IL BENE E IL MALE

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    Il bene è un modo concettuale per intendere ciò che è positivo, anche se il concetto di positività spesso è solo convenzionale perché viene deciso in base alla cultura dominante. Di quale positività stiamo, infatti, parlando quando definiamo il bene?

    Dunque esiste una relatività sottintesa nei concetti di bene e male. Penso anche che sarebbe meglio limitarsi a riferire bene e male alle relazioni esistenti tra gli esseri umani, ai comportamenti tra gli individui nella società. Ma anche se vengono riferiti alle relazioni tra gli uomini, il bene e il male dovrebbero interpretare alcune modalità universali di ordine da cui far discendere quelle che chiamate virtù, come la giustizia la tolleranza, la solidarietà e altre minori come l’altruismo, la pace, insomma tutti quegli atti diretti a sostenere le categorie umane più deboli. Il concetto di male dovrebbe essere considerato l’opposto del concetto di bene, per esempio il disordine, il caos. Ma il discorso si complica perché le cose non stanno proprio così. Un terremoto, per esempio, anche se produce danni materiali e vittime umane, non può rientrare nella categoria del male. Il leone che uccide il cacciatore non può essere considerato cattivo e perverso anche se lo divora. Un virus che produce una polmonite è forse cattivo?

    È evidente che quando si parla di natura, cioè delle leggi che regolano l’universo fisico e meccanico, le categorie di bene e male non funzionano più, per cui è necessario circoscriverlo al rapporto funzionale delle relazioni sociali, vale a dire tra soggetti dotati di funzioni cosiddette spirituali. Sicuramente nei rapporti tra gli individui esiste un bene e un male sia potenziale che espresso, così come esistono pulsioni che si manifestano in senso naturalistico e che l’uomo controlla, o rimuove, perché la ragione dell’uomo deve rispettare le ragioni degli altri. In questo modo nasce l’etica, la quale modula le diversità naturalistiche e crea leggi umane che rispettino le libertà e le volontà dei singoli uomini e della società in generale. E questo è il bene. Il tutto rientra nella categoria dell’esperienza dello Spirito, perché la pulsione verso il bene, come anche quella verso il male, appartiene alla sensibilità dello Spirito il quale deve vivere in base alla sua essenza interpretativa, contrariamente alla natura materiale che vive, invece, in base ai soli principi evolutivi della conservazione e riproduzione di se stessa. Per questo motivo per lo Spirito non esiste un male e un bene in senso assoluto, poiché tutte le sue azioni e volontà sono protese all’esperienza, non a valutazioni etiche come invece accade tra gli uomini. Ma quando lo spirito incarna un corpo i valori di riferimento mutano di prospettiva, perché si viene a creare una miscela di natura e di Spirito, e quindi anche il rapporto verso il positivo e il negativo assumono altri fini, a volte spirituali a volte naturali. In entrambi i casi si tratta di categorie riferite allo Spirito poiché la natura, con le sue leggi meccaniche, non è né buona né cattiva. La natura non sceglie, la natura non ha etica. Le pulsioni verso il bene e il male sono perciò pulsioni spirituali che rientrano nell’esperienza dello Spirito quando si vive la Terra. L’etica del bene e del male deve, comunque, essere riferita non solo al rapporto tra gli individui, ma anche alle azioni umane sulle cose inanimate. L’uomo può distruggere o salvare, l’uomo può coltivare oppure disseccare, in sostanza l’uomo interviene continuamente sulla natura generando un effetto, positivo o negativo, indipendente dalla natura in sé. Un albero può essere potato e dare molti più frutti: la potatura è un’azione positiva dell’uomo sull’albero e perciò sulla natura. Ma se l’uomo prende dall’albero più di quanto deve cibarsene o sopravvivere compie un’azione negativa perché i frutti dell’albero, se superflui devono cadere nella terra e concimarla. Il superfluo non è mai positivo, è questo che intendo dire. L’estensione dell’etica umana sulla natura, intesa come bene e male, e di certe regole di convivenza, produce la civiltà. Parte della scienza, della tecnologia e dell’artigianato si serve della natura e molti di questi prodotti umani possono rappresentare bene o male a seconda di come vengono utilizzati. Con un bisturi si può curare e salvare una vita, oppure uccidere. Anche in questo caso, bene e male dipendono dalla volontà dell’uomo. Il fatto che l’uomo non riesca a produrre più bene di quanto ne faccia, più amicizia, più altruismo, più giustizia, più tolleranza dipende da un insieme di rapporti circolari, poiché l’uomo agisce contemporaneamente, come abbiamo visto, sia in modo positivo che negativo. L’uomo è positivo soprattutto quando diventa propositivo, mentre è negativo quando è difensivo, quando cioè pensa solo a se stesso: anche in questo caso il bene e il male sfuggono e diventano tra loro quasi complementari. Alla fine del nostro discorso si arriva alla conclusione che non esistono un bene o un male definibili con le categorie né dell’etica religiosa né dell’etica civile. Esistono comportamenti, azioni, pensieri, attività, che risultano positive nel senso che non sono distruttive, ma quando si manifestano in distruttività questa, a meno che non sia deliberatamente decisa, rientra nella natura delle cose, perché l’universo si fonda su processi di nascita e di morte, di rinnovamento e cambiamento. Le leggi della natura non sono, dunque, né buone né cattive, anche se quando vengono vissute (subite) dall’uomo lo diventano in quanto possono determinare malattia e morte.

( dalle comunicazioni del maestro Andrea)

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