LA SCIENZA CHE HA DIMOSTRATO L’ALDILA’ ( stralcio 2 di 2) di Francesca Scarrica

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    Seguitemi per un attimo in un gioco di immaginazione, tornate bambini per un attimo e provate a pensare a cosa succederebbe se domani mattina, dopo aver acceso il vostro televisore, vi trovaste ad ascoltare il primo titolo del telegiornale che recita: “La sopravvivenza dell’anima alla morte è stata definitivamente dimostrata dalla scienza con prove di laboratorio!”.
    Magari nel servizio successivo vi dicono che dopo una seria ricerca presso l’università di una certa città, un team di scienziati, dopo una lunga serie di esperimenti controllati e più volte ripetuti, ha definitivamente dimostrato che la coscienza di tutti noi sopravvive alla morte. Gli scienziati hanno definito la nostra coscienza come una forma di energia che, obbedendo al primo principio della termodinamica, non si distrugge bensì si trasforma in una nuova e diversa forma di energia atta a continuare una differente forma di esistenza su un diverso piano di esistenza. Immaginate che la notizia rimbalzi in tutte le redazioni dei principali giornali e notiziari del mondo e che la gente, incredula, debba prendere atto di questa che appare come la scoperta più clamorosa che mai essere umano abbia fatto. Come vivreste da quel momento in poi?

Se voi doveste prendere atto che un “quid” della vostra personalità non morirà mai e che in virtù di ciò sarete immortali?

Cosa cambierebbe nel vostro modo di affrontare la vita?

Innanzitutto capireste che la vita nel vostro corpo fisico sarebbe solo una breve parentesi di un ben più vasto piano di esistenza e che se vi siete ritrovati a vivere in un corpo fisico, essendo spiriti immortali, forse è perché questa vita è come una scuola, frequentando la quale dovrete pur imparare qualcosa, chissà, forse l’amore e la compassione verso i vostri simili, dovrete aiutare chi, spiritualmente, è più confuso di voi, condurre qualcuno alla riva di fronte per così dire, dare un senso diverso al tempo che scandisce le nostre giornate e così di questo passo. Tutte le istituzioni che governano le nostre società sarebbero trasformate da questa scoperta. Che senso avrebbe, per esempio, condannare qualcuno a morte sapendo che quel qualcuno in realtà non “morirà”?

E la medicina si spingerebbe ancora con lo stesso accanimento terapeutico per salvare la vita di un anziano sofferente sapendo che magari quella persona, morendo, andrà a vivere in un mondo migliore, senza sofferenza?

E la religione come verrebbe ridimensionata in un sistema in cui sapremmo che tutti sopravviveremo in un piano d’esistenza in cui non c’è alcun giudizio se non quello che noi stessi daremo di noi stessi?

E nel nostro quotidiano?

Daremmo meno peso alla carriera ed ai soldi per dedicarci di più a chi amiamo?

Riusciremmo a dare meno importanza ai riconoscimenti sociali che tanto sarebbero comunque destinati a finire nel tempo?

A preoccuparci di meno per qualche ruga in più e qualche capello in meno visto che il corpo sarebbe solo un veicolo temporaneo che possiamo cambiare così come cambiamo la nostra vecchia automobile?

Come cambierebbe, insomma, la vostra vita se voi poteste finalmente capire che quello che conta davvero è l’autista e non l’automobile?

E continuereste ad essere crudeli col vostro prossimo se sapeste che poi, morendo, costui potrebbe essere ancora da qualche parte, pronto a chiedervi ragione dei vostri comportamenti quando sarete voi a passare nell’Aldilà?

