Colloquio 8
L’INTELLIGENZA DI DIO
Essendo tutto creato e determinato, su cosa si esplicherebbe l’in-telligenza di Dio?
«Bisogna intanto dire una cosa: che ogni volta il termine intelli-genza lo abbiamo usato consci dell’equivoco insito nel suo significato perché abbiamo esteso la definizione di intelligenza umana a quella dello spirito e all’intelligenza di Dio.
Deve invece essere chiaro che quando parliamo dello spirito e di Dio noi intendiamo già qualcosa di profondamente diverso. L’intelligenza, per l’uomo, è la possibilità o la qualità del cervello di poter determinare, definire, lo stato di coscienza e dì potersi muovere verso l’interno e l’esterno di sè in maniera da poter razionalizzare, distinguere, criticare, apprendere, dare, ricevere: questo nei limiti e nella estensione delle qualità cerebrali. E parliamo di una intelligenza bassa ed alta, per distinguere una intelligenza animale dall’intelligenza superiore dell’homo sapiens. Poi parliamo di intelligenza generale dell’universo, (anche qui ìn maniera inappropriata), per intendere che le leggi, in base alle quali si muove l’universo, sono coordinate in modo tale da fare apparire una trama intelligente. In ogni caso, tra meccanismo e intelligenza qui siamo ai confini, ma anche il meccanismo contiene in sè delle regole che, viste dall’esterno, appaiono intelligenti. Quindi da tutto ciò si è potuto desumere l’idea di una intelligenza generale o intelligenza «prima» che è quella che ha creato e coordinato le leggi, in maniera che dovessero poi muoversi seguendo un meccanismo dato da un’impronta intelligente: quella che Dio ha dato alle leggi. Ma il problema reale è l’intelligenza. È essa necessariamente una qualità che deve essere applicata verso l’esterno per poter sussistere? Dal punto di vista spirituale la risposta è no! L’intelligenza può essere interiorizzata, ed infatti lo è nella misura e nel modo in cui percorre se stessa o la qualità creativa; stiamo parlando dell’iter dinamico di questa «intelligenza» in quanto essenza di una natura autonoma quale è quella che definiamo come appartenente allo spirito. Se spostiamo il discorso addirittura su Dio, diciamo — come è noto — che la realtà è in Lui, il che significa che, pur essendo tutto in Lui, in Dio potremmo distinguere un dentro e un fuori, puramente funzionali si capisce, potendo così identificare Dio per le qualità più che per le Quantilà. Allora, se Dio è essenzialmente una Qualità, più che una quantità, (essendo la Qualità un’attributo indispensabile al concetto di Dio) Egli può avere egualmene (e ciò può apparire un paradosso) una intelligenza che è tra il «dentro» e il «fuori», benché ciò non gli sarebbe necessario perché l’intelligenza di Dio è al di fuori della creazione, al di là dell’atto creativo, è il suo stesso stato d’essere; allora è la definizione di intelligenza che va rivista e, per quanto riguarda lo spirito, essa va indubbiamente modificata. L’intelligenza è, dunque, la capacità (e la qualità connessa) di po-ter avere, dentro la propria sfera, la possibilità di un qualsivoglia atto critico, di una qualsivoglia elaborazione, indipendentemente se essa sia fuori o dentro la struttura che la manifesta. Lo spirito ha dunque la capacità di utilizzare l’intelligenza sfruttando in un certo senso la sua qualità essenziale, il suo modo e la sua qualità di essere, che è tale per potersi definire spirito, tale perché è intelligente. Dunque non ha alcuna importanza che esista un’universo fuori, sul quale, nel quale e oltre il quale applicare questa modalità, poiché la qualità dello spirito è di per sé sussistente, indipendentemente dal «fuori», cioè dalla realtà esterna. Però dal punto di vista reale, cioè del funzionamento dello spirito, il problema non si pone, perché lo spirito, come abbiamo sempre detto, è nell’infinito, ed è una qualità potenzialmente infinita; sicché lo spirito ha sempre un «fuori», perché egli ha sempre un confronto con tutto l’alto creativo di Dio. Lo spirito è sempre all’interno dell’atto creativo, ma ne è contemporaneamente fuori, poiché egli percorre la creazione, come fase evolutiva, e la percorre perché così il suo potenziale si risveglia, per cossi dire, dentro di lui. Dunque il problema per lo spirito non si pone, e per quanto riguarda Dio, è uno pseudo problema. In realtà è vero che se andiamo ad utilizzare le definizioni di intelligenza o degli attributi del cervello umano, esse non calzano affatto con la natura di Dio. L’infinitezza di Dio non è potenziale ma reale, ma è soprattutto l’intelligenza la qualità che rende di per sè sussistente la natura di Dio; e ciò indipendentemente dalla sua applicabilità. L’intelligenza di Dio può anche essere vista sotto il segno della staticità, perché il concetto della sua realtà non si sposta mi-nimamente. Possiamo dire che Dio non utilizza l’intelligenza perché è stata tutta utilizzata, ma anche qui entriamo in uno pseudo-problema, o in una discussione che non porta a dei frutti».