LA NUOVA DOTTRINA DELLO SPIRITO, PER L’UMANITÀ. (1973)

D.- Questa domanda viene in seguito a varie osservazioni e, in particolare, a quella che hai fatto recentemente a proposito della fondazione di religioni in Terra, che, come hai detto sono comunque sempre ispirate, controllate, organizzate dall’alto, e cioè mai dagli uomini in sé e per sé. Ciò da un lato poteva forse sorprendere, collegandolo a tutti i discorsi precedenti, dall’altro forse no.

Tutto ciò, per altro verso, può essere collegato, nel senso di un chiarimento definitivo, con l’idea che sempre hanno avuto gli uomini, e in particolare coloro che si sono sempre interessati di queste cose (gli occultisti, gli spiritisti, e soprattutto i teosofi che l’hanno portata alle estreme conseguenze) della esistenza di un cosiddetto Piano Divino, come intervento nell’organizzazione delle cose terrene, o comunque di un Programma a livello planetario, almeno epoca per epoca, con intervalli di secoli o di millenni…

Quindi, vorremmo chiederti ulteriori precisazioni su tali concetti; fino a che punto, per esempio, si può ritenere valida tale programmazione, a quali tipi di maturazione a livello spirituale dell’umanità possa avvenire una cosa del genere…

A. – Ma, vedete, le cose non sono così complicate come sembrano e nemmeno tanto sorprendenti, come dicevi tu…

D. – Lo dicevo in senso relativo, naturalmente…

A. – Qual è la ragione per cui a un certo punto si stabilisce una collaborazione tra un piano divino – chiamiamolo così – comprendendovi tutto l’altro mondo, e il piano umano? Ma proprio perché si è sempre reputato necessario affiancare all’uomo un appoggio di natura religiosa.

Cioè, a me sembra che si possa intendere chiaramente che vi è un eccesso di collaborazione e di aiuto. L’uomo, preso nelle pastoie della sua umanità e del suo materialismo, ha tuttavia bisogno – essendovi in lui uno Spirito – di un appoggio, che in Terra può essergli dato attraverso l’organizzazione di forme di religione che rappresentano, o dovrebbero rappresentare, in scala ridottissima questa legge di Dio o, perlomeno, questo problema spirituale, sulla Terra. E per evitare che l’uomo da solo organizzasse simili cose, poiché la sua organizzazione resterebbe in un ambito socio-politico, ecco che spiriti particolarmente “addestrati”, per evoluzione e capacità, si incarnano e lasciano dei segni particolari, che poi verranno successivamente elaborati o rielaborati dall’uomo.

Indipendentemente da tutti gli errori che gli uomini possono commettere nel rielaborare le idee religiose, esse comunque servono allo scopo di tener desta l’attenzione su problemi di carattere spirituale. Ed è questa soltanto la ragione per cui vi sono cose che vengono programmate dall’alto. Ma vengono programmate proprio perché si tratta di un aiuto in più, più chiaro, più umano, più carico di errori – se si vuole – ma non c’è dubbio che le religioni, con tutto il bagaglio delle proprie sciocchezze, compiute nel corso dei secoli, assolvano almeno quel fine di tener desta l’attenzione su problemi di carattere spirituale. anche se sbagliati, comunque spirituali…1

È chiaro che tutto ciò viene dislocato nel tempo e nello spazio, cioè a dire in un particolare momento della storia dell’umanità si programma il tipo di impianto da dare a un certo movimento religioso. E questo è sempre stato fatto.

D’altra parte, per noi è soltanto un lascito di semenza, se si vuole; poi essa germoglia da sola in maniera tale da non ledere la libertà dell’umanità. Cioè, le religioni si sviluppano aderendo perfettamente allo Spirito del tempo.

In fondo, perché non esistono religioni in assoluto che rappresentano compiutamente la verità? Proprio perché le religioni si modellano, sicché l’umanità in fondo ha sempre la religione che si merita, la religione che può avere. Vi sono i momenti di distacco, di tensione; i momenti di dicotomia, cioè i momenti in cui l’uomo non vorrebbe più quel tipo di religione, ma ne vorrebbe un altro, e ciò coincide con i momenti di crisi. Ma la religione cristiana – per restare alla vostra – se ha avuto momenti di crisi, essi sono cominciati da 50 o 100 anni a questa parte (Ricordiamo che la seduta e del 1973. – Nota del curatore.), o anche meno, ma precedentemente crisi non ne ha avute, sul piano sociale2. La religione è stata un lievito montante che ha avuto il suo effetto e la sua presenza nel corso di 2000 anni, e questa presenza non è stata mai seriamente messa in discussione, ma il suo rapporto è stato invece massiccio, con il bagaglio di tutti i suoi errori, su tutta la società sulla quale ha agito.

La crisi è cominciata, non come crisi religiosa, ma come crisi dell’uomo che fatalmente ha portato con sé anche quella religiosa. Essendosi essa modellata, adagiata su quel tipo d’uomo, venendo questi a mancare, essa è rimasta sospesa come in catalessi, per i fatti suoi.

