TELEPATIA TRA VIVENTI E TRA DISINCARNATI.
D. – Vorremmo sapere qualche cosa in più sulla telepatia tra i viventi.
A. – A me non sembra un problema tanto difficile, francamente. Il fenomeno della telepatia tra viventi si spiega, nella maggior parte dei casi, con la semplice proiezione di energia del pensiero. C’è una trasmissione di “energia” e un soggetto che riceve. C’è però un altro tipo di telepatia in cui non si ha proiezione: il soggetto pensa e, dall’altra parte, c’è un ricevente chiaroveggente per il quale non è necessario essere collegato da un “ponte” telepatico di natura elettromagnetica (Notare: un’energia di “natura” elettromagnetica, e non elettromagnetica nel senso a noi noto, ovviamente. – Nota GdS.), in quanto egli ha per la sua capacità chiaroveggente, la percezione della cosa pensata a distanza. Come egli è in grado di visualizzare un fenomeno a distanza, passato, presente o futuro, nel presente egli può operare questo contatto con un soggetto lontano. Si tratta di un fenomeno più raro, ma non rarissimo.
Il soggetto può essere un chiaroveggente senza che egli lo sappia, naturalmente. (Cioè in forma latente senza che il soggetto ne abbia – sul piano pratico – la piena coscienza o lucida consapevolezza. – Nota del curatore.).
In genere i fenomeni telepatici per scambio o per creazione di “ponti” avvengono per la vicinanza psicologica tra i soggetti; soggetti bene affiatati creano facilmente questo rapporto al di là delle possibilità parapsicologiche vere e proprie. Cioè, anche soggetti normali, non dotati di qualità, finiscono un poco alla volta col creare “ponti” del genere.
Il rapporto psichico avviene per via quasi naturale tra madre e figlio, più che tra padre e figlio, proprio perché certi collegamenti si creano già nella fase prenatale, e tutto ciò è abbastanza comprensibile. Come pure si creano tra persone che si vogliono bene, che si stimano, oppure tra persone sconosciute dal punto di vista affettivo, nel qual caso occorrono delle capacità telepatiche, che vanno individuate soprattutto in un’estrema labilità delle “onde pensiero” le quali, mentre normalmente convergono e sono organizzate proprio spazialmente a livello cerebrale, e specificatamente a livello della corteccia, in individui sensibili o sensitivi; ma certamente labili dal punto di vista strettamente cerebrale, danno luogo con facilità a fughe e a spostamenti dalla zona in cui ruotano lungo l’asse cerebrale. Questi spostamenti delle “onde pensiero” possono essere indirizzati con la volontà.
Nei soggetti affini, madre-figlio, marito-moglie, tra persone che si vogliono bene, il ponte telepatico solitamente non assume una particolare direzione. Cioè si ha una labilità anche in questo caso e una fuga delle “onde pensiero”, questa fuga è però circoscritta spazialmente e, soprattutto, l’aggancio, il contatto, il ponte si crea soltanto con persone determinate. Cioè, uno di voi può trasmettere a un amico, per esempio, ma probabilmente non riuscirebbe a fare la stessa cosa con un’altra persona, e viceversa. È un rapporto interpersonale.
Invece, quando si tratta di telepatia guidata, le “onde pensiero” superano una “distanza” che dipende soltanto dalla forza di proiezione e che non esiste praticamente come tale. Lo spostamento può essere di migliaia di chilometri o di pochi metri, non ha importanza. Cioè l’”onda pensiero” non può essere raffigurata come una molla che può essere tirata fino a un certo punto e poi si spezza. Qui però c’è un duplice fenomeno: l’”onda pensiero” può essere proiettata elasticamente a qualunque distanza, ma abbiamo spesso la sua “rottura” che avviene perché il pensiero viene generato attraverso la corteccia cerebrale per impulso, cioè praticamente essa viene “sparato”, per così dire, dalla corteccia, e si avvia nella direzione voluta, a qualunque distanza. Si parla di “labilità” nonostante la forza di volontà che non sempre dev’essere notevole. Anche qui in fondo, ci troviamo di fronte a un fenomeno che somiglia a quello medianico, cioè esiste indubbiamente una predisposizione. Si può diventare dei discreti telepati non avendone la predisposizione, perché il fenomeno si può migliorare, direi quasi inventare con l’esercizio, ma grandi telepati si nasce, con una labilità che non si manifesta dal punto di vista della sfera intellettiva o emozionale, ma che entra in gioco nel cervello.
