PRESENTAZIONE. GLI ASSOLUTI.

PRESENTAZIONE.

La conversazione concernente “Gli Assoluti”, pur essendo di vecchia data, è stata scelta e inserita in questo fascicolo a causa della sua grande importanza concettuale che allarga fino ai confini dell’intuibile un certo tipo di conoscenza. Direi che un argomento del genere è senza tempo.

A chi potrebbe trovare qualche difficoltà di assimilazione, suggerirei di rileggere con calma il tutto, ponendosi mentalmente al di fuori degli usuali schemi umani di valutazione (è una tecnica sempre valida per andare oltre certi nostri inveterati condizionamenti, e l’ho spesso consigliata anche per la lettura e rilettura del “Rapporto dalla Dimensione X”: é soprattutto importante tentare di fare piazza pulita dei nostri condizionamenti “culturali”, una cosa certamente difficile, ma non impossibile. Fare a meno della cultura attuale, storica, non significa ovviamente rinunciare al nostro rapporto critico con la realtà, il che è tutt’altra cosa!

Così, tutto, lentamente, apparirà chiaro e logico. D’altra parte qui siamo in piena metafisica (non “accademica”!), e in questo ambito più astratto, più lontano e apparentemente irreale per i nostri moduli di comprensione mentale – queste considerazioni appaiono ancora piuttosto “semplici”…

Col secondo argomento trattato si passa dalla metafisica pura, alla psicologia umana e alle tappe del progresso della civiltà.

Chiude il fascicolo un “avvertimento” che tocca l’aspetto “morale” di tutta la conoscenza spirituale, quando essa viene trasmessa, e il relativo comportamento umano.

GdS

(In effetti il tema – pur accettando tutti i suggerimenti del prof. Giorgio di Simone – resta di enorme complessità concettuale, leggendolo il lettore se ne renderà direttamente conto. In particolare vi sono punti che obiettivamente avrebbero richiesto un allargamento e un maggiore approfondimento, possibilmente nel corso della stessa seduta, in modo da rendere omogenea la comprensione. In realtà – nelle sedute – questo si rende estremamente difficoltoso per molteplici ragioni, e i necessari approfondimenti e allargamenti concettuali avrebbero dovuto essere posti in essere nella successiva seduta, ma questi – seppur vi sono stati – non appaiono nel testo. Allo stato delle cose non è nemmeno possibile porre delle note, perché né la conoscenza complessiva della dottrina né il livello cognitivo umano lo consentono in maniera chiara e univoca, solo il Maestro Andrea avrebbe potuto chiarire e rispondere. – Nota del curatore.).

GLI ASSOLUTI.

D. – La fratellanza tra gli esseri è un punto d’arrivo assoluto?

A. – … Naturalmente la fratellanza non rappresenta un punto d’arrivo; ma, pur essendo un punto relativo, da esso si riparte per raggiungere altre condizioni spirituali.

È anche vero che giunti a una certa altezza la fratellanza non viene più intesa come un sentimento che avvince uno Spirito all’altro, come avviene sulla Terra; ma essa diventa armonia, ovviamente. Comunque resta in piedi, per così dire, questo concetto di fratellanza, ma questo è possibile solo e sempre nelle condizioni spirituali di particolari spiriti.

Voglio dire che, pur raggiungendo una certa altezza, la fratellanza si esplicherà per quegli spiriti che si trovano in quella condizione e non per quelli che si troveranno oltre, ossia che saranno più evoluti. Questo però si giustifica, non per il fatto che la fratellanza raggiunta da alcuni spiriti sia da considerarsi insufficiente, ma semplicemente, come voi sapete, perché ogni Spirito non può spingere il suo sguardo oltre i limiti della sua stessa libertà e delle sue stesse possibilità.

Lo Spirito, pur raggiungendo una grandissima evoluzione, non è libero in assoluto, ma si muove entro dei limiti grandi e variabili, comunque proporzionati alla sua stessa evoluzione. Ed essendo le sue possibilità, implicitamente limitate senza che la limitazione costituisca per lui un incantamento, un imprigionamento della libertà, essendo così limitate, tutte le sue facoltà non risulteranno mai assolute e infinite, ma relative.