Se, come sembra, ciò che sopravvive di noi alla nostra morte non è altro che un sistema info-energetico, allora il dolore che procuriamo agli altri sistemi info-energetici continua anche dopo la loro morte, e allora ciò significa che noi continueremo ad essere correlati con questa sofferenza proprio in virtù del fatto che siamo, da vivi, sistemi fisici ed info-energetici allo stesso tempo. Insomma le implicazioni sarebbero davvero epocali e ci costringerebbero a rivedere molti dei nostri sistemi di vita. Si aprirebbe uno scenario ben diverso in cui si potrebbe immaginare anche di poter ricevere preziose informazioni dal mondo dei cosiddetti “defunti”, loro potrebbero indirizzarci in momenti difficili della nostra vita e inoltre, sapendo che non li abbiamo persi definitivamente, il dolore per la perdita di una persona cara sarebbe solo un dolore temporaneo e più nessuno di noi subirebbe la paura della morte che pare imprigionarci come una condanna biblica. Potremmo quindi liberare un potenziale di creatività e serenità inimmaginabile, i penosi periodi di lutto acquisterebbero tutt’altra luce diventando un’attesa di riunificazione, impareremmo a stare proficuamente in equilibrio fra i due nostri aspetti, quello fisico e quello spirituale, quello mortale e quello immortale. Capite che razza di rivoluzione sarebbe?

La rivoluzione ideale, perfetta e senza violenza, quella che potrebbe finalmente creare un mondo di equilibrio ed armonia, dove la guerra perderebbe qualunque senso, la natura sarebbe rispettata, ed ogni persona considerata finalmente per ciò che è, un dono prezioso ed unico che viene su questo mondo per arricchirlo con la luce dei propri occhi e la conoscenza innata della propria anima. E in un mondo così che senso avrebbero le multinazionali del terrore e quelle delle armi?

Dove fonderebbero il proprio potere di morte i trafficanti di uomini, di armi e di droga?

I governi espansionistici che non riconoscono negli altri esseri umani i propri simili?

A chi venderebbero i loro mutui trentennali, le follie transgeniche, le macchine ultralussuose, i meravigliosi e succosi frutti proibiti del progresso, l’ultimo modello di telefonino interattivo?

La notizia che sopravviviamo alla morte è destabilizzante per questo sistema ammuffito ed autofagocitante che ha le sue lunghe e marce radici nell’establishment accademico, politico, istituzionale e nei mass media che sono oramai regno incontrastato di quello che io chiamo il fondamentalismo scettico cui bisogna conformarsi se si vuole fare carriera a qualunque livello. Allora, capite che è anche per questi motivi che non vi daranno mai questa notizia nel telegiornale delle otto di sera. Se vi interessa tocca a voi andare a scovarvela come ho fatto io per anni ed anni portando avanti una ricerca certosina, vi tocca ricostruirvela un po’ per volta prendendo in esame i vari punti di vista che la compongono nel suo insieme, vi tocca imparare uno ad uno i nomi di questi scienziati e ricercatori coraggiosi e controcorrente che hanno dedicato anni di passione nel proprio settore di ricerca a questa materia, che qualifiche hanno, attraverso quali vie ci sono arrivati e perché. Ed è un lavoro lungo e paziente perché, non ci crederete, ma sono tantissimi quelli che hanno dedicato gran parte delle loro ricerche al soggetto della sopravvivenza dell’anima alla morte e alla possibilità di dimostrare che, in quanto esseri spirituali, abbiamo capacità psichiche che oltrepassano le mere capacità dei nostri sensi. Ecco perché ho pensato di scrivere questo libro in cui condividere con voi ciò che ho scoperto con stupore enorme e dove raccolgo, monograficamente e per ordine alfabetico, i nomi di quanti hanno legato il loro lavoro ad un tema così fondamentale e ciò che hanno fatto, le loro idee e scoperte in merito. Del resto il tentativo di cominciare a capire scientificamente i fenomeni “paranormali” è faccenda antica in quanto si può datare al 1880 la nascita del cosiddetto “spiritismo scientifico” che, per opera di seri studiosi, si prefiggeva di affrontare i fenomeni allora detti “metapsichici” con rigore e razionalità, utilizzando proprio metodi scientifici. Studiosi eminenti come Ernesto Bozzano (v.) e Gastone De Boni (v.) in Italia, Delanne (v.) in Francia, Stainton Moses (v.) ed Oliver Lodge (v.) in Inghilterra e poi Hodgson (v.) e Hyslop (v.) negli Stati Uniti, tanto per citare alcuni fra quelli più noti, iniziarono un lavoro che, per i loro tempi, possiamo considerare pionieristico. Lo spiritismo scientifico tentò sempre con dedizione appassionata di applicare metodi sperimentali allo studio dei fenomeni prodotti dai medium. Molti scettici confutarono allo spiritismo scientifico di non potersi avvalere del “metodo quantitativo” che, associato alla statistica, avrebbe permesso di ottenere risultati molto interessanti anche nel campo della parapsicologia. Del resto potremmo obiettare, con le parole del noto parapsicologo Gastone De Boni: “…nemmeno la psicologia ufficiale si vale esclusivamente di questo metodo, e tanto varrebbe negare l’esistenza delle arti perché non si sono ancora potuti studiare, quantitativamente, i processi che permettono all’artista la sua creazione”. Ma la ricerca della prova scientifica dell’esistenza dell’anima e della sua immortalità ha fatto parte della ricerca psichica fin dai suoi albori. Ma chiediamoci per un momento: cos’è, esattamente, una “prova scientifica”?

