I LIVELLI DELL’EVOLUZIONE.

I LIVELLI DELL’EVOLUZIONE.

D. – Nella tua frase “indipendentemente dal livello evolutivo”, a parte le correzioni ultime, trovo un aggancio per chiarire ulteriormente il discorso circa la “partenza” dell’evoluzione “1” o dall’evoluzione “1000”, perché esso ha lasciato qualche perplessità, anche se la sostanza è stata intuita da molti di noi. A questo punto evidentemente il fatto “morale” perde ancora di più la sua consistenza in senso assoluto…

A. – Voi vi sarete accorti che in tutti i miei discorsi difficilmente si parla di morale!…

D. – Infatti va sempre più perdendo terreno il concetto umano di “morale”. Volevo dire che, a questo punto, si tratta allora solo di tipo di conoscenza, non tanto di qualità, perché la qualità l’hanno tutti, da qualunque “punto” essi partano come Spiriti. Si tratta dunque di un particolare “tipo” di conoscenza che da una certa maturità in certi “settori”, tanto per relativizzare il discorso, e non in altri, anche se la qualità è uguale per tutti.

A. – Questa è una cosa che ho sempre detto.

D. – Comunque era bene precisarla.

A. – Tutti i discorsi dovete sempre riferirli all’infinito, cioè è chiaro che le qualità sono le stesse, si può parlare di quantità, ma non si può dire che una qualità, che manifesta una sua verità, sia più grande o meno grande di un’altra. È un discorso che non ha senso.

D. – Io non farei un discorso di quantità, farei un discorso sul “tipo”, il che è molto diverso. Ammettendo una qualità base unica – logicamente – è il tipo di conoscenza che è diverso, il “taglio” particolare di una certa conoscenza, infatti è logico che partendo da 1 o da 100, il “taglio” sia diverso…

A. – Il taglio sarà diverso, però diciamo che sulla lunga distanza queste apparenti disparità si annullano, non ci sono più.

D’altra parte, vedete, questo discorso dell’origine è sempre stato un po’ ostico per voi e si presta a una quantità di interrogativi.

Partendo da “uno” non si risolve tutto, perché poi ci sono tutti i negativi, il (-1), il (-2) ecc… Tutto questo esiste o no?

Diciamo che è un problema che forse nella sua interezza non riuscirete mai completamente a risolvere. Voglio però dire questo: la progressione che noi abbiamo sempre stabilito nei nostri discorsi (ed è una progressione vostra, intendiamoci, da 1 a 100 e il fatto che dopo l’1 venga il 2 e non venga il 3 è una cosa che avete stabilito voi e che noi abbiamo rispettato) non ha solo un valore formale, ma ha un valore anche sostanziale. Il 2 praticamente è costituito da 1 + 1, e non è soltanto un numero che si scrive su una lavagna. Ma quando si parla di “qualità” come fate a trovare due qualità le quali vi danno una somma di 2? E se ne sostituiamo una di questa qualità? Visto che le idee semplici si equivalgono, partendo da quel punto quali sono le prime due idee semplici che metteremo nel conto di questa progressione, all’inizio?

Dal momento che esse sono uguali e che hanno lo stesso valore? Come possiamo noi parlare veramente di una progressione di tipo matematico, avendo a disposizione degli elementi, delle strutture, delle idee semplici le quali sono indefinibili in un certo senso?

Il problema è tutto qui, naturalmente. Quando noi diciamo che lo Spirito parte da 100, in fondo la nostra sorpresa è quella logica, istintiva dell’uomo abituato a ragionare per progressione matematica, per progressione aritmetica. Soprattutto diciamo che l’estensione di questo tipo di discorso risolve almeno una cosa molto importante: vi evita di pensare che la creazione venga fuori da un punto preciso e identificabile in Dio, perché la questione si poneva poi in questi termini.

Cioè, avendo una partenza 1, era lecito pensare che dovesse e potesse creare solo da “quel punto” e che non ne avesse altri. Ci avete mai pensato? – ma Dio, questi spiriti, da quale “parte” di Se stesso li emana?! In fondo questo sarebbe un limite di Dio.