Quindi la fratellanza egli la manifesterà nel suo ambito spirituale e tutte le sue altre qualità non potrà che esercitarle entro quei limiti variabilissimi: non oltre.

È evidente che, allora, il passaggio tra condizione e condizione, quindi il superamento dei limiti porta una successiva modificazione di tutte le forze qualificate e attributive che possiederà quel determinato Spirito. E allora si passerà a un modo d’intendere la fratellanza sempre più vasto, ecco perché essa non costituisce solo un punto d’arrivo, ma anche un punto di partenza: appunto perché tutti gli attributi che lo Spirito avrà acquisiti lungo l’arco dell’evoluzione si modificheranno via via che i passaggi tra zona e zona e tra condizioni e condizioni richiederanno la modifica stessa. Anzi si può dire che il superamento delle possibilità interiori di ciascun Spirito porta implicitamente a un balzo in avanti, per così dire, oltre il quale lo Spirito si troverà in un condizione diversa, superiore alla precedente.

Ora qui bisogna togliere tutti quegli attributi che più o meno in Terra assumono grande importanza, ma che in una condizione superiore d’importanza non ne hanno più. Naturalmente, anche il modo d’intendere queste condizioni, per esempio la stessa fratellanza, non avverrà secondo una modulazione materiale dell’armonia. È evidente che qui non subentrerà più un particolare ragionamento di tipo umano.

Naturalmente le qualità spirituali non avranno più la possibilità di essere estrinsecate come sulla Terra: il bene, la carità, il perdono, la pietà, tutte queste belle cose della Terra, nel nostro mondo decadono, semplicemente perché mancano, in effetti, gli oggetti rappresentativi sui quali esercitare queste determinate doti. Ma la qualità, così intesa, diventa semplicemente forza, diventa semplicemente esperienza: esperienza indistinta nella quale non troveremo più gli elementi costituenti l’esperienza stessa, ma troveremo la stessa, globale per sintesi, che dà una manifestazione complessiva.

Quindi, lo Spirito, allorquando raggiunge via via certe condizioni spirituali, modifica la sua manifestazione, la rende via via sempre più discosta dalla precedente e, in un certo qual modo, giunge via via a uniformarsi, anche nel modo di manifestarsi, non più alla forma delle cose, ma alla loro sostanza.

Direi che lo Spirito, raggiungendo una certa evoluzione, non vive più nel mondo della forma, né ha più riferimento con questo mondo, ma comincia appunto ad accostarsi al mondo della sostanza. Comincia così ad acquisire alcuni elementi assoluti, relativamente assoluti – e questo si riallaccia anche alla domanda precedente. Ossia, eliminando dall’Universo il mondo della forma, resta quello della sostanza che è contemporaneamente un mondo astratto e concreto. È concreto perché, eliminando la forma – e non mi riferisco a quella della materia propriamente detta – resta evidentemente uno stato profondo che è la sostanza. E se la forma è una realtà, bisogna che altrettanto lo sia la sostanza che l’ha generata.

La sostanza richiama indubbiamente l’idea della realtà perché si riallaccia alle cause e ai principi: lo Spirito si muove appunto in questo mondo, in un mondo che non è un’astrazione, ma una realtà, perché la realtà autentica, vera, è data proprio da questo mondo. Non è qui il caso di fare dei raffronti, perché è evidente che qui si tratta di una condizione dell’essere specialissima e in nulla simile al mondo visibile vostro; ma si tratta d’una realtà nella quale si rintracciano dei “punti fermi”, per così dire, ossia assoluti.

L’Universo appare allora come un grande scheletro intorno al quale il tessuto ha tracciato il suo aspetto somatico; ossia ha dato forma: lo Spirito è l’assoluto, la forza che anima; lo scheletro è un assoluto relativo. È un assoluto relativo perché in espansione; eterno, e contemporaneamente infinito, ma intanto non individuabile, non caratterizzabile.

Naturalmente quello che io ho definito lo scheletro è assoluto: è assoluto in termini precisi.

Perché?

