INCONTRI 12 – Materialità e conoscenza 1 – di Marcello Carraro

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    Lo Spirito potenzialmente ha tutto in sé, ma la realtà spirituale richiede che lo Spirito faccia l’esperienza diretta della materialità, al punto tale che uno Spirito di altissima evoluzione che non si fosse ipoteticamente mai incarnato dovrebbe comunque fare l’esperienza della materialità attraverso l’incarnazione.

   Dovrebbe, cioè, confrontarsi, “coinvolgersi”, con la parte dell’Universo non intelligente, energetica, materiale, biologica ecc.; in altri termini “impattare” con questa struttura complessiva che, in termini umani, è all’opposto della sua realtà; un qualcosa di esterno, a lui estraneo, sconosciuto. Potrebbe, paradossalmente, conoscerla per osservazione dall’esterno, da una condizione puramente spirituale ma ciò non gli servirebbe a nulla se non la vivesse direttamente come esperienza pratica. Un “coinvolgimento” dall’esterno sarebbe comunque difficilissimo di per sé.
    Questa condizione di diretto coinvolgimento esiste come legge spirituale in qualunque parte e condizione dell’Universo, e non solo riguardo alla Terra. In ogni condizione lo Spirito dovrebbe necessariamente crearsi quel “medio” di contatto rappresentato da un’Anima (lasciamo pure questo termine per capirci, anche se improprio), specificatamente adattata all’ambito universale in cui si svolgerebbe l’esperienza.
    In qualunque di questi momenti di contatto con la materia universale la condizione dello Spirito sarà comunque totalmente salvaguardata e protetta, non ne subirà mai alcuna conseguenza diretta o danni. Lo Spirito nell’Universo è in una condizione di totale sicurezza: nulla ha assolutamente da temere da queste esperienze. La sua sostanza divina è inattaccabile, eterna e inalterabile.
    Sulla Terra chi compie di fatto l’esperienza a contatto diretto con la materia è il corpo umano e la sua psiche – che sono già materia di per sé –, essi subiscono tutti i traumi e i contraccolpi fisici e psichici, e ogni altro effetto e conseguenza. Anche in questo ambito lo Spirito è intoccabile e irraggiungibile da ogni effetto, gli antichi maestri indiani l’avevano compreso da millenni; la Bhagavad Gita insiste su questa verità per un intero capitolo, e afferma: «Lo Spirito è indistruttibile, eterno e senza dimensioni; soltanto i corpi materiali che assume sono soggetti alla distruzione […]» (Cap, 2, verso 18). In un altro verso, per descrivere l’inattaccabilità dello Spirito da parte della materia come tale, lo si compara con la violenza, e con gli antichi elementi, come fuoco, acqua, aria, e il testo così si esprime: «Nessun’arma può spezzare lo Spirito, né il fuoco bruciarlo; l’acqua non può bagnarlo, né il vento seccarlo» (Cap, 2, verso 23).
    II processo incarnativo e l’esperienza nella materialità prevedono che lo Spirito accetti, in maniera totale e incondizionata, la realtà materiale nella quale andrà a porsi e non potrà cambiarla in alcun modo. In altri termini egli entra in un mondo che non è il suo, accettandolo pienamente, incondizionatamente, e rendendo assolutamente reale la sua esperienza.
    L’acquisizione del Principio di materialità (poiché tale è) assume – come immaginabile – un’infinità di forme e di modi, di coinvolgimenti, situazioni ecc. Ciò anche in maniere che troveremmo banali o ridicole, in forme che non fanno parte della nostra cultura. Chi pensa mai di assaggiare la terra, le foglie, l’erba, le cortecce?

    Il corpo deve fare tutta una serie di esperienze in consapevolezza per trasmettere allo Spirito la sensazione della materia. Ma chi si mette a respirare la mattina per cogliere le condizioni, gli odori, e i profumi della natura?

    Chi si pone in concentrazione e attenzione a cogliere le energie della Terra?

    Ovviamente è necessaria attenzione e consapevolezza a quanto percepiscono i sensi; un’esperienza totalmente passiva non si trasmette allo Spirito. Queste forme di concentrazione sui sensi, sulla natura, sulle energie ecc., sono presenti non a caso nella cultura induista, buddhista, taoista ecc. Sono connaturate nelle culture animiste più primitive, si integrano addirittura totalmente nelle cultore aborigene australiane, dei boscimani, dei pigmei ecc., come d’altronde lo furono per milioni d’anni in passato.
   Anche la morte, paradossalmente, può essere un’esperienza basilare in questo senso (e sono numerose) quando la natura rinserra e uccide il corpo in una miniera, per annegamento, sotto una valanga, un’eruzione vulcanica, un fulmine, un incendio ecc. Anche queste sono esperienze basilari per lo Spirito alla stregua della nascita – come entrata nel mondo – e della morte come uscita.
    Allo Spirito certamente non interessano i singoli episodi ma il concentrato, il “succo” della materialità, come concetto di Realtà universale. Una fase fondamentale dell’evoluzione dello Spirito che non verrà mai perduta o dimenticata. Se tutto ciò fosse conosciuto dovrebbero conseguenzialmente cambiare le nostre stesse visioni di vita. Se si accetta la nostra condizione di Spiriti incarnati perché allora non vivere in relazione alle vere necessità ed esperienze dello Spirito in maniera cosciente?

    Faremmo – in altre parole – un bene enorme a noi stessi, creando così un circuito di enorme importanza dal punto di vista evolutivo dello Spirito.
    Siamo di fronte a nuovi obiettivi e indirizzi della vera spiritualità, che non è quella spuria che chiamiamo con questo termine. Certamente tutto questo deve passare attraverso un’assunzione di elementi conoscitivi, che i tempi non hanno permesso di sviluppare, tali erano le forze religiose e culturali che ne impedivano l’emergere e la diffusione. Nel mondo non si sono mai veramente comprese le vere ragioni dell’incarnazione dello Spirito, le sue vere necessità, le sue vie di attuazione nella materia e nell’uomo. Tutti questi elementi, e molti altri attinenti alla realtà, vanno sotto il nome di Conoscenza, un corpus vastissimo di rivelazioni, insegnamenti, appercezioni, intuizioni ecc. che si sono succedute nei millenni sempre attraverso la condizione umana di profeti, Maestri, fondatori di religioni. medium, sensitivi ecc, In altri termini lo Spirito incarnato non è stato mai lasciato solo e sperduto sulla Terra, ma è sempre stato accompagnato nella sua esperienza nella materia. Ma di questo corpus e dei suoi fondamentali collegamenti alla vera spiritualità parleremo nel successivo Incontri.
    Con ogni augurio di calarvi nella vostra più profonda interiorità, nella vostra vera spiritualità.

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