Ho già detto che non sono mai stata religiosa e non lo sono di certo diventata. Non ce n’è stato bisogno. Sono allergica alle regole preconfezionate e le comode soluzioni pronte all’uso non mi interessano. Ho bisogno di concretezza, di prove, di esaminare la faccenda al di fuori di qualsivoglia credo, per cui ho sempre visto nelle religioni un sistema di dogmi irrazionali, spesso nati da interpretazioni sbagliate di scritture che vengono dalla notte dei tempi e che sono state più volte rimaneggiate nella storia, uno strumento di potere per tenere a bada i popoli con lo spauracchio della punizione divina e fin da piccola il mio animo si rifiutava di pregare un dio pronto a lanciare nelle fiamme dell’Inferno quelli che avrebbero dovuto essere suoi figli, pieni di limiti, magari, ma pur sempre suoi figli. Nessun padre degno di tale nome può arrivare a tanto, e il pensiero mi nasceva gioioso e pieno di speranza già quando la suora dell’asilo mi minacciava col fuoco che Dio mi avrebbe messo in bocca solo perché avevo detto una innocente parolaccia, senza peraltro capirne il significato. Il dio (lo chiamo così per facilitare la comprensione dell’argomento) a cui oggi credo io è ben lontano dai dogmi e dalle costruzioni mentali delle religioni che servono solo a dividerci e a qualificarci in nome di regole assurde che mai e poi mai quell’Intelligenza ineffabile e cosmica che sottintende gli universi e le nostre vite avrebbe potuto dettare a chicchessia. La regola è che non ci sono regole, ognuno fa il suo percorso. Potrei dire che al posto delle regole ci sono infiniti percorsi che, però, non sono segnati e possono intersecarsi o allontanarsi per sempre gli uni dagli altri. Quindi, da tale posizione, trovare le solite risposte nell’ambito della fede, era per me una cosa profondamente inaccettabile, faceva a pugni con la mia razionalità ed il mio bisogno di un minimo di concretezza per poter affrontare qualunque argomento. Ed è stato proprio quando ormai credevo che fosse impossibile trovare le risposte in campi che non fossero quelli vaghi ed imprecisi delle varie fedi e dottrine che ho scoperto, con mia grande gioia, che anche la scienza, su cui tanto avevo sempre fatto affidamento, aveva affrontato e dato risposte precise e sorprendenti a questo angoscioso quesito che, proprio tramite gli strumenti che il metodo scientifico ci metteva a disposizione, pareva diventare molto meno angoscioso. Capite di cosa parlo?
Parlo della scienza che, coi metodi propri che le competono, ha provato e prova a studiare la possibilità della sopravvivenza dell’anima. Parlo di prove irrefutabili dell’esistenza dell’Aldilà supportate da esperimenti di laboratorio ripetibili e da osservazioni empiriche. Non di credenze o fedi senza alcun fondamento concreto. Esperimenti condotti proprio secondo le più rigide regole del metodo scientifico che oggigiorno viene applicato in tutti i settori della ricerca e che costituisce la base delle nostre attuali conoscenze e le cui basi, non dimentichiamolo, furono gettate proprio da Galileo Galilei. Straordinario, vero? Quanti di voi ne sono al corrente? Dovremmo esserne informati tutti, è stata la prima cosa che ho pensato quando ho scoperto la vastità di questo settore della ricerca nel campo del cosiddetto “paranormale”, e come mai, invece, non è così?
In realtà dai media ci viene tutt’altro messaggio: gli unici che sembrano aver diritto a pontificare sulla realtà e sulla bontà di certi fenomeni sono quelli del CICAP che vengono puntualmente invitati in tutte le trasmissioni a tema senza un contraddittorio serio e che sono notoriamente allergici a questo tipo di argomenti anche perché la loro fortuna è stata costruita proprio sulla negazione ad oltranza dei fenomeni paranormali. E chi ucciderebbe la vacca grassa che gli procura articoli, fama e autorità d’opinione?
E così i media si preoccupano di ben altro che di parlarci delle scoperte che la scienza ha fatto in questo campo che solo fino a pochi anni fa era relegato nell’insondabile regno della metafisica. Non sentirete facilmente parlare alla televisione delle decine e decine di scienziati e ricercatori appassionati che hanno studiato la possibilità che la sopravvivenza dell’anima sia reale, e nemmeno la radio ve ne darà notizia. Continueranno a mostrarvi la poltiglia insensata dei reality show, la miseria dei nostri politicanti che nemmeno sanno cosa sia la Politica, e forse, per non farvi esercitare le pericolose facoltà dell’intelletto, continueranno a spostare la vostra attenzione su questioni da poco, destinate a passare senza lasciare impronte nella nostra vita, gli amori della soubrette di turno, le passioni di tal’altro calciatore, il divorzio milionario di quel tizio di Hollywood, come se fossero questioni fondamentali che vi tolgono il sonno, vero?
Eppure il fatto che la sopravvivenza dell’anima sia stata provata da esperimenti di laboratorio (vedi la scheda di Crookes, per esempio) e la questione che queste prove sarebbero largamente accettate in qualsiasi tribunale del mondo civilizzato, in una società normale dovrebbe essere la notizia del secolo, bisognerebbe diffonderla a tamburo battente, fare delle edizioni speciali, requisire i vasti spazi televisivi destinati agli insulsi pettegolezzi che tanti cervelli hanno oramai lobotomizzato per destinarli a questa che è la questione delle questioni. Eppure non ve lo diranno mai. E sapete perché?
Provo a dare la mia risposta: è una scoperta troppo dirompente, che rischia di cambiare letteralmente il modo di pensare e di essere dell’intera umanità e allora poi come faranno a venderci tutto quello che hanno da venderci?