Quando Pitagora, per primo – e ben 2500 anni fa-, teorizzò che la Terra fosse rotonda, non vide subito accettata la sua idea in quanto essa mancava della necessaria base matematica che arrivò solo dopo 300 anni, quando un altro grande greco, Eratostene di Cirene, presentò la sua teoria matematica a supporto dell’idea della sfericità terrestre. Certo era una tesi “minimale”, ma per quei tempi essa fu sufficiente a dare dignità alle intuizioni di Pitagora. Tuttavia, non potendo portare, oltre alla teoria matematica, anche prove sperimentali, essa non riuscì ad affermarsi. Le prove sperimentali vennero molti secoli dopo, quando Magellano completò la prima circumnavigazione del globo nel 1522. Quindi, da allora, la semplice intuizione di Pitagora, avendo dalla sua la teoria matematica e le prove sperimentali, divenne una realtà acquisita capace di compiere una vera rivoluzione culturale a livello globale. Dunque possiamo affermare che la prova scientifica deve consistere in esperimenti ripetibili basati su una solida teoria matematica. Ebbene, oggi come oggi, gli esperimenti di materializzazione che a suo tempo furono compiuti pioneristicamente da William Crookes e che sono ripetibili e controllabili in condizioni di laboratorio, hanno trovato una solidissima teoria matematica nell’opera di Ron Pearson (v.) che dimostra come il corpo e la mente siano due entità separate e che la mente continua a vivere dopo la morte fisica come sede di coscienza che è immortale perché essa è parte di quella materia intelligente che pervade tutto l’universo e che egli chiama “ither” per distinguerla dal vecchio concetto di etere. La scienza ortodossa continua a non tenere in seria considerazione queste meravigliose scoperte che dovrebbero appartenere di diritto, come diceva la compianta dottoressa Kubler Ross (v.), ad ogni uomo, donna e bambino di questo pianeta, e continua, imperterrita, ad ignorare il fatto che, come recita un vecchio detto americano, c’è un elefante in salotto con cui prima o poi bisognerà fare i conti. Qualcuno ha detto che la scienza progredisce lentamente, ad ogni scienziato morto, e chi fra voi sa come certe pensatori fuori dagli schemi, da Galileo a Giordano Bruno, da Kozyrev a Pons e Fleischmann (quelli della fusione fredda), siano stati trattati da establishments ottusi che hanno avuto e hanno come unico obiettivo il proprio mantenimento, capisce bene la gravità di un’affermazione simile. Intanto, quello che è assolutamente certo è che la scienza di matrice scettica ha fallito a rigettare scientificamente le prove dell’esistenza dell’Aldilà e contemporaneamente ha fallito nel provare la propria argomentazione che la vita dopo la morte non esiste. Inoltre ha fallito nel dimostrare che lo stesso scetticismo non possa essere soggetto ad una completa invalidazione. E acquisire queste certezze è di fondamentale importanza per chi si avvicina a questi argomenti, se pur anche con un sano scetticismo, ma sempre mantenendo una mentalità aperta, perché solo così possono entrare in circolo le nuove idee che sono quelle che da sempre hanno cambiato il mondo e continueranno a farlo. Partendo da qui si può intraprendere un cammino completamente nuovo di conoscenza che può a sua volta portare a rivoluzionare la visione della vita che ognuno di noi ha. Attraverso la lettura delle storie legate ad ognuno dei nomi presi in esame in questo testo, vi troverete di fronte ad una molteplicità di prove della sopravvivenza dell’anima e delle nostre capacità che un tempo erano definite “paranormali” e che oggi stanno diventando, invece, sempre più normali e spiegabili. Victor