Lo scheletro dell’Universo è l’elemento comune che ritroviamo in tutto l’Infinito; è l’elemento fisso, è l’elemento stabile dell’Universo.

Per esempio, è una cosa certa che il principio dell’equilibrio sia un principio assoluto perché lo troveremo sempre. Dovunque vi sia l’esistenza, dovunque vi sia nuova esistenza, noi troveremo sempre che le varie forme acquisteranno aspetti diversi, quindi relativamente assoluti e infiniti. Ma il principio essenziale rimarrà fermo: l’equilibrio, intorno al quale apparirà una certa forma variabilissima, momentanea, transitoria, soggetta a trasformarsi, a morire; soggetta a modificarsi, mentre l’essenza fondamentale, quella che caratterizzerà il fenomeno, risponderà a un segno assoluto, a un canone assoluto. E questo è un elemento dello scheletro universale.

Vi sono insomma due aspetti, per così dire: invariabile l’uno, variabile l’altro. L’aspetto variabile è dato sì dalla forma ma non solo da essa; anche da varie concause, da vari effetti, da vari principi che risponderanno via via a esigenze provvisorie e momentanee. Questo è già un mondo di sostanza, il cui punto estremo sarà l’aspetto della forma.

Ma questo mondo di sostanza ruoterà ancora intorno all’ossatura fondamentale, perché anche il mondo delle sostanze o della sostanza è variabile in un certo qual modo. Però, anche modificato, anche sotto diversi aspetti, lo ritroviamo sempre: quindi esso è eterno. Ma gli elementi-base che ispirano il ritmo e il movimento della sostanza stessa, sono l’ossatura fondamentale dell’Universo; e questa ossatura è invariabile, essa resterà sempre, in eterno, quale forma, quale calco, quale manifestazione effettiva di una volontà – divina ovviamente – che assicura attraverso questa linea assoluta e invariabile la perfezione della base, ossia la perfezione della linea dello scheletro, dell’unità essenziale.

Ecco perché vedremo, come abbiamo già visto diverse volte, che tutte le varie conoscenze e qualsiasi possibilità spirituale, confluiscono sempre verso un unico moto iniziale, verso un’unica base comune, perché l’elemento che caratterizza qualsivoglia attività è assoluto.

Naturalmente questo scheletro è fatto di tanti aspetti assoluti che si riassumono nell’unità cosmica del principio che fa capo a Dio. Gli elementi sono tanti, sono infiniti; indubbiamente l’Assoluto è l’ordine, è l’equilibrio, quindi ne scaturisce la giustizia, ne scaturisce l’intelligenza, quindi l’elemento di forza, l’elemento vitale ecc.

Vi sono alcuni punti cardine determinabili che effettivamente sono assoluti e non relativamente assoluti; ma tale forza, tale essenza, tale scheletro ha intorno a sé una sostanza: l’anima, assoluta nel suo genere, variabile nella sua manifestazione, ma in ogni caso rispondente sempre a leggi fisse.

Il punto terminale, estremo di questa sostanza è la forma propriamente detta. Forma che è già energia e non già materia, che semmai è una “sottospecie” della forma.

L’autentica forma è per così dire, un aspetto, definibile dell’Universo; poiché la parte materiale nel suo aspetto visibile, quello che deriva dall’autentica forma, ma che non è pura forma. La vera, autentica forma è anch’essa eterna. Eterna nella sua unità totale, perché si rinnovella, perché continua; perché, anche trasformandosi, essa si ritrova via via lungo lo sviluppo, sempre da capo.

Lo Spirito, dunque, quando viene a contatto con questo apparato scheletrico, con questo complesso effettivamente autentico dell’Universo, è già a una grande, enorme evoluzione.

Le sue attività non sono più esprimibili: la manifestazione di fraternità esiste ancora, indubbiamente, ma essa non è più una forza, una facoltà essenziale dello Spirito. È entrata a far parte dello Spirito come elemento ormai acquisito e naturale; ciò vuol dire che lo Spirito non ha più alcuna possibilità di esercitare la sua attenzione sul concetto di fraternità, perciò questa tendenza fraterna sarà diventata essenza stessa della sua struttura.

