MENTE – CERVELLO

mentecervelloblog

    In relazione alla importante funzione che esplica il cervello, l’Entità Andrea ha ripetutamente inquadrato il problema mente-cervello con una tale profondità e modernità di impostazione, da poter ispirare ed indirizzare in una maniera molto mirata e precisa la ricerca degli studiosi che si occupano di questo decisivo problema.

  <<Indubbiamente — dice Andrea —, il cervello produce quella che solitamente si definisce «mente», e su questo non c’è granché da dubitare… Tutti i processi mentali connessi all’emissione cerebrale (quindi su base neuropsicologica) provengono dal cervello: per esempio, tutta l’attività mentale legata alla sopravvivenza della specie, con tutti i suoi schemi interni (di attività e di comunicazione) è, quindi, di produzione cerebrale. La conferma di questo vi è stata data dalla scienza, nel senso che lo schema mentale legato all’attività neuropsicologica del cervello è simile (in proporzione, si intende) a quello delle specie animali inferiori all’uomo, perché l’organizzazione mentale della specie, circa la sopravvivenza, è legata al sistema neuropsicologico». Quindi, finché parliamo in questi termini di mente e di cervello non c’è da dubitare che la mente sia il prodotto dei mille miliardi di cellule (neuroni) che costituiscono il nostro cervello. C’è da notare però, dice il Maestro, che «la struttura cerebrale che produce in sé lo schema neuropsicologico che, a sua volta, si traduce nel sistema «mente», è uno schema ad archetipi fissi, per così dire. Voglio dire che essendo uno schema naturale, o a riproduzione o moltiplicazione naturale, si manifesta in maniera automatica sia nell’essere umano che nella bestia. Anche questo è confermato dal fatto che tutto il sistema mentale dell’uomo riferito alla sopravvivenza della specie (che comprende sia l’organizzazione delle correlazioni sociali che quella della vita) non è mutato dalle origini, e ciò dalle origini dell’animale di quella specie (da cui deriva l’uomo), sino ad oggi, dal momento che si tratta di uno schema, o di molteplici schemi, tra loro correlati in maniera fissa, cioè in maniera statica. Allora, se così stanno le cose, il problema va inquadrato in maniera un po’ diversa: per esempio, se viene riferito allo stato di coscienza. Lo stato di coscienza, generalmente, è divisibile almeno in due parti: uno stato di coscienza bassa o vegetativa e uno di coscienza alta.

    Naturalmente, tra questi due stati esistono molteplici forme intermedie. L’essere umano ha uno stato di coscienza alto, la specie vivente più bassa ha uno stato di coscienza basso, e in genere parliamo già di specie viventi ad alta organizzazione e, certo, non ci riferiamo alla cellula o al protoplasma; né ai batteri o ai microbi che non hanno uno stato di coscienza. Ovvero, se volessimo comunque interiormente individuare uno stato di coscienza, diremmo che nei microrganismi esiste la percezione, cioè la sensibilità alla reazione, ma non ciò che intendiamo per coscienza, cioè una minima strutturazione di un Io che riconosce se stesso, e spazialmente la propria corporeità, con la possibilità di esercitare un minimo di controllo su se stesso». Questo tipo di coscienza, come sappiamo, comincia da certa specie viventi inferiori per finire progressivamente all’animale-uomo .

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *