FASE PREINCARNATIVA – ANCORA SULL’ANIMA

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    Lo Spirito, in base alla sua evoluzione di quel momento, sceglie, luogo, ambiente, famiglia e programma da svolgere ma tutto ciò ha fasi e condizioni di cui è utile conoscerne la procedura.

    Intanto questo Spirito, come si è già detto, non può avvicinarsi alla Terra se non ha già intorno a sé un complesso animico — cioè l’Anima che gli offra la possibilità dì stabilire un contatto con la specie umana.

    «Lo Spirito, soprattutto nella fase preincarnativa, ha bisogno di calarsi intelligentemente nella materia per poterla scegliere ed accettare ed allora bisogna che il contatto sia chiaro, e ciò può avvenire soltanto se egli è in condizione di mettersi in contatto con la materia e con il corpo. Dopo, forse, lo Spirito potrebbe non averne più bisogno, perché cade in una sorta di sopore o di addormentamento che dura diversi anni, e, con gradualità decrescente fino a tutto il periodo dell’adolescenza.

    Ecco perché si può parlare di irresponsabilità del fanciullo anche dal punto di vista spirituale oltre che sociale, proprio perché lo Spirito non è in condizione di manifestarsi nella sua pienezza a causa di un cervello insufficiente» (CDA 3/1990 pag. 83).

    La scadenza adolescenziale, tuttavia, non deve essere presa alla lettera e non è precisamente un problema di età. A volte un ragazzo — dice Andrea — è più maturo di un vecchio… Il Maestro intende quindi riferirsi all’emergenza della coscienza matura, che sigilla, in tal modo, la completa interiorità spirituale ridestata.

  Per molti Spiriti bloccati da corpi eccessivamente paralizzati dalle convenzioni e regole umane, lo Spirito tace quasi per sempre ed è, quindi, come se fosse addormentato o non esistesse affatto.

    Continua Andrea: «Non basta, poi, allo Spirito, fare una scelta teorica: egli deve anche scegliere praticamente, cioè visualizzare l’ambiente in cui andrà a vivere e per poterlo fare (come puro Spirito non ne ha le possibilità) bisogna che egli riesca a tradurre le proprie istanze collegandole a quelle dell’ambiente umano. Tuttavia è da tener presente che quello Spirito non ha un linguaggio umano: e non parlo, naturalmente, di nozioni puramente storiche, alludo all’impossibilità dialettica di comunicazione fra la sua sostanza spirituale e quella umana. Ecco quindi l’incontro con il traduttore costituito da questa sostanza animica (anima o come altro la vogliamo chiamare) che è a metà strada e che può trasmettere segnali tramite i quali lo Spirito viene a contatto con la Terra. Questa è la funzione di tali strutture a disposizione dello Spirito; quella di poter trasmettere segnali, di poter visualizzare l’ambiente in cui andrà a vivere ed operare razionalmente una scelta di cui possa assumersi le responsabilità spirituali, (CDA 3/1990 pag. 84).

    Vari sono i passaggi di avvicinamento che lo Spirito effettua per «abitare», per così dire, il cervello del proprio corpo e non vorremmo confondere il lettore con una inutile elencazione. È invece utile sapere che «ogni volta che lo Spirito si incarna, egli agisce su di un tessuto biologico dato, che la materia che è nata da un incontro tra un uomo ed una donna esistenti storicamente in quel momento, e che è assoggettata alle leggi di ereditarietà.

    Tuttavia lo Spirito ha la necessità di immettere il suo programma in questo organismo (cioè in questo cervello materiale), e non gli interessa utilizzare gli stimoli o le informazioni contenute ereditariamente nelle cellule; ha bisogno, invece, di immettervi il suo programma, quello dovuto alla propria evoluzione. Lo Spirito allora agisce sul cervello (in formazione) del corpo che si è scelto e gli dà una marcatura, un timbro, un potenziale apparentemente di tipo genetico che magari si manifesterà a venti o a trenta anni; ma si tratta pur sempre di una vera e propria azione sui circuiti che andranno a costituire la struttura della personalità del soggetto biologico. Tutto ciò è possibile perché esiste una legge (a voi sconosciuta) che consente allo Spirito dì utilizzare un meccanismo in base al quale si può marcare la materia che sta per nascere. Questa possibilità è data allo Spirito affinché egli possa attuare quel suo progetto-programma in base al quale sceglie l’incarnazione. Se non esistesse questo principio, lo Spirito sarebbe alla mercé del corpo, del futuro cervello e delle leggi ereditarie e genetiche: e non avrebbe alcuna possibilità di stabilire il proprio progetto di vita.

    Ma, nonostante tutto, e malgrado la perfezione nell’organizzazione della legge divina, la «marcatura programmatica» non riuscirà mai ad essere esaustiva e completa, perché si tratta comunque di una influenza debole; fatalmente, nel corso della vita, prenderanno il sopravvento i meccanismi biologici ed educativi umani, insomma tutti i fattori che in qualche misura ottundono il marchio primario originale conferito dallo Spirito al proprio corpo… e la marcatura diventerà soltanto un debole eco di cui noi, una volta diventati viventi, sollecitiamo il risveglio attraverso la conoscenza interiore. Bisogna operare un passaggio dallo stato puramente biologico a quello psicologico e da quello psicologico a quello spirituale e, finalmente, attraverso i segni dello Spirito si potrà risalire alla matrice, cioè allo Spirito che ha dato il segnale, che ha tentato di dare il progetto al corpo col quale vive per il tempo che gli è necessario» (Raccolta Lezioni. 15/3/1991 pagg. 6-7).

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