Mentre negli individui normali il pensiero resta vincolato in qualche modo al cervello, nei soggetti dotati è possibile che certi pensieri possano essere proiettati fuori. Infatti, a differenza dei fenomeni chiaroveggenti (che investono tutto un problema o un fatto) il fenomeno telepatico riguarda un pensiero ben preciso, centrato. Cioè, se io ricevo il tuo pensiero, lo ricevo costruito in un certo modo e non capto la tua personalità, mentre nel fenomeno chiaroveggente io posso percepirla, leggere il tuo passato, il tuo presente, il tuo futuro o comunque osservare un fenomeno lontano inquadrato nel suo ambiente. Al fenomeno telepatico puro non si accompagna un fenomeno di chiaroveggenza. Cioè si riceve il pensiero, una frase costruita, un disegno; perché si tratta di un fenomeno pilotato in qualche modo a livello conscio per esperimenti telepatici e, a livello inconscio, per esperimenti non guidati, come nel caso di scambi d’idee, di pensieri simultanei, nell’ambito familiare ecc.
D. – La telepatia avviene nello spazio oppure fuori dello spazio?
A. – Cosa intendi dire? Per quanto riguarda la Terra, parlavamo di uomini…
D. – Trattandosi di energia il pensiero avrà una certa velocità, quale? È prossima a quella della luce o a quella delle onde elettromagnetiche?
A. – All’incirca, ma non so quanto sia effettivamente. Non è mai stata misurata, non l’abbiamo fatto, non ne abbiamo avuto l’interesse. Ritengo però che debba senz’altro essere tra i duecentomila e i trecentomila chilometri al secondo, forse qualcosa di più.
D. – Secondo certe esperienze fatte da parapsicologi sembra che essa superi tale misura e praticamente la trasmissione sarebbe istantanea a qualunque distanza sia effettuata.
A. – Sì, in genere è istantanea, ma l’istantaneità è relativa, si tratta di frazioni di secondo. Quando noi parliamo di velocità così immense come quelle della luce (e io notavo che il pensiero supera a mio avviso, anche se non di molto, tale velocità) si parla quasi di istantaneità, per quanto riguarda la Terra. (Il Maestro Andrea si riferisce alle distanze del piano terrestre che sono proporzionalmente molto più basse della velocità della luce riferita a un solo secondo, teoricamente infatti per una persona che si situi all’equatore i tempi massimi possono essere indicati in 1/16 circa di secondo per la massima distanza raggiungibile nell’ambito terrestre. In pratica un tempo quasi istantaneo, non avvertibile sul piano umano. – Nota del curatore.).
D. – Negli esperimenti condotti sulla Terra si è notato che la trasmissione telepatica in soggetti adatti è tanto più valida quanto meno si è coscienti, quindi verrebbe così meno il dato della volontà che guida l’”onda telepatica”. Si è visto, cioè, che se si pone attenzione nel proiettare un certo pensiero, gli esperimenti in parte falliscono, mentre se l’individuo si mette in uno stato di rilassamento anche cerebrale, esso ha più probabilità di riuscire.
A. – Questo è discutibile. Naturalmente, quando io parlo di volontà non intendo quella dell’individuo che sta lì a spremersi le meningi per trasmettere un pensiero, parlo di una volontà interiore, di una determinazione interiore, a livello inconscio soprattutto, anche se molti fenomeni telepatici avvengono per vera e propria concentrazione. È chiaro che con un rilassamento da ambo le parti il fenomeno può riuscire ancora meglio. D’altra parte non dimentichiamo che a livello inconscio il fenomeno si ha anche in sede psicanalitica con il famoso “transfert”. D’altra parte, tra familiari, tra persone che si vogliono bene, il fenomeno avviene in fondo a livello inconscio, senza una vera e propria concentrazione. Però sono, in ogni caso, fenomeni limitati nello spazio.
D. – Quindi si tratterebbe solo di applicare la giusta tecnica, il giusto esercizio…
A – Sì, per arrivare a dei discreti risultati. Non parliamo di risultati eccezionali, buoni risultati si possono ottenere senz’altro.
D. – Quali sono gli elementi che possono interferire con la proiezione del pensiero nell’ambito delle forze fisiche o anche psichiche?
A. – È difficile che il pensiero possa avere interferenze o deviazioni di direzione, tanto per intenderci. Come interferenze generali esse sono più o meno quelle della “trance” medianica, di tipo magnetico, però non si tratta di influenze sensibili, notevoli. A mio avviso, l’”onda pensiero” non subisce interferenze gravi. Ne può subire alcune, quindi il messaggio può anche giungere spezzettato, frammentario e può anche non raggiungere il bersaglio, in un certo senso, perché non si stabilisce il “ponte” tra due persone lontane.
