LA RICERCA SPIRITUALE.
(Questa breve comunicazione – nel testo originale – appare autonoma, non compare cioè una domanda specifica riguardo al tema trattato. – Nota del curatore.)
A. – La ricerca dello Spirito è sempre una ricerca di Dio. Qualunque sia la strada, buona o non buona, alta o meno alta, è sempre quella la direzione unica. Poi, trovare Dio, in fondo, non è trovarlo così come una personalità che è lì che aspetta. Dio lo si trova attraverso tante piccole tappe, così si ritrova qualcosa di Lui che è sempre Lui. Direi che una qualunque verità che si raggiunge è un po’ Dio che si raggiunge, qualcosa sempre di Lui.
D. – Uno dei problemi irrisolti della filosofia è quello della compatibilità tra l’essere materiale e l’essere spirituale, cioè della possibilità del contatto, della comunicazione tra i due enti. La filosofia tende a escludere la cosa in modo aprioristico, in senso assoluto. Ed è su questa base, tra l’altro, che gli scienziati di oggi escludono categoricamente che, attraverso la materia, attraverso l’indagine scientifico-sperimentale sia possibile arrivare allo Spirito, mentre invece noi sappiamo che c’è un ente che permette questa comunione, questo contatto…
A. – Ma io vorrei dire che, probabilmente la filosofia o la scienza a cui tu alludi, non intende parlare di un contatto tra Spirito e materia propriamente detto, ma vuole semplicemente dire che, attraverso la materia, non sarà mai possibile dimostrare l’esistenza di qualcosa di spirituale.
D. – Attraverso la nostra esperienza del mondo materiale…
A. – Vedi, se si parla di dimostrazione nel senso proprio matematico, scientifico, può darsi che sussistano le difficoltà cui si allude, però la presenza dello Spirito, così come la presenza della spiritualità, è un dato che si presenta all’esperienza umana anche se si sottrae a una catalogazione, perché la spiritualità è una cosa che indubbiamente esiste. Esiste nell’essere umano, esiste nel mondo, esiste come tendenza dell’essere umano. E la presenza di questa spiritualità che assume forme diverse attraverso le manifestazioni dell’uomo stesso, il comportamento dell’uomo, i pensieri dell’uomo, non è dimostrabile sul piano delle leggi e della conoscenza umana, però è una spiritualità verificabile.
Ragionevolmente, da un punto di vista materialistico, come ben sapete, la spiritualità non dovrebbe esistere, perché essendo l’uomo esclusivamente materia, dovrebbe produrre esclusivamente materialità, e la materia è tendenzialmente egoistica, cioè tende alla distruzione, tende dunque non alla sintesi, ma alla disgregazione (semmai per operare una sintesi a posteriori). L’uomo, invece, ha presente dei principi spirituali che ovviamente sono contraddittori rispetto alla materia. Una dimostrazione matematica certamente incontra difficoltà. È chiaro però che spiritualità qui non vuol significare “Spirito” o ammettere la presenza di una spiritualità nel tessuto materiale. Non significa che a questa spiritualità corrispondono degli “spiriti”, il punto evidentemente non è questo.
Già ammettere la presenza di una spiritualità significa anche ammettere la presenza di certe leggi che regolano questa spiritualità. E mi pare che già il discorso in questi termini non sia più materialistico, perché qualunque tentativo di dimostrare che le forze che operano nell’uomo sono forze prodotte dalla stessa materia e legate alla stessa materia, è destinato a fallire. Non esiste alcuna dimostrazione, per esempio, di una differenza di qualità della materia, tra essere umano ed essere umano, tale da giustificare una differenza di qualità spirituale. Sembra anzi esattamente il contrario, e cioè che un individuo tanto più è disgregato materialmente, tanto più è disordinato, ammalato, contorto, cioè tanto più è repellente da un punto di vista fisico, biologico, tanto più è in grado di esprimere la spiritualità più alta. E accade anche il contrario, sempre in linea generale, e cioè che gli individui biologicamente dotati siano anche i più materiali, i più istintivi.
