazioni, i cui contenuti, abbattendo o rivoluzionando i tradizionalismi umani, sono di grande utilità per la vita dell’ uomo.

     Non poche comunicazioni dell’«Entità Andrea» dibattono spesso le problematiche dell’interiorità, invitandoci, sì, a ricercare lo

(4) JEAN LOUIS VICTOR, Medianità esoterica.. L’altra scienza, Trento Procaccianti Editore,  Milano, 1982, vol. IV, (5) Ulrico Hoepli, Milano, 1939.

«spirito», ma senza dimenticare che il corpo ha le sue esigenze (nella dottrina dell’«Entità Andrea» il principio di materialità, per esempio, occupa un posto di fondamentale rilievo), le quali devono essere soddisfatte — sempre, ben s’intende, nei limiti in cui ciò non leda la libertà degli altri —, perché le stesse fanno parte di quelle esperienze che rappresentano il succo, l’essenza della vita stessa.

    Quanto segue è stato stralciato da una comunicazione che tratta tutto il problema in maniera molto ampia:

      «… La ricerca dello spirito fa bene al corpo, fa bene alla dimensione psichica; fa sì che un essere umano non anneghi nella disperazione delle proprie pene, delle proprie sofferenze. In questa misura è utile la ricerca dello spirito. Infatti ho sempre detto: sulla Terra è inutile ricercare Dio, perché tanto non lo troverete; e il compito dello spirito incarnato non è quello di credere in Dio, perché come spirito sa che esiste e non ha questo problema; però, aggiungo, colui che crede in Dio salva per metà il corpo dalle pene e dalle sofferenze, perché riesce a capire e a tollerare (attraverso quest’atto di fede e di amore) tutte le angustie della vita. Quindi il discorso non è sulla necessità di cercare Dio: però chi lo trova sta meglio; e, dissi una volta, anche per egoismo, anche per una tattica umana, per stare meglio e vivere meglio.

     Orientandoci verso lo spirito si sta meglio, si riceve un conforto interiore che con la sola materia non si ha: questa è la necessità di cercare Dio. Poi, come si debba vivere in Terra non potrei certamente dirlo, né con poche né con molte parole. Come si vive in Terra è la conseguenza di una lunga assimilazione di tutta la dinamica, di tutta la funzionalità dei rapporti tra la vita e la morte; come si debba vivere in Terra può esprimersi con una sola frase del Cristo: cioè ‘facendo agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te’. Questo già salva tutto, perché chi vive così vive certamente bene».

     A questo punto vorrei precisare che il mio non è un interesse preconcetto per la medianità, bensì frutto di un’approfondita riflessione maturata nel corso di decenni. E ciò come conseguenza logica di un’esperienza in cui sono stato coinvolto praticamente per tutta la vita, dato che ho avuto la fortuna di assistere a innumerevoli sedute medianiche, prima con fenomeni fisici e intellettivi di notevole qualità e poi con fenomeni intellettivi di alto livello che mi hanno prospettato, logicamente, razionalmente, la soluzione delle più importanti problematiche riguardanti la nostra avventura umana.

     Tutti sanno quanto vasta sia la fenomenologia paranormale, a cominciare dall’apparentemente «comune» telepatia; ma la medianità, è mia convinzione, può indicarci dei punti fermi, basilari. E perché la medianità?

    Ma perché è l’esame di tutto il complesso dei fatti da essa prodotti che lo richiede. Se riflettiamo bene, da una parte abbiamo i fenomeni fisici che — comunque li vogliamo qualificare, interpretare — ci riconducono sempre, come ho già accennato, ad uno psichismo, ad una mente — e quindi a qualcosa definibile come «interiorità» — che dirige, regola e pone in essere i fenomeni. mentre se poi passiamo alle comunicazioni intellettive di alto livello, non si può non riconoscervi la stessa componente di natura psichica, ma di gran lunga superiore, che le limitazioni della materia (linguaggio umano, complesso biologico del medium, personalità degli interlocutori umani ecc.) costringono ad una notevole «riduzione» delle sue conoscenze per poterle tradurre in una forma comprensibile.