Ma non è che col discorso che abbiamo fatto poc’anzi sia tutto chiaro, me ne rendo conto perfettamente…

D. – Si può anche dire che gli spiriti possono essere emanati da ognuno degli infiniti punti dell’Essere divino. Io penso che le limitazioni, a livello umano, sono essenzialmente due: una è quella di cui parlava M., cioè la necessità per l’uomo di dover elaborare degli elementi a livello intellettuale partendo da “1” e poi avanzando man mano, nel senso che non si può (Nel testo manca il seguito dell’enunciazione per un probabile errore o “salto” tipografico, in quanto è stata doppiata una parte del testo che segue. – Nota del curatore.).

La seconda è ancor più viscerale, passionale, umana, materiale, e cioè il timore di sapere che così non c’è un superamento definitivo della fase “massacrante”, come è stata definita quella terrena dell’incarnazione…

A. – A parte il fatto che la domanda è, direi, quasi improponibile da questo punto di vista, cosa vuoi che conti?… Comunque, capisco benissimo il suo senso… Uno Spirito può venire a dirmi: – Ma. mio caro Andrea, io devo passare tutti questi guai e tu invece no, semplicemente perché tu vieni da un certo tipo di dimensione, mentre io sono venuto da un altro tipo di dimensione?! –

Dunque diciamo che questo argomento non si può porre per una ragione semplicissima;gli spiriti affrontano tutti, sempre, le esperienze fondamentali.

Vedete il fatto di partire da 100 – continuiamo a usare questi termini – non significa che lo Spirito non debba percorrere la gamma da 1 a 100.

La questione presenta qualche difficoltà a esporla.

Io parlerei, per intenderci meglio, di valori diversi da assegnare agli spiriti, di valori quantitativi e non precisamente di valori qualitativi. La struttura di Dio è una struttura complessa, certo, estremamente complessa; è tanto complessa che nessuno sarà mai capace di capirci qualcosa in maniera completa. È l’infinito, ed è impercorribile nella sua totalità. Appare chiaro che una manifestazione infinita come la Sua, creando, debba creare necessariamente potenziali diversi, perché a parte di Se Stesso corrisponde un atto creativo, dal momento che tutto quanto Iddio pensa è automaticamente realtà; e questo è un punto sul quale non si cede in nessun modo, cioè è un valore certo e immodificabile.

Ne deriva di conseguenza che Dio produce una costellazione assai variata di atti creativi che si manifesta anche a livello dello Spirito, perché direi quasi che Dio non può impedirselo.

Qui si tratta di stabilire una cosa fondamentale: l’essere che per atto creativo possiede “100” rispetto a colui che possiede “1” (ammesso poi che si debba accettare questo paragone e questo numero “1” rispetto al “100”, perché anche sul numero “1” ci sarebbe da discutere per molto tempo) è veramente diverso dall’altro? Io non vedrei questa diversità, obiettivamente, perché è vero che c’è un potenziale “100”, ma esso è rispetto all”1”, anzitutto, e non rispetto a Dio, perché rispetto a Dio non vi sono differenze. La differenza potrebbe sorgere tra esseri che essendo intelligenti sono capaci (o saranno capaci a causa dell’evoluzione) di riconoscere questi valori e, riconoscendoli, potrebbero reputare non giusta la collocazione fatta nel “momento” creativo.

Ebbene, lo Spirito il quale è strutturato “100”, lo è quantitativamente, e il “qualitativamente” che dovrebbe corrispondere al quantitativamente, deve essere accettato e ripercorso.

In altri termini, può accadere che lo Spirito partendo da “100” conosca già cento esperienze, ma esso le deve rivivere per poterle accettare. La differenza consisterebbe in questo: che lo Spirito partendo da “1” scopre la successione e si avvicina al “100”, chi parte da “100” non la scopre perché già la possiede, ma la ripercorre per accertarsene e per convertire in esperienza personale una conoscenza non vissuta.

Voglio dire questo: che qualunque possa essere il “punto di partenza” per lo Spirito resta valida l’esperienza “percorsa”e che quindi si tratta soltanto di collocazioni diverse.

Queste collocazioni non seguono la via naturale dell’ordine di accrescimento che si indicava poc’anzi. D’altra parte, anche quella dell’accrescimento è una vostra nozione; un accrescimento può essere anche anomalo, non è necessariamente progressivo. In fondo lo Spirito può espandersi anche come un tumore e non essere necessariamente legato a un ordine di successione come l’intendete voi. Ora, l’anomalia della crescita è un po’ una caratteristica dello Spirito ed è legata molto alla sua libertà. Si tratterà poi di una libertà molto relativa, ma un comportamento anomalo in questo senso dello Spirito c’è; esso

non procede in maniera rigida, come se avesse una strada già segnata, no, lo Spirito ha notevoli “sbandamenti”.

