L’EVOLUZIONE ATTRAVERSO INFINITE LOGICHE.

D.: A proposito degli infiniti ambiti di esperienza di cui l’Universo dispone, volevo tornare ad una cosa che hai detto la scorsa seduta: il fatto che lo Spirito, in un ambito infinito, ad un certo punto da questo ambito “valica”, hai usato proprio questo termine, verso un altro ambito infinito. Mi figuro che lui faccia questo “spostamento” nel momento in cui reputa “sufficiente” la sua conoscenza di quell’ambito. Parlare di questa “sufficienza” in un ambito infinito è ovviamente un altro dei paradossi che vengono fuori. In quali termini si può reputare di avere una conoscenza sufficiente tale da poter dire: vado altrove?

A.: Diciamo che lo Spirito, nel corso della sua evoluzione, come Spirito costruisce o riconosce vari momenti e vari passaggi. Questo lo fa e lo può fare, gli è dato di farlo.

Allora vari passaggi che poi costituiranno quella conoscenza, via via che risvegliano dentro di lui una compartecipazione essenziale e feconda, diventano per lui una serie di atti veri. In questo senso egli li valida, perché sono atti funzionanti, cioè capaci, in grado di risvegliare il divino che è dentro di lui.

Se questo si verifica l’atto è valido, se non si verifica l’atto non è valido, cioè ciò che sta facendo o ciò che sta pensando non coincide con un segmento di verità.

Tenete presente una cosa, di cui forse vi potete dimenticare o non vi appare: quando noi diciamo che lo Spirito ha potenzialmente la divinità dentro di sé perché è una espressione della divinità, del divino, cioè è costituito dalla natura di Dio, questo significa anche che tutto ciò di cui lo Spirito è costituito è vero, cioè contiene la verità, cioè questa volta, contrariamente agli atti degli uomini che non possono raggiungere la verità, quello che lo Spirito possiede è verità, ma lui non lo sa. Cioè non la conosce questa verità, perciò c’è l’evoluzione, durante la quale la verità via via appare ed egli si accresce, nel senso che diventa padrone di questo ulteriore divino che è dentro di sé, però dunque ciò che ha è vero, ha il crisma della verità.

Perché questa verità, dormiente dentro di lui, sia risvegliabile, ha bisogno dì sollecitazioni da realtà esterne e da atti o comportamenti o pensieri o movimenti che lo Spirito ha nella realtà.

Se tutto ciò che svolge risveglia il divino che è in lui, allora ciò che ha fatto è validabile, nel senso che l’operazione compiuta era una operazione vera, precisa, giusta, che va validata.

Tutti gli esseri spirituali posseggono la stessa situazione, perché al di là della criticità con cui lo Spirito fa una esperienza, esistono “movimenti” – io li chiamo così -perché non so come definirli. Perché se dico “atti” sembra che lo Spirito stia facendo un lavoro; allora devo dire “movimento” dello Spirito nella realtà, per indicare quello che voi chiamereste il lavoro dello Spirito. E allora, o parliamo con il linguaggio dello Spirito o parliamo con il linguaggio vostro, e voi avete subito le figurazioni di uno Spirito che sta facendo un qualche tipo di lavoro; allora diciamo il movimento dello Spirito nella realtà esterna, per indicare appunto questo portarsi fuori da sé ed entrare nell’esperienza che si sta eseguendo.

Se questo è valido e lo Spirito si arricchisce di qualcosa, c’è la validazione, oppure non c’è. Questo è quello che intendevo dire, e tutti gli Spiriti presentano analogie, perché ovviamente siamo tutti della stessa origine.

Per quanto variata possa essere l’esperienza soggettiva nei confronti dell’attività che si sta svolgendo, per quanto accettata o rifiutata, modellata o verificata, alla fine il riconoscimento di verità è attribuibile ad una sola risposta, che è quella giusta, nel senso che è da non prendere alla lettera. Il discoprimento di sé ha un suo momento di coordinamento e di discoprimento dei vari segmenti che costituiscono la verità. Tutti questi atti si presentano in modo analogo a tutti gli esseri spirituali, perché siamo tutti costruiti nello stesso modo. Almeno sino ad un certo punto dell’evoluzione, ma non voglio complicarvi la vita più di questo.

