SILVIO RAVALDINI
Direttore della rivista “Luce ed Ombra” e dell’archivio
IN OCCASIONE DEL CINQUANTENARIO DELLA MEDIANITÀ DI CORRADO PIANCASTELLI.
SILVIO RAVALDINI
Direttore della rivista “Luce ed Ombra” e dell’archivio
IN OCCASIONE DEL CINQUANTENARIO DELLA MEDIANITÀ DI CORRADO PIANCASTELLI.
La medianità, come è noto, è contestata da sempre; ma oggi in particolare, e quasi con accanimento, si accusano indistintamente di frode tutti i medium, sia quelli del tempo passato che gli attuali. Però, per la verità, si deve prendere atto che la stragrande maggioranza dei negatori ad oltranza non conosce affatto la fenomenologia paranormale degli ultimi centocinquant’anni, e quindi le loro frecce non possono scalfire la realtà di un fenomeno che l’uomo produce fino dagli albori della civiltà. Qui naturalmente non parlerò della medianità in generale, ma accennerò brevemente a quella di Corrado Piancastelli che dura ininterrottamente da cinquant’anni: un caso più unico che raro.
Il tutto ebbe inizio nel 1945, quando ancora la gente aveva nelle orecchie il rombo degli aerei e le esplosioni delle bombe dell’ultimo conflitto bellico. Cominciò con fenomeni fisici, come è accaduto anche per qualche altra grande medianità, che ben presto divennero eclatanti come si verificò durante una seduta tenuta a Napoli, nel corso della quale, mentre il medium era in profonda trance, furono mosse e sbattute sul pavimento pesanti longarine di ferro, cosa che impressionò fortemente gli assistenti. Fra gli altri fenomeni fisici accaduti nei primi anni della mcdianità di Piancastelli si ebbero anche quelli di apporto.
Da quando ho letto e constatato personalmente, sembra proprio che nelle grandi mcdianità il fenomeno fisico sia necessario per trovare il capo di un bandolo da dipanare e che, raggiunto quello, tutto a poco a poco si trasformi, assuma altri aspetti, prenda una diversa direzione, per stabilizzarsi poi — proprio come è accaduto a Corrado Piancastelli — in un diverso aspetto del fenomeno: quello intellettivo. Tanto più che l’Entità A, un grande maestro che ha assunto il controllo preminente del medium, ha detto che non era interesse del gruppo spirituale di cui fa parte produrre fenomeni fisici, ma svolgere un certo discorso sull’uomo e per l’uomo, in maniera da evidenziare e far capire il vero ruolo dello spirito nella materia, poiché, a livello umano, regna una confusione spaventosa: cosa puntualmente verificatasi attraverso una lunghissima serie di comunicazioni che rispondono logicamente e razionalmente a molti interrogativi riguardanti la vita e le motivazioni per le quali ci troviamo attualmente su questo pianeta, la morte, l’aldilà, l’incarnazione e la reincamazione, l’evoluzione e tanti altri ancora.
Negli anni Cinquanta e Sessanta si manifestavano anche diverse Entità, oltre il Maestro A (Andrea), ciascuna sempre con una propria personalità e con un caratteristico modo di esprimersi. A mio avviso sono anche queste diverse entità che dovremmo esaminare per una valutazione complessiva ed obbiettiva di tutta la medianità di Piancastelli. Fra le altre ricordiamo il “Maestro Michele”, dalla voce profonda; parla lentamente scandendo le parole, che sono sempre di ammonimento e di esortazione al bene; chi lo ascolta se lo figura fisicamente un uomo di grossa corporatura, piuttosto austero. “Black”, dalla voce caratteristica, alta e forte; nel corso delle sedute agisce anche da moderatore. “Lucia”, una soave entità dalla voce piana e dolcissima. “Buros”, che parla con umorismo il dialetto napoletano, “Gabriele”, un entità “medica” della quale si servono ” Buros” e “Lucia” per visitare gli infermi e indicare loro le cure da seguire, “Paolo”, che parla pianissimo, con una certa cantilena, soprattutto della vita di Gesù del quale era forse un seguace. Ed altre ancora.
