CIBARSI DEGLI ANIMALI.
D. – Potremmo riprendere il discorso dell’alimentazione riferito soprattutto alla vita degli animali o comunque al rispetto per la vita in genere?
A. – Lo riprenderò quando ci sarà più gente, perché sono domande che interessano tutti. Questa faccenda degli animali da carne è sempre stata un po’ ambigua, perché in realtà ci sono delle eccezioni, cioè io non mi sento di fare delle affermazioni categoriche su questo problema. Naturalmente la questione è un po’ ambigua per gli animali superiori, non certamente per gli inferiori, intendiamoci; e per animali superiori intendo il cane, il cavallo, l’orso, il delfino; la scimmia non tanto, perché è piuttosto stupida, in realtà, in confronto al cavallo o al cane.
D. – Escludendo quindi i microbi, i virus eccetera?
A. – Certamente, non ci penserei neppure a coinvolgere i microbi in un discorso del genere. Essi non hanno sensibilità, sono esseri che hanno soltanto una “labilità” nervosa e non un cervello. Il discorso potrebbe cominciare dai pesci che hanno un cervello, ma anch’essi li escluderei del tutto. Tra i mammiferi invece escluderei invece il delfino che è uno degli animali più intelligenti della Terra.
Dunque, per questo gruppo di animali superiori il discorso è un po’ complicato, perché noi abbiamo avuto indubbiamente alcune eccezioni alla regola generale che lo Spirito non s’incarna negli animali. Vi sono stati degli spiriti che hanno voluto fare l’esperimento, hanno voluto – non dico incarnarsi, perché non parlerei di vera e propria incarnazione – ma hanno voluto seguire un animale in maniera abbastanza pregnante per tutta la sua vita. Al limite, quindi, non mi sentirei di escludere la presenza dello Spirito in certi animali (non come guida, perché come Spirito di gruppo è un altro discorso), in alcuni casi specialissimi in cui sembra chiaramente riconoscersi l’impronta umanoide (È bene qui non fraintendere. Si tratta assolutamente di eccezioni, dovute alla necessità o al desiderio, da parte dello Spirito, di fare certe particolari esperienze, perché come principio generale gli animali non hanno uno Spirito, anche se posseggono uno psichismo e vivono entro un “campo psichico” di gruppo. – Nota GdS.).
Gli animali superiori possono venire usati per un primo contatto, come primo esperimento. Uno Spirito che non si è mai incarnato, prima di incarnarsi in un corpo umano, in genere segue dall’esterno per lungo tempo gli animali, per rendersi conto di tanti fenomeni del meccanismo della vita, dell’incarnazione (Qui il riferimento non è chiaro, non si comprende infatti a quale incarnazione ci si riferisca. – Nota del curatore), della nascita, del cervello, dei sistemi ridotti degli animali che vivono nelle comunità umane, e che per la presenza continua dell’uomo sono già condizionati in un certo modo. Quindi, pur essendo valido il principio generale che nell’animale non c’è Spirito, dovendo considerare queste eccezioni e dovendo soprattutto considerare che gli animali superiori possono rientrare in un’organizzazione spirituale, io farei senz’altro una distinzione tra animali superiori e animali inferiori. Certo non avrei alcun scrupoli a uccidere un pesce, ne avrei invece a uccidere un cane, proprio perché in esso esiste già una larvata “umanità”. L’animale superiore, intanto, ha già un cervello più sviluppato rispetto ad altri, ha un embrionale, rudimentale pensiero, tant’è vero che esiste in esso la memoria, un’intelligenza elementare che in certi casi scatta improvvisamente e può dar luogo a un’intelligenza razionale. Ci sono degli animali che presentano addirittura degli strani e lucidi fenomeni mentali, che hanno capacità di apprendimento non limitata soltanto all’ordine del padrone, ma anche all’esecuzione di fatti elementari, con un’obbedienza più complessa. In ogni caso, in questo gruppo di animali superiori (da non confondere con animali domestici) esistono certe capacità e una scala ereditaria, quindi un po’ questa impronta ci può essere. Nell’uomo questa impronta diventa più precisa, e naturalmente anche qui il discorso si complica. Noi diciamo che l’uomo è un essere spirituale perché ha uno Spirito, non perché abbia un comportamento proporzionato a tale Spirito, perché esistono animali che sono preferibili a tanti uomini.
D. – Un cane domestico non commetterebbe azioni che l’uomo commette.
A. – Però bisogna anche aggiungere che non le commette perché non può, in quanto esiste appunto una limitazione della sua libertà ideativa. Voglio dire che se avesse la libertà come ce l’ha l’uomo, forse le commetterebbe.
D. – La coscienza, a questo punto, si può attribuire esclusivamente all’uomo in quanto sede provvisoria di uno Spirito, oppure c’è un’ombra di coscienza addirittura a livello del minerale che si aggrega in cristalli secondo certe leggi?
A. – Perché? Non capisco come si possa…
D. – Questa larvata coscienza, questo senso soffuso, naturalmente, non una coscienza precisata come nell’individuo umano, ma come un riflesso della coscienza universale in forme elementari di vita.
A. – Io direi che in queste forme elementari, come in tutto l’Universo materiale, esiste in maniera meccanica ciò che spiritualmente si chiama “fratellanza”. Questa affinità, questo richiamarsi, questo attrarsi, per così dire, poi è il riflesso di una legge universale. Ovvero le due cose si somigliano, soltanto che nell’Universo materiale tutto avviene meccanicamente e freddamente, mentre nell’Universo spirituale tutto è qualificato dalla libertà, dalla scelta, dalla valutazione, dall’amore dello Spirito.