Il prof. Vito Mancuso è un teologo che si considera laico e che va attualmente per la maggiore nell’editoria, sui giornali, e anche qui su FB, e sin qui non ci sarebbe particolarmente da eccepire, se non il fatto che bisognerebbe spogliarsi della definizione di “teologo” e rivestire quella di un qualunque opinionista, articolista, saggista ecc.
Dico questo perché la gente che legge – anche in qualche maniera acculturata – non sa distinguere a fondo la parola dai contenuti, che vanno ben al di là di quanto può sapere o conoscere nel particolare ambito teologico, filosofico, spirituale ecc.
La teologia non è una scienza esatta e ancor meno qualcosa di ispirato o di sacro in sé, tralasciando ampiamente la sua etimologia di “scienza e studio della natura di Dio”, come viene spacciata in maniera impropria dai vari contesti religiosi e in particolare quello cattolico che vorrebbe interpretare e spiegare Mancuso nelle sue pubblicazioni.
Cosa del tutto lecita sia ben chiaro ma nella quale bisognerebbe porre la massima attenzione per il genere particolare che rappresenta…
Mi riferisco appunto al genere divulgativo e pubblicistico di Mancuso che ha i suoi pregi ma anche forti e fondamentali difetti poiché la qualifica di “laico” in questo caso potrebbe trarre fortemente in inganno anche il lettore più smaliziato, con grave danno per la sua capacità di valutazione e discernimento. In un suo testo del novembre 2015 intitolato “Dio e il suo destino”, edito dalla Garzanti, Vito Mancuso nella quarta di copertina stampa una dichiarazione che afferma “Credo in Dio, ma non più nel Dio della dottrina ufficiale della Chiesa cattolica. Non credo più nel Dio del Credo, il Padre “onnipotente.” Vito Mancuso spiega e argomenta in maniera molto ricca e approfondita questa sua particolare dichiarazione che si pone attualmente in una linea di discussione piuttosto sentita in questo momento epocale. Gli siamo grati per questa sua sincerità e impegno di chiarimento testuale teologico e filosofico che lo stesso Corrado Augias elogia per le “ricchissime citazioni, spunti, riflessioni, di agevole lettura” sulle quali concordiamo pienamente. Non siamo altrettanto concordi nel leggere decine e decine di argomentazioni che avrebbero avuto bisogno di ben altre spiegazioni e commenti di fondo. Ovviamente non possiamo qui dilungarci in valutazioni e commenti critici che richiederebbero da soli un volume a sé stante… ma da spiritualisti convinti dobbiamo amaramente convenire nella pochezza di questa teologia cattolica che non ha alcuna Conoscenza della profondità delle realtà di cui parla. Siamo cioè alla solita considerazione che non si è ancora arrivati ad alcuna indipendenza e valutazione indipendente e che si nuota sempre nel solito calderone religioso dal quale si dovrebbe invece uscire e dimostrare ben altro coraggio e capacità di valutazione innovativa come stanno invece facendo altri come il prof. Esposito e Pesce e altri ancora che stanno dando una nuova visione della nascita del Cristianesimo e della conseguente religione cattolica romana; fuori dei travisamenti paolini dei quali cautamente ci avvisava il Maestro Andrea. Ecco, vorremmo sperare con forza che si uscisse da questo pantano ormai in via decisa e definitiva, che si entrasse in un nuovo rinascimento del pensiero e della Conoscenza e si offrissero nuove strade a quanti ne sentono il fortissimo bisogno. Serve tutta una nuova volontà di Conoscenza per uscire nel Duemila dal Medioevo religioso in cui siamo ancora confinati.