Comunicazione autentica

Comunicazione autentica

Domanda: — Come si può essere sicuri di comunicare con la propria interiorità?

Riposta: – Nel momento in cui voi fate un atto di riflessione, di meditazione, di «entrata» in voi stessi, siete già Spirito comunicante perché da una superficie comunque psicologizzata passate via via ad una zona più profonda che è dentro di voi. Ora se voi riuscite a porvi in uno stato di meditazione veramente profonda, raggiungete sicuramente un punto dentro di voi che vi appare abbastanza chiaro, e siete presi in una sorta di discesa, di vortice, nel quale avete la percezione esatta di un’immensa luce. Ora, quest’immensa luce, che è la parte iniziale del vostro Spirito, appare se vi è concomitanza tra il «voi superficie» con le vostre intenzioni, programmi ecc. e la parte «interiore». Se non c’è questa sorta di comunione, avrete difficoltà ad entrare in questa zona di luce, ed è la naturale difficoltà di chi vuole portare nello Spirito qualcosa che per lo Spirito o non è accettabile, o non è utilizzabile, o non interessa il piano evolutivo di quel momento. In quanto ancora corpo e persona coscienti, voi non riuscite a penetrare dentro di voi con un bagaglio di idee che rappresentano un corpo estraneo e che, quindi, vengono rigettate. Se, invece, il piano delle idee, delle intenzioni, il momento della vostra realtà storica, sono in funzione della programmazione dello Spirito, riuscirete a farle passare entrando in questa zona che io chiamo «zona luce» e che è naturalmente variabile da persona a persona. Allora questa «zona luce» diventa percorribile e ciò vuol dire che dentro di voi siete accettati. Ma quando dico questo, ancora una volta il «dentro di voi» significa il vostro Spirito. Per intenderci: la vostra riflessione anirnico-psichica viene accettata e riportata nella zona animico-spirituale. È, un passaggio sempre all’interno di voi stessi, poiché è sempre all’interno di voi stessi, in quanto Spirito-anima, che si svolge questo cammino, non all’esterno. Abbandonando la realtà, un passo dopo che entrate in voi stessi, siete già nella vostra zona animica; nel momento in cui l’attenzione è rivolta all’interiorità, state già entrando nell’interiorità, ed avete abbandonato il mondo della realtà esterna. Naturalmente, l’abitudine, l’adattamento, la conoscenza dei percorsi, dei labirinti interiori, si ottiene soltanto con la frequenza meditativa e con l’esperienza. Non c’è altra strada, perché il colloquio è interiore. Non c’è un altro che risponde, perché non esiste, siete voi ad interrogare voi stessi. Indubbiamente ciò che impedisce è la barriera mentale ma anche la paura di lasciarsi andare oltre certi limiti, il terrore di questo vero e proprio passare in una zona non più controllabile o in cui non si hanno gli strumenti di controllo. L’uomo è angosciato quando cade in questa sorta di precipizio, perché non sa se tornerà, se ne uscirà fuori. Bisogna che ciò sia fatto con estrema cautela, con grande attenzione, con passaggi molto piccoli per poter avere il controllo di se stessi: da questo lavoro di autoricerca devono essere escluse le persone particolarmente deboli caratterialmente, persone labili, con disturbi mentali…». (Racc. Lez. 14-12-1983).

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