Così, lo stesso fenomeno è avvenuto altrove, se si pensa alle grandi religioni indiane che attraversano un’uguale crisi… Ma non si tratta tanto di crisi religiose – ripeto – quanto di crisi dell’uomo, perché, prese in sé, le religioni le crisi le hanno sempre avute, anzi esse sarebbero già nate in crisi, quella cristiana compresa. Se la crisi non si è sviluppata, ma ha tardato tanto, è perché l’uomo ha tardato molto all’appuntamento con la propria libertà e la propria autonomia3.

Quindi, diciamo che questa organizzazione di tipo planetario, che si è voluta definire teosofica o altro, sì, in fondo, ha ragion d’essere, perché sussiste una base in essa, ma non dobbiamo prenderla alla lettera. Cioè, vi è un’intenzione da parte di questo “piano divino”, che viene rappresentata nella circostanza da quelle entità evolute che presiedono e si responsabilizzano alla guida di un pianeta abitato. A un certo punto, questo aiuto delle religioni non è un aiuto voluto così da noi, ma subìto e sopportato, perché si è ritenuto che, comunque, con tutti gli errori, questi tipi di religione assolvono a un compito di presidio di una spiritualità come concetto, e non come sostanza e come realtà.

È così che va inquadrata la questione.

D. – Scendiamo un po’ più in basso, in un certo senso. Parliamo di movimenti che sono in parallelo con le religioni, e vediamo in particolare il movimento spiritico, sorto circa 120 anni fa.

È partito anch’esso come un movimento di revisione di certi valori fondamentali, sempre a scala globale? Oppure è dovuto – come intervento di entità qualificate – solo a particolari gruppi, cioè a pochi gruppi che hanno assunto questa iniziativa per dare una svolta alle credenze dell’uomo?

A. – Tu vuoi sapere se anche questo è programmato?

D. – Programmato, in più o in meno…

A. – Questo fa parte di una programmazione non a vasto raggio, ma un po’ occasionale.4 In altri termini è l’occasione che ha offerto il pretesto per organizzare anche questo5.

Io però non metterei tanto nel conto lo Spiritismo, il quale ha sì la sua funzione importante, non c’è alcun dubbio, o almeno potrebbe averla.6 Ma io, accanto al movimento religioso, che è un po’ improprio, nonostante che i fondatori siano stati tutte anime eccelse (che tuttavia furono soltanto eccelse, e basta…), accanto a queste religioni un po’ assolutistiche, dittatoriali, rivelatrici, dogmatiche, porrei i movimenti filosofici. Perché la filosofia, in fondo, è la stessa religione filtrata dalla ragione. E dunque direi che la filosofia ha poi precisato i termini della questione che le religioni hanno soltanto affermato dogmaticamente, affrontando tutta una serie di controversie, di realtà, di verità, accettandole o negandole, e impostandole in maniera diversa da filosofo a filosofo, ma sempre con una problematica tendente alla metafisica, a Dio… E questo almeno fino a qualche tempo fa, è stato il segno distintivo della filosofia, la quale è religiosa, in fondo, anche quando nega la religione. Quindi io porrei senz’altro la filosofia in parallelo alla religione, sebbene con caratteri diversi, ma con finalità unica.

Perché, se la religione tende a rappresentare la verità di Dio, la filosofia tende a rappresentare la verità dell’uomo, ma in rapporto con la sua destinazione, dell’uomo con l’Universo. E questo è un completamento talvolta più utile di quello che hanno fatto o fanno le religioni.

D. – Qualche filosofo parla delle filosofie come di teologie mascherate…7

A. – Sì, in fondo è così. Diciamo che la stessa religione, quando scende nella teologia, e quindi nella possibile dimostrazione di aspetti della verità religiosa, fa filosofia, non c’è alcun dubbio. Così come quando la filosofia tende alla dimostrazione di un Ente supremo fa contemporaneamente religione8, e dunque diciamo che i confini tra l’una e l’altra sono valicabili facilmente, con linee di demarcazione che sono a volte scarse e tenui.

D. – Io vorrei ora toccare l’ultimo punto di questo argomento.

Mi rendo conto che esso può anche chiarirsi in base a quanto già sappiamo, ma lo propongo, come al solito, anche in senso provocatorio, per svilupparlo al massimo con i suoi vari addentellati.

Che si sappia, ciò che è stato enunciato da te, la dottrina che abbiamo conosciuto qui, ribalta completamente qualunque altro tipo di concezione dell’uomo e del suo divenire, e del perché della vita sulla Terra. Nel senso che finora – mi sembra – non solo nessuna religione, ma anche nessun sistema filosofico e neanche lo stesso Spiritismo, hanno posto le basi della questione nel modo con cui l’hai fatto tu. Cioè che l’uomo è solo un episodio della vita infinita dello Spirito, ed è qui per l’esperienza della materialità. Questa è la grande, direi la prima differenza che esiste tra ciò che finora è stato detto e quello che è stato detto da te in questi venti anni e più.

