SU DAVIDE LAZZARETTI.
D. – Davide Lazzaretti era veramente ispirato o rappresentò un caso di suggestione? (D. Lazzaretti, detto il “profeta dell’Amiata”, nato nel 1834, ucciso dalle forze dell’ordine nel 1878. – Nota senza riferimento.).
A. – Direi che è stato un caso esclusivamente spirituale. In realtà vi fu un richiamo di natura spirituale.
D. – Molti lo hanno accusato di pazzia, di paranoia, e quindi è difficile oggi stabilire fino a che punto ci fosse una sana, vera ispirazione, e fino a che punto ci fosse una sua illusione.
A. – Vedete, molte volte voi complicate le cose, cioè non andate dritti alle ragioni, alle cause. Ora, la prima domanda da farsi è questa: nella sua predicazione, nella sua maniera di imporre un certo cristianesimo originario, questo Lazzaretti faceva bene o faceva male? Quello che diceva era giusto o non era giusto? Era verità o non era verità? Corrispondeva al Vangelo oppure non vi corrispondeva? Ora, badate bene che l’uomo che sulla Terra vuole aderire completamente allo Spirito del cristianesimo non può che essere santo o pazzo, ma in questo caso santità e pazzia si identificano, inquantoché è certamente da pazzi voler vivere in maniera cristiana. Ora, è chiaro che lo stesso Cristo sarebbe un pazzo, oggi, se Egli camminasse per il mondo e svolgesse la stessa attività che svolse duemila anni fa.
Invece di domandarci se era pazzo o non pazzo noi ci domandiamo semplicemente: era la verità quello che diceva oppure non era la verità? Se era la verità che importa che egli veramente sia stato pazzo? Può darsi, indubbiamente, che egli non fosse del tutto normale; ma nessun santo è mai stato normale, preciso subito. E non è mai normale perché per fare certe cose sulla Terra bisogna essere un poco anormali, altrimenti non si possono fare. Bisogna, insomma, avere dentro di sé un mondo ricco d’immagini e di verità, tutto diverso dal mondo esterno. E badate bene che quando la mente di un uomo è ricca di un mondo diverso da quello esterno, questo è già chiamato schizofrenia in termini medici. Però, è chiaro che una spiritualità completa non può esprimersi che in un ambito schizofrenico, nel senso di rigetto del mondo esterno, per camminare diritti secondo un iter, una programmazione tutta “interna”! Ora la differenza qual è? La differenza tra il pazzo e il sano sta nel fatto che il sano riesce comunque sempre ad agganciarsi al mondo della realtà, mentre invece il pazzo no, non si aggancerà mai più al mondo della realtà, almenché non guarisca, ovviamente. Quindi, ecco che già santità in questo senso si identifica, per esempio, con arte, per parlare di momenti di raptus che nel santo sono però continui, santo nel senso ovviamente che voi conoscete (uso il termine “santo” per capirci) cioè uomo che svolge una missione altamente spirituale e che quindi manifesta questa missione durante tutto l’arco della sua vita, in una continua sospensione di coscienza, cioè a dire, in una vita che è tutta costellata di fatti non normali, perché è già anormale vivere per esempio in maniera tipicamente evangelica. (La figura del “santo” è stata ampiamente trattata dal Maestro Andrea in questo testo e in altre successive comunicazioni. Per quanto riguarda il presente testo si veda in particolare le definizioni a pag. 300 e 471. – Nota del curatore.).
D. – Come Padre Pio per esempio?
A. – Padre Pio, sì, Padre Pio indubbiamente è stata una figura molto elevata.
(Il Maestro Andrea si riferisce alla elevatezza sul piano spirituale, sul piano di una rilevanza e di apporto di conoscenza il Maestro Andrea invece fa rilevare – in altre comunicazioni – non esservi alcun indirizzo e apporto specifico. – Nota del curatore.).
D. – Dal punto di vista degli studiosi, dei giudici, il capo di un movimento che ha successo sarà sempre riconosciuto normale, santo veramente ispirato, mentre quello di un movimento che fallisce sarà giudicato un pazzo.
A. – Indubbiamente questa non è una critica seria e serena. Da un certo punto di vista sono un po’ finiti tutti così, poi, a cominciare dal Cristo e finire a San Francesco. Cioè a dire, il vero corpo cristiano era praticamente limitato a Cristo e ai suoi discepoli, il vero corpo francescano a Francesco e ai suoi monaci, e basta. Lo spirito francescano è finito da un pezzo, indubbiamente, anche presso i conventi francescani, e così lo spirito cristiano è finito da un pezzo, sia nella Chiesa che fuori. Questo, naturalmente, non significa che non vi siano le debite eccezioni, è chiaro, ma noi parliamo in generale. Sì, vi sono frati francescani che sono veramente dei santi uomini e vivono ispirati e timorati della legge di Dio, questo è vero senza dubbio, e così tanti altri cristiani. Ma, in genere, tutto questo finisce sempre, perché ciò è legato molto al fascino, alla presenza del Maestro o degli immediati discepoli; dopo, si conserva il ricordo, si applicano certi concetti, ma la forza di propulsione quando viene meno è difficile da recuperare.