Critica ai troppo facili ascolti dell’Anima
«Spesso le persone dicono di sentire l’Anima ed io ho molta sfiducia quando lo sento dire. In realtà quello che sentono non è altro che la somma dei valori inculcati dall’uomo stesso, una serie di norme morali umane che vengono avvertite e scambiate per lo Spirito. È così che si parla della «voce della coscienza». Ma non esiste la «voce della coscienza»; esistono le voci dei divieti, le voci di ciò che vi è stato dato come impostazione etico-sociale che, se è trasgredita, crea la risonanza, ovvero il complesso di colpa. Ma in ciò non c’entra affatto lo Spirito. Le «voci della coscienza» sono di tipo psicologico, non spirituali. Anche qui avviene una grande confusione… Questi sono fatti che esistono a livello della coscien,za e dell’inconscio individuale, e che naturalmente interagiscono con la realtà, creando un disagio esistenziale, nel quale l’Anima, però non c’entra. Il messaggio dell’Anima, la via dell’Anima non soltanto è più profonda, ma è costituita soltanto da una direzione di fondo i cui messaggi sono estremamente semplici e scarni». (Racc. Lez. 4-11-1987). «La «voce della coscienza» è una formazione derivata direttamente dalla prescrizione, perché ogni prescrizione contiene anche il suo contrario: «Questo non devi farlo perché se lo fai ti accade una certa cosa», e la prima cosa che accade è sicuramente lo stato di sofferenza psichica, conseguenza della violazione». (Racc. Lez. 29-1-1986.).