Il quesito, in definitiva, è questo (anche se mi rendo conto delle risposte che gli si possono dare): come mai fino a oggi, per tutti i millenni passati, in tutta la storia della civiltà, non è stato posto l’accento su questo fatto, fondamentale oltretutto nell’economia generale? Perché ciò avrebbe reso più produttive le incarnazioni, facendo capire che la vera ragione di tutto era quella di venire in Terra a sperimentare l’idea della materialità; capovolgendo completamente l’idea che si ha dell’uomo, il quale dovrebbe invece, in senso retorico, dominare la materia, per raggiungere il Cielo ecc. ecc. … Come dicono tutte le religioni, e lo stesso Spiritismo kardechiano…9

A. – Dunque, tu mi chiedi in sostanza come mai soltanto adesso si parla di questo, che in qualche modo riassume molte altre cose dette dai filosofi e da religiosi, nulla negando, ma inglobando il tutto in una nuova, centrale problematica…

Anzitutto, dirò subito che se le cose dette da me non sono state dette in passato per quanto riguarda lo Spiritismo, è perché in passato un discorso del genere sarebbe stato poco accettato. In secondo luogo, perché le entità manifestatesi in passato non avevano la preparazione per impostare e seguire un discorso del genere. In terzo luogo, perché certe cose coincidono con una maturità di tempi.

Vedete, questo filone, al momento storico e per molto tempo ancora, può essere l’unica salvezza filosofico-religiosa. Cioè, è al momento l’unica tesi capace di riavvicinare l’uomo – scientifico, materialista, positivista – al problema di Dio e a quello dello Spirito. Perché è una tesi che non nega niente all’uomo e che, soprattutto, non lo sommerge con parole retoriche; che non gli vieta il libero esercizio della sua vita, ma anzi lo incita a vivere; è, in altri termini, un messaggio di vita per la vita. Non chiede la rinuncia alla vita, o sacrifici, ma semplicemente chiarisce che è necessario vivere in un certo modo, e che questa è la maniera per poter passare dall’Altra parte in una certa condizione.

I filosofi, vedi, hanno avuto il torto di seguire un sistema, e in base a quel sistema di non potersi concedere il lusso di dirottare, e quindi di cadere nell’illogico e nell’irrazionale. Ma soprattutto essi non potevano conoscere a priori la verità dell’esistenza di leggi universali e delle leggi dello Spirito. Il vantaggio che io ho potuto avere su di loro è quello di un essere che, essendo “morto” rispetto alla Terra, e avendo capito come funzionano le leggi universali fuori della Terra, ha inglobato le leggi dell’uomo nell’universale e ha considerato l’essere umano un elemento dell’universale. Senza creare uno stacco tra la vita e la morte, ma considerando tutto una vita sola, e quella della Terra un “passaggio” scelto da noi tutti e semplicemente obliato nel momento della vita, per ragioni funzionali e tecniche dovute alla libera scelta dello Spirito.

Vedete, a questo punto della dialettica, occorrerebbe spingersi un po’ più verso Terra, ancora, per poter chiudere l’anello della conoscenza. Cioè, a questo punto è veramente importante darsi da fare per dimostrare che nell’uomo c’è un’anima, poi l’anello è chiuso; poi, per molti secoli non avreste più bisogno di un perfezionamento della “dottrina”.

Perché, se un punto è debole in tutto questo, esso è proprio la questione dell’anima. Una volta ribadite e rientrate certe questioni dell’uomo, direi che il tutto può soddisfare ampiamente.

Certo, io non vi ho dato altro che accenni di una “dottrina”. È altrettanto evidente che tutto quello che io vi ho detto è suscettibile di ampliamento anche da parte vostra. Cioè, io non ho potuto darvi tutto, ma molto altro potete trarre voi dallo studio di tutte le cose ascoltate, per applicarle in tanti altri settori dello scibile umano, delle necessità umane.

Molte cose, naturalmente, continueremo a vederle in futuro, ma voglio dire che avete già ricevuto abbastanza per potere, intorno a questo “abbastanza”, elaborare10 tante altre derivazioni della “dottrina” principale.

Non è, diciamo così, una questione di merito mio o meno, perché non c’entra affatto. Diciamo che tutto questo era comunque programmato, per rispondere alla domanda.

È chiaro che un tale complesso di “dottrina” non può cadere a caso sulla Terra, come una pioggia occasionale: c’è un programma. I programmi non è detto che sempre si sviluppino, ma a volte sì.

Riprendere molti aspetti di questa dottrina e reimpostarli in una maniera più umana, può rendere fortunato chi lo fa, indubbiamente, in Terra. Ma questa è una cosa che non ci interessa particolarmente. D’altra parte, ognuno ha un compito.

Cristo, per la sua altezza spirituale, avrebbe potuto benissimo elaborare delle dottrine. Cristo, come Spirito non era certo un ignorante, non era soltanto lo Spirito che viene nella sua forma mistica, a far miracoli e opere grandiose, no! Cristo, volendo, avrebbe potuto benissimo seguire un’altra strada. Su questa altra strada sarebbe diventato un filosofo, probabilmente.

Io voglio dire che “la religione” non è che abbia le ore contate: hanno le ore contate le religioni! Ma la religione in se stessa, come sistema mistico-filosofico, è suscettibile di ampio sviluppo.

