Emanazione dello Spirito e Principio del Potenziale

emanazione

(Da: Leggere un Maestro – Breve sintesi della dottrina dell’Entità “A”, a cura di Carlo Adriani, Maria Cali e Corrado Piancastelli, CIP, Napoli, Monografia 1993)            

EMANAZIONE DELLO SPIRITO E PRINCIPIO DEL POTENZIALE

   Tutta la Realtà, infinita ed eterna, è dovuta a un’unica emanazione divina. Una parte di essa si è differenziata e va a “puntualizzarsi” determinando infiniti Spiriti, ed una parte, invece, resta “dispersa” (cioè anonima e senza una vera identità), originando l’Universo, cioè la realtà propriamente detta, come fatto “esterno” allo Spirito (RdX pagg. 205-207).

   Detta in altro modo una parte dell’atto creativo ha determinato l’essere spirituale e un’altra parte l’Universo materiale, ma l’origine è unica e anche la “qualità” dell’energia spirituale o materiale è la stessa, dal momento che tutto è promanato dallo stesso Dio. Allo Spirito, Dio ha trasferito alcuni Suoi caratteri peculiari, primi tra tutti l’autonomia, l’intelligenza, l’eternità, l’infinitezza.

    Dice Andrea: “l’atto creativo di Dio ha sempre valori infiniti ed eterni” (CDA 2/1986 pag. 62), e ciò vuol dire che alle Sue manifestazioni vengono sempre assicurati e stabilizzati i caratteri d’infinitezza e di eternità, unitamente a quelli di autonomia e d’indipendenza, in modo cioè che ogni creazione divina possegga in sé dinamicamente, una funzione ed un potenziale infiniti ed eterni, (CDA 12/1986 pag. 62). Ne consegue che, per quanto riguarda lo Spirito, il suo potenziale è illimitato, ma il suo limite è di non possedere l’infinito immediatamente dentro di sé, come fatto conoscitivo (CDA 2/1986 pag. 64), ed è questa la ragione per cui è necessario che, al momento dell’emanazione, lo Spirito, in quanto energia-idee o, meglio, idee-energia, dal punto di vista della conoscenza debba essere “tabula rasa” benché potenzialmente infinito. “Potenzialmente infinito” significa che egli potrà percorrere una conoscenza senza limiti.

    E perché?

   Ma perché Dio ha trasferito nello Spirito non integralmente Sé Stesso, ma il Suo potenziale (Principio del Potenziale).

   Tuttavia lo Spirito al momento dell’emanazione non è “tabula rasa” in senso assoluto, perché egli possiede alcuna proprietà fondamentali.

    “Lo Spirito ha l’intelligenza, ha la volontà intesa come spinta dinamica all’evoluzione ed ha soprattutto la Coscienza di sé.

  Egli sa di essere, perché come struttura emanata da Dio, ha una Individualità e una Personalità.

   L’Individualità gli è data dal solo fatto di essere unico nel suo genere in quanto distinto e strutturato a “circuito chiuso”.

    Egli ha la Personalità che è data dall’intelligenza, dalla volontà, da altre doti spirituali e dalla capacità di auto-riconoscersi e possiede inoltre anche qualche idea elementare.

    Cioè egli si rende conto di essere nell’Universo, si rende conto che c’è Dio e, sia pure in maniera confusa, egli sa che deve dirigersi istintivamente verso certe esperienze primarie e fondamentali che lo renderanno conscio in maniera più tangibile di quello che è” (CDA 2/1981 pag. 48). Ciò nonostante, “nell’iniziale cammino della loro evoluzione  gli Spiriti s’interrogano perplessi sull’esistenza di Dio e anche sulla propria. Lo Spirito non sa immediatamente di essere immortale. Questa consapevolezza l’acquista con l’esperienza, con la conoscenza, con la vita.” (Raccolta lezioni 6/12/1972 pag. 2) 

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