L’IO SUPERIORE E LA CREATIVITÀ

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    A questo punto, l’Entità Andrea, dopo aver considerato quegli schemi automatici riferiti alla sopravvivenza che, come abbiamo visto, sono correlati in maniera fissa e statica anche nell’uomo, osserva che, però, «nell’automatismo con cui si creano i referenti in base ai quali gli esseri viventi hanno una rappresentazione mentale, l’essere umano è l’unico ad avere una rappresentazione in più, ovvero uno schema in più, cioè la capacità creativa che ha reso possibile l’evoluzione della specie. Questa capacità creativa è contemporaneamente una capacità critica che l’essere animale non ha» (CCA pag. 80). Ora, poiché «la stragrande maggioranza dell’attività della specie umana è di tipo neuropsicologico, appartiene cioè a quel tipo di attività mentale che è riferibile soltanto a schemi fissi», questo fatto sembrerebbe dar ragione a coloro che si pongono il problema esclusivamente in termini materialistici. Infatti, «nella maggior parte degli uomini predomina l’attività mentale di siffatto tipo, cioè l’attività di tipo conservativo della specie e non creativo e critico. Nella maggior parte degli uomini non si verificano, cioè, atti creativi e critici che rendano possibile far emergere l’esistenza di un Io cosciente in quanto Io creativo e critico, distinto da un io soggettivo puramente neuropsicologico» (CCA pag. 81). Quindi, specialmente a causa di coloro che riescono a far emergere un Io creativo e critico, noi possiamo affermare che l’uomo possiede due tipi di io: uno di tipo biologico ed un altro creativo e critico. Così che, nel primo caso, dice il Maestro «avete l’auto-riconoscimento, cioè voi siete capaci di esercitare un ag di attività critica che vi consente di riconoscere voi stessi, ma ciò non basta, perché questo ce l’ha anche l’animale inferiore all’uomo» e, nel secondo caso, «avete invece un Io creativo e critico che vi consente di modificare la vostra realtà, il vostro sistema di vita, quello conservativo, anche affrontando il rischio di capovolgere l’intera organizzazione della vostra vita; questa è una facoltà o una possibilità che è minima nella maggior parte degli uomini, e che per molti, tuttavia, si accentua a causa dell’influenza dell’ambiente, quando questo offre la possibilità di poter instaurare un insieme di vita creativo, alternativo, critico, diverso dalla «storicizzazione» della vita che è normalmente in atto presso ciascun essere vivente» (CCA pag. 81). Ragion per cui, «il voler far discendere l’attività mentale dal cervello è sufficientemente corretto, purché si definiscano bene i termini che si adoperano» (CCA pag. 81). Perché, «quando si dice «mente», non si dice «pensiero» o, almeno, non si intendono il pensiero critico ed il pensiero creativo, ma si intende il pensiero come estrinsecazione, appunto, psicologica del cervello… Tutta la vita psichica, (la vita mentale e quella spirituale) passa sempre attraverso il corpo che racchiude la vita. Ma questo non dimostra affatto che tutta la complessità della vita dipenda o sia creata dal corpo come elemento-base, perché si tratta soltanto di un elemento di tramite. Invece, quando noi parliamo di attività creative, non possiamo riferirci alla definizione neuropsicologica. Questo non ha neppure bisogno di grandi dimostrazioni, perché io credo che tutto possa incentrarsi sul discorso dell’automatismo che esiste tra causa ed effetto. Il fatto è che lo stato di coscienza (in quanto attività creativa dell’Io, in quanto riconoscimento, in quanto processo critico, quindi creativo, processo desiderante, con tutta la serie dei processi interiori dell’uomo), non è assolutamente da confondersi con la mente quale attività, invece, di conservazione della specie che si organizza, che vive, che può costruire case e lavoro; che può organizzare sistemi di regole e leggi che sono ugualmente di tipo conservativo e che non hanno nulla a che vedere con l’attività creativa. In altri termini lo ,stato di coscienza» è quella funzione che consente a ciascuno di noi di riconoscersi in se stesso: dunque si tratta di una funzione in un certo senso passiva. La mente, invece, è una funzione volitiva, poiché la mente lavora, nel senso dinamico del termine. La mente, tra l’altro, è regolata ai fini della propria sopravvivenza umana. «Tutta la natura, del resto è regolata così. A ciò non si sottrae, naturalmente, neppure il cervello che è l’elemento più raffinato del sistema e che produce da sé la sua «mente