Purtroppo in Terra si è determinata una situazione molto strana, e cioè che sono vere e ufficiali soltanto certe religioni, mentre le altre non lo sono. Sembra che la Terra abbia necessariamente bisogno di profeti. Ma questo è quasi finito: voglio dire che uno Spirito evoluto potrebbe apparire, ma apparire come lo poté il Cristo oggi sarebbe controproducente. Oggi, se il Cristo tornasse, probabilmente sarebbe internato in un manicomio. Non potrebbe più apparire così. L’uomo di oggi non vuole più ascoltare un certo tipo di linguaggio, ne cerca un altro; l’uomo cerca spiegazioni, ma nel contempo non rinuncia alla sua tendenza interiore che è di tipo mistico.

All’uomo piace, del misticismo, l’ambiente buio con luci ovattate; le musiche sacre e profane, la danza sacra, un tipo di rito che sia pagano-mistico… Tutte queste cose, l’uomo le sente oscuramente, perché esse gli creano una sorta di raptus.

Ora, non ci si può allontanare dall’uomo.11 Io dico che finché esisterà l’umanità, sarà indispensabile adattare le più belle, le più perfette dottrine, a quella che è la natura umana. Io non posso pretendere di insegnare all’uomo cose che siano contrarie alla sua natura “umana”, perché se lo faccio dimostro di essere uno sciocco. Cioè, so che quell’uomo può anche farle, ma non le sentirà compiutamente.

Allora preferisco che egli continui a svolgersi secondo la sua natura, ma questa volta utilizzando ciò che gli fa piacere con una finalità di tipo spirituale. Così io ottengo due scopi; quello di non costringerlo a sacrifici inutili, che non gli servono per lo Spirito, e contemporaneamente gli somministro certe verità che servono a lui e al suo Spirito. Direi che questo potrebbe rientrare, in una maniera come un’altra in una tecnica d’insegnamento, come fanno i maestri che possono insegnare giocando con i bambini.

Si può insegnare una dottrina universale giocando con gli interessi dell’uomo, le sue necessità e i suoi istinti; continuando cioè a farlo giocare con la sua materia. E soprattutto chiarendogli le ragioni della sua vita, che sono quelle di essere nella materia, ma non solo in essa; perché, dopo, la materia finirà, e da essa egli deve trarre un insegnamento, una conoscenza. Questo, l’uomo lo fa più volentieri.

Insomma, mentre egli si diletta con una materia che gli fa piacere, sa che può continuarlo a fare e non gli costerà fatica capire ciò che sta facendo, perché la fatica costa quando si rinuncia agli istinti, allora costa fatica e sacrificio, e allora veramente l’uomo finisce col rifiutare tutto, perché la vita non si può soffocare12.

Intanto io affermo l’altro principio, cioè che tentare comunque di soffocare la vita è un’offesa alla natura e alla legge di Dio che l’ha creata, la vita. O si ammette che la stessa natura, con le sue disposizioni, è un prodotto – diretto – o indiretto che sia – delle grandi leggi universali, o si ammette che esse sono forze anarchiche sfuggite al controllo di Dio.

Poiché questo non possiamo accettarlo, per la nota definizione che abbiamo di Dio, e cioè essere impossibile che una qualsivoglia realtà sfugga alla Sua legge, allora vuol dire che la legge umana è così voluta da Dio, così mantenuta, e che lo Spirito non ha il diritto di modificarla.

Qual è il suo dovere? Quello di utilizzarla ai fini che Dio ha predisposto, cioè quelli spirituali.

Ora, questo a me sembra estremamente semplice, a me sembra che nessun uomo possa ragionevolmente rifiutare questa impostazione, che nobilita la figura dello Spirito e quella dell’uomo, che trasforma l’uomo in un essere attivo che utilizza la materia per i fini dello Spirito, e che soprattutto riafferma il principio della sovranità di Dio su tutte le cose dell’Universo.

Nel passato, queste cose molti le hanno capite; ma quando dico “nel passato”, voi sapete che parlo di noi stessi. Gli uomini del passato eravamo noi, alcuni di voi, tutti voi – per meglio dire – anche se soltanto alcuni di voi le avevano già capite.

Nel passato, pur avendole intuite, alcune cose, anche se, non in questa formulazione più precisa, non avevamo tuttavia il coraggio di esprimerle. Perché, diciamo, qualcuno che le ha espresse è stato considerato un anti-Dio, perché la dottrina – io lo ammetto – può apparire subdola, cioè può apparire come una dottrina che induce l’uomo al “peccato”. Infatti, su questo è stata fatta leva, attraverso le religioni: bisogna soffocare la materia, bisogna comprimere gli istinti, bisogna sublimarsi, perché è lo Spirito che deve dominare la materia!… Qualunque obbiezione sarebbe apparsa sempre come un tentativo di camuffamento, nello spingere l’uomo sulla via del “peccato”, utilizzando la materia.