D.: Perché maestro, tu dici questa cosa e poi non continui ?

A.: Voglio dire che fino a un certo livello sembra che lo Spirito proceda per gradi, voglio dire per coordinate logiche, sia pure di una certa logica; per quanto diversa da quella umana è comunque una certa logica, e dunque in base a quella logica 1 + 1 fa 2, e 2 + 2 fa 4 per tutti quanti. Arrivati ad un certo punto si può avere la stessa percezione di verità nonostante 2 + 2 non faccia più 4 e continui a fare 2, e mentre per te 2 + 2 fa 4 e tu hai un movimento in avanti in senso evolutivo. Per me 2 + 2 può fare 8, ma posso avere lo stesso movimento analogo al tuo. Come questo si verifichi lo si spiega in base alla omogeneità delle esperienze in una situazione senza spazio e senza tempo, quando i processi conoscitivi non si svolgono più per catene logiche, o almeno di quell’ambito logico, ma per altre logiche; e cioè, noi abbiamo una seconda, una terza, una quarta logica, un numero infinito di logiche, e in un numero “n” di logiche, e possiamo dare un qualsiasi numero esponenziale, si possono avere risultati strutturati e raggiungibili in modi com-pletamente diversi dalla logica numero 1. Quindi la procedura evolutiva dello Spirito non segue una costante all’interno della stessa situazione dello Spirito.

Questo significa poi, sempre a monte, un altro discorso. che la struttura di Dio non è costituita da una sola logica, ma da un numero infinito di logiche, e naturalmente deve essere così perché è tutto conseguenziale, in questo principio della logica generale e infinita che prevede un numero “n” di logiche. È questo il punto! Ecco perché dicevo: le cose non camminano con la linearità che ci si potrebbe aspettare, supponendo un processo evolutivo che si svolge per catene di esperienze.

Questo è nell’ambito della logica. Di una prima logica è così, ma non è detto che sia sempre così, e non è detto che la catena di esperienze ad esempio abbia una conseguenzialità, cioè io faccio il primo gradino, poi il secondo, poi il terzo se ho una lunga scalinata davanti a me. Sembrerebbe logico pensare che io faccia il primo, il secondo etc., e invece in base a questa logica è altrettanto logico che io faccia prima il primo poi il quinto poi il terzo poi il decimo poi il secondo. Voi mi direte: caro Andrea, stai dando i numeri ! Che significa? Come è possibile che io faccia il primo scalino, poi faccia il decimo, poi il successivo non è l’undicesimo ma è il terzo? È impossibile darvi conto di questo: ve ne rendete conto che è impossibile? Eppure le cose stanno così, proprio perché stiamo parlando di una seconda, una terza, una quarta logica, il che significa che se c’è una logica diversa dal salire i gradini uno per uno, in questa seconda logica non c’è più la successione ma un’altra cosa che egualmente chiameremo successione con un criterio che è completamente diverso.

Questo è come se noi dicessimo che un bambino fa le espe-rienze da vecchio, e da vecchio fa le esperienze di bambino. Benché l’esempio sia improprio, perché naturalmente ci sono effettivamente i vecchi che si muovono da bambini ed i bambini che sembrano vecchi, e tuttavia è un esempio improprio ma non scorretto in sé, perché effettivamente questo si può verificare in Terra. A maggior ragione questo tipo di logica inversa, che a voi apparirebbe quasi una logica perversa, si verifica secondo principi completamente diversi da quelli che potete immaginare.

D.: Il concetto di errore in questo sussiste sempre ?

A.: Il concetto di errore esiste sempre all’interno di ciascun programma, esiste sempre.

L’errore consiste appunto nel vivere meccanismi evolutivi che sono impropri rispetto a quella evoluzione, quindi anche di compiere una serie di atti e di pensieri e di coordinamenti impropri. In questo senso c’è sempre la possibilità dell’errore.

L’errore deve sempre esistere perché è un principio insito nella concezione di libertà, e naturalmente c’è sempre la possibilità della verifica e della correzione.

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