D. – Quali pensieri arrivano più facilmente? Quelli di tipo astratto o quelli che riflettono immagini concrete o addirittura la visualizzazione di immagini? Naturalmente si tenderebbe a indicare quelli astratti, cioè più connaturati alla sostanza pensante dello Spirito.
A. – Sì, sembrerebbe, ma in realtà non è così, perché il pensiero bisogna anzitutto che sia cosciente a livello di chi lo trasmette, cioè che sia ben precisato. Ritengo senz’altro che l’idea precisa abbia dei vantaggi rispetto a quella imprecisa, quale può essere quella di tipo astratto.
D. – È più facile trasmettere in uno stato di emotività come la paura, l’ansia?
A. – Sì, l’intensità dovuta a stati emozionali particolari, eccezionali per l’individuo, dà una maggiore possibilità di incidere sul messaggio telepatico e di trasmetterlo anche a individui che non hanno affatto pratica di telepatia. Questo fenomeno però non sempre si spiega così. Molte volte, in casi di forti spinte emozionali si ha un fenomeno diverso che non è più telepatico, ma che è una proiezione dell’anima che raggiunge l’altra anima e le comunica il messaggio. Come in individui che stanno per morire il cui messaggio viene ricevuto dalla madre, dal figlio, dall’amico lontano il quale in quel momento avverte che qualcosa di terribile sta accadendo al soggetto.
D. – Volendo trasmettere (sempre tra due persone legate psichicamente) una certa idea neutra, non colorata in modo particolare, se essa viene proiettata accoppiata a un simbolo fondamentale, a un archetipo comune all’inconscio di tutti, ciò avviene più facilmente? A me è parso di sì, in alcuni casi, con una specie di “onda portante”.
A. – In realtà, sì, vorrei anche suggerire questo: per due persone che fanno esperimenti, in genere c’è sempre un segno, un simbolo che prevale sugli altri; si tratta di simboli e segni personalissimi. Stabiliti attraverso molteplici esperimenti quali siano tali segni ricorrenti più facilmente identificabili, essi possono essere usati appunto come “onde portanti” alle quali aggiungere altri segnali da trasmettere congiuntamente. In pratica è una lunghezza d’onda che si stabilisce tra due persone. Questi piccoli accorgimenti migliorano notevolmente le trasmissioni telepatiche.
D. – È più facile raggiungere telepaticamente una persona quando se ne conosce l’ubicazione?
A. – No, non è importante. L’ubicazione nota, in certi casi può facilitare la concentrazione, il rilassamento, la condizione interiore in cui porsi.
D. – Le onde sono quindi sferiche?…
A. – In un certo senso sì, ma qualche volta si può avere uno scambio di persona.
D. – La trasmissione del pensiero tra due entità disincarnate evidentemente non ha una sua velocità, perché avviene al di fuori dello spazio…
A. – Sì, la meccanica è diversa, la trasmissione avviene più per veggenza pura che per telepatia, quindi non c’è una trasmissione di onde, proprio in senso materico.
D. – Tra un incarnato e un disincarnato è possibile una trasmissione? Suppongo che il disincarnato possa captare con grande facilità.
A. – La trasmissione è possibile, non sempre però il disincarnato capta. Le onde umane cerebrali sono di una natura completamente diversa da quella dello Spirito che trasmette inoltre con un sistema completamente diverso.
D. – Che significa dire che allo Spirito disincarnato basta pensare di essere in un dato posto per esserci? Occorre una certa velocità di pensiero ammettendo che lo Spirito è anche pensiero? O avete la visuale di tutto e basta soltanto che vi concentriate su di un certo punto?
