KARMA COME PROGETTO E NON COME ESPIAZIONE SECONDO LA LEZIONE DEL MAESTRO ANDREA

Fiorella Contestabile

KARMA COME PROGETTO E NON COME ESPIAZIONE SECONDO LA LEZIONE DEL MAESTRO ANDREA

La vita spirituale è contrassegnata da una pulsione costante alla conoscenza; l’avvicinamento dello Spirito al mondo materiale si verifica dunque per l’esigenza di conoscere i Principi e le Leggi che regolano quest’altra faccia dell’universo. Ogni volta che lo Spirito si rivolge all’aspetto materiale, ne avverte il contrasto e sa di non poterlo penetrare. Essendo una struttura solo spirituale, lo Spirito non possiede gli strumenti e i codici di lettura dell’intera fenomenologia materiale, allo stesso modo della mente quando non riesce a partecipare il proprio Sè spirituale.

Andrea: «Allora egli (lo Spirito) deve avvicinarsi a questa barriera che è l’aspetto materiale, l’aspetto «immobile», il principio che non è diventato intelligente, non si è individualizzato. E una struttura divina anch’essa (si allude alla realtà materiale n.d.r.), ma gli è vietata perché egli non possiede, come Spirito, gli elementi e le capacità per poterla capire. In questo approccio si aprono alcune vie e di queste qualcuna può essere data dalla materia vivente. Lo Spirito incontra quindi dei sistemi organici in cui vivere per poter risalire alle matrici del sistema: talvolta egli si avvicina soltanto alle Leggi, perché la materialità non è la materia. La materia nè è soltanto un’espressione, una delle manifestazioni, mentre la materialità è un problema di conoscenza, un coacervo di idee che egli può penetrare a condizione di possedere una struttura che gli consenta di capirla. Se per far questo Io Spirito entra proprio nella materia (cioè nei corpi) lo fa soltanto per motivi strumentali, perché così è facilitato nel suo approccio alla conoscenza.»

Lo Spirito non potrebbe conoscere quest’aspetto materiale senza incarnarsi (e incarnarsi non vuol dire solo scegliere un corpo e viverci, ma anche osservare i sistemi viventi e la struttura universale in senso più ampio. D’altra parte la materia ha leggi e modalità di vita tanto diverse da quelle spirituali che per capirle è necessario entrarci dentro, e non perché tra l’universo spirituale e quello materiale vi sia una separazione netta, ma perché la cono-scenza spirituale è di tipo diretto ed esige sempre l’esperienza personale. Il momento in cui lo Spirito comincia a penetrare ideologicamente quest’Altro da sè .segna l’inizio di un cammino da percorrere secondo le regole come la materia o la materialità stessa ,gli imporranno, e tra queste la necessità del «travestimento» dell’incarnazione.

Andrea: «La via dell’incarnazione per lo Spirito è più facile. Lo Spirito sulla terra è enormemente facilitato dal fatto che le esperienze gli vengono incontro e quindi egli ha la possibilità di sceglierle. D’altronde vi sono Spiriti che possono rifiutare questa tappa obbligata e per altre vie accedere ugualmente alla conoscenza. La materialità è una cosa che esiste al di là della materia e la materia non è altro che una delle sue manifestazioni.•

Questo processo di penetrazione della materia richiede più incarnazioni per esaurirsi. Si capisce che, una volta focalizzato un aspetto della realtà materiale, lo Spirito voglia esplorarlo ed impadronirsene completamente e per questo una sola vita non gli sarà sufficiente.

Andrea: «La reincarnazione è in pratica un’unica vita cominciata migliaia di anni fa in questo sistema terrestre, che finirà appena completato il ciclo, quando ciascuno Spirito crederà opportuno, secondo la sua evoluzione.»

Lo Spirito non potrà capire l’aspetto materiale della realtà se non al di fuori delle Leggi autonome ed individuali che regolano la sua esistenza; deve quindi affacciarsi all’universo materiale.