D. – Ma la ragione di queste “collocazioni” diverse?…

A. – È come se su di un enorme foglio bianco volessimo tracciare dei cerchi con un compasso.

Io penso che voi siate tutti d’accordo sul fatto che questi cerchi sarebbero tutti uguali tra di loro. Però io capisco anche che, visto dall’esterno, se i cerchi potessero parlare, potrebbero dire: – Perché io sono stato tracciato al centro, l’altro nell’angolo destro e l’altro nell’angolo sinistro? –

In realtà il problema è uno pseudo-problema, come diceva M., perché le conoscenze sono di ugual peso, cioè i valori sono uguali, così come i cerchi tracciati sul foglio, perché le idee semplici si equivalgono, non esiste un’idea semplice che valga più di un’altra, quindi le collocazioni diverse non hanno un reale senso. La questione che poi uno Spirito possa fare delle esperienze e un altro possa non farle, e farle di un altro tipo, non ha senso; questo si verifica anche da voi. Forse che voi fate tutti esperienze uguali? Voi potete fare la stessa esperienza facendo sulla Terra dei mestieri diversissimi, per esempio. Non accade questo già da voi? Lo Spirito che viene in Terra non necessariamente deve passare attraverso tutti i mestieri della Terra, altrimenti non la finirebbe più.

Ciò significa che ci sono esperienze equivalenti, pur svolgendosi con modalità differenti.

Vi sono esperienze-base universali che si possono svolgere in condizioni diversissime, ma che si equivalgono (La questione potrebbe anche essere vista come applicazione della legge di giustizia ed equanimità divina, ove nulla possa arrecare danno allo Spirito o creare differenze di qualsiasi tipo tra gli spiriti e in senso evolutivo. – Nota del curatore).

D. – E per la faccenda dell’esperienza “massacrante” della materia?

A. – Quando parlavamo della materia come esperienza per lo Spirito, noi parlavamo di materialità. Non a caso parlavo di “materialità” e mai di materia.

La stessa materialità è l’aspetto duale dell’Universo che assume forme e apparenze diversissime. Voglio dire che per l’esperienza della materialità non è necessario venire sulla Terra considerata come materia; e questa è una cosa che sapevate già.

L’impatto con la materia “materia” lo Spirito può averla in qualunque situazione evolutiva, perché qualunque sia il “punto di partenza” è sempre necessario conoscere i vari aspetti dell’Universo e in questi vari aspetti incontrare l’elemento “materia”.

D. – … Fino adesso si è sempre parlato in questa chiave, di questo Spirito che, lentamente, attraverso queste prime esperienze più dure, prende maggiore coscienza di sé. Oggi mi pare che il problema sia stato completamente ribaltato…

A. – Non direi ribaltato, perché, vedi, la questione è questa: lo Spirito che entra nella dimensione della “materialità” comincia da zero tale esperienza, indipendentemente dal suo passato, oserei dire; e la comincia da zero incontrando tutta una serie di esperienze completamente nuove, da scoprire o da verificare.

Sicché resta valido il fatto che uno Spirito il quale svolge la sua attività nell’ambito terrestre, segue la sorte di tutti, cioè è alle sue prime esperienze di questo tipo di conoscenza. E non ha importanza quello che c’è alle sue spalle.

Voi potete trovare uno Spirito di buona evoluzione il quale venga a contatto (queste definizioni di “buona evoluzione” o di “alta evoluzione” non mi piacciono affatto, ma sono anche purtroppo legato a queste formule, altrimenti alcuni di voi possono non capire esattamente), dicevo dunque che uno Spirito di “buona evoluzione” può venire sulla Terra a fare delle esperienze che voi definireste assolutamente immorali, assurde, e che invece sono esperienze come le altre. Non esistono esperienze “morali” ed esperienze “immorali” esistono esperienze, punto e basta: conoscenza che lo Spirito acquisisce, conoscenza che non è mai immorale (Il senso è che non si possono assolutamente applicare alle esperienze le categorie di valutazione umane che restano totalmente escluse. – Nota del curatore.).

Pag. 89 FASCICOLO CDX 4/1981 – ANNO 5

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