Col passare del tempo quasi tutte queste personalità non si sono più presentate. Negli ultimi decenni si è manifestata quasi esclusivamente l’Entità A, salvo interventi sporadici di “Buros”, di “Lucia”, del “Maestro Michele” e di “Mario Visentin”, un aviatore italiano morto nell’ultima guerra.
Come ho detto, questa medianità, iniziata con fenomeni fisici, si è poi trasformata e stabilizzata su fenomeni intellettivi, detti comunemente di alto livello, ma che si possono invece definire, più correttamente, “Comunicazioni ad elevato contenuto interpretativo della realtà”.
Dobbiamo rilevare che, ad ogni inizio di seduta, il corpo del medium è sempre soggetto ad uno stress respiratorio, a volte talmente accentuato che, se non si trattasse di un autentico fenomeno paranormale, potrebbe far temere per la sua incolumità. Nel contempo avviene un’ emissione di ectoplasma tramite il quale si opera una trasformazione delle corde vocali. L’ectoplasma, proprio come è nella sua natura, rimane allo stato fluido per tutto il tempo della seduta, ed ogni tanto lo si sente come gorgogliare nel retro bocca dello stesso medium. E la trasformazione è talmente radicale che una personalità completamente diversa si sostituisce a quella del napoletano Corrado Piancastelli. Infatti, quando si manifesta l’Entità A essa si esprime con inflessioni che nulla hanno di napoletano: la sua voce è chiara, gradevole, dolce; la parola è pacata, suadente, precisa.
Le comunicazioni medianiche di alto livello intellettivo sono state prodotte anche da altri medium. Dal 1853 – 1855, durante le sedute tenute da Victor Hugo nell’isola di Jersey, dove egli si trovava esule, tramite l’entità “L’ombra del Sepolcro”, ed altre che facevano parte del suo “alveare”; negli anni ’20 di questo secolo dalla medium francese Jeanne Laval, tramite l’entità ” Symbole”; negli anni ’30 dal sensitivo Pietro Ubaldi, tramite ” La Voce”; dal 1946 al 1984 dal medium Roberto Setti del Cerchio Firenze 77 tramite vari “Maestri”; negli anni ’70 e ’80 dalla medium americana Jean Roberts tramite l’entità “Seth”. Ma nessuno di questi medium ha estrinsecato le proprie facoltà cosi a lungo nel tempo come Piancastelli, che dopo cinquant’anni di attività continua ancora. Pertanto ritengo che il suo —per quanto è a mia conoscenza — sia un caso unico nella storia della medianità. Vorrei richiamare l’attenzione sul fatto che occorre essere molto cauti nell’esaminare ed accettare comunicazioni che a prima vista possono sembrare di alto livello, perché la stragrande maggioranza di esse, ad un esame dettagliato ed approfondito, si presenta per quella che veramente è: elaborazioni subcoscienti con tutte le storture proprie delle credenze dell’uomo, specialmente religiose. Citerò soltanto un esempio. Poco prima dello sbarco dell’uomo sulla Luna, un certo Geert Antiole (pseudonimo) pubblicò un volume dal titolo Luna e pianeti vietati all’uomo (Fotocomposizione Angeli, Terni s.d.), in cui, fra gli altri, un presunto “messaggio divino” annunciava che Dio non avrebbe mai permesso all’uomo di uscire vivo, col corpo, dal pianeta Terra.
Se si scorrono le migliaia e migliaia di pagine che compongono le comunicazioni dell’Entità A — ad iniziare dagli anni ’50 — ci si accorge che questo Maestro ha preso per mano il ristretto gruppo di uomini aggregatosi attorno al medium e, lezione dopo lezione, li ha invitati ad uscire gradatamente dal tradizionalismo imperante, prospettando loro una nuova strada, sollecitandoli a fare certe cose, a comportarsi in un certo modo, con consigli e suggerimenti, con lezioni generiche, talvolta individuali, entrando, come suoi dirsi, nella loro vita e nelle loro case, instaurando anche, fra l’altro, un rapporto affettuoso, fraterno, pur se da parte di un fratello maggiore.