Quindi il suo orizzonte sarà di natura totalmente diverso, e tutto ciò che è stato via via acquisito lungo l’arco di un cammino enorme, diventerà parte effettiva dello stesso Spirito: non sarà più distinguibile. E allora non sarà più il caso di parlare di questi attributi dello Spirito.

Ma, ovviamente, lo Spirito continua il suo cammino, e continua il suo cammino perché anche lì, percorrendo questo scheletro universale, direi, passo passo percorre quasi elementi infiniti, mentre infinito è il numero di queste forze essenziali.

Naturalmente non sembri a prima vista che un elemento assoluto, quale l’equilibrio, possa essere un elemento percepibile: lo è per definizione, non per reale acquisizione.

Voi siete convinti che esiste un equilibrio, ma non avete alcuna idea del come si possa vivere in una condizione di assoluto equilibrio, fuori da qualsiasi rapporto a voi più o meno noto come esperimento umano.

Naturalmente, non si vivrà semplicemente in quella condizione. Voglio dire che, giungendo al fondo del concetto di equilibrio, vi si rintraccia tutto un mondo d’infinite possibilità in base alle quali si potrà dire che un equilibrio sembra un elemento semplice, che però contiene tutto un vasto aspetto del “possibile” e tutto un vasto mondo entro di sé: un mondo che non può essere concepibile, nello stesso modo in cui voi non potreste concepire agevolmente tutta una possibilità d’esistenza in un semplice atomo, supponiamo.

O forse sì, voi l’immaginate, ma non riuscite a immaginare che uno Spirito possa vivere in una condizione simile a quella che esiste in un atomo; perché voi, l’atomo, pur essendo ricchissimo di tanti elementi, lo considerate “disabitato”, per così dire, da un punto di vista intellettivo.

Ebbene, riuscendo a spingere questo pensiero fino all’idea che anche nell’atomo possa esserci un’esistenza, formata, supponiamo, di un miliardo di esseri pensanti, ne scaturisce di conseguenza l’immagine di quale potrebbe essere la posizione di uno Spirito in quel mondo apparentemente astratto che è dato dalla semplice definizione di concetto di equilibrio.

Ma anche lì si sviluppa tutta un’esistenza con tutta una vasta gamma di sfumature evolutive, chiamandole così secondo i vostri termini, ma che non appaiono più tali. Per voi appare l’elemento in definizione, punto e basta. Così come a un abitatore lontano, la Terra apparirà come un punto e basta, e sarà lungi dall’immaginare che su di essa vivono centinaia di milioni di esseri umani: nessuno lo immaginerà.

Un abitatore lontano, lontanissimo, che attraverso un telescopio enorme riuscisse a vedere la Terra come un punto, un punticino – come una punta di spillo – dirà: ma non è possibile che ci vivano degli esseri pensanti; eppure voi ci vivete. La stessa cosa dovete immaginare per questo mondo, tutto quello che vi sembra essere assurdo perché oggi dell’equilibrio voi vedete un punto, una definizione e basta. Ma è quello che vedete voi, è quello che appare a voi, mentre c’è tutta una possibilità in questo mondo: voi non lo sapete né potrete immaginarlo mai.

Non lo potrete sapere mai per il semplice fatto che esso è soprattutto fuori dal mondo materiale: è tutta una condizione speciale d’esistenza.

Voi non immaginavate affatto tutto ciò che c’era nell’atomo e dicevate, fino a qualche secolo fa – che l’atomo era l’ultimo elemento, che esso non era più divisibile -. Poi, grande è stata la vostra sorpresa nel constatare quello che c’era nell’atomo e grande sarà la vostra sorpresa nello scoprire cos’altro ancora c’è nell’atomo, oltre quello che oggi, apparentemente già con una certa sufficienza, affermate non essere più visibile

Ora, naturalmente, questo ci dice anzitutto che non esiste una condizione di spazio, perché è evidente; non è il caso di parlare di spazio. Non è il caso di parlare di grandezza: in quanto uno Spirito non ha una grandezza sua propria.

