I fattori che hanno nuociuto alla ricerca dell’uomo-interiorità.
«Io credo che il maggior danno alla concezione dell’uomo interiore sia stato provocato da una serie di fattori che l’umanità ha sempre avuto: la mitologia, certa antropologia, l’occultismo, la magia.
Certo, sono stati (anche quelli delle religioni, vorrei aggiungere), gli unici momenti e le uniche possibilità che l’uomo ha avuto di mantenere un contatto con l’«Oltre», da una parte, e col «se stesso» dall’altra. Però tutto questo ha anche portato ad un grande scadimento dell’immagine e dell’idea dell’interiorità, perché l’uomo, attraverso la magia, l’occultismo e le religioni è diventato — diciamolo francamente — un altro tipo di uomo-macchina, che subiva il destino e non lo provocava, che subiva la sorte senza progettare la vita.
Di questo passaggio, certo inevitabile nella storia dell’umanità, voi ne portate ancora i segni. Perché? Perché, intanto, l’interiorità è stata gravata di tanti segni negativi, di tanta inutilità e gratuità di mitologie che, ad un certo punto, la scienza ha spazzato via.
Che poi le scienze nel tempo dimostrino il loro limite, primo fra tutti quello di non poter soddisfare la domanda interiore che l’uomo continua a farsi, è il discorso che dovrà portare all’unificazione del domani.
Voi siete il risultato di questa situazione, ed ecco perché si può rientrare accortamente nell’alveo di questo grande fiume interiore, trovando in esso spiegazione a molte cose dell’interiorità umana, soggettive od oggettive che siano.
Il problema per l’uomo, forse, non è tanto dimostrare ciò che ha dentro, ma di saperlo riconoscere; perché, sapendolo riconoscere, poi saprà anche vivere meglio con la sua interiorità ed anche con l’esteriorità. Saprà, cioè, vivere meglio con la propria vita. (Racc. Lez. 19-1-1983)