ALCUNE PAROLE CHIAVE

chiavi

(Da: “Nel segno del Padre”, Piccola guida per il credente imperfetto, a cura di Corrado Piancastelli, Edizioni CIP, Napoli, Monografia 1995, pag.15 – 19) 

ATEISMO (a privativo + theòs. dio)

    L’ateismo è la posizione di chi nega, oltre Dio, qualsiasi realtà trascendente dell’uomo. Anche nell’antica Grecia vari sofisti come Diagora di Melo, Crizia e Protagora avevano già cominciato a negare l’esistenza degli dei dando luogo all’ateismo teorico; con l’ateismo pratico, invece, sostenuto specialmente da Epicuro, si rivendicava l’autonomia dell’uomo, il quale deve agire come se il trascendente (e gli dei) non ci fossero.

    Nel Medioevo l’ateismo si smorza, per ricomparire nel Rinascimento. Tra gli illuministi più noti per il lavoro ateistico si citano il barone d’Holbach, C.A. Helvetius, J. de La Mettrie.

  Nell’ottocento furono atei Feuerbach e Marx come rappresentanti massimi della sinistra hegeliana e i positivisti come Comte e Le Dantec: tutti costoro hanno sempre negato l’esistenza di Dio inteso come essere eterno e immateriale.

    Nella cultura contemporanea il discorso è più sfumato.

   I sostenitori del neopositivismo e i marxisti hanno inteso sottrarre l’uomo all’alienazione che deriva dall’ammissione di Dio e hanno proposto un umanesimo storico fondato sull’uomo. Su queste posizioni le contestazioni sono varie. Secondo Maritain e De Lubac l’ateismo nasce dalla mitizzazione della scienza e dalla svalutazione della metafisica provocata soprattutto dalla filosofia moderna. Per altri teologi come Bonhoeffer o Ebeling, l’ateismo è un fatto positivo perché fa abbandonare la concezione antropomorfica o troppo filosofica di Dio, per cui attraverso la negazione totale intesa come cancellazione di un «Dio tappabuchi» si potrebbe più facilmente passare alla fede di un Dio che sì esprime attraverso Gesù Cristo. In questa logica l’ateismo positivo sarebbe l’immagine del vero uomo, che diventa adulto e maturo se recupera l’originalità della fede e dell’abbandono cristiano. C’è ancora da chiarire che il termine ateismo è spesso attribuito a chi non crede in un Dio personale, ma in tal caso è inappropriato, perché si dovrebbe definire «non teismo», ma non ateismo. Oppure il termine ateo viene, erroneamente, attribuito alle persone non religiose, cioè che non seguono una chiesa.

AGNOSTICISMO

    Nel 1869 il materialista inglese T. H. Huxley coniò questo termine entrato nell’uso comune per indicare la posizione culturale e mentale di chi si astiene dal pronunciarsi su problemi irresolubili di tipo scientifico.

   Il termine viene ora usato nei confronti di qualsiasi situazione, specie religiosa. Con l’agnosticismo si sospende il giudizio, specie se il problema è metafisico, perché la risoluzione renderebbe necessaria l’adozione di strumenti e conoscenze che oltrepassano i limiti umani.

ANTROPOMORFISMO

    L’attribuire a Dio o alle sostanze spirituali, i caratteri umani fisici e psichici. La concezione personalistica di Dio nel cristianesimo è un esempio di antropomorfismo.

  Se è vero che tutti respingono l’idea di un Dio che somigli all’uomo fisicamente, difficile è rifiutare (da parte degli uomini) un Dio che abbia pensieri, sentimenti, intelligenza, volontà, pietà, misericordia. Senza questi attributi l’uomo non riesce a concepire alcunché: ecco perché l’antropomorfismo spirituale e duro a morire e può essere superato solo dopo un intenso lavoro di addestramento dell’interno per conquistare capacità astrattive di alto livello.

   L’antropomorfismo, con vari approcci, è stato ampiamente affrontato da molti filosofi, per esempio da Spinoza e Cartesio. Feuerbach (l’Essenza del cristianesimo) ha visto nell’antropomorfismo la prova che la genesi del concetto di Dio e dei miti, nasce nell’intelletto umano e che le aspirazioni al divino provengono dall’alienazione dell’uomo che proietta su un Ente fuori di sé le sue aspirazioni frustrate.

DIO (theòs = Dio)

    In metafisica è il nome che indica l’essere ultimo, il più alto che si possa pensare: un essere assolutamente necessario come causa prima incausata e dal quale deriva ogni realtà universale.

TELEOLOGIA: (tèlos = fine, complemento)

    E’ detta teleologica la dimostrazione dell’esistenza di Dio concepita sul concetto di fine o scopo. E cioè: le cose del mondo sono costruite in modo da apparire ordinate per un fine, anche se non sono intelligenti, quindi deve esistere un’intelligenza che le costruisce in tal modo e che si pone, quindi, come fine supremo: questo essere è Dio.