biologica», quella caratterizzata da un costante e perfetto rapporto col sistema cerebrale ad estrinsecazione neurologica. Ma non più di questo. Questa distinzione (che a me pare comunque importante per definire i termini del discorso), non è confutabile neppure sul piano scientifico… Tutto passa attraverso il cervello, anche la mente superiore, la mente critica; il neurotrasmettitore è pur sempre il cervello. Voglio dire che questo dà buon gioco ai materialisti, indubbiamente, perché in effetti tutto passa attraverso il corpo» (CCA paqg. 82). Ma se è vero che questo dà buon gioco ai materialisti, è pure vero che dopo ciò che dice il Maestro, siamo anche noi ad aver buon gioco su di loro perché non abbiamo bisogno di dimostrare l’esistenza della mente creativa e critica che evidenzia l’incongruità delle tesi materialistiche di tipo meccanicistico che non potranno mai spiegarla veramente né negarla. Andrea ha spostato lo Spirito più in là ed i materialisti sono stati posti in grave difficoltà. Andrea cioè ha riportato lo Spirito nell’interiorità ed ha tolto l’onere della prova dal campo fisico dove esso era stato posto dalla parapsicologia fenomenica. In effetti non é possibile spiegare l’attività superiore partendo dall’attività neuronica perché questa di fatto, ha una sua costanza, ha degli schemi fissi di reattività che, «invece, la mente superiore non presenta, evidenziando anzi una discontinuità e non quella regolarità che è invece della mente biologica» (CCA pag. 82). Questa considerazione è di capitale importanza, perché dimostra che è da respingersi un concetto unico di mente, e che la discontinuità, l’irregolarità sono assicurate proprio dalla presenza della mente creativa e critica che cerca di superare Io schema fisso della mente biologica, perché ciò implica che «la mente creativa si alimenta soprattutto attraverso il contatto con lo Spirito; qui siamo già oltre, siamo cioè nel punto di unificazione tra lo Spirito e la materia. Lo Spirito, complessivamente, incontra questa materia, diciamo, «prefissata», che ha una sua organizzazione tesa a respingere ogni innovazione, ogni modificazione. Perciò la maggior parte della resistenza lo Spirito la trova appunto nel corpo che è a schemi fissi» (CCA pag. 83-84). D’altra parte, il corpo è il prodotto di combinazioni socio-ambientali, economiche, storiche, religiose eccetera… (CCA pag. 84). In ultima analisi: «Le leggi degli uomini, le cosiddette regole della civiltà non sono altro che l’aspetto culturalizzato del sistema conservativo di tipo naturalistico» (CCA pag. 85). «Non a caso, tutte le operazioni, tutti i movimenti culturali, da che esiste l’uomo sono stati costantemente avversati. In filosofia, in letteratura, in poesia, nella pittura, nella musica, (per citare le arti), chiunque ha tentato di portare innovazioni, di modificare cioè il passato, è sempre stato non soltanto criticato, ma talvolta perseguitato ed ucciso» (CCA pag. 85). «Ecco perché tutti coloro che detengono e gestiscono il potere, e che quindi sono l’espressione di un sistema ripetitivo, cioè anche coatto, schematizzato e fisso, non possono sopportare intrusioni di pensieri creativi, estranei, che sono di per se stessi pensieri innovativi» (CCA pag. 85). Il pensiero innovativo, d’altra parte, è sempre rivoluzionario perché lascia irrompere la libertà laddove vi era conservatorismo. Ecco perché il Maestro combatte il Potere coercitivo, pur concedendo che, inizialmente, ogni rivoluzione porta con sé la crisi e così pure una conoscenza troppo rapida, com’è capitato nel nostro secolo. «Voi, sotto l’influenza di innovazioni che hanno scardinato il vecchio mondo, siete entrati completamente in crisi» dice l’Entità «Andrea». «Creatività? Certo, creatività, criticismo, caduta di miti, nascita di idoli e di nuovi miti, sovvertimento delle leggi della cosiddetta civiltà. Ma in questo io vedo il segno dello Spirito, vedo lo scardinamento di un sistema chiuso che si lega soltanto ad un rapporto di espressività cerebrale e di riproduzione, come un calco, come una proiezione della mente cerebrale. Quando ciò viene scardinato, io dico che c’è un «terzo elemento» che è presente ed un «altro tipo di mente» che non può essere prodotto da quello stesso sistema di proiezione cervello-mente che è il sistema a schemi fissi…» (CCA pagg. 85-86). Ed è quell’elemento che nel CIP, nella nostra Scuola Superiore di Parapsicologia, noi identifichiamo come Spirito o Anima (Piancastelli).

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