D’altra parte, questo faceva buon gioco alle religioni, perché quando le religioni hanno predicato e predicano il dominio totale della materia e l’affermazione dello Spirito, bisognava e bisogna chiedersi: ma l’affermazione dello Spirito cosa significa?… L’affermazione di una obbedienza alla Chiesa, perché di questo si tratta. Cioè, lo Spirito veniva e viene sempre inteso come l’anima che, deve sottostare alle leggi “morali”della Chiesa.

Quindi, non si tratta dell’affermazione dello Spirito, ma di quelle delle leggi sancite dalla Chiesa, leggi che tendevano e tendono a comprimere la materia e gli istinti, perché tutto ciò, unito all’accettazione dogmatica della “verità”, avrebbe impedito – come impedì di fatto – la maturazione delle libere intelligenze e l’affermazione di una fase critica nei confronti della teologia.

E dunque era – ed è – un discorso di convenienza, fatto da tutte le religioni, nessuna esclusa, salvate da un’apparente facciata, e cioè dall’affermare in un certo modo: “Voi, in fondo, siete ignoranti, la verità la conosciamo noi, noi siamo servi di Dio, fatevi guidare da noi, che andrete in Paradiso…”.

Questo è un discorso che non ha senso, è completamente falso, sbagliato; è cioè un discorso ab-origine, del Regno di Dio – così chiamato dalla religione – rappresentato in Terra da un gruppo di persone; mentre le altre che cosa sarebbero?… Nient’altro che dei piccoli esseri, gettati lì a caso, che devono sottostare a ciò che dice una certa religione, perché è Dio che vuole così!

Ma Dio vuole veramente così?! Veramente Dio ha in Terra un gruppo di “rappresentanti” che conta, mentre tutto il resto non conta niente? È il gregge di pecore che deve solo obbedire?

Io mi rifiuterei di amare un Dio fatto così! Perché dovrei chiederGli in base a quale principio e a quale legge, e a quale Diritto, devo stare dall’altra parte e non da quella della Chiesa, cioè non essere anch’io un “rappresentante”, considerato che, nascendo o sviluppandosi una vocazione di cui l’essere non ha alcun merito, tu, Dio, prescegli chi sono i Tuoi “comandanti” e gli altri sono i “soldati” che devono obbedire. Secondo dunque una distribuzione non consona all’idea che si deve avere di Dio.

Questo è un discorso che è andato sempre avanti. Ecco che, allora, ribaltiamo la questione e diciamo che ogni essere vivente è uno Spirito libero e autonomo, uno Spirito che non deve rendere conto neppure a Dio, ma a se stesso, di quello che fa, perché non è Dio che giudica, ma è lo Spirito che si autogiudica, in base alla legge stessa di Dio che – come Spirito – riconosce.

Allora noi ci rendiamo conto di tante cose, e riusciamo a giustificare perché sulla Terra c’è una persona che soffre e l’altra che non soffre, che c’è una persona che va in rovina e un’altra che sembra salire alle stelle, perché in questo gioco di andare e venire (Quello delle incarnazioni e reincarnazione. – Nota GdS.) i conti alla fine tornano sempre. In ogni caso non chiameremo mai Dio responsabile di niente; prima di tutto perché non vi sono responsabilità, e non ci sono volontà di Dio di farci grandi o piccoli in Terra, ma che si tratta di libere scelte nostre. Poi, perché si restituisce a Dio il rispetto totale da parte dell’uomo e, soprattutto, perché così l’uomo può imparare a rafforzare se stesso, visto e considerato che – come abbiamo detto in tanti anni – non esiste la misericordia di Dio, nel senso religioso del termine, ma che esiste il perenne aiuto della Legge di Dio che si esprime attraverso l’autocoscienza, l’auto-rapporto con Dio.13

Cioè, il rafforzamento delle proprie qualità interiori porta a un giovamento, e in ciò si esprime la misericordia di Dio, nel fatto che esistono a disposizione di tutti gli elementi, o le medicine, per guarire dai propri mali spirituali. e avendoli messi a disposizione di tutti, è – se vogliamo così definirla – una misericordia globale, ovvero è una Legge implicitamente buona, perché tendenzialmente favorevole alle specie viventi.

È in questo che si misura un diverso Equilibrio di Dio, non nella misericordia d’accatto, da due soldi, detta e fatta da Dio a semplice istanza verbale dell’essere umano, che riduce Dio a un elargitore di pubblica elemosina!…

Questi sono i discorsi concreti che gli esseri umani sovente si sono fatti. Perché se voi parlate con gli uomini, li trovate tutti pronti a criticare le religioni, ma in una maniera impropria, oppure da super-critici un po’ sciocchi, senza affrontare veramente le questioni di fondo. D’altra parte, gli uomini ragionano così: “Dal momento che non c’è un’alternativa, può darsi che abbiano ragione “loro”, quindi è meglio stare con “loro”, in ogni caso, e tenere un piede qui e un piede di là”…

D. – Quindi potrebbero essere gli ulteriori sviluppi della “dottrina” sul piano umano?

A. – Direi che possono essere diversi. Pensate alle applicazioni singole concrete. Noi abbiamo un po’ impostato tutto, però quello che potreste fare praticamente potete supporlo, ma in fondo non ne abbiamo mai parlato… E queste applicazioni sono “insidiose” e altrettanto rivoluzionarie della “dottrina” stessa, rispetto al pensiero comune della civiltà. Molte cose, però, l’uomo non le può fare, sono d’accordo. salvando proprio il principio generale che bisogna tutelare la libertà degli altri, l’uomo autolimita la propria. Però, nell’arco della propria libertà, ci sono molte cose che egli può fare. La stessa meccanica dell’acquisizione di esperienze è una cosa sulla quale avete le idee un po’ confuse… Ciascuno lo fa secondo le proprie capacità, e questo è sempre avvenuto, ma voglio dire che vi sono molti addentellati di ordine pratico che possono discendere come corollari dalla stessa “dottrina”.