A. – In realtà non c’è una direzione, però si può dire che gli spiriti in qualche modo sono in uno “spazio”, nel senso che essi si trovano in un “certo punto” dell’Universo e che diversi gruppi di spiriti non si trovano in un unico punto anche questo è vero, quindi, pur non esistendo uno spazio organizzato, la posizione degli spiriti può essere localizzata in riferimento all’Universo fisico. Quindi, io potrei dire senza tema di sbagliare che quel determinato Spirito è più vicino al Sole, per esempio, che alla Luna, tanto per fare questi riferimenti. Poiché anche l’Universo materiale è infinito, la localizzazione avviene per riferimento, e se io dunque ho interesse a pormi in una condizione di optimum per comunicare con altri spiriti, nel momento in cui lo desidero sono praticamente vicino a loro, per intenderci; spazialmente. Cioè posso essere vicino o lontano senza che si pregiudichi il mio rapporto con loro. Posso comunicare con uno Spirito che sia lontano un miliardo di anni luce, però se io desidero raggiungerlo lo faccio nel momento stesso in cui lo desidero, perché lo spostamento non avviene rispetto a uno spazio che sia valido per noi spiriti, ma questo c’è soltanto se io considero il tutto riferito all’Universo materiale che percorro. Ora, però, direte che io comunque percorro lo spazio a una certa velocità, perché, in ogni caso, se qualcuno mi osservasse dall’”esterno” mi vedrebbe, come dire, sfrecciare. In realtà, sì, ci muoviamo, ma la velocità praticamente non esiste e non è velocità del pensiero. Questa è la difficoltà di comprensione, perché io, veramente, sono precisamente nell’altro posto immediatamente, cioè senza intervallo di tempo. In fondo io percorro lo spazio, ma senza “muovermi”. L’osservatore esterno mi vedrebbe muovere, ma in realtà non sarebbe così. Dall’esterno sembra che mi muova, ma dall’interno no. Cioè mi muovo nel senso che so di non essere più riferibile al punto di partenza, ma materialmente non mi muovo, perché nel medesimo istante in cui io lo penso, sono automaticamente altrove.
In altri termini, gli spiriti per comunicare tra di loro o con gli incarnati non impiegano alcun tempo, perché non si tratta di un pensiero cerebrale, cioè di vere e proprie onde che vanno a una certa velocità. Il punto è proprio questo, che noi viviamo e ci muoviamo (per usare questo termine) in una dimensione che non è quella dell’Universo materiale, ma che è diversa. Quando vengo da voi passo attraverso i muri e nello stesso tempo non ci passo, non esiste il problema, perché per noi il muro non esiste.
D. – Per quanto ci consta lo spazio è infinito, ma è un infinito che si curva su se stesso e, quindi, voi come spiriti dovreste poter andare al di là di questo spazio che per noi si limita alle quattro dimensioni fondamentali.
A. – Del resto, senza andare troppo lontano, bastano gli esempi della telepatia che supera i muri, e per questo non occorre nessuna fantascienza. Sono esperimenti che potete fare; da locali completamente chiusi il pensiero arriva dall’altra parte senza la minima interferenza, perché il pensiero si sposta già in una dimensione diversa, pur essendo molto vicino alla materia. D’altra parte, le stesse onde radio, come tante altre, passano attraverso i muri.
D. – Nelle nostre condizioni conosciamo tre dimensioni e ne intuiamo una quarta, ma le dimensioni sono veramente infinite?
A. – Le dimensioni non sono infinite, sono un numero enorme, ma a mio avviso e per mia conoscenza non sono infinite. Perché? Anche qui bisognerebbe fare una distinzione tra dimensione elementare e non. Le dimensioni “pure” sono limitate e suppongo che siano nell’ordine di un migliaio, non molto di più, però esistono varianti o combinazioni tra queste dimensioni con degli effetti che portano in pratica le dimensioni a un numero altissimo, ma non infinito.
D. – Questo è piuttosto strano.
A. – No, non è strano. In realtà sono tutte ripetizioni che si hanno per alcuni aspetti universali i cui fenomeni caratteristici vengono sviluppati nell’infinito senza che necessariamente tutti gli elementi siano di volta in volta variabili.
Cioè, in fondo, quando diciamo che l’Universo è infinito noi non vogliamo affatto dire che esso è completamente diverso, continuamente diverso, continuamente nuovo, cioè che vi sia una novità ogni volta. Noi diciamo invece che l’Universo si ripete, indubbiamente, e molti suoi aspetti li ritroviamo a un certo punto tali e quali, quasi come se si trattasse di una loro ripresa. In fondo, una linea segnata con la matita è infinita pur essendo sempre fatta di grafite, e non è necessario che a un certo punto al posto della grafite ci sia un’altra sostanza; non è obbligatorio che una cosa per essere infinita debba variare di volta in volta. Vi è una conservazione che è infinita e una proiezione che è infinita. Su questa proiezione, su questa conservazione si innestano varianti e combinazioni che possono ripetersi, ritornare a riprendere all’infinito senza che minimamente il problema venga alterato. Quindi il fatto che le dimensioni non siano infinite non cambia assolutamente niente, si tratta di un infinito qualitativo, più che quantitativo.