Tutto questo si può dire che è stata la premessa affinchè le comunicazioni affrontassero poi temi di più vasta portata, di carattere più generale, al fine di raggiungere quegli scopi per i quali, sicuramente, questo Maestro è venuto. E, analizzando il suo ampio e articolato discorso, si ha proprio l’impressione che si tratti di un programma a più lunga scadenza che deve andare oltre il fenomeno contingente delle sedute medianiche, in una parola, per donare la struttura di un messaggio che rimanesse poi sulla Terra. Infatti Egli ha detto:
«…A noi interessa un programma nel quale possa essere inserito l’uomo per migliorarlo, come corpo e come mente, per offrire allo spirito una migliore possibilità di manifestazione, quindi per ricevere meglio certe esperienze della Terra…»
Per richiamare l’attenzione sul fatto che sono importanti solamente i contenuti delle comunicazioni, e non Egli come “Entità A”, ha aggiunto:
«…Voi, di me, non avete mai saputo nulla. Io non vi ho mai detto chi sono e chi sono stato. Dietro le vostre pii) pressanti e affettuose richieste mi sono sempre trincerato nell’anonimato. Perché ho voluto fare questo? Per evitare che in qualche modo queste verità o questi discorsi fossero accettati, non per quel che potevano valere, ma in considerazione di chi ve li portava, perché voi siete fatti così! Se parla un genio della Terra, qualunque cosa dica è sacrosanta verità; se una verità la dice un povero sprovveduto essa è certamente una sciocchezza...»
A proposito delle comunicazioni di questo Maestro, Luciano Cuomo, Mariella Fiori e Francesco Celiento, nel loro volume Struttura Universale e pensiero medianico (Società Editrice Napoletana, Napoli 1985), esaminano dettagliatamente le sue comunicazioni, e dicono fra l’altro:
«L’assoluto rigore logico, la struttura teorica, la lucidità espositiva che, pur su temi di estrema difficoltà, ha una “musicalità” tutta propria che ricorda, nel ritorno e svolgimento dei temi, incisività, profondità e ritmo del tessuto musicale beethoveniano…»
«Salvo ignoranza di altre fenomenologie, dobbiamo ritenere essere questo l’apice del veicolo medianico in tema di contenuti che ancora attendono, al vaglio della loro applicazione, l’umanità contemporanea e futura».
A proposito della “lucidità espositiva”, desidero aggiungere che nel corso degli anni ho trascritto da nastro molte comunicazioni dell’Entità A ed ho potuto constatare che, a differenza di tanti altri discorsi, (che per essere traslati dal linguaggio parlato a quello scritto hanno bisogno di correzioni ed aggiustamenti per renderlo in un italiano corretto), quello dell’Entità A necessità solo della giusta punteggiatura e di qualche lieve ritocco per eliminare alcune ripetizioni e posporre qualche parola. Ed anche questa eccezione alla regola deve essere considerata nella valutazione globale del fenomeno. Inoltre, leggendo e rileggendo le sue lezioni, non si può non rilevare che, pur contenendo anche termini che appartengono al nostro sapere attuale, tutto l’insieme del discorso si rivela come patrimonio di un filosofo dei tempi passati, adattato per l’uomo di oggi, ma soprattutto, a mio avviso, per l’uomo di domani.
Ho detto più sopra che le comunicazioni sono di elevato contenuto interpretativo della realtà, e le migliaia di pagine che possediamo sono lì a dimostrarlo continuamente. Molti i temi trattati, in ognuno dei quali i punti di vista tradizionali subiscono un capovolgimento completo, non più ancorati a schemi religiosi, ma collocati in quelli veramente spirituali che con l’Entità A riacquistano il loro ruolo di primaria importanza.