Zammit (v.), famoso avvocato australiano che ha ricercato appassionatamente per oltre vent’anni in questo campo e ha fondato uno dei siti più completi del web fra quanti trattano questa tematica, ha raccolto più di venti tipi di prove diverse che puntano tutte nella stessa direzione: dimostrare la sopravvivenza della nostra anima alla morte e, soprattutto, l’esistenza dell’Aldilà. Un quantità enorme di prove esistono a sostegno di tali tesi e sono state raccolte in anni di ricerca, e sono tante quante non ne sono mai state raccolte per alcun altro argomento al mondo. Zammit afferma che queste prove, se presentate durante un ipotetico processo volto ad accertare l’esistenza dell’Aldilà, sarebbero ammesse da qualsiasi tribunale del mondo civilizzato, in quanto esse rispondono ai severi criteri di ammissibilità delle prove che qualunque tribunale definisce nella “oggettività” della prova, nella sua “ripetibilità” ed “empiricità”. Inoltre Zammit ha messo in palio ben un milione di dollari per quegli scettici che riescano a rigettare scientificamente, una per una, le decine di prove che costituiscono il sostanzioso “corpo delle prove” a favore dell’esistenza dell’Aldilà. Per curiosità: dopo quasi nove anni da quando la scommessa è stata lanciata con tutti i crismi dell’ufficialità sul sito www.victorzammit.com, nessuno scettico o materialista è riuscito nell’impresa di dimostrare la falsità delle prove a favore della sopravvivenza dell’anima. E molti di quanti hanno tentato sono psicologi, biologi e fisici, oltre che ex prestigiatori. Di contro molti scienziati, psicologi e persone che si distinguono nel proprio campo di studi hanno ammesso che le prove empiriche per l’esistenza dell’Aldilà sono irrefutabili. In questo libro scorgerete, attraverso la lettura delle biografie di questi appassionati indagatori dell’immortalità dell’anima, il cammino evoluzionistico di queste ricerche, partendo dai primi scienziati che si affidavano per lo più allo studio dei medium e di fenomeni quali la scrittura automatica, fino ai ricercatori dei nostri giorni che spesso sono fisici di grande spessore che hanno ricondotto la ricerca della sopravvivenza dell’anima nell’ambito della fisica sub-atomica. Lo stesso Pearson parla di “fisica della sopravvivenza”. Scoprirete un gran numero di nuovi fisici quantistici che, attraverso le loro osservazioni, giungono a teorizzare l’esistenza di un universo cosciente ed intelligente ed un movimento di pensiero che lentamente sta eradicando i vecchi schemi cognitivistici che hanno portato, per esempio, la fisica odierna in un vicolo cieco dove non c’è possibilità di progresso. In ultima analisi credo che per cercare di avvicinarsi al fondamento di questa scienza nuova bisogna spostare in avanti la nostra “soglia dello stupore”. Il concetto di “soglia dello stupore” fu elaborato dalla britannica Renée Haynes, ricercatrice di fisica nonché autrice di saggi scientifici, proprio per definire il limite oltre il quale non riusciamo ad accettare qualcosa come un dato di fatto e allora lasciamo che in noi prevalga lo scetticismo. Un individuo dalla mente aperta, che voglia esaminare con attenzione le ricerche presentate in questo libro e svolte da menti acute e profonde, si renderà conto che vi sono riscontri in abbondanza, al di là di ogni ragionevole dubbio, relativi alla sopravvivenza della coscienza dopo la morte e riguardanti un mondo spirituale in cui gli spiriti abitano secondo vari livelli di progresso. Riscontri che partono dal fondamentale assunto che la coscienza è separata dal cervello e che è essa a determinare il funzionamento