La libertà è relativa

La libertà è relativa

«Una volta nato, la libertà dello Spirito incarnato diventa molto, molto relativa; non soltanto perché è tenuto a rispettare le tappe che si è prestabilito, ma — in secondo luogo — perché essendosi legato ad un corpo che è così fortemente vincolato biologicamente, lo Spirito non può interferire su di esso, una volta che esso è venuto a luce e si è costituito. E non può interferire per due ragioni: la prima, perché il corpo è costituito biologicamente e, direi, rafforzato dai suoi geni ereditari, da certi tipi familiari ecc. e sia perché lo Spirito cade, al momento della nascita, in un tipo di sonno dal quale si risveglia nel corso dell’adolescenza… Cioè il risveglio completo dello Spirito coincide con la maturità del cervello. Quindi lo Spirito fino a quel momento non è altro che un simbolo che procede, per forza di inerzia, perché non è completamente risvegliato. E non potrebbe esserlo — questo è fatto a giusta ragione — perché uno Spirito totalmente risvegliato non saprebbe che farsene di un corpo che è invece ancora addormentato, nel senso di un cervello compiutamente sviluppato ed autonomo (il limite è chiaramente spostabile)… Ora io vorrei rispondere una volta per tutte, francamente ed obiettivamente, a questa questione della libertà e della volontà, e vorrei dire questo: che in effetti voi non ce l’avete tanta libertà.

Tra l’altro noi, probabilmente, in Terra non riusciremmo a concludere alcuna esperienza se avessimo una libertà totale, ma il fatto di non averla e di essere obbligati a ciò che abbiamo deciso prima è per noi una garanzia, perché prima di nascere, lo sappiamo bene che se non vincoliamo il corpo in un certo modo, sapendo di non poter più intervenire dopo su di lui, non avremmo alcuna sicurezza di realizzare una esperienza utile. Chi ci potrebbe dare questa garanzia? Una volta addormentati in un corpo che ha tutti i limiti e tutti i difetti possibili, quale garanzia potremmo avere di svolgere in Terra il ciclo che ci eravamo proposti? Allora dobbiamo prendere certe cautele. La prima è quella di vincolarci il corpo, di condizionarlo in un certo modo perché non ci giochi brutti scherzi o, comunque, un corpo fatto in modo che, se dovesse accadere esso possa essere agevolmente sopportato. La libertà è dunque relativa, essa lo è soprattutto dal punto di vista spirituale: voi non potete produrre spiritualmente più di quanto non sia compreso nell’ambito dell’evoluzione del vostro Spirito, evoluzione combinata con certe possibili tendenze a livello inconscio». (Lez. cit.).

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