D. – Un esempio di questo credo che siano quei discorsi a sfondo psicologico- terapeutico che abbiamo iniziato, basandoci sulle primarie pulsioni spirituali dell’individuo, coerenti al suo “programma” incarnativo.

A. – Sì, anche questo…

D. – ……..(Qui probabilmente la domanda non è stata registrata in modo comprensibile. – Nota del curatore.).

A. – Dunque, io dico che sarebbe forse bastato uno studio attento delle filosofie opposte per trarne un convincimento unitario. Per far questo occorre sempre quel lampo di genialità umana che probabilmente non c’è stato. Eppure sarebbe stata una via originale, una sintesi originale…

Naturalmente, per esporvi quanto vi ho esposto e insegnato in tanti anni, mi sono basato su di una duplice esperienza (parlo delle due principali). Una è quella dovuta alla mia conoscenza di Spirito su quello che è il funzionamento della Legge universale; poi di avere avuto una conoscenza del principale pensiero umano14. Dovrei poi aggiungere la conoscenza dell’essere umano, seguito nel suo sviluppo di molte migliaia di anni. A un certo punto, questo studio, questa conoscenza dell’essere umano mi ha portato a certi convincimenti, a certe persuasioni. Ecco che proprio una conoscenza della materia e della materialità mi ha portato a delle conclusioni, cioè che l’essere umano non si può modificare più di tanto, e che all’essere umano non si può chiedere più di quanto egli possa dare. Nell’arco di queste conoscenze è sorta dunque la persuasione della possibilità di organizzare il discorso secondo una linea teorica, una “dottrina” che tenesse conto del possibile, massimo sviluppo del pensiero umano, più le conoscenze corrispondenti alla problematica di ordine universale; ed è venuta un’impostazione massiccia di tipo conoscitivo come obbiettivo da raggiungere, e, nel contempo, la resa della problematica da teorica a pratica, cioè non lasciandola lì, come una utopia, ma calandola nella dimensione delle possibilità e delle aspettative dell’essere umano. Delineando dunque una “dottrina” che non negasse se stessa nei suoi principi universali e mentali umani, ma che si adattasse anche, e perfettamente, alla natura umana così come sarà ancora per molto tempo.

Ed ecco che, dunque, tenendo conto dell’impossibilità dell’uomo di un rifiuto totale della materia, vista – tra l’altro – la necessità della programmazione spirituale (cioè di questi spiriti che vengono in Terra per la conoscenza della materialità), è venuta la convinzione che sino a questo momento le dottrine passate potevano funzionare, ma che, data l’evoluzione subita dall’umanità nel suo complesso, bisognava passare a un fase di realizzazione teorico-pratica più confacente alla diversa presa di coscienza che ha avuto l’uomo nell’attuale fase storica.

D’altra parte, il processo dell’uomo è irreversibile. Voglio dire che ora voi non potete più tornare indietro. Voi non potete più avere l’uomo di duemila anni fa: non accadrà mai più!

L’uomo di oggi è irreversibile, è un fenomeno storico inarrestabile. Una volta che l’uomo raggiunge certe posizioni, certe conquiste, certe conoscenze, non può più tornare indietro.

Il ritorno potrebbe avvenire con una nuova Atlantide, ma neppure; perché in questo momento dovrebbe soltanto accadere una morte terrestre generale, perché la marcatura, l’evoluzione dell’uomo è diffusa su tutta la Terra, non è isolata come una volta, per cui si poteva avere una certa civiltà, isolata anche geograficamente. Oggi, no! Quindi anche questo è mutato. e allora, poiché non si può parlare di una nuova Atlantide di tipo terrestre, si parla di cicli o di civiltà di millenni, per intendere la trasformazione in atto.

D. – Vorrei chiarire un punto se mi permetti. Per ciò che hai detto all’inizio, tu hai parlato in prima persona per scopi discorsivi, ma evidentemente tu sei l’elemento di punta di un “gruppo di programmazione” a livello planetario…

A. – Non dovrei rispondere a questa domanda. Ma, in ogni caso… Certamente rappresento una certa intenzione di operare in un certo modo, e diciamo che si è approfittato di questa medianità, delle circostanze, per iniziare un certo approccio, e probabilmente anche concluderlo, perché sarà difficile che si ripresentino in tempi brevi circostanze così favorevoli…15

D. – Un’ultima domanda. Nelle civiltà anteriori, come per esempio quella atlantidea, questo tipo di civiltà, questa conoscenza della realtà, c’è stata e quindi è stata annullata dalla distruzioni, oppure no?…

A. – No, non formulata così…

D. – Cioè, si era a un livello inferiore della spirale evolutiva.

A. – Sì era a un livello inferiore…

D. – (Sul metodo induttivo e deduttivo, e matematico, per la ricerca della verità. – Nota senza riferimento.)

A. – Io ammetto il metodo deduttivo; la possibilità di errori è naturalmente sempre presente e minacciosa, ed ecco che qui occorre l’ausilio di un’impostazione razionale-matematica del discorso. Ma lo ammetto, perché soprattutto attraverso questo metodo si è potuti giungere a scoperte anche di tipo scientifico.