di questo organo e non viceversa, come risulta chiaro dalle migliaia di ricerche scientifiche svolte negli ultimi trent’anni nel campo delle esperienze di pre-morte (vedi glossario). Tali riscontri ci provengono perfino dalla scienza più all’avanguardia, quella che studia la fisica dei plasmi (uno dei primi ad avvicinarsi allo studio dei plasmi fu proprio William Crookes). Fisici come Tsytovich, dell’Accademia Russa delle Scienze, ci stanno aprendo scenari talmente inimmaginabili che davvero il termine stupore pare inadeguato a descrivere la sensazione di meraviglia di cui certe scoperte scientifiche ci investono. E proprio dallo studio della materia oscura e della fisica dei plasmi vengono conferme scientifiche all’esistenza di quello che in metafisica viene definito “corpo astrale o eterico”, o, perché no?, della stessa anima: indagando sull’origine della vita sul nostro pianeta, alcuni scienziati sono arrivati ad avere conferme oggettive del fatto che i primi semi vitali siano stati diffusi nell’universo da meteoriti, comete ed asteroidi (proprio come prevedeva la “panspermia”, già teorizzata 2500 anni fa dal filosofo greco Anassagora) i quali avrebbero portato sul pianeta non solo i mattoni della vita organica visibile, ma anche la cosiddetta “materia specchio”, una componente della materia oscura invisibile che forma il 90% della massa dell’intero universo. Nelle meteoriti contenenti il “plasma oscuro” (che costituirebbe, appunto, per gran parte la materia oscura stessa), si sarebbe originata la prima cellula di “bioplasma”, vera precorritrice delle cellule biochimiche che noi conosciamo. Ciò si accorda con le molte teorie metafisiche secondo le quali il corpo sottile di bioplasma sarebbe uno stampo per la morfogenesi del corpo biochimico che possiede quindi 3+1 dimensioni spaziali. Del resto il fisico Chung Pei–Ma, dell’università di Berkeley, sostiene che “l’universo fantasma della materia oscura è lo stampo per l’universo visibile”. Mentre il corpo basato sulla chimica del carbonio è visibile, il corpo costituito dalla materia oscura è invisibile; è facilmente comprensibile che una serie di corpi invisibili si sia sviluppata su una gamma di livelli energetici e sia composta di materia oscura, formando una sovrastruttura invisibile sul corpo biologico. Questi corpi di più elevata energia possono evolvere insieme al corpo biologico come un elemento composito. Quando il corpo biologico muore, il corpo di materia oscura continua ad evolvere per proprio conto, e periodicamente questi corpi di materia oscura più vecchia possono legarsi a materia oscura più giovane e alla loro controparte biologica embrionale per continuare la propria evoluzione in un nuovo corpo biologico. I corpi di materia oscura degli esseri umani sono spesso stati chiamati, in metafisica, “corpi sottili” o “corpi di bioplasma”. Per concludere questo breve riferimento all’opera di scienziati come Tsytovich, possiamo dire che la metafisica dei plasmi considera le forme di vita che sono sempre state descritte come “fantasmi”, “angeli”, “dei” e così via, come strane forme di vita basate sul plasma e che si evolvono nella controparte della materia oscura della Terra. Insomma, una varietà di vita elettromagnetica che non è rilevabile né percepibile a causa dell’inadeguatezza dei nostri attuali strumenti scientifici e che potrebbero, una volta che ne sia stata definitivamente acclarata l’esistenza, portare enormi implicazioni sulla concezione della nostra stessa esistenza che, in questo quadro fenomenale, continua anche dopo la morte del corpo basato sulla chimica del carbonio. C’è