Cioè sembra, a un certo momento, che proprio il decadimento materiale dia invece la possibilità di certe manifestazioni di carattere spirituale e che, al contrario, una perfetta forza fisica, un’integrità biologica, manifesti degli istinti più vivi, il che fa ipotizzare che proprio laddove cadono certi istinti, per ragioni di decadimento fisico, si mettano in luce o si liberino in maniera più forte certe condizioni, per cui si evidenzia qualcosa che non è più materiale, anche se viene fuori attraverso la materia. Quindi non mi sembra che dal punto di vista materiale si possa giungere a qualche conclusione, come invece sembrano affermare la filosofia e la scienza.
Il mio discorso è stato un po’ sommario, un po’ così, a salti. Voglio anche dire che qui mi sembra che si possa costruire un serio discorso, abbastanza armonico, per giungere invece proprio alla conclusione che nell’essere umano vi sono presenze di ordine spirituale che ragionevolmente non si spiegano stando alle leggi materiali che si conoscono, cioè alla conoscenza che si possiede.
D. – Fino a che punto siamo in grado di capire come avviene il contatto con l’aldilà, e questo mondo? Attraverso immagini a infinita approssimazione, infinite sfumature, che da un certo piano sottile della materia arrivano a quello dello Spirito?
A. – A un certo momento lo Spirito deve venire in contatto con la materia. Però esso viene a contatto con una materia organizzata, cioè con una materia qual è quella di un corpo umano. Questa materia umana è, in fondo, un essere che ha una sua struttura mentale che già non è più materia. Cioè, l’essere umano non può essere considerato soltanto come cervello, ma il suo patrimonio dotale è dato proprio da certe presenze di ordine mentale, di ordine psichico, che non sono più strettamente materiali, e in fondo è quello che già sapete.
Il modo del contatto tra Spirito e materia non è evidentemente tra Spirito e materia propriamente detta (Cioè di tipo solido o comunque tangibile e cadente sotto la percezione diretta dei sensi, com’è un corpo umano. – Nota del curatore.), ma tra Spirito e parte psichica, e anche in questo caso non si tratta della psiche nel senso della coscienza, ma siamo a livello dell’inconscio, cioè in una parte già molto lontana dalla materia. Il contatto avviene a quel livello, ed è un contatto che si perde coscientemente. Perché lo stesso inconscio, in realtà, non si presenta alla vostra coscienza; appunto perciò è stato chiamato inconscio. Quindi esso non è riconoscibile. Come non è riconoscibile l’inconscio, non lo è neppure lo Spirito, tenendo anche conto che lo Spirito non va identificato con l’inconscio e che, semmai, sta ancora prima dell’inconscio. Quindi è assolutamente impossibile riconoscerlo. Anche quando l’uomo, attraverso la meditazione, attraverso l’estasi, si mette in contatto con se stesso, con la parte più profonda di se stesso, in fondo, questo Spirito non risponde che per echi. Cioè risponde in una maniera molto debole, sempre alterandosi, e giungendo alla coscienza in maniera formale, oppure, quando non giunge in maniera formale, cioè sotto forma di ispirazione. Una ispirazione o intuizione, che di per sé sono cose molto vaghe, sono appena brandelli di un’immagine che poi la sensibilità della coscienza elaborerà e trasformerà in un’idea compiuta. Ma, come si vede, il contatto è sempre un po’ ambiguo, indubbiamente, perché giunge attraverso molteplici rimbalzi. Questa è la verità (Vedi fascicolo n. 1/1978 “Per un contatto col nostro Spirito”. – Nota senza riferimento.).
… In realtà si può anche dire che la ricerca dell’essere umano a qualunque livello, o dell’essere spirituale – che è poi la stessa cosa – è una ricerca di vie esterne a sé, di una conoscenza che viene acquisita proprio in quanto vi è questa alternativa, questo dualismo. Cioè il fatto stesso della ricerca dimostra il principio del dualismo. E, d’altra parte, la necessità di tener separate in un dualismo queste due fasi universali – Spirito e energia – mi sembra poi alquanto giusta, proprio per far procedere lo Spirito da una “tabula rasa” a una conoscenza. Se vi fosse invece la mancanza di un elemento (non di opposizione, ma esterno) lo Spirito non avrebbe la possibilità di fare nessuna conoscenza.
Pag. 27 FASCICOLO CDX 1/1981 – ANNO 5