    Questa tesi esposta da San Tommaso (che la riprende da Averroè, che a sua volta la riprese dai greci) è confutata da Hume (Dialoghi sulla religione naturale) che in questo ragionamento vede una costruzione antropomorfica, tra l’altro di materiali anche imperfetti. Anche Kant critica questa tesi fisico-teleologica che, tra l’altro, non dimostra proprio niente poiché la materia non può dimostrare lo spirito e tanto meno Dio.

TEOSOFIA: (saggezza divina, da Theòs = Dio + soffia = saggezza)

    Il termine fu introdotto nel III sec. da Ammonio Sacca, maestro di Plotino, per indicare una tendenza (ispirata anche dalla cultura orientale) a utilizzare certe meditazioni di provenienza dai misteri in generale, come quelli dì Eleusi, degli Esseni e altri.

    La differenza con la filosofia speculativa consiste nel fatto che la teosofia riconosce che la verità si raggiunge anche con le esperienze mistiche (anima e spirito), riconoscendo alla telepatia, alla chiaroveggenza e alla trance il collegamento tra mondo umano e quello spirituale. Viene riconosciuta la reincarnazione e viene insegnato il panteismo dell’immanenza di Dio nel cosmo e la possibilità, per gli iniziati, di una Sua conoscenza diretta.

    In tempi moderni la teosofia viene diffusa dalla «Società Teosofica» fondata a New York dalla russa Elena Blavatsky nel 1875, che ne definì l’impostazione (iniziata da Henry Olcott) in Iside svelata e nella Dottrina segreta. Nelle scissioni, come quella dì Steiner (fondatore dell’antroposofia, avvenuta nel 1913) e di J. Krishnamurti nel 1929 che sciolse l’Ordine della Stella d’Oriente il quale, secondo le profezie di Annie Besant, doveva preparare la venuta di un giovane indù, nuovo Istruttore del mondo.

    La teosofia accoglie le esperienze medianiche, le visioni personali e le rivelazioni dei «maestri invisibili», i grandi custodi dell’umanità che sono alla base dell’ispirazione teosofica e della teosofia in generale.

TEISMO (theòs = Dio), Immanenza, Trascendenza

    Il Teismo indica una filosofia o una religione che sottintendono la concezione di un Dio unico. Teismo, quindi, equivale a monoteismo.

    Il discorso intorno a Dio ha dato origine a tre vie speculative:

1) Dio identificato con la concezione panteistica;

2) Dio che crea il mondo ma poi se ne disinteressa;

3) Dio che opera nel e per mezzo del mondo, cioè nel teismo vero e proprio. Di conseguenza Dio coincide col mondo, oppure è esterno ad esso (deus ex machina) o è immanente.

    Più Dio è personale e simile all’uomo, più il teismo è teologico e cura il rapporto tra l’uomo e Dio con gli adattamenti della preghiera, e con i culti e i riti, per cui Dio, quindi, sarebbe un essere oscillante che decide a seguito della strategia umana nel chiedere.

    Altra corrente suppone che Dio sia della stessa materia umana (teismo umanistico).

     Al principio di immanenza (essere presente nelle cose come riferimento, cioè restare nell’esperienza: il concetto è panteistico) si contrappone la trascendenza, essere cioè al di là delle cose.

    Secondo il deismo trascendente, Dio è assente dal mondo poiché è appunto, trascendente e la vera esperienza di Dio deve prescindere dalla materia.

  In realtà la posizione conciliativa è quella che prevede il superamento dell’immanenza senza però spersonalizzarsi all’esperienza trascendentale dell’essere che trova Dio nell’interiorità più profonda.

    Secondo Kant il carattere trascendentale dell’anima e di Dio consentono un approccio logico ma non scientifico.

    Sono poi immanentistiche tutte le posizioni non dualistiche, cioè che neghino l’esistere di una realtà diversa da quella dell’esperienza sensibile, come fanno i materialisti; oppure che, al contrario, neghino qualsiasi realtà indipendente dal pensiero e dallo spirito (idealismo) .

TEOLOGIA: (theòs=Dio + logos= studio)

    Detto in maniera semplice la teologia è lo studio di tutto quanto attiene al problema di Dio e del rapporto che Dio ha col mondo. In modo più ampio la teologia è uno speciale campo della ricerca filosofica concernente Dio. Per molti la teologia implica una teoretica religiosa, per cui diviene teologia ebraica, cristiana, presbiteriana, riformata ecc. In senso letterale, tuttavia, non sarebbe necessario riferire la teologia alla religione (benché ormai si confonda con la fede cristiana), perché è teologia qualunque discussione teoretica intorno a Dio. Viene infatti indicata come teologia naturale quell’indirizzo che sostiene la capacità innata dell’uomo a costruire la sua teoria di Dio e del mondo col solo uso della ragione: questo tipo di teologia differisce nettamente da quella rivelata. Quest’ultima ritiene che all’uomo non sia dato conoscere il divino se non per mezzo della rivelazione. In tempi recenti c’è stato un accostamento delle due posizioni nel senso che si può ammettere che una teologia naturale, attraverso la ragione, possa essere ispirata da un messaggio rivelato.

 

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  1. Complimenti per la chiarezza e semplicità sia di linguaggio che di concetti. GRAZIE

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