di che riflettere, almeno, prima di rifiutarsi di credere solo perché “sarebbe troppo bello” , come spesso mi viene detto. Certamente non pretendo di dare un quadro esaustivo dell’argomento né di dare conto delle migliaia di personalità che si sono dedicate e si dedicano alla ricerca psichica. Quando si scrive un libro bisogna per forza fare delle scelte, ed io ho dato la preferenza ai nomi che seguiranno perché è proprio attraverso il loro appassionato lavoro che ho cominciato a intravedere una possibile e concreta alternativa al “bieco Nulla”. Presentando i risultati cui questi insigni studiosi sono giunti spero di proporre una strada per iniziare, magari, un proprio percorso di ricerca perché non c’è nulla di altrettanto pregnante e significativo quanto ricevere una prova diretta, sperimentata personalmente e senza mediazioni. Noterete che, spesso, a sostegno dell’ipotesi della sopravvivenza, faccio riferimento anche alle cosiddette “facoltà paranormali” della mente umana (e non) quali chiaroveggenza, telepatia e precognizione, facoltà attentamente studiate dalla moderna parapsicologia e oramai verificate sperimentalmente: ciò perché sono argomenti direttamente correlati alla possibilità di sopravvivere alla morte. Molti, infatti, rifiutano l’ipotesi che ci sia qualcosa dopo la morte perché, dicono, non riescono ad accettare né a concepire come si possa esistere in una dimensione dove non c’è più né lo spazio né il tempo che sono i costituenti primari della realtà materiale in cui viviamo. Ora, proprio facoltà delle mente umana quali la telepatia e la preveggenza, provate in condizioni di laboratorio, operano già fuori dalla dimensione spazio-temporale: infatti la preveggenza annulla i limiti del tempo mentre la telepatia annulla quelli dello spazio. Ciò dà prova che esiste un elemento nella nostra mente che appare capace di operare, già mentre siamo in vita, al di fuori dalla dimensione spazio-temporale. La diretta conseguenza è: se è così, allora questo elemento aspaziale e atemporale è proprio quella caratteristica della mente che non è soggetta al tempo, allo spazio e alla morte. Proseguendo nella lettura di questo libro verrete a conoscenza della particolare terminologia concernente il tipo di prove e gli aspetti propri della ricerca in esame, e per facilitare la comprensione di questo tema cui molti di voi si avvicinano per la prima volta, ho stilato un glossario che potrete consultare alla fine del libro e nel quale troverete indicato il termine tecnico col quale il fenomeno viene indicato. Intendo chiarire che con questo mio scritto non ho alcuna intenzione di convincere chicchessia; le convinzioni sono, per loro natura, personali e giungere a formulare le proprie presuppone, appunto, un percorso assolutamente individuale. Tuttavia, dopo quanto avrete letto, lasciate che almeno un ragionevole dubbio resti in circolo tra il vostro cervello e il vostro cuore e, se ciò sarà, esso in qualche modo dovrà germogliare in qualcosa di nuovo, col volgere delle stagioni e delle esperienze. Concepisco questo libro come un piccolo contributo alla vostra ricerca interiore, un punto di partenza verso lidi d’inaspettata bellezza e meraviglia, dove noi umani spesso abbiamo paura di avventurarci, timorosi della nostra stessa immortalità, angeli dalla inutili ali. Il sogno folle che coltivo è che possa liberarvi dalla paura paralizzante della morte, darvi speranza e orizzonti nuovi perché, come scrisse Marcel Proust, “un vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre, ma avere nuovi occhi”.

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