Quanto è grande lo Spirito? Chi lo sa!

Non si può dire, io non potrei dire quanto sono grande: non esiste la mia grandezza. Io posso essere racchiuso in un atomo, in uno “spazio” più piccolo del frammento di un atomo, lì io posso starci e ci sto comodamente – per dirla con le vostre stesse parole -.

Nello stesso modo io ho una possibilità elastica che mi permette di poter essere grande come il Sole. Ossia, lo Spirito non ha una sua grandezza, non ha dei limiti suoi, non vive in uno spazio propriamente detto: la condizione nella quale vive lo Spirito, ossia fuori della condizione materiale, è senza tempo e senza spazio.

In questo modo, in un atomo, per dirla ancora così, potrebbe esserci un milione di spiriti e ci starebbero benissimo e potrebbero organizzare là la loro esistenza, i loro rapporti, le loro esperienze, in che modo?

Questo è fuori della vostra ragione. Ma la possibilità esiste, teoricamente e praticamente.

Uno Spirito non ha una grandezza sua propria ed è per questa ragione che noi non parliamo di “luogo” dove siamo, se non per riferirci, così, a cose umane. E allora ecco che lo Spirito via via sale – ma non è neanche esatto usare la parola “salire” – via via si affina, si perfeziona; via via penetra in questa parte sempre più sottile, e oserei dire anche più perfetta, in un certo qual modo (è un po’ “più perfetta” relativamente perché tutto è perfetto, s’intende), direi più misteriosamente semplice, un ingranaggio direi quasi più oliato, sempre più liscio: è qualcosa che si avvicina a una maggiore perfezione perché si avvicina a una maggiore semplicità. E a questo collabora naturalmente anche la maggiore capacità dello Spirito.

Tutto questo vi dice che lo Spirito non pone, con un semplice raggiungimento di attributo, un punto limite, un punto fisso.

La fratellanza, l’amore, la carità sono cose che si raggiungono via via, certo, ma poi si superano, si lasciano…

L’esperienza di queste cose resta nello Spirito, ma lo Spirito va oltre, sempre più profondamente nell’essenza dell’Universo, e, lì, coglie l’alta significazione della Divinità, e lì si accorge sempre più di una potenza la quale trascendente e immanente, ogni cosa ha sotto il suo controllo.

Non lo vedrà mai, Iddio. Come voi sapete nessuno di noi lo vedrà mai, ma chi di noi pretende di vedere Dio? Nessuno. Io, non mi sognerò mai di chiedere a Dio: Dio mostrati, perché Dio si è già mostrato, Dio è questa grande perfezione: questa grande perfezione è il respiro di Dio.

Che cosa dunque posso io pretendere da Dio che di se stesso mi mostri? Dio non ha niente da mostrare di diverso da ciò che mostra continuamente.

È questo grande ingranaggio che presuppone Colui che lo ha fatto; ma, soprattutto, è la Legge automatica che permette d’intravedere una seconda Legge, per così dire, ritmica, e che noi chiamiamo anche “morale” e che esisterà sempre: e questo è un altro principio assoluto.

La Legge “morale” esisterà in qualsiasi condizione e noi vi vediamo lo Spirito, in questo infinitamente piccolo o grande. Questo Principio noi lo scorgeremo: esso è diverso da quello automatico, ritmico della nostra vita e della vita universale. È un principio che ci darà sempre la possibilità di esercitarci liberamente. Sarà illusoria questa nostra libertà? Può darsi. Entro una condizione assoluta essa è illusoria, ma questa illusorietà in realtà non ci porta nessun peso, non ci dà alcun fastidio.

In effetti la libertà che noi godiamo, che godremo sempre, sarà sempre condizionata a quel che potremo fare: una libertà maggiore non ci occorre, non sapremmo come poterla utilizzare. Nello stesso modo, se a un certo momento Iddio dicesse a uno di noi: bene, Io ti do la libertà di correre con le tue gambe alla velocità di duecento chilometri all’ora. Tu diresti: mio Dio, io Ti ringrazio di questa libertà, ma non potrò mai correre a tale velocità perché le mie gambe, i miei muscoli sono quelli che sono. Non potrò mai raggiungere una velocità di duecento chilometri all’ora, quindi questa concessione non mi servirà a nulla.