    Si tratta quindi di un qualche cosa dí immisurabile, posto al di là del nostro antropomorfismo, al di fuori dei nostri limitati schemi mentali, che spesso ci trascende, ma di cui nello stesso tempo ne possiamo recepire il pensiero, perché questo fa breccia nell’«interiore» dell’uomo, come precisò l’Entità Symbole quando Henri Azam gli chiese: — chi sei? —

     «Uomo — rispose — lo spirito soffia dove vuole. Il vento scatena la tempesta, lo spirito porta la luce eterna, questa fiamma onnipotente. Io sono l’essere invisibile chinato sull’abisso, che spia l’ora della rivelazione e cerca le orecchie attente alla voce dell’ignoto. Io sono l’ispiratore dei poeti e dei cercatori e la mia ala diventa iridescente negli azzurri spazi eterni…» (6).

(6) JEAN LOUIS VICTOR, •Medianità Esoterica•. L’altra scienza, Trento Procaccianti Editore, Milano, 1982, vol, IV.

     Queste parole, indubbiamente poetiche, oltre a travalicare il modesto sapere della medium che le riceveva — posseggono un profondo significato e ci fanno ipotizzare, appunto, uno «psichismo», un «campo di forze e di pensiero», una «interiorità» che palpiti e viva al di fuori del tempo e dello spazio, in piani di esistenza solo in parte intuibili alle limitate capacità di comprensione della nostra mente.

     Ma, ci si potrà giustamente chiedere, che cos’è la medianità?

    Ripetere che è solo uno stato alterato di coscienza mi sembra non solo molto riduttivo, ma anche insufficiente per spiegare l’imponente mole di fenomeni fisici e intellettivi che essa produce.

     Almeno come ipotesi di lavoro ritengo doveroso prendere in considerazione anche quanto hanno detto le «entità-guida» che compaiono durante le trance di soggetti particolarmente dotati, specialmente per quanto concerne alcune particolarità con cui esse prendono contatto col medium per potersi manifestare.

     Nel lungo ciclo di sedute medianiche avvenute in casa mia (il periodo parte dagli anni 1925-30. Nota del curatore), la «guida» accennò in maniera semplice, nel tentativo di farci capire, anche se aggiunse che si trattava di un argomento troppo al di fuori della nostra capacità di comprensione, che i grandi medium posseggono due «canali energetici ricettivi», a differenza dell’uomo comune, che ne possiede uno soltanto. Ed è attraverso uno di essi che le «entità» si possono manifestare. Ciò non era per niente chiaro, naturalmente, e tutto rimase sospeso come un’affermazione pronunciata senza il supporto della relativa spiegazione.

     Poi, dopo circa quarant’anni, ecco che nelle comunicazioni dell’«Entità Andrea» – (che non era ancora apparsa all’epoca di quelle lontane sedute [in effetti le sedute iniziarono nel 1946 – Nota del curatore]) questo argomento viene ripreso e trattato in maniera più ampia. E poiché qualsiasi spiegazione teorica sulla medianità può essere utile per tentare di risolvere alcuni dei tanti misteri che ancora avvolgono tutta la fenomenologia para-normale, mi è sembrato doveroso, utile, stralciare il brano che lo riguarda:

     «Il medium viene percepito dall’entità come una luce e, si capisce, la luce è una figurazione, che tuttavia può essere captata nei termini di un certo tipo di energia che attira particolarmente le entità, e poi costituisce in realtà, i substrati fondamentali dell’anima stessa. Cioè, vi è un enorme somiglianza del meccanismo dell’energia medianica e l’anima: tutte e due sono mediatrici, sono come dei corridoi che consentono allo spirito di avvicinarsi, quindi vi sono delle somiglianze nelle loro strutture energetiche.

    «In fondo un uomo, avendo un’anima, già attira, è un elemento di conduzione, di avvicinamento; però ci vuole molto di più per creare l’individuazione, per creare un vero e proprio canale di trasmissione esente da «impurità», manovrabile, adattabile…

    «Vi è somiglianza tra queste «due anime» dal punto di vista qualitativo, spirituale, evolutivo. Ogni anima è strutturata anche in base all’evoluzione dello spirito, e certi processi evolutivi del soggetto medianico hanno la loro importanza come sollecitazione, possibilità.

     «In teoria la qualità dell’entità che si manifesta potrebbe anche essere completamente diversa da quella del soggetto medianico tramite il quale essa si manifesta. Ciò a volte si è verificato, ma in genere la gamma (delle entità che si manifestano) riproduce l’evoluzione del soggetto.

