D. – Si può dire che lo Spirito ha la coscienza dell’essere e quando si incarna ha un rapporto con l’Universo ha la coscienza del divenire? La maggioranza dei filosofi moderni, li vedo completamente prigionieri di questo essere e divenire che percepiscono ed hanno avuto dalla tradizione greca, pero’ non avendo la conoscenza di quello che tu hai trasmesso non possono avere coscienza dell’essere e lo chiamano nulla perché non hanno la dialettica che ci hai dato tu: è giusto ?
A. – I filosofi fanno i filosofi e quindi non sono dei meditativi; in realtà, in quanto essendo la filosofia una costruzione esclusivamente teorica, prescinde da quella che è la pratica dell’essere ovvero la pratica dell’anima, prescinde tranne alcuni che sono dei poeti della filosofia, per gli altri c’è una sorta di ordine linguistico in base al quale la filosofia non procede per verità ma procede soltanto per logica. Ecco perché poi i grandi filosofi sono pochi ed ecco perché nella maggior parte dei casi la filosofia è una costruzione teorica lontanissima dalla realtà e quindi lontanissima anche dalla verità, ammesso che ci sia una verità.
Il filosofo non parte da un atto di fede, ma parte da intuizioni: egli non ha conoscenza dello Spirito, deve presupporre l’esistenza dell’anima, ma la deve presupporre con un ragionamento. Il ragionamento ha portato sempre i filosofi, anche nella vecchia filosofia greca, a concludere, presupporre che comunque l’anima è prigioniera, perché é un’anima di cui si intuisce o si presume la realtà, ma è un’anima di cui non si può poi tutto sommato parlare, perché è un’anima che si nasconde. Allora il problema della filosofia finiva col diventare una sorta di ricerca diciamo della morale per poter dare voce all’anima, ma darle voce in un modo indiretto. Ecco perché poi più i secoli sono passati, più l’anima, diciamo anche l’anima razionale, si è nascosta, più il discorso della filosofia si è o psicologizzato o teologizzato; quindi è finito con l’emergere una sorta di filosofia che pian piano ha cessato di essere una metafisica ed è diventata una storia, la storia degli uomini, la storia dei rapporti tra gli uomini e la realtà, in cui Dio c’è stato per alcune correnti di filosofia, ma è stato un Dio del quale volentieri i filosofi avrebbero fatto a meno, perché Dio ad esempio è stato sempre molto ingombrante, questa immagine di questo Dio di cui non si poteva dare una seria dimostrazione.
Poi le correnti sono state centinaia e centinaia come centinaia anzi migliaia sono le idee degli uomini, ma il fatto che un filosofo intuisca la presenza dello Spirito é una cosa sicuramente possibile, un vero filosofo dovrebbe sempre averla questa intuizione, così come la dovrebbe avere chiunque si dedica all’arte ad esempio, perché sono i luoghi, la filosofia e l’arte, dove l’anima è presente continuamente, è la fonte, la genesi del discorso, è l’origine stessa, è e rappresenta il punto estremo in cui si fonda, proprio dal punto di vista epistemologico, la costruzione che verrà dopo, qualunque cosa sia, arte o filosofia.Il fatto che poi non ci sia questa intuizione dello Spirito è perché il filosofo è in fondo un uomo e in quanto tale ha tutti i limiti e tutte le sovrastrutture di un uomo e tutte le prigioni di un uomo.
L’uomo e quindi il filosofo è un uomo che è in catene, prigioniero e da questa prigione cerca di scorgere barlumi di verità quando gli riesce. Quando non gli riesce la sua costruzione fonda una sociologia più che una filosofia oppure costruisce, non avendo fondamenta, teorie, per cui vi sono filosofi i quali ritengono che la filosofia non debba raggiungere la verità, che la verità non è il fine della filosofia, fine della filosofia è la costruzione di un discorso che sia assolutamente coerente indipendentemente dal fatto se sia o non sia vero. Allora ecco che la filosofia diventa anche una costruzione più o meno fantastica in cui il filosofo non si interroga se nel pensiero ci sia l’uomo, ma che ci sia soltanto quel tipo di logica. Allora l’uomo può anche scomparire del tutto, e in ciò, a mio avviso, è la caduta della filosofia, perché il filosofo deve costruire la filosofia in base all’assunto che la filosofia deve servire all’uomo, perché se non serve all’uomo non serve a nessuno, visto che l’unico vivente è l’uomo, così come la scienza: una scienza può anche essere pura teoria, ma è una teoria che tende continuamente a trasformarsi però in una tecnica.
C’è una fase intermedia della scienza, ed è quella che si studia a scuola, che è teoria, ma appena cessa la necessità dell’apprendimento, la scienza tende a diventare una tecnica, cioè tende a diventare un linguaggio di comunicazione operativa, tende a diventare azione, se non esistesse questo il pensiero diverrebbe sterile in quanto sarebbe fine a se stesso.
Ora la scienza ha la verifica della propria verità applicandosi all’uomo; la filosofia non ha questa verifica e dunque se non si applica all’uomo cioè se non ritorna nell’uomo, rischia di vanificarsi nella propria vacuità e nullità, e cioè resterà sempre il dubbio se sia o non sia vera.