L’anello fondamentale che congiunge l’Anima alla coscienza dell’uomo è dato dall’Inconscio. «Lo Spirito — dice Andrea — comunica con il corpo attraverso l’inconscio. Naturalmente al termine «inconscio» bisogna dare maggiore ampiezza; ma l’inconscio è tutto, è la maggior parte dell’individuo, e ciò che si manifesta alla coscienza ne è la minima parte, il resto sta tutto lì sepolto…» (CDA 3/1984 pag. 58). «L’inconscio nasce dal corpo, però si innesta direttamente sull’Anima, perché è una via di traduzione, una via molto vicina allo Spirito» (CDA 6/1989 pag. 239). «Vi sono diverse sfumature di incrocio e di sovrapposizione, tra la struttura dell’Anima e quelle dell’inconscio. L’inconscio è anche costituito da una serie di microstrutture che possono provenire dalla situazione animica; per esempio, dall’esperienza a cui il soggetto si è predestinato, cioè dal programma prescelto dallo Spirito. Sicché, in definitiva, nell’inconscio profondo bisogna collocare anche la situazione spirituale dell’individuo» (CDA 6/1986). L’inconscio che «dovrebbe essere suddiviso in molte parti> (CDA 5/1986 pag. 178), «per struttura è molto più vicino all’Anima che al conscio» (CDA 6/1986 pag. 201). Quando parliamo di inconscio «dobbiamo anche parlare della sua parte terminale cioè quella di cui ho sempre parlato quando ho detto che l’Anima ha un primo impatto nella zona iniziale dell’inconscio» (CDA pag. 104). Infatti, come abbiamo già visto, «la modalità del contatto tra Spirito e materia non è evidentemente tra Spirito e materia propriamente detta, ma fra Spirito e parte psichica, ed anche in questo caso non si tratta della psiche nel senso della coscienza, ma siamo al livello dell’Inconscio: cioè in una parte già molto lontana dalla materia. Il contatto avviene a quel livello, ed è un contatto che si perde coscientemente. Perché lo stesso inconscio, in realtà non si presenta alla vostra coscienza; appunto perciò è stato chiamato inconscio. Quindi esso non è riconoscibile. Come non è riconoscibile l’inconscio, non lo è neppure lo Spirito, tenendo anche conto che lo Spirito non va identificato con l’Inconscio e che semmai, sta ancora prima dell’inconscio stesso» (CDA 1/1981 pag. 27). «L’inconscio fa parte della psiche, e rappresenta una barriera e nel contempo, un filtro per lo Spirito> (Raccolta Lez. 28/3/1973 pag. 1). Per quanto riguarda la via d’accesso, va detto che «l’impulso o lo stimolo di carattere spirituale entra o prende tutta la zona corticale». Così come vale la pena di ricordare che «quando lo Spirito viene a contatto con la materia, si relaziona ad una materia organizzata, qual è quella di un corpo umano. Questa materia umana appartiene, in fondo, ad un essere che possiede una sua struttura mentale che già non è più materia. L’essere umano non può essere considerato soltanto come cervello, ma il suo patrimonio dotale è dato proprio da certe presenze di ordine psichico, che non sono più strettamente materiali» (CDA 1/1981 pag. 26). Perciò «quando parliamo di coscienza od anche di inconscio, non siamo più nel cervello come base organica, ma siamo anche entro tutto lo sfumato reticolo intrapsichico che non è più materia cerebrale propriamente detta» (CDA 4/1987 pag. 169). «Nell’uomo molte manifestazioni di carattere spirituale non si manifestano perché si è creato un diaframma a livello dello stesso inconscio, diaframma che è dato dal subconscio che ingloba dentro di sé una serie di materiali di natura umana, che sono appunto quelli educativi, culturali, economici, genetici, patologici; cioè modelli, esempi, comportamenti, tipo di società, momento storico in cui si vive e così via. Questo complesso di influenze è capace di creare nel bambino una sovrastruttura a livello subconscio e, contemporaneamente, una barriera tra l’inconscio e la coscienza» (Raccolta Lez. 28/3/1973 pag. 1). Pertanto, «anche quando l’uomo, attraverso la meditazione o attraverso l’estasi, si mette in contatto con se stesso (con la parte più profonda di se stesso), in fondo, questo Spirito non risponde che per echi. Cioè risponde in una maniera molto debole, sempre alterandosi, e giungendo alla coscienza o in maniera formale, (cioè sotto forma di idea), o in maniera informale, (cioè sotto forma di ispirazione). Una ispirazione o intuizione che di per sé sono cose molto vaghe, perché sono appena brandelli di una immagine che poi la sensibilità della coscienza elaborerà e trasformerà in un’idea compiuta. Ma, come si vede, il contatto è sempre un po’ ambiguo, indubbiamente, perché giunge attraverso molteplici rimbalzi» (CDA 1/1981 pag. 27).
L’inconscio, comprensivo anche del rimosso in senso freudiano è il luogo più rarefatto e meno materiale della nostra psiche ed assolve al compito di collegare la stessa mente alla struttura dell’Anima: un collegamento, comunque, destinato a rimanere sconosciuto alla stessa coscienza. Volendo sintetizzare la serie dei passaggi che portano una informazione dal cervello alla coscienza, fino allo Spirito, possiamo dire che «l’inconscio non è che una delle serie di passaggi che attraversano le informazioni prima di giungere allo Spirito. L’informazione giunge al livello del cervello, che la preseleziona, viene quindi rielaborata e diventata un fatto cosciente. Questo viene poi digerito e diventa un fatto preconscio; una ulteriore filtrazione o rimozione trasforma l’informazione in un processo inconscio… In ultimo, l’informazione, ulteriormente filtrata, può diventare una nozione di tipo spirituale (quando lo è). Se essa non è di tipo spirituale, si ferma ad un certo punto e non passa nello Spirito, semplicemente perché allo Spirito non interessa niente di ciò che il suo corpo fa sulla Terra e che non ha alcuna attinenza con la problematica universale» (CDA 5/1981 pag. 119).