I GRUPPI SPIRITUALISTICI.

23) – I GRUPPI SPIRITUALISTICI.

D. – Questa sera avevo un altro quesito da porre. Tu stai seguendo, penso, quelle che sono le idee dominanti, soprattutto in campo scientifico; stai seguendo un certo programma che come sappiamo si è andato svolgendo negli anni secondo fasi diverse. Siamo d’accordo che anche in questo c’è una logica perfetta. Quello che ho notato è che in altri casi, per limitarci naturalmente all’ambito medianico, (quindi a contatti col vostro mondo) c’è un contrasto tra questa linea e quella seguita da altre entità, pure molto elevate, che persistono nell’indicare la strada della dialettica di tipo spiritualistico, anche se ne aggiornano i termini e se portano avanti il discorso con una logica più stringente, su basi più avanzate. Nessuna però fa riferimento a questo tipo di programma.

Perché questo? Dal nostro punto di vista, forse sbagliato, sembrerebbe dovesse esserci al vertice un programma unico, anche se naturalmente modificato a seconda dell’ambiente in cui si cala, ma perlomeno le linee direttrici, fondamentali dovrebbero rassomigliarsi, anche per determinare un’azione più massiccia, cioè delle confluenze più energiche, più determinanti secondo il programma scelto, quello primario.

Naturalmente, io mi rendo conto benissimo che questa è la linea che va seguita, anche se è molto più impegnativa e difficile delle altre; perché, è chiaro che, quella del solito discorso spirituale (anche se razionale e logico) lascia un po’ il tempo che trova, cioè non è dimostrabile, non incide, non lascia traccia. Ma allora perché le altre entità non cercano di fare altrettanto, malgrado il loro valore?

A. – Vedi, innanzitutto si tenta di portare un discorso che può variare da gruppo a gruppo, in base alla qualità del gruppo. Questo l’hai detto e dovrebbe essere già sufficiente, perché in un certo senso ciò coinvolge anche l’entità. Voglio dire che l’entità non può dare più di tanto. Il fatto che si tratti di entità evolute non vuol dir nulla. Tu sai bene che un’entità può essere evoluta, ma sprovveduta, (qui prendiamo per relativo questo termine “sprovveduta”, si capisce), cioè non adatta a impostare un discorso di altro tipo e a dare i suggerimenti e la metodologia necessari, però essa è ugualmente importante ai fini di una riconversione, per così dire, dell’idea spirituale per un gruppo che certamente può essere utile operativamente in futuro.

Ora, il fatto che qui si è tentato e si tenta d’impostare un discorso più approfondito, più tecnico soprattutto, dimostra che si riconoscono certe premesse, la possibilità di realizzare soprattutto certe cose o almeno di iniziare un discorso di questo tipo, e non credere che esso sia facile a farsi e a realizzarsi. Anche qui bisogna partire dalla costituzione dell’ambiente: è inutile fare discorsi troppo avanzati quando non c’è nessuno in grado di recepirli, anche dal punto di vista mentale e spirituale, voglio dire. Quindi non bisogna meravigliarsi di questo: ciascun gruppo è autonomo e, se è vero che il fine è generale, i fatti confluiranno nel tempo.

D. – Comunque, a te consta naturalmente che ci siano altri gruppi del genere? Perché non posso pensare che siamo gli unici a seguire questa linea tecnica particolare, sotto una certa ispirazione, con un certo taglio molto particolare, in verità.

A. – Sì, naturalmente, vi sono, anche se con delle varianti. Se c’è ora qualcuno che deve dirmi qualcosa, parli pure tranquillamente.

D. – Volevo fare una domanda forse un po’ banale e in relazione a quella famosa frase ermetica: “Così in alto come in basso”.(Qui l’interlocutore si riferisce a un detto tratto da un antico testo ermetico “La Tabula Smaragdina” attribuito a Ermete Trismegisto. La frase completa è commentata e confrontata in maniera approfondita da Julius Evola in “La Tradizione Ermetica, Roma, Ed. Mediterranee, 1971, pag. 41. – Nota del curatore.). Se non ho capito male, sembra che tutte le cose esistenti abbiano una struttura simile, insomma che la realtà sia unica…

(Il Maestro Andrea risponde più a quest’ultima considerazione dell’interlocutore che al senso originale del detto, che nella sua formulazione ermetica ha un riferimento a un ambito sicuramente più ristretto, da queste basi il Maestro Andrea nella risposta ne allarga fortemente il significato collegandolo a uno dei principi fondamentali dell’Universo. – Nota del curatore.).

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A. – Sì, in realtà è così e ciò si ricollega al principio di unità. Il principio di unità anzitutto ci dice che non esiste un alto e un basso, e che rispetto a Dio non esiste neppure l’evoluzione, ma una equidistanza infinita, perché tutte le cose sono a una distanza infinita da Dio. Basta già questa constatazione, che risulta da una definizione della Divinità, per porre tutte le cose sul medesimo piano rispetto a Dio, ed è proprio questo medesimo piano, cioè l’eguaglianza, l’unità del piano, che esclude totalmente l’alto, il basso, il dentro e il fuori, essendo queste situazioni esclusivamente dell’individuo, ma non di tipo universale. Ed è anche quello che dicevamo prima sulla inesistenza dei diametralmente opposti; anche se sul piano operativo, gli opposti appaiono in funzione dialettica, senza però corrispondere alla realtà.