    «In un certo senso potremmo dire (forse abbondando col linguaggio convenzionale) che la medianità è una «malattia» dell’anima, un «tumore» dell’anima. Infatti la sua rarità sta proprio nel fatto che deve verificarsi un fenomeno di scissione, di duplicazione; fenomeno che poi sostiene con un’altra serie di forze che si mettono in moto e che danno a questa «seconda anima» dei particolari caratteri di utilizzazione. La medianità, naturalmente è una «malattia» dell’anima in senso strutturale, non in senso filosofico.

     «Una delle cause più comuni di questo fenomeno è la seguente: nel momento in cui c’è una rigenerazione (perché ogni energia è soggetta alle leggi del ricambio e non ha una conservazione indefinita), può aversi un rallentamento del ricambio stesso che non consente la conservazione, quindi la stratificazione di campi che slittano l’uno sull’altro e che continuano a conservarsi innescando un successivo meccanismo di ricambio. È un po’ quello che avviene in campo fisiologico nelle malattie del cancro, per cui si ha la formazione contemporanea di comparti energetici che, l’uno sull’altro, coesistono sino a sganciarsi e rendersi autonomi. Si tratta sempre di un’auto-conservazione che, nel caso della struttura principale, essendo essa legata allo spirito, segue il suo corso, mentre la secondaria è costretta a cadere. Infatti, al massimo si conserva per la durata della vita del medium, poi viene respinta dall’anima primaria (che continua il suo percorso con lo spirito) e risucchiata dalla materia. «In realtà si tratta della perturbazione di questi campi, quindi di un loro rallentamento, dovuto alla fluttuazione del principio del ricambio stesso, che non ha la costanza cui si crede in fisica o nella biologia umana».

     La medianità pone in primo piano il fatto che la morte, in definitiva, è un processo trasformativo che muta essenzialmente il nostro stato di coscienza — al di sopra e al di là di qualsiasi concetto antropomorfo — per cui la vera intenzione, il fine ultimo di tale fenomenologia, è quello di privilegiare in maniera sempre più pregnante la vera natura dell’uomo: la sua «interiorità», appunto, unica base di partenza per la risoluzione di tanti problemi.

     Da un punto di vista strettamente biologico si potrà anche pensare che questa «interiorità», questo «spirito» sia qualcosa di illusorio o addirittura, come si è espressa qualche filosofia materialista, di «pernicioso», ma occorre prendere atto che si tratta di «illusioni» che muovono uomini e masse e quindi di autentiche «forze» con cui bisogna pur fare i conti. Perché, altrimenti, come si spiegherebbe che l’uomo è disposto a pagare qualsiasi prezzo per amore di un ideale di libertà e di giustizia?

     Ma non sono solo queste le motivazioni che fanno optare per la presenza dello spirito. Ecco un’altro breve stralcio tolto ancora dalle comunicazioni dell’«Entità Andrea»:

     «…L’uomo diventa autosufficiente, la sua personalità diventa una personalità di tipo spirituale e già vi sono segni nelle nuove generazioni di queste problematiche, perché anche se affrontate negativamente vanno al cuore delle cose. Questo è un segno positivo che bisogna guardare con grande attenzione, perché è proprio qui la svolta della civiltà. La svolta della civiltà sta in questo: è nelle idee, non è nelle apparenze delle macchine; la svolta sta nel cambiamento che ha l’uomo al livello della sua personalità, e scorgendo queste mutazioni si dà ragione allo spirito e alla teoria dello spirito. Perché, vedete, quando l’umanità cambia c’è una sola spiegazione da dare: vi è un elemento esterno che si aggiunge alla costituzione dell’uomo, visto e considerato che dal punto di vista genetico voi non potreste portare alcuna novità, perché nel vostro passato ciò che voi fate ora e farete domani non c’è. E se geneticamente voi vi evolvete e improvvisamente si aggiunge una maggiore ampiezza di prospettiva, vuol dire che essa è venuta dall’esterno.

     Questa è una constatazione proprio di ordine scientifico, direi, che conferma l’esistenza di una forza spirituale che è oltre l’uomo, o almeno di una forza, di un «quid», diciamo, che potrebbe essere spirituale, a voler restare nel vostro punto di vista estremamente prudente».

