L’EPOCHE’

epochè 1

(Da: Nel segno del Padre, Piccola guida per il credente imperfetto, a cura di Corrado Piancastelli, CIP, Napoli, Monografia 1995, pagg. 12 -13)

    Vuol dire «sospensione del giudizio». Pirrone sosteneva che, non potendo giungere alla verità, l’uomo deve sospendere il suo giudizio. Questa sospensione consentiva al saggio di restare imperturbabile rispetto alle cose (atarassia o imperturbabilità).

   L’epochè è il principio dell’atteggiamento filosofico di Husserl e degli esistenzialisti (Scheler, Heidegger) che si riconoscono nella fenomenologia. Il principio è di mettere tra parentesi tutto ciò che è soggettivo e psicologico, non per negarlo, ma perché diventi una «via» interiore di ricerca aperta, per scavalcare la realtà senza essere condizionati a dimostrare ciò che nella condizione di epochè si percepisce.

     L’invito all’epochè è quindi esteso non solo a Dio ma, intanto, anche a questa stessa monografia che parla di Lui, l’Innominabile per antonomasia che qui viene continuamente citato, tuttavia, per dovere di linguaggio non avendone un altro a disposizione. Ma, lo ripeto, l’invito non è alla passività, anzi è proprio il contrario. Via via che si leggono posizioni di filosofi o affermazioni poetiche o ragionamenti, ci si dovrebbe impegnare a seguire con l’occhio interno della mente quello che in ciascuno che legge si sta verificando. È questo il senso profondo della fenomenologia e dell’epochè. Osservare ciò che succede in sé senza analisi o critica ma lasciando che si crei uno scenario, dove sullo sfondo le immagini, le analisi o le critiche sorgano da sole, senza guidarle, selezionarle e incanalarle col pregiudizio o con le formule culturali.

    Ma se il giudizio dovrà essere sospeso, non per questo dovrà arrestarsi il fluire interno dell’anima che si sommuove e si dispone al lavoro dell’Essere: in questo modo il nostro interno si mobiliterà per produrre, nella percezione intuitiva della coscienza profonda, se non la soluzione almeno la partecipazione reale al problema.

    Partecipazione reale che vorrà dire autentico ascolto dell’altra voce che, in ciascuno di noi, diventerà un logos ed una pura espressività di quel mistero che sarà totalmente e chiaramente sciolto soltanto dopo la nostra morte.

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