D’altra parte, la concatenazione della natura è precisa e perfetta, e anche quella delle idee è così. Viene poi a essere imperfetta perché è la mente che la elabora imperfettamente, ma ricostruendo il tutto si può avere la verità…

Vedete, come in tutte le metodologie, occorrerebbe sempre partire da premesse che si possono dimostrare con approcci diversi e da diversi punti di vista. Le premesse sono importanti e molte filosofie cadono come birilli a un semplice sospiro, perché hanno costruzioni imponenti e premesse fragilissime. Molte premesse sono addirittura empiriche, dogmatiche, inesistenti… Meraviglia che filosofi, peraltro affatto stupidi, poi si siano lasciati intrappolare da errori quasi fanciulleschi. Eppure è accaduto.

Quello che vi dico è purtroppo accaduto frequentemente, e può accadere in filosofi i quali, pur avendo una buona intelligenza, pur essendo capaci di elaborare una serie di concatenazioni, hanno bisogno di punti di partenza che essi non sono in grado di dimostrare, ma che credono essere intuitivamente veri. Sono un po’, questi, i superuomini, mai i geni, naturalmente; perché il genio sa quando sbaglia, si accorge intuitivamente che il bersaglio non è stato centrato.

D’altra parte potreste dirmi che nessuna filosofia è mai riuscita a darci una verità completa. Questo però non dimostra che tutti i filosofi siano stati degli sciocchi; dimostra che in Terra è difficile avere la verità. In Terra, siamo alla solita meccanica, per quanto lo Spirito possa avere dei rapporti per inviare dei segnali precisi alla coscienza, e quindi intuire certi problemi. Certi segnali arrivano alterati, quindi una visione perfetta, dentro, il filosofo non ce l’ha, perché essa passa attraverso le sue sovrastrutture. Oppure, se elimina le sovrastrutture, avete il messaggio come l’ha dato il Cristo, cioè esso, non passando attraverso la ragione, diventa una Rivelazione, che l’uomo può accettare o meno. Essa può essere necessaria, e allora deve provenire da uno Spirito talmente evoluto perché essa possa contenere, anche dal punto di vista della sua formulazione linguistica, una sua impronta magica, taumaturgica, che esiste soltanto – appunto – se proviene dal Profeta, dal grande Maestro; altrimenti diviene una qualsiasi verità, come quelle che apparentemente si dicono dal pulpito delle chiese, che sono cose ugualmente belle, ma che non lasciano nessun segno.

Il filosofo invece deve purtroppo adoperare le sovrastrutture16, altrimenti non è più un filosofo, e ciò con gli elementi culturali, le impostazioni varie. Se l’impostazione è matematica egli riceve un segnale intuitivo e lo accoglie, lo rielabora e deve con profonda umiltà (l’umiltà è una cosa che manca quasi sempre ai filosofi!), se quella impostazione logico-matematica corrisponde ai suoi interiori sentimenti, a quella intuizione…

Molte volte la lusinga lo porta all’errore. Egli può anche accorgersi vagamente che essa non vi corrisponde, ma poiché l’impostazione logico-matematica sembra impeccabile, originale, quasi travolgente, egli si lascia lusingare da quella illusione e non compie la verifica più elementare, quella – appunto – di far congiungere intuizione e realizzazione.

Poi, la questione del controllo dei processi logici non è neppure difficile, ma i filosofi spesso non l’effettuano con la minuzia necessaria.

Io ho incontrato nel corso della mia lunga esperienza, tanta e tanta gente, la quale discuteva con enfasi e precisione, apparentemente con una concatenazione logica… Ma, vedete, la questione dell’analisi in filosofia dovrebbe sempre imporsi, e non è difficile; bisogna scomporre le proposizioni, frantumarle, verificarle una a una, e poi verificare l’una insieme all’altra, e la prima insieme alla seconda, e le prime due insieme alla terza, e le prime tre insieme alla quarta ecc. … Quando si fa questo, l’impostazione è inattaccabile perché è diventata matematica…

… Sarebbe un discorso lungo, ma in ogni caso anche nelle applicazioni pratiche (torniamo al discorso di prima) di certe “dottrine”, dovreste usare proprio questo sistema di logica.