     Per quanto riguarda i fenomeni fisici della medianità, questi possono essere indubbiamente interessanti, talvolta stupefacenti, ma non potranno mai tenderci veramente «una mano» per poter proseguire con più consapevolezza nel cammino della vita come invece possono fare quelli intellettivi di alto livello. Perché essi richiamano sempre la nostra attenzione sul fatto che in linea di massima, cioè nella stragrande maggioranza dei casi, l’uomo vive senza una funzione che vada al di là del biologico. Fanno rimarcare che gli manca, purtroppo, quella connotazione dell’interiorità, dello spirito in definitiva, che si manifesta nel riconoscere la propria volontà, il proprio essere, il momento in cui una persona dice a se stessa: «io mi sento, io sono io!».

     Ma, intendiamoci, ci viene ripetuto, non l’io con nome e cognome, paternità e maternità; non l’io italiano, francese o inglese; non l’io con il colore degli occhi, dei capelli e della pelle; non l’io maschio o femmina che si guarda nello specchio e riconosce le proprie spalle, le proprie braccia, le proprie gambe. È invece un continuo spronarci a riconoscerci in un modo diverso, prendendo appunto coscienza che non il nostro riconoscimento culturale, non il nostro riconoscimento fisico dobbiamo perseguire, ma il nostro io veramente interiore, quello che dentro di noi pulsa e vibra, quello che ci pone gli interrogativi più pregnanti su questa avventura umana che stiamo vivendo e assaporando nei suoi molteplici aspetti, quello che ci fa veramente sentire esseri autonomi al di là dell’ambiente e della realtà che ci circonda. D’altra parte è anche tutto il comportamento dell’uomo, se bene analizzato e valutato, che ce ne fornisce conferma.

    Perché se è vero che tutte le nostre strumentazioni, i nostri studi sono eminentemente rivolti all’uomo considerato come un complesso di organi, molecole e atomi, visto come un soggetto che ricade sotto gli accertamenti della fisica e della chimica, è altrettanto vero che oltre a questo uomo «esteriore» ne esiste un altro che non può ricadere sotto l’indagine scientifica. È l’uomo «interiorità», quello che produce i fenomeni paranormali, quello che ogni tanto riesce a porsi il grande interrogativo •chi sono?», quello che raggiunge le alte vette del pensiero con la produzione letteraria e con la propria creatività; l’uomo che è più vicino allo spirito di quanto si possa immaginare.

     Questo concetto viene meglio messo a fuoco dall’•Entità Andrea» quando dice:

    «… Che i fenomeni extrasensoriali possano ricadere nell’ambito della relatività, ciò dipende anche dal riconoscimento della struttura interiore dell’uomo, ripassando dall’uomo-macchina all’uomo-interiore, dall’uomo-funzionale (dal punto di vista biologico) all’uomo necessitante dell’interiorità, della coscienza. Ancora una volta il discorso che era stato sottratto alle filosofie (dalla coscienza all’uomo psicologico), cioè all’uomo strutturato secondo leggi fisiche, deve fare marcia indietro. In realtà esiste l’uomo cosciente, ma diverso dall’uomo cosciente come razionalità.

     Questa è una necessità, perché soltanto in tal modo è possibile associare la coscienza in tutti i suoi livelli alla gamma delle extra-sensorialità, altrimenti, finché sarete nell’uomo-cerebrale, per così dire, l’uomo-coscienza, l’uomo extrasensoriale, l’uomo-appercettivo o l’uomo-intuitivo, finiranno col non apparire mai, perché tutta la vostra strumentazione, le vostre leggi, i vostri studi sono rivolti all’uomo-cerebrale, cioè a quello effettivamente pesabile, misurabile, controllabile.

     L’uomo dai circuiti bioelettrici (l’uomo cerebrale) non è quello reale, ma è l’uomo-macchina. L’uomo-coscienza non ricade sotto queste apparecchiature, e ciò basterebbe a respingerlo, anche se colui che esamina questa macchina-cervello chiamato uomo, è poi quello stesso uomo-coscienza che si vorrebbe invece eliminare, o almeno fingere che non esista. «Allora in quest’uomo-coscienza non rientrano solo i fenomeni extrasensoriali, ma tutto: l’intuizione e la problematizzazione, l’universalità, la tensione cosmica, l’appercezione, la filosofia, la poesia, l’arte e tutto ciò che è immaginativo, creativo, produttivo, in senso qualitativo più che quantitativo».