Quando si tratta di affrontare argomenti importanti il discorso diventa più incisivo e giunge alla radice dei problemi facendo tabula rasa dei nostri concetti antropomorfi, molte volte completamente al di fuori della logica e della razionalità. Eccone un esempio, anche se sono conscio che per qualcuno sarà motivo di scandalo:
«…Nessuno può arrogarsi il diritto di rappresentare Dio in Terra. Questa è stata la più grave e grande bestemmia che si sia potuto realizzare in Terra.
Ma vi sembra possibile ciò in piccoli, piccolissimi uomini come lo siete voi? Vedete, basta che vi guardiate in uno specchio: siete alti uno e settanta, avete un vostro peso, siete pieni di acciacchi e di problemi, siete di un ignoranza spaventosa! Per quanta cultura possiate avere non sapete niente, né da dove venite né dove andate ! Non sapete risolvere i più piccoli problemi della società, dello spirito, dell’ economia, della storia! Poi, ad un certo punto, solo perché vi mettete a studiare teologia o San Tommaso d’Aquino, spunta fuori che siete rappresentanti di Dio. Ma in nome di chi, per carità! Non conoscete Dio allora per dire questo! Non riuscite neppure a immaginare che cosa significhi la Divinità, questa Grandezza incommensurabile, di cui non si ha contorno e definizione, di cui veramente non sappiamo che cosa sia e come sia fatta. Sappiamo soltanto che c’ è, e non sappiamo altro! Sappiamo che Egli è il Principio di tutte le cause. Sappiamo che senza quel Principio le cause e le leggi non potrebbero essere state date; sappiamo che per una legge continua tra cause ed effetto tutto si ferma davanti ad un momento o al punto in cui Egli soltanto è (e nessuna altra cosa) Infinito, Eterno! Non è possibile che egli scelga voi piccoli uomini a rappresentarlo. Voi potete sforzarvi umilmente, cercando di capire un poco soltanto del Suo amore e della Sua grandezza. Potete soltanto invocarLo e tentare appena un poco di volerGli bene. Perché nemmeno questo potete fare, nemmeno questo avete dentro. Voi non lo amate Dio! Voi lo ignorate totalmente! Perché non sapete che vuol dire amore, cosa vuol dire amarLo! L’amore è dono, l’amore è sacrificio, l’amore è lotta in difesa dell’oggetto che si ama. Ma io l’ho sempre detto: voi, per Dio non sacrifichereste niente del vostro. Voi vi sacrifichereste per un vostro figlio, per un vostro amico, per vostra madre, per i vostri parenti probabilmente. Non più di tanto vi concedo. Ebbene, voi per Dio non sacrifichereste niente, perché non Lo amate. Io naturalmente non vi dico che voi dovete amare Dio perché Dio merita il vostro amore, o perché Dio ha bisogno del vostro amore. Nient’affatto. Dio non ha bisogno di voi, questo sia ben chiaro, non ha bisogno né di voi né di noi. Non ha bisogno dell’Universo, né della Terra. Non ha bisogno di niente semplicemente perché Egli è Dio. Siete voi, siamo noi che abbiamo bisogno di Lui. E abbiamo bisogno di Lui proprio quando siamo deboli, smarriti o quando siamo felici, perché, in fondo, la presenza di Dio non deve avere un valore mistico. Quello che voi non siete riusciti a capire, che non avete mai capito, è che sicuramente esiste un rapporto tra i figli ed il Padre, nel senso che, veramente, i vostri spiriti sono stati originati da Dio. Trovare Dio è un po’ come trovare se stessi. Questa è la necessità di Dio dentro. Non perché Dio abbia bisogno delle vostre preghiere o del vostro amore; ma perché ricercare le cause della vita, approfondire la tematica di se stessi, serve a voi. Cioè, in fondo, tutto ciò si risolve in un maggior beneficio per voi. Nient’altro che questo…»
Come si vede, il taglio discorsivo dell’Entità A è sempre improntato alla massima razionalità, al di fuori di ogni retorica, presentandoci i problemi esenti da sovrastrutture. Egli dialoga con noi uomini, col mondo, ma le sue prospettive non coincidono con quelle del mondo, perché provenienti da una dimensione in cui tutte le componenti umane più non esistono, ma vi albergano esclusivamente i principi e le leggi imperiture che nulla hanno a che vedere con i tradizionalismi e le storture degli uomini. E’ un discorso incisivo per indurci a fare quel salto qualitativo che difficilmente sappiamo compiere, ma che potrebbe farci uscire dalla palude dell’immobilismo e dell’incomprensione.