Andrea: «L’universo risponde al principio di equilibrio e solidarietà e lo Spirito può verificarlo solo laddove non esiste la libertà, cioè nell’universo costruito secondo un principio di non personalità, di non individualità. Vi renderete conto del perché ad un certo punto Egli debba affrontare la problematica della materialità. Come Spirito non sa, non può capire che la sua esistenza è tale perché esiste per contrasto un’altra esistenza che individuale non è.»

In questo approccio alla materia lo Spirito deve assoggettarsi al gioco dell’integrazione con gli altri esseri che percorrono la sua stessa strada. L’incontro, o meglio lo scontro fra esperienze cd evoluzioni diverse può generare squilibri che non potranno essere sanati in una sola vita. D’altronde lo Spirito compie tra una vita e l’altra un’operazione di filtraggio delle esperienze, e molte di esse vengono elaborate ed introiettate da disincarnati. Se cosi non fosse, lo Spirito dovrebbe incarnarsi migliaia di volte. Ogni incarnazione esige che il suo significato sia compresoed assimilato e che eventuali disarmonie vengano compensate secondo l’evoluzione di ciascuno Spirito.

Andrea: «Se commettete certe azioni, è chiaro che non potete aspettarvi che certe reazioni. In parte voi potete subire gli eventi delle vostre vite precedenti, questo è vero, ma molte delle cose che raccoglierete le seminate voi, ora. Le esperienze del karma si possono abolire; il fatto è che voi non lo sapete e quindi non lo fate mai. Se un individuo nasce storpio, sembra che egli debba tenersi quella sofferenza per tutta la vita, ma se quell’uomo capisce e si rassegna subito e si riorganizza con quella menomazione, la sofferenza non c’è più e il karma finisce poiché si è esaurito, anche se non può finire l’effetto, cioè quell’individuo resterà fisicamente menomato. Vedete, Dio non vuole che noi soffriamo. Dovremo pagare sempre gli errori, ma potremo estinguere il debito senza soffrire. Se tu hai fatto il male, puoi scegliere di venire in terra e di subire del male. Ma c’è un’altra maniera: non subire quel male come effetto, ma scendere in terra e fare il bene e con quel bene pagarsi quel male. È un’opzione, un’alternativa di esperienza,»

L’insieme delle vile sulla terra va considerato come un progetto di lavoro globale estremamente duttile, dove non c’è posto per un concetto di giustizia rigido e simmetrico simile alla legge del taglione. Non è necessario pagare l’errore facendo un’esperienza più o meno analoga, perché la Legge non è ineluttabile, ma tutto è affidato al lavoro interiore che lo Spirito riuscirà a fare. Man mano che il progetto incarnativo si sviluppa subirà delle modifiche, degli aggiustamenti; e uno Spirito che abbia compiuto degli errori cercherà di correggerli attraverso una serie di esperienze successive che tendono a cancellare o modificare o risolvere quella «colpa», ed a ripristinare un ordine conoscitivo dando allo Spirito una esperienza autentica.

Nel momento in cui la colpa viene assunta conoscitivamente diviene correttiva anche di analoghe o parallele esperienze negative anche precedenti.

Ecco allora affiorare il vero significato del karma: esso è, in definitiva, il programma di ogni singolo individuo, progettato in assoluta libertà, poiché lo Spirito non avverte come coercitiva la necessità di ristabilire l’equilibrio da lui turbato per ignoranza delle Leggi. Ed ogni Spirito può agire in perfetta autonomia, con l’unico limite di rispettare la libertà altrui: e questo limite è insito nella struttura spirituale, in armonia con quel principio universale che in terra riconosciamo come fratellanza e socialità e che, più cosmologicamente, è una forza di coesione e di attrazione.

Karma è, dunque, la gestione e la promozione della vita, la ricerca mirata dell’esperienza, la possibilità di capovolgere ogni evento doloroso sdrammatizzandolo ed esaurendone così la carica di sofferenza e di momentaneo squilibrio.

Andrea; «Perché l’esperienza diventi una cosa utile per lo Spirito, deve diventare conoscenza dell’esperienza, padronanza di questa esperienza. Deve essere quella capacità, quella qualità, quella forza che vi consenta (a un certo punto della vita) di poter liberamente e volitivamente riprodurre l’esperienza non più subendola, ma creandola.»

Fiorella Contestabile

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