L’angolo di Cobaltina

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    Spesso mi ritrovo con quello stesso stato d’animo che dovette avere quel tale Antonio Roquentin (Sartre, La nausea ) quando riempì i suoi quaderni: Mi guardo intorno di frequente con attenzione, colgo sguardi, afferro per caso frammenti di discorsi e atteggiamenti, scruto visi… le persone che mi circondano, la maggior parte, sembrano tutte muoversi con grande sicurezza, i loro occhi con sfrontatezza dicono che della vita sanno tutto e per questo possono domarla e insegnare a farlo a chi ne abbia bisogno. E di quello stesso Roquentin a memoria nella mente mi torna un passaggio di una pagina datata ‘martedì grasso’: “Professionisti dell’esperienza? Ma se hanno lasciato la loro vita nel torpore e nel dormiveglia! Si sono sposati in fretta per impazienza ed hanno messo al mondo figli a caso. Si sono incontrati con gli altri nei caffè, al matrimonio, ai funerali. Di tanto in tanto… si sono dibattuti senza capire cosa gli capitava. Tutto ciò che è avvenuto intorno a loro è cominciato ed è finito senza che se ne avvedessero… Poi, verso i quaranta, battezzano le loro piccole ostinazioni e qualche proverbio col nome di esperienza e cominciano a fare i distributori automatici: due soldi nella fessura a sinistra ed ecco aneddoti avvolti in carta argentata; due in quella di destra e si ricevono consigli preziosi che ti si incollano ai denti come caramelle… Vorrebbero farci credere che il loro passato non è perduto, che i loro ricordi si sono condensati, si sono mollemente convertiti in saggezza. Comodo passato! Passato da tasca, libriccino dorato, pieno di belle massime: credetemi, vi parlo per esperienza; tutto quello che so, l’ho imparato dalla vita. Si sarebbe forse incaricata di pensare per loro la vita?”.

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