La dialettica è un’arte che una volta si insegnava, e si dice, che alcuni nascano con essa e così riescano a comunicare agli altri messaggi e a trasferire loro cognizioni. Possedere l’arte della dialettica non significa però essere intelligenti, naturalmente. Gli uomini in genere parlano molto e dicono poco… Non è col parlare che si dicono certe verità…

1 Quando l”’Entità Andrea” parla di “aiuto in più” evidentemente riferisce quel “più” a ciò che da sempre ha stabilito la legge di Dio per l’evoluzione dei singoli. Il di più, quindi, non è un correttivo assurdo di tale legge, ma un gesto di solidarietà universale per accelerare lo sviluppo spirituale dell’uomo nell’ambito della legge di Dio. – Nota GdS.

2 Difficile capire a cosa si riferisca esattamente il Maestro Andrea con il concetto di “crisi sociale”, tenuto anche conto che non si riferisce alla Chiesa cattolica ma alla religione cristiana, la Chiesa in effetti ha incarnato la religione cristiana ed è essa che ha avuto enormi scontri politico-sociali, basti pensare alla Riforma luterana del XVI secolo. La questione andava evidentemente chiarita e discussa direttamente in seduta, anche perché il proseguimento della comunicazione sembra poi smentire questa iniziale affermazione; sembra cioè essersi creata un’incoerenza di fondo difficilmente comprensibile. Lo stesso fattore cronologico risulta poco chiaro, la riforma protestante avvenne oltre quattro secoli or sono mentre il riferimento del Maestro Andrea è in pratica limitato al XX e XIX secolo. – Nota del curatore.

3 Poiché il Maestro Andrea pare riferirsi alla maturazione complessiva dell’uomo sembra evidente che vi possano essere enormi dislivelli cronologici tra un contesto religioso e l’altro, cioè nei grandi contesti religiosi la “maturazione” dell’uomo sembra svolgersi con enormi differenze di ordine ctemporale, la Riforma in questo senso risulta certamente essenziale per l’ambito cristiano, mentre all’opposto non vi è stata nessuna sostanziale riforma nel campo islamico. – Nota del curatore.

4 Anche la presenza “occasionale” del medium in Terra. – Nota GdS.

5 Appare molto problematico credere che lo Spiritualismo (ma meglio sarebbe dire “movimento spiritico”, di cui Allan Kardec fu il fondatore) del XIX secolo, il quale ebbe un fortissimo impatto culturale, possa essere apparso occasionalmente, anche questo punto andava sviluppato almeno nel senso delle stesse dichiarazioni del Maestro. – Nota del curatore.

6 È sottintesa una critica allo Spiritismo, almeno come esso si è manifestato ed è stato portato avanti sino a oggi. È una critica che gli spiritisti, non inibiti o accecati da un fideismo aprioristico, stanno portando nelle loro discussioni, per un migliore allineamento del movimento alla scienza e alla critica ragionata. – Nota GdS.

7 La domanda è evidentemente male impostata, in quanto la teologia – almeno quella cattolica – discende fondamentalmente dalla filosofia occidentale, e questo è un fatto accettato anche a livello dei teologi cattolici, basti pensare alle figure fondamentali di Ammonio Sacca e Origene nel III sec. d. C. – Nota del curatore.

8 Qui è evidente il preciso e sottile riferimento del Maestro Andrea al famoso “Argomento ontologico” che tanto interessò il cristianesimo occidentale nei secoli, discendendo da quello originale di Sant’Anselmo d’Aosta o Canterbury (Aosta 1033 o 1034 – Canterbury 21 aprile 1109). – Nota del curatore.

9 Il movimento spiritico di Allan Kardec del XIX sec. a cui si fa riferimento è stato più volte citato in precedenza riguardo a domande e particolari temi e riferimenti storici. – Nota del curatore.

10Il Maestro Andrea ha molte volte accennato al concetto di “elaborazione” riguardo a vari aspetti della sua “dottrina” complessiva, facendone un elemento fondamentale da applicare sul piano umano. A nostro avviso questo però è stato fatto solo in minima parte e da pochi individui avanzati con forte stimolo speculativo. Attualmente in ambito medianico – spiritualista si nota fortemente questa carenza “elaborativa” per cui – a nostro parere – si sono estremamente abbassati i livelli di una ricerca qualitativa che in larga parte resta statica e passiva. – Nota del curatore.

11 Inteso come massa, come qualità media. – Nota GdS.

12 Per “materia”, ricordiamo che qui s’intendono anche tutti gli strumenti terreni dell’uomo (psiche compresa). – Nota GdS.

13Il concetto di “auto-rapporto” con Dio è uno dei cardini dell’Islàm, al di là delle aberrazioni integraliste e delle malcomprensioni che si sono sviluppate in quell’ambito. Maometto comprese certamente questa necessità di rapporto “diretto” tra l’uomo e Dio e la sua enorme importanza sul piano interiore. – Nota del curatore.

14 Si intende delle varie, più importanti correnti filosofiche della Terra. – Nota GdS.

15 Francamente si può anche pensare che queste “circostanze favorevoli” abbiano ampia possibilità di essere create dal piano spirituale se esiste una necessità, o qualsiasi altra ragione di tipo evolutivo… – Nota del curatore.

16 Ricordiamo che esse sono: il cervello, la psiche, il subconscio ecc. … – Nota GdS.

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