Mi è stato fatto rilevare che talvolta — come nel brano di cui sopra — vi è molta freddezza nell’esposizione, ma sicuramente ciò deve far parte di un programma ben pensato ed attuato, perché gli interventi dell’Entità A sono un continuo invito a scrollarci di dosso le forme e i contenuti di un conformismo superfluo, ormai sorpassato, privo di tensioni spirituali autentiche. Si tratta indubbiamente di parole “forti”, ma proprio per questo, come del resto tutto il suo ampio e articolato discorso — ed è bene ripeterlo — tendono a farci uscire dalle pastoie nelle quali siamo imprigionati e che, purtroppo, non è facile abbandonare. Le parole di questo Maestro fanno molto meditare e riflettere, ma è chiaro che desiderano porci sempre di fronte a temi che aprono orizzonti sconfinati e adombrano concetti che, in definitiva, ci parlano spesso di “infinito”. Questo termine, però, è molto lontano dai nostri schemi mentali, dato che siamo attualmente condizionati dal tridimensionale e dal tempo. Ma, forse, per rendersi conto della portata e della validità di tutta la sua dottrina basterebbe soffermarsi un momento su qualsiasi testo di astronomia, (l’unica disciplina che ci parli in qualche modo di “infinito”), per capire come molti nostri concetti — nonostante l’emancipazione che vi è stata, nonostante le invenzioni e le scoperte— siamo rimasti ancorati a un geocentrismo che non ha più necessità di esistere, tanto che ci si stupisce come possa ancora resistere nel tempo.
Un altro dei massimi problemi affrontati è quello dell’evoluzione. Dice infatti il Maestro:
«L’ evoluzione è il cardine, l’ elemento fondamentale dell’Universo. L’evoluzione ci mette al sicuro, ci conforta, ci sorregge. L’evoluzione è la possibilità del divenire dello spirito. Contro l’ evoluzione vi è l’ immobilismo. Il concetto di immobilismo non esiste affatto nella nostra vita. Dal momento che lo Spirito è emanato da Dio, l’evoluzione comincia nel momento stesso in cui questo spirito è reso autonomo, in cui contempla, osserva l’ambiente che lo circonda e comincia a impadronirsi del principio di realtà in una maniera sia pure informe, in una maniera confusa. Questo principio di realtà è il primo elemento di conoscenza obiettiva che entra nello spirito. Il “risveglio” è la misura stessa della sua potenza, della sua realtà, della sua capacità; poi sarà un cammino ininterrotto, non si fermerà più. E lo spirito continuerà ad andare avanti, non avrà mai la sensazione di essere giunto ad una tappa fondamentale; molte tappe gli saranno utili, in molte riconoscerà elementi fondamentali, ma tutte saranno incomplete, perché l’ Universo stesso, essendo infinito, gli darà il senso di questa incompletezza.»