     E in altra occasione, parlando del tema specifico della medianità aggiunge:

    «La medianità (che io preferirei chiamare «energia di collegamento») è l’estrinsecazione di una forza atipica, la quale trova il suo centro di partenza in quella energia che lega la struttura dell’anima al corpo stesso. Ecco perché tutte le persone viventi posseggono questa energia. Quando in essa si verifica un’anomalia, come un maggiore potenziale o una cattiva distribuzione, è possibile da parte del soggetto vivente produrre una fenomenologia atipica; oppure, quando ciò non è possibile, porre in atto una situazione mentale, anch’essa atipica, come l’intuitività, la creatività, o comunque quelle manifestazioni psichiche che comprendono la percezione di una visione che normalmente non è leggibile nella realtà esterna.

     La medianità, cioè, in una persona normale, consente l’introspezione, consente, attraverso la coscienza, di penetrare nel concetto o nella visione dell’interiorità.

     Una persona la quale sviluppi un’alta intuitività, o un’ampia ricerca dell’interiorità (a livelli quindi che superano quello meramente psicologico) finisce col plasmare nel tempo anche questo tipo di energia, nel senso che acquista una sensibilità alla percezione cosiddetta paranormale che, dal nostro punto di vista, è normale.

    Erano medium, in quest’ottica, Leonardo, l’Alighieri, persone capaci di usare un’interiorità molto profonda, sotto forma di arte, di filosofia, di matematica, di scienze; o, come nel caso del Cristo, conoscenze, contributi, segni entro cui si ritrovano poi masse considerevoli di uomini.

     Allora è chiaro che la medianità come messaggio, l’arte, la scoperta, la cultura o l’invenzione come messaggi, concorrono a costituire una delle facce di questa enorme pietra sfaccettata che trascina con sé la media dell’umanità come lavoro spirituale…».

     Questi, in definitiva, sono alcuni concetti della «nuova» medianità — se così si può definire — che si ripresentano sempre, ora più blandi, ora più incisivi, per farci capire che lo spirito della materia può, deve avere questo riconoscimento, perché solo così potremo comprendere la doppia faccia della vita umana: la materialità di un’esperienza e il rinnovamento della propria matrice, della propria origine. Perché la scoperta, o meglio la riscoperta, della nostra «interiorità» può farci accedere a nuovi stati di coscienza posti su altri piani, può procurarci nuovi tipi di conoscenza con una loro innegabile validità, altrimenti non acquisibili.

     Siamo ormai alle soglie dell’anno duemila e intorno a ciò che definiamo «anima» non sappiamo ancora niente, assolutamente niente. Questa è la verità. Possiamo solo dire che alla luce di tanti fenomeni dell’uomo, paranormali e non, l’unica via che può condurre verso la liberazione dalla catene che ci tengono ancora schiavi, e quindi farci avvicinare allo spirito, è quella dell’interiorità». Ed è proprio in base a questo principio (sempre intuito dai grandi maestri dell’umanità) che Cristo poteva dire: “la tua fede ti ha salvato”, cioè «sei tu stesso che ti salvi»; oppure l’oracolo di Delfi poteva affermare: “Conosci te stesso e conoscerai Dio e l’Universo”.

     E ritengo che non abbia alcuna importanza che la via dell’interiorità manchi dei crismi dell’ufficialità, della scientificità, perché contano solo ed esclusivamente le certezze che ognuno di noi riesce a raggiungere: personalmente, segretamente.

     Si potrà obiettare che nel contesto di una società eminentemente positivista, materialista come quella attuale, che in linea di principio respinge certe tesi, la medianità non è determinante, non ha alcun peso, perché si tratta di un argomento del quale si occupa un’esigua minoranza che nulla può far mutare. Però non dobbiamo mai dimenticare che ha importanza la qualità, non la quantità.

     E se analizziamo a fondo tutta la vasta gamma della medianità intellettiva di alto livello, ed in particolare quella trasmessa dall’»Entità Andrea», possiamo giungere ad una concezione di questo fenomeno in maniera più obiettiva e coerente — direi proprio in maniera «nuova» —, di ciò che la medianità veramente è di ciò che ha rappresentato e può rappresentare per l’uomo: una via sicura per avvicinarsi alla propria interiorità.

                                                                                     SILVIO RAVALDINI

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *