INCONTRI 19 – La “conversione” spirituale 2 – di Marcello Carraro

sant'agostino
    All’inizio può esistere una certa curiosità mentale che, tuttavia, senza un adeguato supporto evolutivo non porterà a nulla in quanto l’individuo non è pronto. Le varie tecniche dell’Hata yoga comunemente usate possono essere la base di un buon rilassamento psico-fisico e di ginnastica salutistica, e non molto di più. Il processo di avvicinamento dello Spirito o la ricerca interiore profonda o avanzata devono essere altresì psichicamente equilibrati, e non arrecare danni o scompensi alla personalità, cosa che invece avviene molto di frequente.
    Le tecniche e le dottrine e filosofie orientali hanno avuto, e hanno ancora un fascino fortissimo nell’ambito occidentale, ma queste fascinazioni nascondono pericoli ovunque. la pratica dell’Jnana yoga (o Yoga della Conoscenza) è sicuramente la più equilibrata e sicura, ma è anche molto complessa e impegnativa, e richiede precise scelte di vita, di studio, di riflessione, ed una grande pazienza; bisogna distinguere sempre il vero dal falso, ciò che è utile da ciò che non lo è. Bisogna perseguire e attivare attenzione, consapevolezza e comprensione verso le esperienze, oltre che analizzarle e approfondirle.
    D’altronde la Conoscenza è Evoluzione. Sempreché il tutto si applichi anche alla vita reale e alla sua comprensione. E questi sono, infatti, gli scopi dello Yoga avanzato. Se ciò non avviene la pratica resta in buona parte inutile, e si risolve solo in erudizione personale.
    La ricerca spirituale deve anche rifuggire dalle esasperazioni estremistiche perché uno degli obiettivi fondamentali è l’EQUILIBRIO, come ebbe a riconoscere lo stesso Buddha dopo ascetismi esasperati che quasi lo portarono alla morte (un esempio che dovrebbe far riconsiderare seriamente tutti gli ascetismi). L’equilibrio di Ananda, “il prediletto Equilibratore” come lo chiamava il Buddha e uno dei suoi primi discepoli, era probabilmente superiore a quello dello stesso Buddha. la “via di mezzo” è cioè la sola che l’uomo dovrebbe scoprire e applicare a sé stesso, ma presuppone di per sé un’elevata capacità di equilibrio; in altri termini il possedere già una notevole evoluzione che abbia portato a scoprirlo e praticarlo naturalmente, e qui si può parafrasare il vecchio detto alchemico che per trovare l’oro bisogna già possederne la conoscenza.
    Al di là di tutto questo va riaffermato il fatto che lo Spirito viene in Terra non certamente per riscoprire o ritrovare sé stesso o la spiritualità, poiché per questo non avrebbe ovviamente la necessità di incarnarsi, ma principalmente per vivere l’esperienza della materialità. Lo Spirito oltre la vita umana ritrova la sua condizione originaria, quella totale del suo essere, e l’esperienza della Terra rimane un’esperienza limitata, benché all’opposto – la ricerca spirituale in Terra rimanga sempre una costante e uno dei punti più avanzati da raggiungere per l’uomo-. Riconoscere lo Spirito nella materia del corpo è fondamentale e nel totale interesse dell’uomo, alla stessa stregua della tesi del “pari” (scommessa) di B. Pascal su Dio, ciò sempreché l’uomo fosse abituato e indirizzato in questo senso ma questa e una delle fondamentali e  macroscopiche carenze dell’attuale condizione umana. Sono conseguenze delle religioni e della loro volontà di voler mantenere in ogni modo un potere di mediazione per l’uomo; ma ciò sarebbe anche nell’ordine delle cose se fosse un’azione illuminata e avanzata, mentre non lo è per nulla!, essendo inoltre pesantemente costellata di errori grossolani di ogni genere, che pervicacemente e coscientemente non si vogliono vedere e riconoscere. Siamo di fronte al vecchio discorso paradigmatico, la parte archetipica e negativa delle religioni, che purtroppo rispunta in ogni occasione, per dimostrarci la sua presenza e il suo potere sul mondo. Spetterebbe ovviamente agli uomini di liberarsene definitivamente ma inerzia, pigrizia, indifferenza e ignoranza e altro ancora non permettono quest’azione liberatrice.
    Allora un augurio a ognuno che sappia trovare la sua via interiore, nella quale ogni passo sia sempre accompagnato da un armonioso equilibrio.    

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