Lo spirito, quindi, non è un essere statico, ma dinamico, e ad esso è data la libertà di regolare la propria ascesa di penetrazione nell’Universo, per raggiungerne gradatamente, a livelli sempre più ampi, la conoscenza di alcuni dei suoi infiniti aspetti. Ma questi, in definitiva, non sono altro che alcuni degli infiniti aspetti di Dio, i quali — a loro volta — si trovano potenzialmente già racchiusi nella nostra interiorità, che ce li fa scoprire a poco a poco, confrontandosi continuamente con l’altro da sé. Il Maestro, come si vede, ribalta il concetto di evoluzione, in quanto non è la conoscenza dell’esterno che viene acquisita, bensì un sapere sempre più ampio proveniente dalla nostra interiorità — che si risveglia gradatamente tramite le varie esperienze —, perché lì dimora ogni conoscenza, dato che la nostra individualità spirituale, la nostra vera essenza è fatta proprio a “immagine e somiglianza di Dio”, e di Lui ne possiede potenzialmente gli attributi.
Il discorso dell’Entità A è articolato e complesso, ma nello stesso tempo lineare, comprensibile; talvolta formulato con enunciazioni logiche e semplici che ci stupiscono; le sue parole fanno vibrare nel nostro intimo qualcosa che sentiamo, che percepiamo sganciato completamente dal bios. Il suo è un discorso che raggiunge ogni volta l’obbiettivo, riqualificandoci come uomini e restituendoci quella dignità di individualità spirituali imperiture che sembra abbiamo completamente perduto nel corso della vita, dato che nulla a livello cosciente sappiamo della nostra vera natura e ci troviamo spesso impotenti di fronte alle tragedie umane, con una fila interminabile di interrogativi da risolvere. Questo Maestro cerca di farci capire che l’Universo, e quindi anche la Terra e gli esseri che vi dimorano, sono retti da principi e da leggi immutabili e perfetti, che per la maggior parte non coincidono con quelli istituiti dagli uomini, che oggi valgono e domani si rinnegano o si cambiano. Pertanto, ci viene ribadito che nessuno sfugge alle proprie azioni, alle proprie responsabilità: ciascuno mieterà ciò che ha seminato, tanto che, proprio per questo, risuonano ancora più giuste le parole della sapienza antica: «Quello che farete agli altri lo farete a voi stessi».
Nel mondo eminentemente positivista e materialista nel quale viviamo, i quesiti basilari sul perché dell’esistenza rimangono, come è noto, senza risposta alcuna. Scrive infatti John Randall nel volume La parapsicologia e la natura della vita (Armenia Editore, Milano 1977): alla domanda: Quale è il significato della vita’?, le scienze meccanicistiche rispondono: “Non vi è alcun scopo né significato; la vita è nulla più che un processo accidentale di certe reazioni chimiche accadute su di un pianeta non dei maggiori; piante, animali e uomini sono solo macchine altamente complesse; mentre mente, coscienza e volontà sono semplici epifenomeni, che non hanno più significato del debole barlume del fuoco fatuo che guizza per un istante nell’oscurità di un acquitrino”.
L’uomo accetta tristemente questa risposta, che sembra avere a suo favore tutta una massa di fatti accertati; eppure ciò non riesce a soddisfare i suoi desideri più profondi e gli lascia dietro le spalle un orribile senso di vuoto. Non è strano che una semplice macchina possa avere una tale profonda invincibile convinzione di essere, in un modo o nell’altro, qualcosa di più di una macchina?» L’Entità A ci prospetta invece — non solo con la logica e il raziocinio, ma anche con serrati dibattiti fra lui ed i partecipanti alle sedute — che la nostra esistenza ha uno scopo ben preciso, il quale, attualmente, potrebbe essere definito come quello di acquisire la conoscenza della materialità (uno degli infiniti aspetti della realtà) attraverso un processo evolutivo che comprende più esistenze umane; e che il dolore — specialmente quello che ci attanaglia per la perdita dei figli o delle persone più care — ha la sua ragione di essere e fa parte di un più ampio programma dello spirito, di cui possiamo osservare attualmente solo gli effetti, ma di cui ci sfuggono le cause. Soprattutto ricorda che le giuste leggi che ci governano non possono permettere di essere sostituite dal caso o dal caos, perché al di sopra di tutto c’è sempre uno scopo ben più alto di quello immaginato dall’uomo: il programma dell’utilizzazione della Terra ai fini dello spirito e non ai fini dell’uomo.