D. – Di queste circa mille dimensioni non ce n’è nessuna che possa costituire una barriera per lo Spirito?
A. – No, in nessun modo. Lo Spirito entra tuttavia in dimensioni diverse, per così dire, e ne acquisisce in un certo qual modo i poteri via via che si evolve. Da questo punto di vista naturalmente esistono delle limitazioni, quindi la libertà diventa relativa. Ecco l’esempio che facevamo l’altra volta: lo Spirito inevoluto è libero di andare dove vuole, ma entro un muro di cinta che non può superare; un cane chiuso in un giardino è libero di andare dove vuole, ma non di oltrepassare il giardino. D’altra parte il cane non pensa minimamente di oltrepassare, non gli interessa perché quello è tutto il suo mondo, e così è per lo Spirito.
D. – Una volta, tu, parlando di fenomeni fisici che possono avvenire in sedute medianiche, dicevi che anche con un medium adatto a produrre quei fenomeni ci può essere una entità che non sappia, per esempio, costruire una sedia da portare in seduta, perché semplicemente non sa quali elementi deve raccogliere per formare la sedia.
A. – Nel caso di particolari esperimenti nell’ambito della Terra occorre avere anche delle conoscenze proprio di natura materiale.
D. – Questo spiega come ci siano molte dimensioni di cui lo Spirito impreparato non sa servirsi.
A. – Sì. In questi casi particolari si tratta poi di assoluta ignoranza, cioè di non saper applicare certi poteri o qualità, perché, magari, lo Spirito avrebbe tutte le qualità e il potere di fare, ma non sa adeguarli a una materia come quella della Terra che non conosce, che ignora o che ha dimenticato.
D. – Dato che c’è un numero determinato di dimensioni chi ha superato la conoscenza di esse assume una qualità nettamente diversa rispetto a coloro che sono ancora nell’ambito di tali dimensioni determinate?
A. – Io non direi che si possano superare tali dimensioni, direi che lo Spirito, comunque viva, si trova sempre nell’ambito di esse. Le dimensioni, poi, finiscono con l’essere capacità dello Spirito, poteri dello Spirito. In fondo sono un po’ come dei poteri magici. Lo Spirito a un certo punto ne ha tanti che non gliene occorrono più, perché con quelli che possiede può veramente percorrere liberamente l’infinito e, comunque lo percorrerà, ritroverà sempre dimensioni che ormai possiede e non gli necessita averne di nuove.
D’altra parte, è chiaro, spiriti i quali hanno centomila possibilità dimensionali come poteri, sono spiriti che hanno praticamente poteri immensi. Direi che al limite si può dire che hanno poteri infiniti, che possono veramente fare tutto. D’altra parte, la conoscenza o la penetrazione di dimensioni sempre diverse non soltanto dà il potere della libertà nelle dimensioni stesse, ma anche l’uso e lo sfruttamento di queste qualità, quindi effettivamente vi sono spiriti che hanno poteri quasi divini rispetto a spiriti che invece si muovono in ambiente spirituale molto ridotto. Si tratta di forze immense, direi, incontrollabili. Cioè, a quel livello, veramente, soltanto Dio con la Sua autonomia può controllare la potenza di questi spiriti. Questo, in un certo senso, da un punto di vista mitico o allegorico può ricordare la storia dell’anti-Dio, la storia di Dio e degli Angeli ribelli. Cioè, veramente a questo punto ci si può chiedere quale potere avrebbero questi spiriti se si ribellassero a Dio? Naturalmente, spiriti con una potenza siffatta posseggono anche una capacità di porre in atto molte delle loro capacità. Tuttavia, anche a quel livello immenso nessun Spirito ha il potere di creare: questa qualità è soltanto di Dio, ma questo potrebbe anche non significare niente. Tuttavia esiste anche un rapporto di ordine “morale” tra Dio e questi spiriti, cioè essi in fondo sono veramente spiriti evoluti, questo non bisogna mai dimenticarlo, cioè spiriti che posseggono un’intelligenza che non è soltanto in senso quantitativo e qualitativo, ma anche “morale” e pertanto essi non si ribellerebbero mai a Dio.
Abbiamo anche detto che, in fondo, con l’evoluzione aumenta, si complica e si rafforza il rapporto con Dio, cioè con l’Essere che ha creato. In fondo poi, quando si parla di Angeli forse si dovrebbe pensare a queste grandi forze.
D. – Come possono influire alcune droghe sulle facoltà telepatiche? Essendo tali facoltà basate su fatti che vanno oltre il corporeo?
A. – Le droghe possono influire sia sui fenomeni telepatici che su quelli di chiaroveggenza, semplicemente perché provocano quelle famose dissociazioni o labilità di cui dicevamo, quindi tutto si riannoda. Avvengono degli allontanamenti tra psiche e massa cerebrale, corteccia cerebrale, quindi la possibilità di spostamento diventa più facile.