E così sarà per tutte le altre cose.

Iddio vi dà la libertà massima di fare tutto il bene che volete, ma voi non utilizzate questa libertà, perché non avete la capacità di utilizzarla; vi dà anche la capacità di fare tutto il male che potete, ma voi non lo utilizzate perché quello che fate è entro i limiti della vostra coscienza.

Quindi voi, in un certo qual modo, siete liberi, ma utilizzate una piccolissima parte di questa libertà, l’altra non la utilizzate, quindi in un certo qual modo siete schiavi del vostro limite, per così dire. Ma chi avverte questa schiavitù?

In effetti, obiettivamente esso non esiste, perché c’è la possibilità, e se voi non la utilizzate è perché l’impedimento viene dalla vostra stessa coscienza; semmai è la vostra coscienza, è la vostra consapevolezza che pone il limite delle vostre possibilità, ma Dio la libertà ve la dà tutta. Questo avverrà sempre. Voglio dire che questa specie di compenso ci sarà sempre, naturalmente si modificherà, gli elementi di pensiero saranno diversi, ma quello che è la vita – modificando, le idee – il modo come questa vita sarà, pressoché resta identico a se stesso.

D. – Come si potrebbe ancora definire un assoluto?

A. – È assoluto ciò che comunque sopravvive a ogni evoluzione e riesce a contenere sempre in sé l’idea originaria.

D. – E l’amore di Dio?

A. – È un’altra cosa che ha un sapore un po’ più poetico. Direi che nella vita degli spiriti, nella vita nostra scorgiamo questo avvicendarsi continuo di anime, queste acquisizioni di elementi di Dio, e vi scorgiamo anche un atto di profondissima bontà.

È Dio che rende gli spiriti partecipi della Sua potenza.

È Dio Padre che dona ai suoi figli se stesso, che dona tutto ciò che possiede; però siccome è un Dio giusto e saggio, vuole che ciascuno conquisti con le sue forze quello che egli è pronto a donare.

Direi che questo aspetto poetico dà un significato più ampio e buono di Dio; gli toglie un po’ quella maschera di eccessivo ritmo automatico, di materialismo, di staticità, d’immobilismo: lo rende forse un po’ più “umano”; direi che lo rende un po’ più simile all’aspetto spirituale delle Sue creature. Per questo possiamo dire che Dio ha fatto le creature a Sua immagine e somiglianza, per intendere lo Spirito. E lo Spirito è di natura divina, lo Spirito tende al divino, riacquista via via ciò che è del Padre. Non raggiungerà mai il Padre, ché altrimenti il Padre verrebbe distrutto, ma lo Spirito è però effettivamente partecipe della Sua potenza, e questo è un atto di bontà, di grandezza di Dio: rendere partecipe della Sua forza i suoi figli, far loro risalire la china, fargli percorrere l’evoluzione, dare a ciascuno secondo il merito, dare a ciascuno la sua responsabilità. Ciò, per dare a ogni Spirito la gioia della conquista ché se non esistesse l’evoluzione quale gioia avrebbe lo Spirito? Nessuna! Chi conquista è felice della cosa conquistata, ma chi invece già la possiede dentro di sé, o la riceve senza sforzo, non ha alcuna soddisfazione e anche quello che sembra un tormento è invece un atto di bontà: non il donare, ma lasciare che ciascuno conquisti, o perlomeno abbia la “sensazione” della conquista, anche se, in fondo, è sempre un dono, dal momento che Dio ha dato allo Spirito la possibilità di conquistarsi tale dono.

D. – Come può lo Spirito risolvere i problemi più ardui, verso l’Assoluto?

A. – Lo Spirito può risolvere questi problemi grazie a una grande evoluzione, e non lo fa più per cognizione della determinata cosa, ma per una sua manifestazione “naturale”. In pratica, è appunto quella saggezza, quella grande forza che gli permette di dominare le cose, anche senza conoscerle direttamente.

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