Quindi queste comunicazioni cercano di richiamare la nostra attenzione sulle vere motivazioni, sui significati della vita, affinché possiamo rimanere in piedi anche quando il sentiero umano è irto di spine ed il suolo è cosparso di sassi aguzzi che feriscono il nostro piede; infondono fiducia e inducono ad accettare più coscientemente, più consapevolmente, la nostra avventura umana.
Dobbiamo constatare che questo fenomeno di medianità intellettiva, come del resto gli altri cui ho accennato, è liquidato, comunemente e superficialmente, come rimasticamenti del patrimonio culturale del medium,oppure ritenuto il riflesso di dottrine orientaleggianti o pseudo tcofisiche forse perché vengono spesso alla ribalta due termini: “reincarnazione” e “Karma”. Però occorre tener presente che queste comunicazioni non trovano esauriente spiegazione, nella loro interezza, anche alla luce dell’indagine psicologica, psichiatrica e parapsicologica. Sono spiegabili completamente solo se si accetta l’interpretazione che il fenomeno stesso si dà: cioè provenienti da un’altra dimensione di esistenza, dettate da un Essere che ha raggiunto livelli evolutivi per noi impensabili.
Tali comunicazioni, però, sono respinte su tutti i fronti. L’atteggiamento dell’uomo è quello di negarle, ma soprattutto di ignorarle completamente. Eppure non è possibile che nessuno se ne sia accorto. Il Rapporto dalla Dimensione X (di Giorgio di Simone), che traccia i capisaldi basilari della dottrina del Maestro, è giunta alla 13^ edizione; da circa vent’anni si pubblicano i fascicoli bimestrali delle Comunicazioni dell’Entità A (a cura del gruppo di lavoro di Bologna), che rappresentano un ampliamento ed un approfondimento della stessa dottrina. Ma queste pubblicazioni non sono menzionate dalla filosofia, né dalla letteratura, né dalla religione. Eppure si deve constatare che, unitamente ai volumi di altre fonti ( Cerchio Firenze 77, Pietro Ubaldi, Jeanne Laval, Jane Roberts), si tratta di un patrimonio non indifferente di pensiero speculativo. Se si pensa bene, si può dire che si tratta proprio di un autentico fantasma culturale.
A questo proposito ho letto, recentemente, l’intervista di un settimanale al grande violinista Uto Ughi, ed una sua frase mi ha particolarmente colpito: «La nostra società, oggi, non dà alcun peso al trascendente. La gente vive in uno stato di indifferenza. Ed è molto peggio del fanatismo».
Molto vi sarebbe da dire su questa eccezionale medianità, anche per quanto riguarda i rapporti che intercorrono fra il Maestro e il suo medium, ma in questa sede non è possibile. Ricordo che Piancastelli ha scritto recentemente un libro veramente importante su questo particolare argomento — unico nel suo genere — Il Sorriso di Giano (Edizioni Mediterranee, Roma 1991), che invito a leggere chi ancora non lo conoscesse. Fa capire tanti aspetti impensabili di questo fenomeno così fuori dal comune.
E’ ovvio che anche i contenuti delle Comunicazioni dovrebbero essere ampliati ed approfonditi; ma qui il tempo non lo consente.
Aggiungo soltanto, dopo questi brevi ed incompleti accenni, che l’Entità A è tornata innumerevoli volte su questo tema che ci terrorizza: quello della morte, ed ha ribadito che tale fenomeno non può, nella maniera più assoluta, essere considerato la fine dell’esistenza, perché nell’Universo “la morte è inesistente”; mentre altre entità l’hanno definita “spaventapasseri dell’umanità”. Ed è questo un altro punto cardine su cui ruota il suo insegnamento, che, d’altra parte, è in perfetto accordo con quanto aveva detto anche
Spinoza:
«L’uomo libero non pensa a quella cosa insignificante che è la morte: medita sulla vita».
Silvio Ravaldini