D. – Il linguaggio spesso deforma in maniera veramente macroscopica…

A. – Il linguaggio deforma tutto perché non è altro che una convenzione. Se poi parliamo di linguaggio nel senso di espressività o nel senso di manifestazione, allora diciamo che l’individuo, anche a livello spirituale, nell’interpretare la realtà la riformula dentro di sé, l’aggancia questa realtà, la riconosce e il riconoscimento – poiché è un atto intelligente – implica una successione di idee che assumono così veste di linguaggio all’interno dello Spirito. Però, è chiaro, noi parliamo di linguaggio per intendere un’altra cosa, non per intendere una coesione semantica della parola, per così dire, ma intendiamo, per quanto riguarda la Terra, una formulazione verbale o del pensiero. Per lo Spirito il procedimento è diverso, quindi noi possiamo anche parlare di linguaggio universale o di linguaggio dello Spirito, però intendiamo già un’altra cosa.

Certo, come usate voi il linguaggio, non si fa altro che generare confusione; ma; d’altra parte, non c’è altro sistema di comunicazione. Anche il livello telepatico si basa, in fondo, sul linguaggio; anche l’ispirazione; l’intuizione in fondo arriva alla coscienza (quando vi arriva) con una formulazione linguistica, perché se non giungesse così non sareste in grado di riconoscerla e sarebbe come inesistente (La formulazione pratica dell’intuizione deve passare necessariamente attraverso la elaborazione del pensiero e del linguaggio. L’intuizione è sempre difficoltosa da tradurre in linguaggio pratico e comprensibile, non è cioè mai originaria ma reinterpretata, adattata, e in certi casi di complessità diventa impropria o in parte non coincidente esattamente, o addirittura sbagliata. – Nota del Curatore).

È una grossa difficoltà, vedete, e la difficoltà la incontriamo noi, anzitutto, quando parliamo con voi. Io, man mano che parlo, mi rendo conto talvolta di dire cose che vengono interpretate necessariamente in una maniera, se non diversa, perlomeno inesatta, perlomeno incompleta (ecco, meglio dire incompleta), e allora devo fare talvolta delle vere e proprie acrobazie per cercare di far giungere almeno il fondo delle idee di come stanno le cose, il che è molto difficile. Poi, a parte questa difficoltà, ce n’è un’altra di ordine pratico: è che voi siete fatti diversamente gli uni dagli altri. Una cosa può capirla subito una persona e può capirla male o non capirla affatto un’altra persona. C’è dunque una relatività in questo rapporto tra voi e noi, dato da condizioni oggettive dell’essere umano e da questa maniera ambigua con la quale io sono costretto a presentami a voi. Ecco perché io ho sempre chiesto da parte vostra il massimo sforzo. Io cerco di giungere a voi, voi dovete cercare un po’ di avvicinarvi a me, sul piano ideale, sul piano proprio dello sforzo, della vostra spiritualità, della vostra intuizione, in maniera da poter recepire alcuni piani di discorso, alcuni piani intelligenti, di recepirli al di là della parola data, la quale è un ostacolo che non sempre si può superare (Si tratta di una raccomandazione che il Maestro Andrea ha fatto altre volte a significare la grande difficoltà della comunicazione e della relativa comprensione, è costante anche l’invito alla massima attenzione intuitiva e alla sua “proiezione” e tensione spirituale al fine del creare il migliore “incontro” possibile in ordine ai significati concettuali. .- Nota del curatore).    .

D. – Oggi l’uomo, fisicamente, sembra in decadenza…

A. – L’uomo come specie va incontro a un peggioramento, mentre nel senso psichico-intellettuale va incontro a un miglioramento, questo non c’è dubbio. Il miglioramento è lento, si capisce, ma esiste ed è continuo. Le cose poi stanno semplicemente così: l’uomo, via via che si è allontanato dalla natura e dal suo ambiente naturale umano, è andato incontro a un decadimento sul piano fisico.

D. – Il piano psichico non influisce anche su quello fisico?

A. – Può agire solo come rallentamento, ma non può influire in modo determinante. Voi siete decaduti via via che avete abbandonato la vostra animalità, in sostanza…

D. – Una decadenza del bios…

A. – … a favore della parte psichica. Pensate soltanto a come siete completamente trasformati rispetto all’uomo primordiale, rispetto alla sua esistenza, alla sua forza vitale, alla sua capacità fisica. Il fatto che riusciate a vivere più a lungo dipende solo da un artificio. In realtà riuscite a vivere più a lungo ma alquanto male. Non è che vivete bene, vivete alquanto male. Tutto sommato la vostra scienza medica ha fatto molto per farvi sopravvivere alla morte, e certamente oggi vivono più uomini sulla Terra, e in un certo senso ciò può anche consolarci perché vi sono così più spiriti che s’incarnano, tuttavia questi corpi non è che vivono bene, anzi dal punto di vista naturale vivono veramente molto male e moltissime esperienze di tipo istintivo, di tipo naturale, sono state completamente deviate, non esistono più. Molte esperienze materiali si svolgono più a contatto con le sovrastrutture, che col mondo della natura.

D. – Comunque sono ugualmente valide?

A. – In un certo senso sì, voglio dire che possono essere utilizzate.

D. – Dal punto di vista spirituale, quali sarebbero le migliori? Quelle di una vita più vicina alla natura?

A. – Bene, l’una e l’altra, direi. Occorrerebbero l’una e l’altra cosa insieme, cioè sia la vita della natura, sia quella dell’organizzazione umana; ambedue sono utili ai fini dell’esperienza e dovrebbero essere abbastanza bilanciate.

 

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